tag:blogger.com,1999:blog-50227286556426286902024-03-13T16:08:52.374-07:00Di TuttoTondo in TuttoTondoMedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.comBlogger40125truetag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-7163635372966394572017-03-14T01:51:00.003-07:002017-03-14T02:15:03.472-07:00Nuova zuppa internautica: To Tinder or not To Tinder?Ieri avevo nel cuore gli ingredienti che rendono buona un'amicizia... O, almeno, quelli che negli anni hanno reso migliori le mie, nonostante le liti. Oggi, però, mangiamo un piatto diverso: decisamente meno dolce, più moderno. Un argomento magari più sapido. <br />
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Tinder. La frontiera dell'accoppiamento.<br />
Tinder. Il "bar" virtuale.<br />
Tinder. La vetrina del sesso.<br />
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Cos'è 'sto benedetto Tinder? Se ne sente parlare da tempo ormai e, da single, almeno una volta al mese mi è stato nominato, nel bene e nel male.
Già, perché Tinder non è per tutti la stessa cosa... La sua funzione cambia persino in base allo Stato: in Italia, alcuni mi dicono, è un mezzo per fare sesso.
"Se sei su Tinder vuol dire che la vuoi dare." <br />
"Su Tinder trovi la scopata e via."
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E la mia preferita: "Le porcone stanno su Tinder."<br />
Commenteremo poi queste profonde parole.
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Partiamo dall'origine di Tinder: questa bella app è la cugina etero di quell'applicazione in auge da tempo nel mondo omosessuale, Grindr.<br />
Mi sono fatta raccontare la storia da una coppia gay che si è conosciuta proprio via Grindr.
Mi spiegano che il cotreggiamento è molto più diretto e meno complesso: le carte le metti in tavola subito, così da stabilire se si è in sintonia. Mi raccontano anche che sin dalle prime domande si cerca di capire se c'è compatibilità (sul piano sessuale, con domande dirette, mi dicono).
Da come parlano capisco che, effettivamente, la loro comunicazione è più efficace di quella che conosco io. Eppure, mi dico, se questa comunicazione un maschio eterosessuale la prova con una ragazza eterosessuale, è probabile che si becchi del porco in un millisecondo.
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Continuo a farmi illuminare dai due ragazzi su come funziona l'incontro by applicazione e su quanto diversa dalla "norma" (benché la norma non esista) sia stata la loro esperienza.
Di solito, fatte le domande di rito sulle aspettative e le prefernze sessuali, mi dicono, si passa all'invio delle fotografie: se ci si piace, si passa all'incontro in carne ed ossa. Non necessariamente nel giro di poche ore, ma non è improbabile.
La coppia con cui parlo, però, non si è incontrata subito e, dal principio, ha messo il veto sul sesso subito: volevano compagnia e non solo sesso. Tutti e due d'accordo; passa un po' di tempo e l'amore diventa concreto. Ora stanno insieme da anni e convivono. Mi dicono di essere una rarità, ma sono così in sintonia che gli dico esplicitamente che li invidio in modo patetico e che gli sarei grata se mi presentassero qualcuno. <br />
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"Abbiamo solo amici gay."
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"Quindi, che faccio? Mi iscrivo anche io a Tinder?"
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"NO! Su Tinder ci vai se vuoi scopare e basta."<br />
"Ma magari con gli etero è diverso."
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"No, tesoro, con gli etero è peggio. Perché gli etero se ti vedono su Tinder pensano che tu sia una mignotta. Ti giudicano."<br />
"E gli omosessuali non ti giudicano?"
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"Non come fanno gli etero."
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Questa cosa avrei dovuto approfondirla, ma la conversazione si è estesa e sono arrivati altri pareri.
La differenza principale che ho notato è stata che l'etero che si è intromesso mi parlava di Tinder elevando la sua posizione di conquistatore selettivo. Un giudicone che, mentre fa scorrere le foto delle ragazze per mettere "mi piace" o "non mi piace", commenta con "sei un cesso. Tu sei un troione. Questa è figa. Questa è vecchia..." e via dicendo. <br />
La cosa mi basisce lievemente, soprattutto perché l'uomo in questione ha cercato di mostrarmi un'immagine di sé molto diversa dal patetico morto di patata con lo spessore della carta forno. Probabimente le due immagini (l'uomo interessante, appassionato di musica e con sinapsi attive e quella dell'amatore distaccato con gusti raffinati e esteta di livello sopraffino) non coincidono e, nel tentivo di raccontarci quanto rifugga le relazioni e quante belle pulzelle abbia selezionato da Tinder, gli è sfuggito il controllo delle cose. <br />
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Dopo aver sentito i peggio commenti sulle povere donne presenti su Tinder, tornando a casa rifletto sulla questione: fermo restando che nel sesso senza impegni non ci vedo nulla di problematico, al momento non sono molto interessata. Se mi iscrivessi a Tinder lo farei perché gradirei incontrare gente nuova e ultimamente la cosa si sta rivelando difficile. Ma, da quello che ho capito, su Tinder non funziona così: se il mi piace arriva, significa che il primo passo verso l'accoppiamento è stato fatto. Dopo di che, ognuno per i fatti suoi. Ripeto, niente di male: ma quel tipo di interazione la posso ottenere anche comprandomi un vibratore e, per ora, ho più voglia di conoscere qualcuno che parlare con un pene. Per di più, su Tinder ci si seleziona per foto: questo vuol dire che gli iscritti possono vedere la tua foto. Ora, per associazione, se il pensiero comune è che chi si iscrive a Tinder è lì per accoppiarsi e lo annuncia pubblicamente, non è il caso che io comunichi un messaggio del genere. Per di più sarebbe una balla.
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Tinder non fa per me. <br />
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La cosa mi viene confermata da un mio carissimo amico e dal suo fidanzato dieci giorni dopo, i quali validano la descrizione che mi è stata precedentemente datta dell'applicazione. Tinder è per il sesso e basta.
Okay, per ora depenno Tinder. <br />
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Poi accade l'imprevisto: ad un matrimonio salta fuori l'argomento Tinder e io mi sento ferratissima. Dopo la mia indagine è chiaro che in Italia l'immagine dell'applicazione è quella di un marciapiede virtuale su cui ci si incontra e ci si sceglie per fare sesso. E INVECE NO! <br />
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La confusione mi viene creata quando i presenti demoliscono ogni mia certezza, invitandomi ad iscrivermi e raccontandomi che diversi loro amici hanno trovato lì i loro attuali compagni.
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"X ha conosciuto Y su Tinder. Non è vero che se sei lì è solo per scopare..."
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"Z e W si sposano... E si sono incontrati su Tinder."
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"Sono, però, l'eccezione. A me hanno detto un po' tutti che se sei su Tinder l'idea che passa è che cerchi solo sesso."
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"A me non risulta."
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Stesso messaggio mi viene comunicato da una delle mie più care amiche che attualmente risiede a New York: nell sua crociata verso la mia felicità e nello spingermi a combattere le mie paure e cambiare in meglio la mia vita, mesi fa mi aveva ordinato di iscrivermi a Tinder. Per fortuna o per sfortuna non l'ho fatto. <br />
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Ma siamo al punto di partenza. Tinder o non tinder? L'idea cambia da provincia a provincia? Da Stato a Stato? È una visione comune e univoca o la funzione è nella mente di chi la vede così?
Se ti iscrivi a Tinder per trovare solo sesso, penserai che anche gli altri si sono iscritti per quella ragione? E dal punto di vista professionale, quanto è compromettente?
L'amore si trova solo con le vecchie vie? O Tinder era una buona idea che è stata deformata da chi ha deciso che serviva solo per trovare patata?
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In genere si dice che la verità stia nel mezzo; forse è così, forse no. Forse ogni volta che sarò a cena con gente che non conosco tirerò fuori l'argomento per allargare la mia indagine. <br />
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Una cosa, però, l'ho capita: quando la coppia gay mi ha detto che per loro era più facile, aveva ragione. La funzione per loro era chiara e univoca per tutti. Tutti sapevano perché esisteva l'app e come comunicare. Su Tinder no... Su Tinder c'è il perenne scontro tra chi non vuole nulla e chi vuole tutto e, su Tinder, c'è la presunzione di credere che la propria visione sia quella da applicare a tutti gli altri. <br />
Alla fine a me Tinder sembra solo una trasposizione virtuale dell'incontro reale: un posto in più per conoscersi o per trovare preconcetti e per sentirsi dare della "facile". Se hai il seno grande e un abito scollato, chi ti vede per strada decide che sei una porcella. Se sei su Tinder, idem. <br />
Se usato bene, può essere, invece, un posto in cui entrare in contatto con persone in più... L'occasione fa l'uomo ladro: Tinder portrebbe fare l'uomo o la donna fortunato. Dipendentemente dall'aspettativa e dal modus pensandi con cui lo si approccia. <br />
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Mentre scrivevo questo post, ho fatto qualche ricerca e da una divertente e simpatica indagine di Oltreuomo (<a href="http://oltreuomo.com/tinder-o-grindr-e-piu-facile-rimorchiare-donne-o-uomini/">qui</a>), sembra che a) Grindr e i gay si capisco meglio b) Tinder ha preso la via della vetrina del sesso, spesso a pagamento. E in Tinder, o tutto o niente: o te la darò, in alcune province non gratis, subito... oppure smamma. <br />
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In tutta la mia riflessione, però, c'è un enorme e imperdonabile bias: ho avuto solo pareri maschili. La mia amica di NY è sposata e non è iscritta Tinder. Mi è stato offerto lo sguardo maschile su questo mondo virtuale, poi ho avuto la prospettiva gay, ma mi manca di parlare con quelle ragazze che su Tinder si sono iscritte. Se vi capita sfortunatamente di leggere questo post, scrivetemi e raccontatemi il vostro perché, le vostre aspettative e le vostre esperienze!<br />
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Il pensiero degli incontri online è quello che frullava nella mia testa quando ho deciso di scrivere un oneshot intitolata <a href="http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3261062&i=1" target="_blank">"That's a match!"</a>: ha richiesto che indagassi un po' sulle modalità di incontro online prima di trovare il sito che trovavo più simpatico. <br />
Nel mio immaginario, per quanto ormai sia parte dell'universo delle relazioni umane, la relazione che nasce online è penalizzata dalla mancanza di diversi canali essenziali nella comunicazione (sarà colpa della mia formazione professionale attuale) e quindi porta a facili distorsioni del messaggio o a un'interazione che rischia di frammentarsi, in cui si perde un pezzo dell'intenzione, che rischia di diventare a volte poco autentica: penso che ci si possa innamorare online? Non lo so, forse: a me non è mai capitato, ma a molti sì e, soprattutto, ho avuto modo di conoscere diverse amiche in questa modalità. Ma di una cosa sono convinta: il virtuale non basta, mai. Non basta come surrogato sociale e non basta nell'incontro d'amore: se c'è una cosa che ho imparato a Gennaio durante un faticosissimo (e emotivamente intensissimo) corso, è che il non verbale arriva alla pancia e al petto con una schiettezza 2000 volte superiore. Conoscersi online può essere bellissimo, ma serve quel piano "animale" da cui non ci possiamo sottrarre per vivere un'esperienza autentica. La forma scritta è splendida, è potente, ma è anche scevra da ogni altro piano comunicativo e è ancora più facile perdere la sfumatura di un messaggio quando espresso solo a lettere: forse, Tinder, in quello si semplifica la vita... Ma non sono proprio sicura che sia in meglio. Ma, non avendone fatto esperienza in prima persona, non posso esprimermi in modo definitivo a riguardo.<br />
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Questo post era stato abbozzato e scritto mooooolto tempo fa e non so bene perché poi sia rimasto nelle bozze... Ma era lì, l'ho trovato, l'ho riletto e ho pensato che, per una volta, potevo parlare di qualcosa che non fossero sbrodolate emotive sulla storia, sulle difficoltà e sui ricongiungimenti tra me e i miei migliori amici. E, visto che ieri a quei tre e al nostro superamento del passato ho dedicato un post lungo un km (qualche sviolinata sul sostegno e le risate di oggi era anche per alcuni entrati nella mia vita negli ultimi anni, è vero, ma il grosso della stucchevolezza era per i miei vecchioni), ho pensato che fosse il caso di variare la minesta. Anche perché questo blog conta probabilmente più post zuppi di mie zuccherose riflessioni sui rapporti che di altro... e è il caso di variare topic ogni tanto. E di Tinder, benché passino i mesi, continuo a sentire parlare e emergono ogni volta strati più curiosi...MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-38543743175659378842017-03-13T07:46:00.000-07:002017-03-13T07:57:32.905-07:00La solita minestra: amicizia in brodo. Ai miei pochi ma buonissimi ingredienti... vecchi e nuovi. <br />
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Le relazioni posso essere un (triste) brodo di dado o delle deliziose zuppe. Non ci sono ricettacoli segreti: è il procedimento, la bontà degli ingrdienti e la cottura che ne determina il sapore. Se io ci metto 6 ortaggi bio a chilometro zero e tu ci metti il dado e basta... beh, si sentirà. Se tu stai lì a fare la pasta fatta in casa, la tiri, fai i mini spaghettini e lavi e tagli le verdure e io ci metto solo l'acqua, perché mi aspetto che tu per me faccia tutto il resto... beh, probabilmente sarà buona comunque, ma per te avrà un sapore amaro in ogni caso. E se la facciamo e c'è troppo sale perché l'abbiamo messo entrambi, ma uno dei due dice che è salata solo per colpa dell'altro... eh, lì farà schifo tutto, non solo la minestra. <br />
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Ci sono rapporti su cui non vale la pena di investire, ma quando lo capisci, hai già sprecato fin troppe energie. <br />
Ci sono rapporti per cui spendi tante parole, ti sforzi di formare lunghi pensieri e ragionamenti, e tutto quello che ricevi è un “Okay”, se sei fortunato. <br />
Ci sono rapporti in cui ti apri, parli a lungo di te, di ciò che ti sta succedendo, in cui senti ascoltato, e poi capisci che hai parlato al nulla… Perché ascoltare non equivale a sentire in silenzio.<br />
Ci sono rapporti in cui la comunicazione fallisce e le manipolazioni di fatti e parole si sprecano.<br />
Ci sono rapporti in cui, per quanto ci provi, sbatti contro un muro. <br />
<b><u><br />E poi ci sono i rapporti che ti colorano</u></b>: quelli in cui ridi anche nei giorni più pesanti. <br />
Quei rapporti in cui parli per minuti lunghi ore delle difficoltà, delle insoddisfazioni, delle frustrazioni, della fatica… Sono quelli i rapporti che ti fanno dormire la notte: perché ti chiedono sempre come stai, come va, se hai superato l’ostacolo. E ve lo potete dire a vicenda che va tutto male o che sei proprio stanco. Lo puoi dire perché sai che ti ascoltano e, anche quando fingerai di non aver quel problema, loro se ne ricorderanno… E gioiranno quando gli dirai “forse qualcosa cambia” e ti incoraggeranno a fare, lottare, pensare che quello che stai facendo oggi è per il futuro. Ma soprattutto, saranno quei rapporti in cui tu farai lo stesso per loro: ascolterai, sosterrai, incoraggerai, ricorderai e chiederai come va quella cosa, quella di cui non ti parlerà da qualche giorno, ma che sai li turbava. Sono quei rapporti per cui ti senti 3 volte al giorno in modo telegrafico (perché il tempo per lunghe pippe mentali davanti a un bicchiere di vino non c'è) per parlare sempre della stessa cosa, dello stesso dubbio, degli stessi problemi di tutti i giorni e va comunque bene: sono quelli che se non sai cosa fare, ti spronano a fare proprio la cosa che meno vorresti fare, perché è quella che fa paura e è anche la più giusta (“Portalo, ‘sto CV!”, “Parla con i superiori, è tuo diritto!”, “Provaci, al massimo va male!”). <br />
Sono quelli che sanno che il mondo del lavoro (e non solo) richiede umiltà, ma che c’è un punto in cui tu hai bisogno di aprire la bocca e dire la tua… E sono quelli i rapporti che ti ricordano come farlo. <br />
Sono rapporti fatti di reciprocità e cuore, in cui sai di esserti dato a chi avrà cura di te esattamente quanto tu ne avrai di loro. <br />
Ci sono tanti pezzi in un puzzle che forma un rapporto: sono tasselli diversi e ognuno contribuisce con pezzetti propri, unici e servono tutti per farne qualcosa. I rapporti funzionano solo quando si esce dalla propria minuscola prospettiva e si è disposti a sentire l’altro, non solo ad aspettarsi che l’altro senta e veda con noi. E se trovi quelle persone lì, quelle che sanno alzarsi dalla loro seggiolina in cui loro sono al centro e sanno sedersi in braccio a te, per vedere com’è la vista dalla tua posizione, conviene tenersele strette per la vita. Ma non solo. Serve ricordarsi che bisogna metterci lo stesso impegno che ci stanno mettendo loro; serve ricordarci che dobbiamo alzarci anche noi dalla nostra seggiola… Che dobbiamo avere cura di loro, non solo aspettarci che loro ne abbiano di noi. <br />
Sono quelli i rapporti che funzionano anche dopo che non ti vedi e non ti senti per due mesi, perché da adulti è impensabile trovare ogni giorno lo spazio per l’altro. Funzionano anche quando l’altro non era lì a farti da balia in un progetto o avvenimento importante, perché la vita non segue il nostro ritmo, e a volte anche l’altro ha qualcosa di importante per sé di cui occuparsi (es: qualche sciocca e patologica partita di basket, che però pare importante come la nascita di un figlio, e allora pace e bene). <br />
Ci sono, poi, quelli per cui ti accorgi che hai sbagliato tu e, santa polenta, quello è il pezzo più importante della maturazione: perché riconoscere il proprio contributo nel fallimento di un rapporto è l’unica cosa che ci permette di aggiustarlo. Chiederci cosa possiamo fare noi, dove abbiamo sbagliato noi, senza pensare che sia sempre colpa dell’altro, senza credere che siamo sempre noi le vittime dell’ingiustizia altrui: i rapporti che durano decenni sono quelli in cui si sbaglia, si litiga, si discute, si parla e si scopre come ricominciare, insieme, partendo da ciò che NOI possiamo fare per ripartire. È l'autoanalisi e l'autocritica che salva i rapporti: ammettere che a volte la merda siamo noi e che non siamo per forza i poveri afflitti da un destino popolato solo da gente crudele. A volte gli insensibili possiamo esserlo anche noi: ma, nei rapporti che valgono, riusciamo a vederlo, a accettarlo e a superarlo insieme. <br />
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Quelli lì, quelli in cui non va sempre tutto bene, sono i rapporti migliori… quelli che sono destinati a durare per sempre. Perché cambiano, crescono, imparano qualcosa, ci insegnano qualcosa di noi. <br />
Sono quelli in cui il tuo dolore non è meno importante o più importante di quello dell’altro, ma è un aiuto per l’altro a superare il proprio: l’ho imparato qualche mese fa da una delle mie più care amiche. <br />
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L’aneddoto: a Ottobre del 2016 la mia cagnolina di 16 anni è morta. Era qualche settimana che le cose andavano male e quando è successo per me è stato un dolore grande come ogni altro lutto: perché con lei ero cresciuta, perché era come un membro della famiglia, perché era “la mia Isotta”. Quella sera, la mia migliore amica, che mi è stata accanto ogni istante della giornata, mi ha telefonato e mi ha detto che la sua cara nonna era in ospedale. La conoscevo da 20 anni. La risposta naturale, per me, è stata mettere da parte le mie lacrime, perché non era pensabile paragonare il mio dispiacere con quello della mia amica. Me lo ricordo come se fosse ieri: <br />
“Stefy, no. È un cane, è vero, ma non ha un valore inferiore nel cuore.”<br />
“Ma figurati! Ci mancherebbe altro. È diverso.”<br />
“Non lo è… non devi sentirti come se dovessi mettere da parte le tue lacrime per questo.”<br />
Siamo state in contatto quasi tutta la notte, a parlare. La mattina successiva la mia amica mi ha chiesto di venire a casa mia per non stare sola: è arrivata, eravamo tutte e due orribili, con gli occhi gonfi e le lacrime cristallizzate negli occhi. Ci siamo abbracciate e abbiamo parlato per un’ora: quando la mia amica si sentiva meglio e era pronta ad andare, suo padre ha chiamato per dirci che la nonna se n’era andata. L’ho abbracciata per 3 minuti e quando stavo per sciogliere l’abbraccio, lei mi ha chiesto di non farlo. Poi mi ha sussurrato: “È con la Isotta. Io lo so. E questa cosa mi rasserena in un modo che non so spiegare.” <br />
Ce le siamo immaginate per giorni, a mangiare arrosto e a farsi compagnia: era solo un cane, ma quella mia perdita ha aiutato una delle persone che amo più al mondo a soffrire meno nel suo dolore e insieme è stato più facile. <br />
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Ogni giorno è così: sia rabbia, frustrazione, preoccupazione, alla fine riusciamo sempre a ridere e sorridere con le persone che valgono ogni sforzo. <br />
Ci sono rapporti e persone per cui vale la pena di piangere e arrabbiarsi: sono quelle che si impegnano quanto noi di uscire dalla propria microscopica visione di sé al centro di tutto e per cui anche noi siamo disposte a farlo. Sono quelle per cui molliamo tutto, anche il sonno, quando hanno bisogno di noi e sono quelle che farebbero lo stesso per noi. <br />
Sono quelle con cui si trova sempre un sorriso, con cui - anche se si sbaglia - alla fine del confronto se ne esce meglio, entrambi. Con cui il senso di colpa non esiste, perché c’è la parola, c’è lo scambio. Con cui non c’è la colpevolizzazione: si sbaglia insieme, si aggiusta insieme. <br />
Sono quei rapporti lì che ci servono a affrontare ogni giorno, anche quando le cose che vanno bene sono molto meno di quelle che vanno male. Sono quelle persone a cui pensi una mattina a casa libera dal lavoro e per cui ti trovi a scrivere un post dopo secoli. <br />
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E non è il tempo che rende quei rapporti straordinari: sono le persone, perché quello che ho detto e penso vale tanto per le persone che conosco da 30 anni quanto per alcune che sono parte di me da pochi anni. Sono quelle persone che riescono sempre a mettermi un sorriso sulle labbra… con cui mi scambio messaggi vocali mentre ceno dai miei, perché se no poi viene tardi e crolliamo come pere sul divano. Sono le personalità e gli incastri che rendono i rapporti la cosa buona anche delle giornate andate male e ci salvano da un futuro da gettare (forse). L'importante è ricordarsi che i rapporti belli sono quelli dove si ride insieme, anche quando l'unica cosa che vorresti fare è prendere a testare la porta (o l'altro).MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-61608365845792894072015-12-29T04:05:00.001-08:002015-12-29T06:31:17.122-08:00Le somme dell'amicizia (web e non): il bello e il brutto che c'è <span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Siccome è fine anno, si tirano le somme. Di solito. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Non sono mai stata troppo brava a gestire gli ultimi giorni dell'anno: i propositi - se li faccio - sono irrealistici e i bilanci sono confusi. Perché non mi viene mai in mente molto.</span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Ieri sera, a una cena con le amiche storiche, si parlava proprio di questo: ricordare gli eventi importanti dei nostri anni. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Io non lo faccio. Incredibilmente, raggiunto un traguardo, vado oltre: è davvero raro che guardi indietro a quel giorno e, ho pensato, questa è una cosa davvero triste. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">È triste, perché raggiungere un traguardo richiede una buona dose di energia e dovrebbe essere un orgoglio... ma - e qui sta il lato postivo - io sono parecchio sul qui e ora quando si tratta di eventi concreti. Non sono sul qui e ora su poche cose, tra cui gli affetti. La nostalgia dei rapporti è una delle poche cose a cui ripenso a fine anno: ci sono persone che ti mancano in modo indescrivibile e altre che - se hai avuto la fortuna di ritrovarle - sono il tuo bilancio di fine anno. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Nella mia storia Med ha 3 amici particolari: Bet, Jules e Leo. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Questi tre personaggi sono, come ho sempre detto, ispirati a persone esistenti. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Ispirati significa che non sono esattamente tre idioti come quelli che ho raccontato io, ma è la loro "anima", il loro valore nella vita di qualcuno e l'essere speciali per qualcuno che si riflette nei miei personaggi. E i capelli: Bet è bionda (Leti, BIONDA, non mora), Jules è mora e riccia e Leo è moro, con gli occhi azzurri e il tatto di un bue. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Perché vi parlo di loro tre a fine anno? Perché per diversi anni della mia vita due di queste tre persone non hanno più fatto parte del mio mondo e mi sono mancate più dell'aria. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Questo 2015, però, è stato diverso: sono successe tante cose nella mia vita (qualcuna buona, molte altre meno) e queste tre belve hanno ritrovato tutte il loro posto in me. O meglio, un posto nuovo. Migliore. A tappe, intendiamoci: l'anno scorso ne avevo di nuovo due, ma ne mancava una. Oggi non è più così.</span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Una delle tre, poiché la vita vera è cattiva, si è trasferita in una città molto lontana da me, ma non è cambiato nulla: ieri sera era comunque sul mio divano ad abbracciarmi e a bere vino con me. Perché quando un rapporto ha sfidato tutto (l'adolescenza, l'università, cose molto più brutte) qualche chilometro e il non vedersi ogni settimana non fa alcuna differenza. </span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;"><br />Un'altra ha fatto il viaggio più bello di tutti, un viaggio di puro amore, e mi ha permesso di essere lì ogni secondo di questo viaggio: mi ha coinvolta di fronte ad una tazza di cioccolata e, settimana dopo settimana, abbiamo ritrovato ciò che eravamo dal 1996. Semplicemente, noi. Senza filtri, senza paura del giudizio, senza timore di dire "non ce la faccio. È troppo difficile."<br />Senza trucco e con i jeans buchi, sul divano con un pezzo di vita tra le braccia e una canzone sussurrata. Le lacrime non sono una vergogna, quando scorrono di fronte a qualcuno che non giudica la ragione per cui scendono. Perché da grandi la vita vera è diffcile, le responsabilità fanno paura, l'incertezza ancora di più. "Ho paura" trova come risposta solo un "Vengo da te". E ci vai, davvero: a qualunque ora, anche quando non sai neanche tu cosa bisogna fare. Ci vai, perché per quella persona sei disposta a imparare cose incredibili; a provare; a ascoltare ogni parola; a non aver bisogno delle parole. <br /><br />Poi c'è la terza persona. La più idiota (se possibile). In questi anni c'è stata, ma non come oggi. C'era quando, quattro anni fa mi sono svegliata dall'anestesia, perché lavorava lì. Era lì con mia madre quando ho aperto gli occhi e detto qualche incomprensibile minchiata sul suo camice bianco (e sul fatto che non avevo il reggiseno). Quella con cui, dopo tanti anni, mi sono trovata a fare ancora le 4 di mattina in macchina a parlare. Parlare sul serio: di emozioni, affetti, a dire la mia e sentire che non stavo parlando a vuoto, che qualcuno stava davvero ascoltando le mie parole, le faceva sue e stava pensando cosa fare. Perché parlare di certe cose non è facile: quando si va sul piano emotivo spuntano una serie di blocchi, l'impressione di essere in un film. È molto più semplice discutere del nulla. Con alcune persone più che con altre. Eppure, questo 2015, io ho ritrovato anche questa usanza: film che solo noi due possiamo andare al cinema a vedere ogni settimana, confronti a cuore aperto, dire "mi manca quello che eravamo" e "sono felice che ci siamo ritrovati". Dire "ti voglio bene" ad alta voce. Non aver paura di dire "Sei imbecille: metti da parte l'orgoglio. Se io non l'avessi fatto e non avessi messo da parte quel disastroso Natale, ora non saremmo qui in macchina" e sapere che non è cambiato niente e l'unica risposta che sentirai sarà "No". Perché la vita cambia, ma certe cose restano le stesse, ad esempio i "Leo". <br /><br />I bilanci buoni degli affetti sono quelli che, a fine anno, ti fanno pensare che hai visto 5 matrimoni di amiche che conosci da quando avevi 5 anni, che hai visto nascere un bambino, che hai trovato l'amicizia insieme alla musica, che hai sentito molte amiche parlare di gravidanza (DIO ME NE SCAMPI, SE PENSANO DI RESTARE TUTTE INCINTE CONTEMPORANEAMENTE COME HANNO FATTO CON I MATRIMONI), che abitare a New York non ha corrotto di un grammo la bellezza di un'amicizia di quasi 25 anni, che hai ritrovato il ragazzo che ti faceva incazzare come una iena a 16 anni e che - dopo tanto - sai che è l'unico essere col cromosoma Y che hai chiamato "migliore amico". Ci metti anche le amicizie "virtuali", nel bilancio buono: perché non è facile guardarsi indietro e vedere che hai costruito davvero rapporti sinceri, profondi e reali con persone conosciute via etere. E, a quelle poche persone conosciute via WEB e che - dopo qualche anno - ancora sono con te, tu vuoi davvero bene. Con qualcuna sei persino andata in vacanza (due volte!) con la tua famiglia. <br />Lì pensi che, alla fine, se ci metti la dedizione e il cuore, internet è solo una forma moderna di bar e le sue pontenzialità sono splendide.<br /><br />I bilanci buoni dell'amicizia sono il meglio di fine anno: ti fanno capire che alcuni rapporti sono fatti di un tipo di amore tanto perfetto che non può smettere di esistere. Si rimodella, prende una forma nuova dopo i più brutti scontri, le liti più subdole, le separazioni più lunghe e le distanze più dolorose. È lì che pensi che l'amore è proprio una roba indissolubile, quella cosa che batte anche la fisica: quando capisci che, per tornare insieme, ha abbattuto tutti gli ostacoli emotivi, del tempo e della vita. <br />E tu lo sai che, per quella forma di amicizia, faresti qualunque cosa. Qualunque cosa.<br /><br />Ma a fine anno un pezzettino di bilancio lo dedichi anche alle "cattive amicizie". Un pensiero solo, per quelle, perché non valgono molto: a volte investiamo pezzetti di cuore in persone che non lo vogliono. O meglio, fingono di apprezzarlo, ma in noi non stanno investendo nulla di sé, solo la propria vanità. Purtroppo, la nostalgia ti fa tirare le somme anche su queste, a fine anno. Quelle che ti vedono solo quando fai loro da sostegno; quelle che non sostengono te e i tuoi piccoli tentivi; quelle che ti tengono fino a che non trovano qualcuno più bravo di te in qualcosa; che vedono solo se stesse, le proprie abilità e le proprie necessità. Quelle che hanno un giudizio per ogni cosa, che non sono trasparenti, che non vedono la tua luce, che non sentono la bellezza dell'amore che tu dai loro. <br />Ecco, a fine anno io a quelle persone vorrei solo dire che le vedo: le vedo da un po'. Che non rimpiango l'affetto che ho dato loro e che lo farei ancora se sapessi che quello che dono ha per loro un valore. Perché di cuore ne ho uno e, non avendo l'amore, l'ho sempre investito tanto nell'amicizia: ma è pur sempre uno solo e io penso fermamente che ogni pezzetto di esso che dono abbia un valore immenso. Se per queste persone non vale nulla, me lo riprendo volentieri e lo conservo per chi lo apprezza. <br />A 31 anni sono stufa di investire in persone che non investono in me; di voler il bene di persone che me ne vogliono solo quando serve a loro; di cercare di costruire rapporti da sola; di sperare di essere vista. Conservo i ricordi di quando credevo fosse qualcosa di vero, prendo coscienza di ciò che è reale e guardo avanti. <br /><br />Niente propositi per il 2016: non li faccio da tempo. <br />Solo una speranza: che l'anno prossimo a quest'ora io possa avere ancora qualcosa di meraviglioso sull'amicizia da raccontare. <br /><br />Una piccola speranza per le mie passioni: che scrivere torni ad essere qualcosa che riesco a fare (anche se in modo mediocre) e che, con quello che scrivo, io possa raccontare l'amicizia come la vedo oggi e che riesca a far ridere qualcuno proprio come rido io con alcuni di questi amici. <br /><br />Sul lavoro e sull'amore non metto nulla perché sono fottutamente scaramentica e temo di portarmi sfiga da sola. <br /><br />E con 'sto attacco di logorrea (i mei amici sanno apprezzare persino quella, pensate un po'!) vi saluto e, per adesso, auguro un buon martedì... E un delizioso fine anno senza petardi, che la mia Maia si caca di brutto quando sente i botti. </span></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-8367809216674522772015-11-17T01:24:00.000-08:002015-11-17T01:46:21.302-08:00In the arms of an angel<br />
<br />
<b>"And everywhere you turn</b><br />
<b>There's vultures and thieves at your back</b><br />
<b>The storm keeps on twisting</b><br />
<b>Keep on building the lies</b><br />
<b>That you make up for all that you lack</b><br />
<div class="verse">
<b>It don't make no difference</b><br />
<b>Escaping one last time</b><br />
<b>It's easier to believe</b><br />
<b>In this sweet madness</b><br />
<b>Oh this glorious sadness</b><br />
<b>That brings me to my knees</b></div>
<div class="verse">
<b>In the arms of the angel</b><br />
<b>Fly away from here</b><br />
<b>From this dark cold hotel room</b><br />
<b>And the endlessness that you fear</b></div>
<div class="verse">
<b>You are pulled from the wreckage</b><br />
<b>Of your silent reverie</b><br />
<b>You're in the arms of the angel</b><br />
<b>May you find some comfort here"</b></div>
<div style="background-color: white; border: medium none; color: black; overflow: hidden; text-align: left; text-decoration: none;">
<br />
<br />
Avevo postato questo link su FB in precedenza: poi non ero del tutto convinta e ho cancellato sia il link che il post annesso. <br />
Io stessa ho usato troppo le parole: purtroppo sono una persona che si inalbera facilmente e - molto spesso - posto altrettanto in fretta quando non dovrei. Ho sempre pensato che essere impulsivi fosse un difetto; un difetto che, in alcune circostanze, posseggo.</div>
Mi sto dilungando quando, in origine, volevo solo includere il testo e la canzone: il fatto è che ho sentito ancora una volta il bisogno del mio spazio, di quel posticino in cui posso passare e scrivere cose insensate e che smetteranno di appartenermi subito dopo. È da qualche giorno che questo blog mi manca: no, non mi sono improvvisamente svegliata con l'illuminazione e ho finalmente trovato una ragione per cui questo posto può esistere. Ho semplicemente pensato che alcune cose per essere dette e non perdersi all'istante, hanno bisogno di una casina. Per oggi il blog viene scongelato... Poi si vedrà. <br />
<br />
In ogni caso, il post voleva solo essere un'espressione senza i filtri delle mie inutili parole: ho sempre pensato che questa canzone sussurrasse tante cose oltre alle parole del testo. L'avevo cantata secoli fa ed è sempre rimasta nel mio pc... Ora è fuori solo perché in certi casi con le canzoni si parla meglio che con le parole. Nel mio caso, oggi è così. <br />
<br />
NB: Quasi sicuramente tra mezz'ora mi sarò pentita di questo post e di questa cover e tornerò alla modalità freezer... Non vogliatemene: ormai sapete che sono un'inetta.<br />
<br />
<br />
<iframe frameborder="no" height="450" scrolling="no" src="https://w.soundcloud.com/player/?url=https%3A//api.soundcloud.com/tracks/233194077&auto_play=false&hide_related=false&show_comments=true&show_user=true&show_reposts=false&visual=true" width="100%"></iframe>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-61435649170304766622015-10-05T02:07:00.000-07:002017-03-14T02:15:49.303-07:00Sometimes you just have to give upNo, non scriverò un post in inglese (anche se non è da escludere che scriverei meglio in inglese... il che è tutto dire)... Ma la frase rende meglio così. <br />
Oggi è lunedì e il lunedì si tende a pensare, sentire e vivere male. Di norma io provo a respingere il polo negativo del primo giorno della settimana: a volte mi va bene, altre fallisco miseramente. <br />
Sono le 10:23 e per ora la lunedite si è insinuata per bene in me. <br />
<br />
C'è da dire che, come previsto, se due settimane fa avevo avuto soddisfazioni sul lavoro, con la musica e ero riuscita a tornare a scrivere, la scorsa settimana è stata per me una settimana infernale su ogni fronte (oltre a quelli elecanti) a parte il lavoro. Quindi non è da escludere che io mi porti dietro della negatività residua.<br />
<br />
Comunque.<br />
<br />
<br />
Sono sempre stata una che faceva fatica a arrendersi, a mollare, a abbandonare ciò che pensava fosse bello. Sempre. Ho sempre pensato che se qualcosa ti aveva dato gioia per un po', valeva la pena di essere preservato, riconquistato, coltivato. <br />
<br />
Le persone come me, però, sono incredibilmente moleste, perché non capiscono quando è ora di mollare. <br />
Ogni tanto, però, anche quelli come me comprendono che non tutto può restare o tornare ad essere quello che era. <br />
Oggi mollo un po' di cose; oggi, complice il lunedì, non credo che tutto debba essere tenuto; oggi penso che, forse, posso mettere da parte i miei patetici tentivi di tenere vivo tutto... Oggi smetto di essere molesta. Oggi, la conquista è saper dire basta.<br />
<br />
È innegabile che, a volte, vorremmo portare indietro le lancette a quando una cosa funzionava, era vera e aveva un senso: ma il cambiamento è anche questo. Le relazioni si modificano, le idee assumono forma e valore diverso, le strade si biforcano. <br />
Ci ripensi, ogni tanto, a quello che era: a quanto di te hai investisto per qualcuno o per qualcosa, a quanto ci credevi. A quanto, in alcune occasioni, sei stato ingenuo. A quanto capita di sopravvalutare sé e le cose. <br />
Ci sono stati, nella vita di tutti, dei giorni in cui la ruota delle cose e degli affetti girava bene: quelli sono ricordi che vanno conservati con tenerezza, non con amarezza. Ci sono stati regalati per permetterci di cambiare qualcosa; ognuno di quei giorni, ogni parola serviva per portarci un po' più in là. È indubbio che "cedere" ad un cambiamento che non ci piace sia difficile, ma non di meno necessario. <br />
<br />
Le cose che non funzionano, si aggiustano; quelle che non si possono aggiustare, si lasciano indietro. <br />
<br />
Io oggi chiudo, tra le altre cose, il blog. <br />
Lo chiudo perché non è un blog. Lo metto in pausa, perché non voglio perdere le tracce di quello che è stato per me: ogni post scritto nasceva da una parte di me che in quel momento aveva un valore preciso... Va conservato, ma va conservato per me. <br />
Non ha mai davvero funzionato: se non per qualche post ridicolo e per qualche altro di "prime volte", non è mai stato nulla di più che un posto in cui scrivevo parole a vanvera. Non aveva un senso o un tema specifico. <br />
E, come troppo spesso capita con la sottoscritta, non era costante. <br />
Ogni tanto ti fermi e pensi che, alla fine, ogni cosa ha fatto il suo corso... che le pezze non servono a molto e che "giving up" è solo una parte nuova di un movimento, di un cambiamento che non si ferma. <br />
<br />
Il blog era nato per TuttoTondo... ma non è stato dedicato a TuttoTondo. <br />
TuttoTondo è qualcosa a cui non rinuncerò fino a quando non avrò pubblicato l'ultima scena dell'ultimo capitolo: quella che è scritta da tempo. A TuttoTondo non penso che sarò mai in grado di rinunciare, nonostante la fatica e la qualità che si abbassa. Per TuttoTondo insisterò sempre... più per me, che per la storia in sé. Ma il blog, in questo momento, mi sembra qualcosa che tengo in vita ad agonizzare... Qualcosa che se ne sta lì nella rete, ignorato e dimenticato se non per qualche raro guizzo di vita. <br />
<br />
Detto questo, non credo di fare torto a nessuno, se non al blog stesso al massimo. <br />
<br />
Non lo cancello, perché magari un giorno riuscirò a dargli un nuovo senso e un nuovo scopo; ma lo chiudo, perché per ora ha solo l'aria di un diario, esposto a tutti senza un vero perché. <br />
Se mai saprò dargli la forma di un posto in cui ridere, riflettere, apprezzare o scoprire qualcosa, lo toglierò dalla sua ibernazione... Per ora lo congelo: ho già troppe cose pubblicate e lasciate in sospeso. <br />
<br />
Quindi, per oggi "I give up"... Non escludo di cambiare idea: siamo tutti in continua trasformazione e magari un giorno capiterà che io abbia davvero qualcosa di interessante da dire, qualcosa su cui riflettere o qualcosa da amare a parole. Oggi il lunedì mi fa pensare che questo posto abbia bisogno di dormire per un po'. <br />
<br />
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-22071607248517687382015-09-21T00:04:00.001-07:002015-09-22T00:10:10.013-07:00Ritorno alla scrittura: la paura di scrivere ancora e gli aggiornamenti.<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Sfortunatamente questa mattina non posso mettermi a fare lughi post (in realtà, per chi legge è una botta di vita), perché tra pochissimo devo essere al lavoro. <br /><br />Ma nell'utlimo anno e mezzo ho trascurato tutto quello che per me aveva a che fare con la scrittura: questo blog (su cui ho scritto solo in occasioni specifiche), la mia long, le mie storie e ogni idea che mi giungeva in testa. Per la prima volta da quando so leggere ho trascurato persino la lettura, lasciando il kindle spento per un'infinità di mesi: fino ad Agosto 2015, praticamente, non ho letto nulla... e non mi era davvero mai successo. <br /><br />Due settimane fa avevo preparato un post per il blog, che però non ho pubblicato: era una riflessione sui siti di incontri... Sulle applicazioni che favorirebbero gli incontri. <br />Non l'ho pubblicato e non so neanche perché, ma forse è stato un bene. <br />Questa settimana, improvvisamente, ho aperto un documento vuoto e mi sono messa a scrivere: mi sono messa a scrivere una storia ispirata proprio da quel post sconclusionato. <br />E, se da cosa nasce cosa, dopo averla pubblicata è successo un altro miracolo in cui non credevo dal 2013 (perché, forse un giorno spiegherò cosa è successo, ma il piacere della scrittura, l'ispirazione e la voglia di scrivere sono venute meno nl 2013... per un evento, chiaramente legato alla scrittura.): gli ultimi capitoli erano stati tutti difficili da scrivere, ma dal capitolo 16 di TuttoTondo, non ero più riuscita a produrre nulla. <br /><br />Ma torniamo a questa settimana: ho scritto questa one-shot e - non so neppure come - sono finita con incastrarla con una storia a cui tenevo tantissimo: <a href="http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1144227&i=1" target="_blank">Data di scadenza</a> (cliccate per leggere).<br /><br />E così mi sono trovata ad esplorare il punto di vista maschile della pressione sociale sull'amore... e dell'utilizzo dei siti di dating. Da qui:</span></span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;"><i>“Uomo, 33 anni.” </i><br />
Come Gesù quando morì. Sono alla frutta.<br />
<i>“Bella presenza” </i><br />
Bella presenza non va bene. Bella presenza vuol dire brutto, ma che non fa vomitare. E le donne lo sanno.<br />
<i>“Lavoro stabile” </i><br />
Forse devo dire quale lavoro. Stabile potrebbe non attirare molto; magari vogliono il brivido dell’incertezza. Ma <i>“programmatore informatico”</i>
temo evochi immagini costellate di capelli sporchi, acne, action
figures e immaturità. E masturbazione. Non che alcune di queste cose non
siano veriterire per la categoria, ma non so se è un buon biglietto da
visita.<br />
<i>“Cerca compagna, affettuosa, a cui piaccia ridere e …”</i><br />
Disperata quanto lui. No, così non va, sembra che sto cercando un barboncino. Un barboncino con senso dell'umorismo.<br />
<br />
<i>"Uomo, 33 anni. Introverso. Un po’ burbero."</i><br />
<br />
È tutto quello che mi sento di scrivere senza sentirmi afflitto da
livelli di sfiga inarrivabili. L’annuncio sul giornale è troppo.<br />
A 33 anni Gesù è morto single, no? Augurandomi di andare oltre i 33,
morirò single anche io. Per lo meno di questo è assolutamente certa mia
nonna, la quale mi ha supplicato di pubblicare qualcosa sulla pagina
degli annunci matrimoniali prima di farla morire di crepacuore.<br />
Voleva che includessi maschi e femmine nelle preferenze:<br />
«Se ti piace il fuco invece della fuca, va bene lo stesso. Non ascoltare
tua madre. Andiamo in Spagna a fare il matrimonio, ma trovati qualcuno
prima che io mi essicchi!».<br />
«Nonna, non si dice fuca.»<br />
«Si dice fica, lo so.»</span></span></blockquote>
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Sono passata qui:</span></span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">È
difficile, tra maschi, ammettere che sei interessato a qualcosa di più
del sesso: noi siamo cavernicoli, uomini duri che rifuggono i legami
duraturi. Noi siamo i conquistatori, gli eterni ragazzini, quelli
distaccati e che vogliono la loro libertà. Per un momento - più o meno
breve - della vita, noi maschi siamo tutto questo: però a volte succede
che, improvvisamente, tutti i tuoi amici hanno cominciato a sposarsi e
alcuni parlano di bambini, di cambiare la macchina, di non poter uscire
perché devono incontrare i futuri suoceri. E quando quello accade, ti
rendi conto che non ti dispiacerebbe avere qualcuna di queste cose.
Capisci che vorresti trovare qualcuno che le vuole con te, queste cose;
qualcuno che non ti chiede di buttare via la Play Station, di portare la
giacca la domenica a pranzo e di cambiare canale quando guardi The
Walking Dead. Pensandoci, allora, capisci che, probabilmente, oggi sono
poche le donne che ti chiederebbero di fare certe cose e che, forse,
questa idea te la sei piantata da solo nella testa per giustificare le
paure che avevi. Di impegnarti. Di restare da solo. Di diventare grande.
Di diventare vecchio. </span></span><span style="font-size: large;"><br /></span></blockquote>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">E ne è uscita, appunto,<a href="http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3261062&i=1" target="_blank"> </a><a href="http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3261062&i=1" target="_blank">It's a match!</a>. C'è del romance, lo ammetto. Ed è comico e introspettivo, come mio solito. <br /><br /><br />Da questa One-shot, poi, l'impensabile: il girno dopo la pubblicazione, ho aperto il file di TuttoTondo e ho scritto come non facevo da anni. Non ho pensato a chi leggeva, non ho pensato a chi la giudicava, non ho pensato al'effetto wow o a cosa la gente poteva aspettarsi; ho solo pensato a me e alla mia storia. A quello che volevo raccontare quando l'ho iniziata. A quello che avevo da dire quando nel 2013 è venuto meno il piacere di scrivere. <br />Ieri sera, dopo che la Beta l'ha corretto, l'ho pubblicato. Dopo quasi un anno e mezzo ho aggiornato la mia long: la prima storia che mi ha fatto venire voglia di scrivere nella mia vita e quella che è diventata così difficile da scrivere in questi anni. <br /><br />Ora, poco conta che - come è chiaro - dopo un anno e mezzo la gente non se la ricorda più e non la segue più; e non posso provedere se questo è stato un flash del passato o se la voglia di scrivere mi è tornata davvero. Quello che conta è che, almeno per una settimana, sono tornata a sentirmi bene con le mie storie; a non aver paura di scrivere e a non sentirle tutte sbagliate. Per una settimana le ho scritte e, santo cielo, per la prima volta da non so quanto, mi piaceva quello che scrivevo e mi piaceva scriverlo. </span></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br />Ecco, tutto questo semplicemente per dire che non so se "tornata" davvero e quanto vorrei, ma qualcosa sono riuscita a farla e, quindi, è bene che segni la data sul calendario!<br /><br />Quindi, ricapitoliamo i link: </span><br /><br /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Tuttotondo, Capitolo 17 (Importuni e In-opportunità)</b>: <a href="http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3265971">http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3265971</a><br /><br /><b>Data di scadenza</b> (vecchia, ma sarebbe da leggere prima della OS nuova):<a href="http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1144227&i=1" target="_blank"> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1144227&i=1</a><br /><br /><b>It's a match!</b>: <a href="http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3261062&i=1">http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3261062&i=1</a></span><br />E, in ultimo, aggiungo il link a una OS, perché con l'inizio delle scuole e i racconti delle mie amiche mamme, stamattina mi sono trovata a scrivere il secondo capitolo di quella: <br /><br /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Un ultimo Natale</b>: <a href="http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2344266&i=1">http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2344266&i=1</a><br /><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br />Va detto, inoltre, che tutte le storie sono anche nel mio profilo su Wattpad,che io non amo molto, ma che pare essere più pratico di efp, soprattutto per l'utenza. </span><br /><a href="https://www.wattpad.com/user/MedOrMad">https://www.wattpad.com/user/MedOrMad</a><br /><br /><span style="font-family: Times, "Times New Roman", serif;"></span></span></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-22813094140022287632015-05-01T02:42:00.003-07:002015-05-01T04:56:57.068-07:00Di Fathers and Sons: padri e figli maschi.<br />
<embed <iframe width="100%" height="300" scrolling="no" frameborder="no" src="https://w.soundcloud.com/player/?url=https%3A//api.soundcloud.com/tracks/203410694&auto_play=false&hide_related=false&show_comments=true&show_user=true&show_reposts=false&visual=true"></iframe></embed>
Buon primo Maggio, gente che è felicemente a casa dal lavoro. <br />
Tranne i signori della mia accademia di Yoga: loro lavorano anche oggi e mi avrebbero voluta in accademia a provare una lezione di "techno"... Che non so cosa sia. Ma giò il nome evoca un eccessivo sforzo. <br />
<br />
In ogni caso, ho perso il binario: buon primo maggio e, come sempre, questo post nasce dal nulla, senza un vero scopo e senza sapere davvero cosa volessi dire.<br />
Nasce perché tra una settimana torna in Italia fratelloh (purtroppo solo per 8 giorni) e, ogni volta che penso a fratelloh e padreh insieme, mi salta in testa "Father and Son" di Cat Stevens.<br />
Anni fa andammo tutti e quattro a fare un viaggio on the road negli USA e avevo come piano originario di fare un montaggio video della vacanza, città per città: nel montaggio avevo deciso avrei incuso un video solo di papà e fratello con quella canzone di sottofondo. Il montaggio non l'ho ancora fatto, ma la canzone per me resta destinata ai due uomini della mia famiglia. <br />
<br />
Per chi non la conosce, è probabilmente una delle più belle canzoni degli anni '70 e - ovviamente - racconta di un padre e di un figlio. <br />
Il testo, per quanto mi concerne, è qualcosa di meraviglioso: è una sorta di diaologo e ho sempre pensato che sarebbe stato fico essere un maschio per poterla dedicare a qualcuno (in qualità di padre o di figlio)... Non racconta di un rapporto facile tra papà e figlio... Ma a me ha sempre toccato il cuore. SEMPRE: <br />
Sarà la musica, sarà la voce di un padre che cerca di consigliare e sente di sapere, sarà la voce di un figlio che prova a parlare, a far sentire la sua voce... Il confronto di due generazioni che cercano di parlarsi. <br />
<br />
Per chi mastica l'inglese, in fondo incollerò il testo (e vi invito fortemente ad andare ad ascoltare la versione originale di Cat Stevens), perché la musica del secolo scorso resta la migliore... E le canzoni d'amore più belle sono quelle tra genitori e figli. Di questo sono convinta. <br />
<br />
Non ero online il giorno della festa del papà: non ero online neppure col cervello, come non lo è stato fratelloh, perché questo Marzo l'ha ricordato ad entrambi mamma che era la festa del papà. <br />
Io ero qui fisicamente, ma la testa non l'avevo. Fratello era a Dubai, e sospetto che sia sconnesso dalle feste italiane. E allora ai papà ci penso oggi, io: ai papà che oggi non lavorano... e magari sono a casa o in giro coi figli.<br />
<br />
Ecco, ho fatto tutto questo preambolo perché, come ho detto, venerdì arriverà fratelloh e in questi anni più che mai questa canzone è per mio Padreh e per mio Fratelloh... Testardi, rumorosi, tattofobici (in casa mia lo sono tutti, tranne me... Io sono appiccicosa e compenso per tutti), ma in fondo uguali l'uno all'altro. <br />
Fossi maschio l'avrei cantata a padreh almeno una volta.<br />
Fossi maschio l'avrei dedicata ad un figlio prima o poi. <br />
<br />
<br />
Quindi, in piena emotività per il ritorno di fratello, l'ho cantata
(con pessimi risultati, visto che sono femmina e beccare la tonalità di
un maschio non è così facile per me) e la dedico - da donna che ha avuto
sotto gli occhi un Father e un son per 31 anni - ai papà e ai figli.<br />
<br />
<a href="https://soundcloud.com/morma-1/father-son-1">https://soundcloud.com/morma-1/father-son-1</a><br />
<br />
A quelli che si capiscono quando si parlano.<br />
A quelli che non sanno comunicare.<br />
A quei figli ancora troppo piccoli per mettere in discussione i padri.<br />
A quelli che, troppo grandi, si pentono di aver messo in discussione i propri... <br />
A quei papà che ogni giorno insegnano ai loro figli che "you're still young" "look at me, I am old, but I'm happy". <br />
A quei papà che sanno cosa vuol dire essere giovani; che insegnano ai figli ad essere pazienti e a riflettere... <br />
E a quelli che incoraggiano l'impulsività. <br />
A quei figli che cercano di mostrare ai padri che sono uomini e possono fare da soli. <br />
E a quei padri che, nonostante il tempo e gli anni sulla carta di identità, vedranno sempre nei loro figli dei ragazzini da consigliare e da guidare. Sempre. <br />
E a quei figli che pensano di non avere più bisogno dei consigli di un altro uomo. Pensano.<br />
<br />
Ai rapporti al testosterone: si amano, si scontrano, si spalleggiano, si accudiscono e si sgidano a vicenda. Perché i rapporti bellissimi, emotivi e di complicità e conflitto non sono solo quelli tra femmine...<br />
<br />
<br />
E la dedico ai miei "father and son", perché tra una settimana si rivedranno e questa canzone sarà di nuovo e sempre per loro! <br />
<br />
Link al testo: <a href="http://www.azlyrics.com/lyrics/catstevens/fatherandson.html">http://www.azlyrics.com/lyrics/catstevens/fatherandson.html</a><br />
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-81710791304418947472015-04-28T08:50:00.000-07:002015-04-28T08:53:25.115-07:00Levare la ruggine: scrivere è come il sesso.<span style="font-size: large;">Tornare alla normalità e alle proprie abitudini dopo un lunghissimo periodo di stop è virtualmente impossibile. </span><br />
<span style="font-size: large;">Un po' come quando torni dall'Erasmus, strisciare piano nel mondo che ti sei lasciato alle spalle è sempre difficile. </span><br />
<span style="font-size: large;">È difficile per due ragioni: innazitutto, tu sei rimasto nella tua bolla, ma il resto del mondo è cambiato e capire in che modo si è modificato e come tu puoi adattarti è come cercare di pronunciare la j spagnola senza scatarrare. In secondo luogo, è difficile perché la sensazione di intorpedimento parte dal cervello e arriva alla lingua, alle dita, agli occhi. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Tornare è come svegliarsi da quel sogno che si fa periodicamente e non si ricorda. Lo conosci, non è la prima volta che ci hai a che fare, eppure non sia bene come gestirlo: lo ricordi? Lo sai di cosa parla davvero? Lo spapresti raccontare, visto che l'hai sognato più volte? Era sempre lo stesso o qualcosa è cambiato? Era una continuazione di quello che hai sognato in passato o hai dovuto ricominciare dal principio? </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Io questa cosa del "ritorno al passato" la faccio periodicamente: in genere perché la situazione mi sfugge di mano. </span><br />
<span style="font-size: large;">Questo post non ha un vero significato. È il mio tentativo di oliare le dita, la mente e l'anima per tornare a mettere due parole in fila. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Agli scrittori non penso capiti, ma ai comuni mortali, quelli che fanno viaggi mentali e basta, credo succeda molto spesso di dimenticarsi come si fa a scrivere un pensiero, un'idea, una fantasia.</span><br />
<span style="font-size: large;">È facile scordarsi come si fa a sviluppare quell'idea: l'ultima volta che io me lo scordata, ho riscritto TuttoTondo dal principio. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Non ti ricordi più la voce dei tuoi personaggi e non sei più sicura di conoscerli così bene. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">E poi, il peggio: sai che avevi avuto qualche idea interessante su cosa dovevi scrivere... avevi anche messo giù qualche appunto. Ma a distanza di tempo non è che abbia poi così tanto senso. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ogni tanto penso che le volte in cui scrivo, lo faccio per esorcizzare me stessa: probabilmente non ho nulla di davvero interessante da dire agli altri. È possibile che abbia qualcosa da dire a una parte di me che se ne sta sdraiata supina sul fondo di me stessa, sovrastata dalla me molto più esuberante, polemica, rumorosa e disorganizzata. Forse ho una mente troppo disordinata per raccontare qualcosa di coerente... che sia coerente con se stesso e con me dal principio alla fine. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Altre volte, invece, penso che l'ostacolo a me stessa nello scrivere sia la cantilena che gira in testa ogni volta: "Non essere banale. Non essere scontata. Non essere pallosa.". Che poi, ad essere obiettivi, fare così è il modo più veloce per essere esattamente tutte le cose che non vorresti essere.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Non. Non. Non. NON. Un sacco di "non". </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Scrivere per me è un divertimento, nulla più... ma io ho un caratteraccio e, quando non riesco a fare una cosa, mi inalbero come un armadillo, faccio l'isterica e mi incazzo. </span><br />
<span style="font-size: large;">Sono Ariete. Detesto perdere. Detesto fallire. E, soprattutto, detesto non riuscire a fare quello che mi ripropongo di fare. </span><br />
<span style="font-size: large;">Detto questo, tornare a fare qualcosa di piacevole a volte richiede tempo... e qualche momento di disagio, prima di poterlo gustare ancora. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ed è qui che il mio essere cazzara esce, vi avviso.</span><br />
<span style="font-size: large;">Anche quando non si fa sesso da un po', quando si ha la fortuna di avere nuovamente udienza con Eros, ci sono quei primi attimi di incertezza, di tentennamento, di fastidio. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Sì, sto dicendo che tornare a scrivere dopo qualche mese è come tornare a fare l'amore dopo un periodo di astinenza (sfortuna). </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Prima di confermare la vostra idea su di me (cioè, che sono una vera imbecille), statemi a sentire. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">In entrambi i casi: </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<b><span style="font-size: large;">1) all'inzio ti senti elettrizzata, perché puoi di nuovo farlo, eppure sei dubbiosa sul come farlo.</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">2) Quando cominci, le dita si muovono incerte e impazienti sulla superficie: vorrebbero saper scorrere con sicurezza e al ritmo giusto, proprio come l'ultima volta.</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">3) La mente è annebbiata dal desiderio di concretizzare, di fare, subito e bene! È intropidita dal bisogno. È confusa su come iniziare.</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">4) Quando inzia davvero, arriva il panico: "lo sto facendo bene? Nel modo giusto? È così che voglio che sia? Mi sta piacendo il modo in cui lo faccio? Lo facevo così anche prima?"</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">5) Poi c'è il respiro e c'è il sangue: nelle dita e nella testa. Scorrono, dalla testa alle dita, il sangue e, con lui, l'ossigeno. Ti chiedi se è come te lo ricordavi tu... Se è meglio. Se è peggio. </span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">6) Quando tutto prende forma, ci sono quei primi momenti di fastidio: le sensazioni sembrano nuove, sembrano sconosciute. Ogni tanto sembrano persino spiacevoli perché sei arruginita. </span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">7) Le parole e la voce ti si bloccano in gola: i suoni e i pensieri che prima parevano coerenti, improvvisamente non riescono più a prendere forma. Eppure una volta scrivevi senza pensarci. Eppure una volta ti ricordavi che, durante il sesso, eri ancora in grado di pensare e di usare le corde vocali. </span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">8) L'indecisione: tra quanto? Cosa va fatto prima? Cosa viene dopo? Il tempo è giusto?</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">9) La pelle: la pelle e i nervi prudono e tremano. Ci sono così tante cose vuoi fare e le vorresti subito, per non perdere tempo. Pazientare, quando si ricomincia, sembra impossibile.</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">10) Lì arrivano i "non": non così. Non lì. Non quella cosa. Non sono più capace.</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">11) Il calore: ah, il calore è quello che cambia tutto. Lo senti quando scrivi senza riuscire a fermarti, senza sapere cosa volevi scrivere e dove ti sta portando. Lo avverti quando smetti di pensare ai "non" e ascolti le TUE esigenze, quando fai sesso.</span></b><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ma c'è una cosa che, credo e spero, vale per tanto per il sesso, quanto per la scrittura. Non ci sono le istruzioni da seguire: si segue se stessi. Si segue solo quello che sai di te... Parli per te. Scrivi ciò che vorresti leggere tu. Fai l'amore con te e per te. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">E allora, quando si torna a scrivere e a fare l'amore, si accetta di essere impacciati e arruginiti... Magari non tornerai a scrivere e a fare l'amore come prima, è vero, ma - forse - imparerai a farlo in modo diverso. Per te più bello. Oppure scoprirari che non lo vuoi più fare (scrivere... fare l'amore, non credo), e andrà bene lo stesso. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Le dita vorranno fare altro, magari. Ma se riesci a tornare a "fare" e riscopri il piacere che provavi a farlo, forse avrai persino l'impressione di essere brava. Che poi è quello è l'unica cosa che conta: che ti sia divertita e che sia soddisfatta. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">In fondo, anche la scrittura, come il sesso, non deve per forza essere condivisa con altri. Anche la scrittura, come il sesso, può essere fatta solo con sé e per sé! TIÈ!</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Direi che il mio ritorno al blog è all'altezza dei demenziali standard passati: ma poco conta. Mi sono divertita e ho scoperto che, sì, per me scrivere è come fare l'amore.</span><br />
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-76896046533907919942014-11-11T04:55:00.001-08:002014-11-11T05:38:08.636-08:00PUZZLE COVER REVEAL (ottavo pezzo): TRENTATRÈ DI MIRYA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic4dBG-WTrz3CNkjkL_ur7cHW7Mdssv3XuAm1_M8GvVw6_bGE8jH6w19DpTMvzbhXsOcLP1OJpAeyNosjkfk0X3eImr-IacJLrFOtvKtTsMrnYP2XbjGJsQ7HSTpe16YalfXpnZqNt4Rpw/s1600/CoverTrentatre%CC%81.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLmQt3GRFC-8NyjbT6F8VWvDzKRoE_bPXaBfdmbqEVHYqyIJ0Oj_bpewF-o7Eh8YPt3kSel35V8lwcf4FfUX1mYxVH_MOy9jojmIq29hACwMkiUzwtIw2uyWsRibVbsQgPssSWRL8rJbO_/s1600/LetteraTrentatre%CC%80.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a><object class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="https://ytimg.googleusercontent.com/vi/USR3bX_PtU4/0.jpg" height="266" width="320"><param name="movie" value="https://youtube.googleapis.com/v/USR3bX_PtU4&source=uds" /><param name="bgcolor" value="#FFFFFF" /><param name="allowFullScreen" value="true" /><embed width="320" height="266" src="https://youtube.googleapis.com/v/USR3bX_PtU4&source=uds" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true"></embed></object></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">E se Dio fosse uno di noi? </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Io sono cresciuta andando a scuola dalle suore.</span><br />
<span style="font-size: small;">Oggi comincio così, perché per la prima volta nella vita mi trovo a partecipare ad un Cover Reveal e non uno qualunque. </span><br />
<span style="font-size: small;">Chi è sfortunatamente approdato da queste parti in passato sa che questo non è un lit blog, ma la persona che ci scrive pensieri e idiozie ama la lettura. E ama leggere libri che si rivelano speciali. E ama chi quei libri li scrive. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Oggi sono qui per parlarvi di un libro che tra poco potrete stringere tra le vostre manine: <b>“Trentatré” di Mirya. </b></span><br />
<span style="font-size: small;">Ammetto di essere un po’ fuori dal mio elemento e il mio post non è venuto come avrei voluto: speravo di riuscire a farvi capire quanto di meriviglioso ci attende in questo libro senza spoilerarvi e esprimendovi il mio amore incondizionato per l'autrice, ma le mie splendide <i>ragazze della banda del Read Along </i>nei giorni scorsi hanno saputo guidarvi nella scoperta di questo prezioso libro con la grazia che non posseggo io… e nel geniale tour organizzato da <a href="http://pleaseanotherbook.tumblr.com/" target="_blank"><i>Anncleire di Please Another Book. </i></a></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Che cosa sappiamo di Trentatré e che cosa possiamo dire? </span><br />
<span style="font-size: small;">Di fatto sappiamo molto poco (o, per lo meno, c’è poco che possiamo dire): già, perché Mirya reca malvagità inside e sulla sua pagina ha seminato spoiler e teaser dall’inizio dei tempi, eppure la verità è che non sappiamo davvero quello che ci aspetta. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Come le altre fanciulle, tempo addietro ho avuto l’onore di leggere il prologo (che ora siete così fortunati da poter ascoltare <a href="https://app.box.com/s/49v665z216gxv53wc7l7" target="_blank">qui</a>, letto direttamente dalla inebriante voce di Mirya) e praticamente da allora non sono più riuscita a smettere di pensarci. </span><br />
<span style="font-size: small;">Ma cosa si intuisce dalle anticipazioni?</span><br />
<span style="font-size: small;">Di cosa parla? Parla di<u><i> Dio</i></u>… anzi, di D. e di quello che neppure D. sa o può aspettarsi. Di un D che non conosce davvero quello che lui stesso ha creato e che si mostra in una veste umana ma pur sempre divina. Parla di noi e di un D. che impara dalle sue stesse creature: ne scopre la complessità e la <i>Grazia</i>.</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><u><i>Grace</i></u>.</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Un libro, l’ho detto più volte, non è mai una cosa sola: non aspettatevi nulla che possa essere intrappolato in una sola categoria. Mirya ha creato qualcosa che vuole andare oltre lo schema, qualcosa che scende nel profondo dei significati e che ti costringe a pensare. A riflettere. A indagare dentro di noi. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><b>Mirya dice</b>:</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><u><i><br />"Trentatré non è adatto a chi ha idee religiose molto convinte e serie e non gradisce riderci su. Non è adatto nemmeno a chi cerca solo un romance, perché non sarà un romance nel senso consueto del termine, anche se ci sarà una coppia principale. E ci saranno molte parti in questo libro che potrebbero dare fastidio, per motivi che capirete prestissimo.”</i></u></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Io sono cresciuta dalle suore… e come per la maggior parte di quelli che l’hanno fatto, io e D. negli anni ci siamo un po’ persi di vista. Non sappiamo bene come definire il nostro rapporto, ma se tutto ha origine in lui e Mirya è stata il suo strumento, forse Dio ha un bel po’ di senso dell’umorismo e ha scelto di parlarmi attraverso una donna nuova. Stavolta<i> senza veli</i>. Sì, il doppio senso è assolutamente voluto. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Lei sa far ridere e pingere in un modo così geniale che, tra le lacrime, non saprete dire se state piangendo dal ridere o di disperazione. Ve lo dico per esperienza personale.</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Non so se ci si può innamorare con le parole e delle parole, ma io credo di poter dichiarare che Mirya sa sedurre ogni volta che scrive. Sa toccare il lettore e se un autore riesce a lasciare un segno, allora ogni fatica sarà valsa la pena. </span><br />
<span style="font-size: small;">Bene: innamoratevi come me, abbiate la mente aperta e il cuore pronto… a ricevere qualcosa di più dell’amore, di più delle parole e di più del pensiero.</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Mirya ci racconta una storia che non si muove mai su un solo piano, che esce dalla “safe zone” del genere o dell'argomento centrale e si dispiega in più direzioni, toccando verità e temi delicati, esplorando “l’amore” e “la vita”, qualunque cosa essi siano. L’ironia, il sarcasmo pungente, il modo vivido e preciso con cui l’autrice scaglia la storia nella mente di chi sceglierà questo libro, saranno il condimento perfetto: non so molto più di voi del libro (so qualcosa in più, lo ammetto), ma so che sarà un’esperienza unica. Un libro che lascia il segno con le sue parole e con i suoi protagonisti: e qui arriviamo al mio ruolo di oggi… Alla copertina. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Le mie “colleghe” in questo Cover Reveal vi hanno ormai fornito un quadro quasi completo della splendida modella che troneggia sulla copertina di Trentatré e oggi io vengo a voi col il penultimo pezzettino.</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: x-large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic4dBG-WTrz3CNkjkL_ur7cHW7Mdssv3XuAm1_M8GvVw6_bGE8jH6w19DpTMvzbhXsOcLP1OJpAeyNosjkfk0X3eImr-IacJLrFOtvKtTsMrnYP2XbjGJsQ7HSTpe16YalfXpnZqNt4Rpw/s1600/CoverTrentatre%CC%81.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic4dBG-WTrz3CNkjkL_ur7cHW7Mdssv3XuAm1_M8GvVw6_bGE8jH6w19DpTMvzbhXsOcLP1OJpAeyNosjkfk0X3eImr-IacJLrFOtvKtTsMrnYP2XbjGJsQ7HSTpe16YalfXpnZqNt4Rpw/s1600/CoverTrentatre%CC%81.jpg" height="306" width="400" /></a></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Sapete anche del <u><i><b>Giveaway</b></i></u>, ormai, in cui Mirya mette in regalo una copia del libro a chi saprà indovinare il nome di un personaggio di cui non ci ha svelato praticamente nulla. Ecco, per aiutarvi a vincere io oggi ho per voi l’ultima lettera!</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLmQt3GRFC-8NyjbT6F8VWvDzKRoE_bPXaBfdmbqEVHYqyIJ0Oj_bpewF-o7Eh8YPt3kSel35V8lwcf4FfUX1mYxVH_MOy9jojmIq29hACwMkiUzwtIw2uyWsRibVbsQgPssSWRL8rJbO_/s1600/LetteraTrentatre%CC%80.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLmQt3GRFC-8NyjbT6F8VWvDzKRoE_bPXaBfdmbqEVHYqyIJ0Oj_bpewF-o7Eh8YPt3kSel35V8lwcf4FfUX1mYxVH_MOy9jojmIq29hACwMkiUzwtIw2uyWsRibVbsQgPssSWRL8rJbO_/s1600/LetteraTrentatre%CC%80.jpg" /></a></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Per vincere non dovrete fare altro che commentare l’ultima tappa di domani su Please another Book, con il nome che pensate appartenga al personaggio misterioso… </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Ora, nel caso vi siate persi le tappe precendenti di questa avventura, vi ordino immediatamente di andare a visitare i blog che hanno partecipato (anche perché se no non potete indovinare il nome per il giveaway!)</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<br />
<div align="center">
<span style="color: blue; font-size: small;"><b>Martedì 4 novembre: </b><i>Primo Pezzo Anncleire su <a href="http://pleaseanotherbook.tumblr.com/" target="_blank">Please Another Book</a></i></span></div>
<div align="center">
<span style="color: blue; font-size: small;"><b>Mercoledì 5 novembre:</b> <i>Secondo Pezzo Erika su <a href="http://www.wmbookblog.com/" target="_blank">Wonderful Monster</a></i></span></div>
<div align="center">
<span style="color: blue; font-size: small;"><b>Giovedì 6 novembre:</b> <i>Terzo Pezzo Kikkasole su <a href="http://solekikka.wordpress.com/" target="_blank">Testa e piedi tra le pagine dei libri</a></i></span></div>
<div align="center">
<span style="color: blue; font-size: small;"><b>Venerdì 7 novembre:</b> <i>Quarto Pezzo @ciaradh_ & @Kiadalpi su <a href="http://ikigai.altervista.org/" target="_blank">Ikigai</a></i></span></div>
<div align="center">
<span style="color: blue; font-size: small;"><b>Sabato 8 novembre:</b> <i>Quinto Pezzo @ilovereading_ su <a href="http://petrichorabookblog.tumblr.com/" target="_blank">Petrichor</a></i></span></div>
<div align="center">
<span style="color: blue; font-size: small;"><b>Domenica 9 novembre:</b> <i>Sesto Pezzo @Endif1 su </i></span><span style="font-size: small;"><a href="http://ilsorrisoinunapagina.blogspot.it/" target="_blank"><span style="color: blue;">Il Sorriso in una pagina</span></a></span></div>
<div align="center">
<span style="color: blue; font-size: small;"><b>Lunedì 10 novembre:</b> <i>Settimo Pezzo @dituttocuore su <a href="http://dituttocuore.wordpress.com/" target="_blank">Di Tutto Cuore</a></i></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="color: blue; font-size: small;"><i><br /></i><span style="color: black;">Domani tutti pezzi avranno un senso e troverete la copertina finale e la trama del libro svelati da Anncleire: </span></span></div>
<div align="center">
<span style="color: blue; font-size: small;"><b>Mercoledì 12 novembre:</b> <i>Copertina completa + Trama su <a href="http://pleaseanotherbook.tumblr.com/" target="_blank">Please Another Book</a></i></span></div>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">E, in ultimo, due cosine (il termine è usato appositamente per Mirya, lei capirà perché) sull’autrice, proprio come raccontato negli altri blog: </span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><i>"Mirya è indiscutibilmente nata; altrettanto indiscutibilmente vive, per puro caso a Ferrara, con il figlio e il marito. Il suo desiderio di includere nel nucleo familiare il kindle si è scontrato con la definizione di essere umano, che pare non potersi estendere al reader, nonostante esso risulti più utile e affezionato di alcuni cosiddetti esseri umani. <br />Sempre a Ferrara, per non ammorbare il resto del mondo, Mirya insegna le materie umanistiche e la sopportazione del dolore agli alunni liceali, celandosi dietro al suo reale nome anagrafico che, come tutte le cose reali, non dice nulla della realtà.”</i></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">La potete trovare su <a href="https://www.facebook.com/pages/Mirya/235687706608699" target="_blank">Facebook</a>, su <a href="https://twitter.com/Mirya_76" target="_blank">Twitter</a>, su <a href="http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=64063" target="_blank">Efp</a> e sul suo <a href="http://mirya76.blogspot.it/" target="_blank">Blog</a>.</span><br />
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-52168463896116281162014-10-20T02:01:00.002-07:002014-10-20T03:48:36.839-07:00Manuale della perfetta adultera di Ella M. Endif<span style="color: #777777; font-size: large; font-style: normal; font-weight: 400; text-decoration: none;"><span style="color: #777777; font-style: normal; font-weight: 400; text-decoration: none;"><span style="color: #777777; font-style: normal; font-weight: 400; text-decoration: none;"><span style="color: #777777; font-style: normal; font-weight: 400; text-decoration: none;"><br />In realtà avevo in progetto di scrivere questo post cinque
giorni fa, e cioè quando il libro è uscito su Amazon... ma faccio pena a
gestire il tempo.<br /><br />Ma andiamo con ordine: la mia stima nei
confronti degli autori italiani che trovano il coraggio e la
determinazione di autopubblicarsi è cresciuta in modo esponenziale
nell'ultimo anno. Mesi fa non sapevo neanche cosa fosse il
self-publishing, poi ho pensato fosse appannaggio degli Americani (che
hanno un pubblico ben più vasto) e infine ho scoperto che è una realtà
in continua crescita anche da noi. <br />Oggi sono qui proprio per
un'autrice che ha scelto il self: Ella M. Endif e il suo "Manuale della
perfetta adultera", disponibile da qualche giorno in vendita su <a href="http://www.amazon.it/Manuale-della-Perfetta-Adultera-Endif-ebook/dp/B00O6FFVSQ/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1413791662&sr=1-1" target="_blank" title="">Amazon</a> (per i lettori amanti di GR, avete a disposizione le info <a href="https://www.goodreads.com/book/show/23197781-manuale-della-perfetta-adultera#other_reviews" title="">qui</a>). <br /><br />Di che parla? È una storia d'amore? È <i>solo</i>
una storia d'amore? I libri scritti col cuore non sono mai solo storie
d'amore, ma per capirlo bisogna saper leggere con una mente che vive le
parole scritte, non si limita ad osservarle. Perché chi scrive modella
per il lettore ogni frase con cura, gettando le basi per emozioni vivide
e per spostarci dal nostro universo: essere spettatore in un libro
significa assaggiare solo la metà di quello che l'autore ha fatto per
noi. Ed Ella ha plasmato per noi un'avventura fatta di molte più forme
d'amore e molte più sensazioni di quelle che la semplice dicitura
"storia d'amore" può raccogliere. Basta leggere la trama (e aver barato,
sbirciando oltre i 3 capitoli che l'autrice aveva messo a disposizione
dei lettori prima dell'uscita) per capirlo: <br /><br /><i><b>"Loreline
Preston vuole essere felice: vuole che il suo matrimonio funzioni, che
le montagne che circondano North Conway inizino a piacerle, che suo
figlio cresca amato e sicuro di sé. Ryan sa che nulla si ottiene senza
sacrificio, perché nulla le è stato regalato e sa che rigore,
disciplina ed onestà sono gli unici mezzi che ha per mantenere unita la
propria famiglia. Non teme la rinuncia, anche se questo significa
riporre i suoi sogni in un cassetto. Non teme la lotta contro se stessa
perché, per amore di suo figlio, ha ridotto la sua voce interiore al
silenzio e si è convinta di non desiderare altro. <br />Trevor Knight è un
uomo ambizioso: vive a Chicago e lavora in uno studio legale
prestigioso. Sa cosa significa avere potere, sa come manipolare persone
e situazioni per trarne sempre un vantaggio. Autocontrollo e
perseveranza sono i suoi tratti distintivi. Non ha legami e non ne
sente la mancanza. Anche con la sua famiglia d’origine mantiene
rapporti distaccati e quando i fratelli gli chiedono aiuto per un
problema burocratico della scuola d’infanzia che dirigono, è costretto a
trasferirsi per un po’ a North Conway. <br />Un solo bacio con uno
sconosciuto è l’unico momento di pazzia che Ryan è disposta a
concedersi nella sua esistenza fatta di doveri, prima di tornare ad
Andy e a un matrimonio che le si sta frantumando tra le mani. Un solo
bacio non basta a Trevor, che pensava di avere già tutto ciò che
desiderava e scopre, invece, di avere un vuoto che soldi, successo e
bellezza non sono mai riusciti a colmare. <br />Il caso congiurerà contro
di loro per farli incontrare ancora, perché la vita è imprevedibile, i
progetti sono fatti per essere rivoluzionati e le certezze per essere
messe in discussione. Ryan e Trevor riconosceranno nell’altro il
completamento di se stessi, ma lotteranno a lungo prima di capire che
smarrirsi del tutto è l’unica strada percorribile per ritrovarsi
davvero."</b></i></span></span></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="color: #777777; font-size: large; font-style: normal; font-weight: 400; text-decoration: none;"><span style="color: #777777; font-style: normal; font-weight: 400; text-decoration: none;"><span style="color: #777777; font-style: normal; font-weight: 400; text-decoration: none;"><span style="color: #777777; font-style: normal; font-weight: 400; text-decoration: none;"><i><b> </b></i>Sì, sì, è una storia d'amore, ma c'è di mezzo la
riscoperta di una donna, non solo il sesso. C'è l'amore per un figlio -
che è la forma più elevata di amore - e c'è una donna che si libera da
se stessa per un momento, percorrendo quella strada che la porta verso
ciò che non immaginava. <br /><br />Questo post non poteva cadere in data
più azzeccata, perché oggi parte una delle iniziative che nell'ultimo
anno mi ha più colorato le settimane, facendomi scoprire il piacere
della lettura insieme: il Read Along di <a href="http://pleaseanotherbook.tumblr.com/" title="">Please another book</a>.
Ecco, l'iniziativa in sé è una meraviglia e oggi parte la lettura di
gruppo di questo libro... ovviamente io parteciperò! Il regolamento lo
trovate qui (<a href="http://pleaseanotherbook.tumblr.com/post/100231638023" title="">Trevor Read Along)</a> e potete iscrivervi su <a href="https://www.goodreads.com/event/show/944735-trevor-read-along" title="">GR</a> o sulla pagina FaceBook della fantastica blogger ( <a href="https://www.facebook.com/events/1499600626956848/?ref=5" title="">qui</a>
). Vi assicuro che, una volta provata l'esperienza dell lettura corale,
non vorrete più farne a meno e quale occasione migliore per rendere
meno odioso questo lunedì, se non inziando la lettura di un romanzo che
promette di lasciare il segno per delicatezza, cura e passione? Perché i
temi che Ella sceglie di affrontare sono incredibilmente difficili e,
per riuscire a rendere empatico il lettore, ci vuole grazia, sensibilità
e talento: tutte cose che (sempre perché io baro e ho sbirciato un po'
il libro prima che iniziasse il RA) so che l'autrice possiede e che
sfrutta per regalarci non un prodotto, ma un dono fatto di parole incise
bianco su nero, che promettono di restare con noi ben oltre l'ultima
pagina. Se queste sono le mie sensazioni solo dopo aver sbirciato, ora
che il RA è iniziato non so come farò a rispettare le scadenze. <br /><br />Vi
lascio quindi con una speranza: quella di vivere le emozioni che Ella
ha creato per noi, scoprendo una via migliore per vivere il lunedì e
assaporando la lettura fatta di condivisioni e confronti. <br /><br />E vi saluto con due chicche: la prima è il link alla<a href="https://www.facebook.com/ellamendif?fref=ts" title=""> pagina FaceBook dell'autrice </a>e
la seconda è un video. Ho chiesto a Ella se ci fosse una canzone che
incarnava la sua idea della storia che ha scritto. La sua risposta è
stata più o meno: "Someone like you. Capitolo 16."<br /><br />Ecco, criptica ma chiara: quel capitolo va letto con quella canzone come colonna sonora. <br /><br /><b><a href="http://youtu.be/hLQl3WQQoQ0" title="">Someone Like you di Adele</a></b><br /><br />E
restando in tema di musica, chiudo con soundcloud: Annclaire di Please
Another Book ha prestato la sua deliziosa vocina per introdurci al
libro, leggendone l'inizio <a href="https://soundcloud.com/annachiara-di-stasio/manuale-della-perfetta-adultera-ella-m-endif" title="">qui</a>!<br /><br />Qualche
mese fa, invece, io avevo fatto una patetica e imbarazzante cover di
"Someone like you" versione acustica e non per il compleanno dell'autrice: le trovate nella mia solita <a href="https://soundcloud.com/morma-1" target="_blank">pagina di soundcloud</a> se vi va. <br /><br />Buona Lettura a tutti, sperando di vedervi nel RA e di aver illuminato l'orribile lunedì che ci attende. </span></span></span></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-88740174266377049912014-09-08T05:47:00.000-07:002014-09-09T08:37:52.256-07:00Quale confidenza? Storia di un virtuale che si fa reale.<span style="font-size: large;">Ricordo di essere sempre stata tra quelli che storcevano il naso di fronte a racconti di incontri online. Mi sono sempre chiesta come si riuscisse a stabilire un rapporto attraverso le parole sul filo della rete; come sapere chi è la persona a cui racconti di te? Come è possibile pensare di conoscere qualcuno di cui non hai mai sentito la voce o che non ti ha mai parlato con gli occhi? Io sono una persona di pelle: lo sono sempre stata (sarà anche per l’abbondanza della mia carne, che forse amplifica la mia percezione fisica delle persone) e - purtroppo - parlo più col corpo di quello che si ritiene socialmente opportuno. Ovviamente sono anche vocalmente logorroica, come è noto. Da persona fisica, l’idea di essere limitata alle sole parole nella comunicazione rendeva incomprensibile il concetto stesso di “incontro online”. <br />Quello, più “Catfish” su Mtv, mi hanno sempre resa diffidente nei confronti di questo genere di rapporti. <br />C’è, in particolar modo, la questione dei tutti quei messaggi impliciti che sono trasportati dal tono della voce, dalla postura, dall’intonazione delle frasi, dall’immediatezza della risposta face-to-face che vengono meno nel virtuale e di cui io mi nutro nel rapportarmi all’altro.<br /><br />La confidenza: come si crea online? Come si sa quanto in là ci si deve spingere? Come si percepiscono i limiti dell’altro che non si devono oltrepassare? Come si trova la propria dimensione di comfort e di fiducia? <br /><br />Ad essere onesti io non ve lo so dire: ognuno ha il proprio confine, quello spazio in cui si trova a suo agio e in cui solo alcuni riescono ad inserirsi con successo. Forse, anche lì, è questione di pelle (virtuale), di percezione… non tutti hanno la stessa sensibilità e sanno cogliere cosa è lecito e cosa no. <br />Io sono una persona piuttosto esuberante e, a volte, ripenso a quanto poco mi controllo e mi dico: “Mamma mia, che figura di menta!”. <br /><br />Non sempre inserisco il cervello prima di aprire bocca, purtroppo.<br /><br />Eppure, a dispetto di ogni mia previsione, mi sono trovata nel vortice della comunicazione virtuale e, con poche persone, sono riuscita a trovarmi in piena sintonia. Poche, perché io diffido sempre di chi va d’accordo con tutti: come nella vita reale, è impossibile avere feeling con tutti. <br /><br />A distanza di due anni dal mio ingresso nel mondo dei rapporti virtuali posso dire di aver avuto l’onore ed il piacere di scoprire persone meravigliose: donne incredibili che ho potuto incontrare dal vivo per innamorarmene ancora di più.<br />Quello che ti attraversa il cuore quando te ne stai seduta al tavolo di un bar con un bicchiere di vino e patatine stantie, sfogliando libri ingialliti e parlando come se avessi sempre sentito le loro voci dal vivo, non si può raccontare a parole: le senti ridere, le osservi camminare accanto a te (mentre sudi come un maiale perché c’è il sole e - loro non lo sanno - ma tu stai trasportando 10 chili di libri), riprendere conversazioni che fino a ieri erano solo scritte e non sentire la differenza, poter finalmente riuscire ad associare un viso a un sentimento. <br /><br /><br />La rete ti toglie il dramma della piacevolezza a pelle, dell’insicurezza legata alla fisicità, ma riduce tutto a qualcosa di molto più intimo: sì, perché nel virtuale quello su cui ti misuri è l’interno. Te stesso. L’essenza di quello che sei. È in quella dimensione che si creano le interazioni: sono le anime nude e crude che si confrontano. E lì, gente, sono cazzi. <br />Lì non puoi più nasconderti dietro al pregiudizio: se non piaci, quello che non apprezzano sei TU. <br /><br />Certo, ci sono sempre i limiti del linguaggio non verbale (che io vivo come essenziale) e le difese che tutti abbiamo per proteggerci restano; la speranza è sempre quella di piacere a chi piace a noi, è ovvio… Ma quando vengono meno certe barriere, l’unica cosa che ti rimane è essere capaci di mostrarsi per quello che si è. Quello sì che fa paura. <br />Il virtuale, al contrario di quello che si potrebbe pensare quindi, può farti molto più male del “reale” se visto in quest’ottica. Dare fiducia, avere la fiducia di qualcuno e non oltrepassare i limiti è una questione molto più complessa e delicata. <br />Capire. </span><br />
<span style="font-size: large;">Capire l’altro, quanto l’altro vuole investire in te, quanto in profondità ci si voglia conoscere, quanto qualcuno è degno di fiducia, quanto di vero si dona e si riceve… quanto stai rompendo il cazzo. Sembra una sciocchezza, ma se si investe davvero in un rapporto, sono tutti punti incredibilmente importanti. <br /><br />Io sono nuova in questo universo: c’è un’etichetta nel mondo virtuale, un bon ton di educazione che va rispettato e che è complicato da conoscere. E c’è un modo consono di approcciare l’altro, di scoprirlo per farsi scoprire. <br />Ognuno può scegliere quanto è disposto a donare di sé e può decidere fino a dove avere paura. Ci sono persone di cui non ti interessa sapere più di tanto e ce ne sono altre con cui piano piano coltivi te stesso. <br />Quando arriva il giorno in cui puoi finalmente abbracciare le persone che scegli come tue, ho capito ieri, il timore di deludere va alle stelle. <br />Sono salita su un treno per trovare due cucciole ad aspettarmi: due dolcezze nel panico, con sorrisi luminosi e una luce fatta di tenerezza negli occhi. <br /><br />Sedute in quel vagone mi hanno raccontato dei loro timori e, ascoltandole, ho compreso anche io quanto quell’incontro fosse importante: ieri avrei portato a loro me stessa. Loro mi conoscevano già: certo, non conoscevano la mia essenza nel corpo, non potevano immaginare che sparo molte più vaccate dal vivo, che sono maldestra e che non riesco a tenere a mente neanche un “big Mac menù con Coca normale”. <br />E allora, parlando con quelle due cucciole, ho cominciato ad agitarmi un po’ anche io con loro: le insicurezze sono strisciate a galla e la consapevolezza di soffrire di diarrea verbale è tornata da me. Ieri era un banco di prova: quel timore che ti pervade quando ti fai conoscere è vivo più che mai in momenti come questi. </span><br />
<br />
<span style="font-size: large;">E torna la pelle. Torna il contatto. Torna tutto quello che lo schermo ti leva: è ancora una volta “una prima impressione”, ma qui non ci sono scuse, perché quelle persone ti hanno già conosciuta. <br />C’è chi è arrossito e mi ha sciolto il cuore e c’è chi mi ha fatto innamorare con un ciao. Chi aveva il cuore negli occhi e chi mi ha travolto con l’entusiasmo. Ho assaporato la dolcezza delle donne, la spontaneità nelle parole, la saggezza di chi conosce questo mondo da tempo. Chi ti ha fatto scoppiare di divertimento per il desiderio di voler sapere TUTTO. <br />Io spesso mostro l’imbarazzo con il sorriso, l'eccesso di parole/entusiasmo e la goffaggine. Poi, diciamolo, sudavo come se stessi raccogliendo cotone nei campi… e quello non è che faccia proprio una bella impressione. E vengo da Brescia, il che implica che il mio accento rechi sempre con sé la cantilena del “Potaaa”.<br /><br />I banchi di prova fanno sempre paura: i rapporti sono sempre difficili da bilanciare; non è mai facile sapere se sei “troppo” o “troppo poco”. <br />Ma quando decidi di non avere paura e di esistere con qualcuno, il giorno in cui ti ritrovi parlare insieme, dal vivo e con la gioia nel cuore, sai che i timori fanno parte del mettersi in gioco… E che, per una volta, avere paura ne valeva la pena. <br /><br />La confidenza si crea insieme, percependo l’altro e dando di te quanto lui vuole ricevere: piano piano, mai in modo affrettato. <br />Nessuno potrà mai dirti se eri all’altezza delle aspettative e, onestamente, esserlo non è per forza la cosa importante... tu non puoi essere diverso da quello che sei, dando loro ciò che hai: quello che conta è tornare a casa col sorriso, ripensare per ore ai sorrisi che ti sono stati regalati, renderti conto che ti sei alzata alle 6.30 e sei arrivata a casa alle 10:30 e non eri stanca neppure un quarto di quando ti alzi alle 5.30 per andare in ospedale. Portare con te il ricordo di una giornata volata troppo in fretta, sapendo che per quelle ore non hai pensato a nulla se non a stare bene. <br /><br />Loro non hanno deluso le tue aspettative: sono andate ben oltre quello che ti saresti attesa. Hanno abbattuto ogni scetticismo e ti sei sentita a casa. Già, a casa, con persone che vedevi per la prima volta nella tua vita. Basta questo a farti capire che ti sei sempre sbagliata e che ne valeva la pena. <br /><br />Noi siamo quello che abbiamo da dare: il meglio che possiamo fare è cercare di donarci completamente. A volte è sufficiente, altre no: non possiamo cambiare questa realtà o forzare la confidenza. C’è un naturale ciclo delle emozioni anche dietro ad uno schermo: se lo rispetti puoi scoprire che anche internet ha i suoi perché. </span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-1553509931795548332014-08-28T03:44:00.001-07:002014-08-28T04:28:42.417-07:00Recensione: "Di Carne e Di Carta" di Mirya<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: large;">Prima i link: il libro lo trovate in vendita su Amazon <a href="http://www.amazon.it/Di-carne-e-di-carta-ebook/dp/B00L0BMNXU/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1402936600&sr=8-1&keywords=di+carne+e+di+carta" target="_blank">qui</a>.<br />La pagina FB dell'autrice vi attende numerosi <a href="https://www.facebook.com/pages/Mirya/235687706608699?fref=ts" target="_blank">qui</a>. <br />E, se vi siete persi recensione e Read along di Please Another Book, rimediate ed andate a recuperarli <a href="http://pleaseanotherbook.tumblr.com/about" target="_blank">qui</a>. <br /><br /><br />Io non ho mai scritto una vera recensione. In generale, io faccio pena a scrivere recensioni: non sono brava a lasciarle a fanfiction e storie originali che leggo e sono ancora più negata quando si tratta di libri. <br />La ragione è tristemente banale e si compone di due elementi: prima di tutto la mia logorrea che non si sa concretizzare in una serie di asserzioni sensate e inerenti al libro, ma che si manifesta - come una patologia - sottoforma di deliri estasiati e ripetizioni. La seconda è che, essenzialmente, non so fare un’analisi del testo, ecco. <br /><br />Perché faccio questo preambolo? Perché è bene che sappiate cosa vi aspetta. Mi scuso, ma una recensione a Di Carne e Di carta non la potevo non lasciare: l’ho deciso due mesi fa e lo dovevo a me stessa. Ho stabilito che avrei provato ad andare oltre il mio patetico limite e avrei provato a spiegare perché questo è un libro da leggere. Non aspettatevi riflessioni e considerazioni puntuali come in una vera recensione: per quelle vi rimando a tutto ciò che ogni ragazza della banda del Read Along ha scritto. Ma non cercherò di fingere di possedere il dono della sintesi (perché non so prioprio essere breve e non voglio illudervi)… Cercherò, però, di parlarvene senza spoilerare. Perché è terribile leggere commenti ad un libro in cui ti raccontano cosa leggerai. <br /><br />Ma andiamo con ordine: perché questo libro di chiama “Di carne e di carta”? Per una ragione precisa e narrata nella storia dall’autrice, ma secondo me non solo. Chiara, la protagonista, ama la carta. La ama in modo così profondo da affidare a lei le sue speranze sulla carne. <br />Chiara è giovane, appassionata e completamente dedita alle parole scritte: la carta non sbaglia e tocca il cuore e l’anima come la carne non sa fare. Come gli uomini di carne non sanno fare. L’inchiostro su carta sa raccontare verità e sa spiegare l’essere umano in modo viscerale e onesto. <br /><br />La carta non sbaglia. La carne sbaglia la maggior parte delle volte. <br /><br />Leonardo è un uomo di carne. Leonardo è rigido e scientifico, controllato e inflessibile. Leonardo è un ricercatore, proprio come Chiara. Un assistente, per la precisione. Non tollera i sentimentalismi applicati alla carta. E, nello specifico, non sopporta l’approccio emotivo di Chiara allo studio della letteratura. <br /><br />Io sono un’ex studentessa di Liceo Classico e, come tale, sono stata pennellata per anni con il sommo Dante. E per anni l’ho sopportato a malapena. <br />Alle 8 di mattina venivo martellata con il Purgatorio e l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “Che tu sia maledetto, Alighieri. Che tu possa bruciare nelle fiamme del tuo stesso Inferno. Quello almeno mi piaceva.”… L’ho letto e vissuto come un logorroico omuncolo, piazzato su questa terra per avvelenare i miei mercoledì mattina. Perché il mercoledì alle 8 da me era l’ora della Divina Commedia. <br /><br />Sono passati tanti anni da quei mercoledì che, nonostante il mio fenomenale professore di Italiano, non sono mai riusciti a farmi osservare Dante con occhio diverso e, solo ora, comprendo che di Dante non avevo capito niente. E confesso di averlo capito piano piano mentre ascoltavo Leonardo e Chiara parlarne. <br /><br />Sì, lo so, sono digressioni inutili quelle che state leggendo, ma cercate di seguirmi per quello che è possibile. <br /><br />Di Carne e Di carta non è un libro solo, sono tanti libri intrecciati in una singola storia: è un libro sull’amore, è vero, ma leggerlo solo con quel proposito è quanto di più riduzionistico si possa fare. <br />Quello di Mirya è un lavoro su tanti fronti di cui la storia d’amore è solo la rotaia madre che ci fa viaggiare dallo studio universitario in cui Chiara e Leonardo si incontrano, fino alle supposte evacuanti effervescenti. Non cercate di capire questa frase: non potrete farlo finché non avrete letto il libro. <br />Di carne e carta è un libro sulle donne: sul cuore diverso che ognuna porta nel petto, sulla passione che le nutre e sull’idea dell’amore che le accompagna. Sulle fantasie perfette che leggiamo sulla carta e sulle delusioni costanti che la carne ci propina. <br /><br />È un libro sul lavoro e sulla fatica: Chiara è un’insegnate, come Alessandra, la sua amica più cara e figura chiave in tutta la storia. La sua ragione e il suo sostegno fedele. L’amica con cui condivide tutto: il vino, le parole e la musica. E il cuore, perché tutte avremmo bisogno di un’Alessandra: quella persona che accarezza le nostre debolezze e che condivide con noi le proprie, una donna frizzante e complicata, eppure così semplice nell’anima. Quella che ci parla con le canzoni e ci protegge con le unghie e con i denti. E che noi difendiamo e accudiamo come se fosse un parte preziosa di noi, proprio come fa Chiara. <br /><br />Di carne e di carta è un’ode alla musica e una storia sul dolore che alcune persone devono tollerare e con cui sono costretti ad imparare a convivere.<br />È il racconto dell’impegno che richiedono i compromessi nei rapporti umani. <br />È un libro sugli errori e sulle geometrie, sui cerchi che, come Leonardo, non quadrano. <br />Sulle relazione e su cosa significa crescere come persone, perché siamo sempre bambini cocciuti, convinti di essere adulti e di avere ragione. È un libro che ti fa scoprire come la ragione è quasi sempre nel mezzo degli estremi. Nel mezzo delle passioni. Nel mezzo delle certezze.<br />Ed è un libro sui libri, sugli autori dei libri, su ciò che vive e pulsa sotto l’inchiostro e la carta.<br />È un racconto su così tante cose che non le so elencare tutte, ma non commettere l’errore di sentire solo la voce della storia romantica nelle parole di Mirya. <br />È anche un libro su Dante, però.<br /><br />Chiara è un’insegnate di ruolo e una Dottoranda ed è per questo suo secondo impegno professionale che si scontra con Leonardo: uso la parola “scontra” non perché sbattono l’uno contro l’altro come Licia e Mirko in Kiss me Licia. <br />Tutto inizia con la tesi di Dottorato di Chiara… che, per una serie di eventi, viene affidata alle dita impietose e alla penna inarrestabile di Leonardo, appunto: l’assistente della docente che seguiva Chiara. La tesi è proprio su Dante, autore di cui Leonardo sa troppo ma, allo stesso tempo, niente. Come di tante altre cose, mi sento aggiungere. Se stesso compreso.<br /><br />Questo è uno spoiler? Se lo è mi scuso, ma ho perso il filo di me stessa e non so fare un’analisi del testo. La mia recensione si sta rivelando più inutile del previsto.<br />Perché io non so usare le parole come Mirya, non so raccontare la carta come lei attraverso Chiara e, nel mio tentativo di spiegarvi perché dovreste leggere Di carne e di carta sto solo creando confusione senza dire nulla. <br /><br />L’inizio del rapporto professionale tra i due protagonisti non è dei migliori: lui è uno stronzo (sensuale e testardo) e lei è emotiva e impulsiva. Sono ragione e passione che fanno un frontale e che si rottamano l’un l’altro e che, come sempre nella vita, rappresentano reciprocamente l’ostacolo per la serenità dell’altro. Chiara e Leonardo sono le due metà dell’approccio alla ricerca universitaria: il metodo scientifico Vs l’amore per la materia. È solo leggendo il libro che si può capire quanto questi due elementi siano entrambi essenziali per un buono studio accademico… e non solo. Lo sono (e lo si comprende pagina dopo pagina) anche per la vita stessa.<br />Se l’inizio è complicato, immaginatevi il resto! Lei è una forza della natura, che ci guida nell’anima di una donna piena di emozioni e che ama il suo lavoro, raccontandoci la scuola che abbiamo sempre conosciuto attraverso gli occhi di chi siede sulla cattedra e cerca ogni giorno di mostrare quanto imparare e conoscere possa essere meraviglioso. <br />Lui è un uomo che sembra incomprensibile e che passa buona parte del suo tempo a combattere invisibili e estenuanti lotte. Con che cosa non ve lo posso raccontare, ma sentirete la fatica di queste guerre osservandolo insieme a Chiara dall’inizio alla fine. <br /><br />E, se sceglierete di leggere quest’avventura a TuttoTondo (e qui uso la mia parola preferita - storpiata da me con le due T maiuscole - perché di tondi se ne parla in continuazione in riferimento a Leonardo e perché c’è davvero di tutto!), verrete guidati nell’uso melodico che Mirya sa fare delle parole per scoprire che anche alcuni romanzi d’amore possono portarvi a riflettere su mille altre cose, che la carta narra dell’imperfezione della carne e che, attraverso la carne, ogni tanto vediamo che - FORSE - neanche la carta regge il confronto. E anche le storie romantiche possono insegnarvi ad amare allo stesso modo la carne e la carta. Persino Dante. <br /><br /><br />Alla fine di tutto ciò posso solo aggiungere: non fatevi sviare dalle mie parole che non sanno spiegare nulla. <b>LEGGETE QUESTO LIBRO e amatelo. <br /></b>Quando l'ho letto su EFP la prima volta sono stata terribilmente superficiale e mi sono limitata a divorare con voracità i dettagli romantici, senza ascoltare davvero la voce di Mirya: la seconda lettura (avvenuta in occasione del RA dopo la pubblicazione dell'ebook) mi ha permesso di scoprire che questo è un libro a colori (le sfumature le lascio altrove... tanto qui quella parola non sarebbe sufficiente) e di imparare. Quando un libro lascia davvero il segno lo capisci perché ti ha insegnato qualcosa attraverso i suoi personaggi. Leggetelo con attenzione e saprete davvero chi sono Chiara e Leonardo e cosa vuol dire parlare della carta e della carta. E dall'amore. E della vita. <br />E, Mirya, perdonami: se perderai lettori per colpa mia, ti rimborserò con del vino. Un cartone di "La moglie ubriaca”.</span></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-48704183302097482452014-06-15T09:36:00.003-07:002014-06-15T10:37:30.029-07:00"Di carne e Di carta" di Mirya su Amazon<br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: x-large;"><i><b><a href="http://www.amazon.it/gp/product/B00L0BMNXU?*Version*=1&*entries*=0" target="_blank">"Di carne e di carta" di Mirya su Amazon.</a></b></i></span><br /><br />Dunque, questa è una novità per me: è la prima volta che scrivo un post per consigliare un libro, eppure non potevo non farlo. </span><br />
<span style="font-size: large;">Che bazzica su EFP nella sezione romantico non può non aver sentito nominare questa storia: io stessa, che sono risaputamente una che non sa mai nulla di EFP, l'ho conosciuta e letta su consiglio della mia Beta tempo fa (in ritardo rispetto alla mia permanenza). </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ora, perché vi dico questo? Perché se avete letto e amato quella storia, da oggi avete la possibilità di avere sul vostro ereader la versione rivisitata da <a href="https://www.facebook.com/pages/Mirya/235687706608699?fref=nf" target="_blank">Mirya</a> e pubblicata su Amazon. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Non sono brava con le presentazioni: fallisco in continuazione quando tento di pubblicizzare e presentare la mia stessa storia, per cui non aspettatevi nulla di decente neanche in questo caso... Anche se ci terrei molto di più a presentare per bene questo libro. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Già, perché da oggi "Di carne e Di carta" è davvero un libro: non più una fanfiction originale, non più solo un racconto online, non è più solo una storia amatoriale... È un libro, con tanto di copertina e sinossi. Ecco, forse se comincio a presentarvela dalla sinossi faccio qualcosa di buono:</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">"Chiara vive di carta. Insegna, studia e legge di tutto. Sui libri e coi
libri è cresciuta, i libri sono stati la sua famiglia e i suoi migliori
amici e dai libri ha appreso l’amore: l’amore per le pagine ma anche per
gli uomini che in quelle pagine vivono.
<br />Leonardo entra nella sua vita per seguirla nel Dottorato di ricerca,
ed è un uomo concentrato sulla realtà di carne: per lui il distacco
dalle parole scritte è vitale e non accetta l’approccio passionale di
Chiara. Ma è stato davvero un caso, a portarlo da lei, o c’è una trama
anche dietro al loro incontro?
<br />Tra un canto di Dante e una canzone degli ABBA si combatte la guerra
tra la carne e la carta, una guerra che non ha vincitori né perdenti e
che forse non ha nemmeno schieramenti."</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /> </span><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Perché leggerla? Perché Leonardo vi polverizzerà le mutande e a tratti vi spingerà a cospargerlo con le ceneri delle suddette mutande in segno di disapprovazione. Perché è una storia che vi farà fare nottata (è passato tanto da quando l'ho letta, ma ricordo che mi sono fatta la classica lettura "tutta d'un fiato"). Perché è scritta benissimo e perché è un'occasione d'oro per esplorare questa carta e questa carne. </span></span><br />
<br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">E perché per leggerla vi servirà la musica: aprire la copertina sarà come posare la testina del giradischi sull'album degli ABBA, lasciare che la puntina scorra e canti per voi. </span></span><br />
<br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">La musica sarà con voi, con Chiara e con Leonardo dall'inizio alla fine: vi racconterà quello che sentirete voi, vi anticiperà le verità tra le parole e vi cullerà, dando forma e consistenza ad ogni capitolo, accompagnandovi in questo viaggio. </span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Nel viaggio che esplora la perfezione della carta e la confronta con quella così imprecisa, così deludente della carne: quella carne che, però, sa far innamorare, fa soffrire, fa arrabbiare, fa sorridere e insinua conflitti nel cuore. Un viaggio in cui Mirya vi guida con passione, attenzione, cura, fantasia e amore, usando le parole come solo chi adora la scrittura sa fare. E come solo chi sa davvero scrivere riesce.</span></span><br />
<br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Carne o Carta? Cosa sceglierete? Cosa sceglierà Chiara? Cosa scegliere la vita? Leggete e lo scoprirete. <br /><br />Ci sono un po' di precisazioni da fare: la prima viene direttamente dalla voce dell'autrice, per cui vi rimando al suo Blog per le informazioni specifiche sul prezzo e su Amazon. <a href="http://mirya76.blogspot.it/2014/06/di-carne-e-di-carta-informazioni-per-la.html" target="_blank">Qui</a> troverete tutto quello che c'è da sapere. </span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br />Verità numero due: sia che l'abbiate già letta o meno, in occasione della pubblicazione c'è una meravigliosa avventura. <a href="https://twitter.com/anncleire" target="_blank">Please another Book</a> organizza il Read Along di "Di carne e di carta". Un momento di condivisione che in questi mesi mi ha dato tantissimo e che vi consiglio di non lasciarvi scappare. <br /><br />Il blog lo trovate a <a href="http://pleaseanotherbook.tumblr.com/" target="_blank">questo indirizzo</a> e credo che a breve verrà pubblicato il post specifico con le informazioni sul Read Along. Se ancora non seguite questa blogger, vi invito a farlo subitissimo sia sul blog che sulla sua pagina facebook. <br /><br />In tutto questo, siccome io non sono pratica di queste cose, mi limiterò a darvi un consiglio su qualcosa che conosco, su indicazione delle parole stesse dell'autrice che troverete nel libro: la musica. <br /><br />Già, procuratevi la colonna sonora e lasciate che vi accarezzi il cuore mentre le parole che leggerete vi accarezzarenno gli occhi e l'anima. <br /><br />Iniziate con "Thank you for the music" <span id="goog_310680765"></span><span id="goog_310680766"></span></span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/MfM9gQkfwyg?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></span></div>
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">e concludete con "Super Trouper"</span></span><br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/BshxCIjNEjY?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Io vi ho messo la versione originale, ma voi scegliete quelle che più vi aggradano... La musica fa sempre bene, anche cantata da una voce e da un cuore diverso da quello originale, purché sia cantata con l'anima. Se preferite le versioni di Mamma Mia!, usate la soundtrack di quel film: molte delle canzoni le troverete citate nel libro. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ecco, come al solito mi sono dilungata e avrò scordato metà delle cose importanti da dire ma, se mi avete letto qualche volta, ormai ci sarete abituati. <br /><br />Auguro a tutti una meravigliosa lettura e spero di trovarvi al Read Along!</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><span style="font-size: large;">NB: Okay, faccio un'aggiunta di me stessa perché quella cover l'ho fatta solo per l'autrice e per questo giorno... Se vi volete fare del male, qui trovate la sottoscritta che canta Super Trouper. </span></b></i><br />
<a href="https://www.blogger.com/goog_2133870969"><i><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></i></a>
<a href="https://soundcloud.com/morma-1/super-trouper"><i><b><span style="font-size: large;">Super Trouper acoustic Cover</span></b></i></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></i></div>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-60245688191918189032014-06-13T07:44:00.001-07:002014-06-13T09:43:42.783-07:00What's going on? Qualche notizia di "scrittura": TuttoTondo e altro.<span style="font-size: large;">Partiamo con un bel link a questo capolavoro musicale:<br /><br /><i>"What's up?"</i> delle favolose 4 Non Blondes... Sempre perché la musica degli anni '80 è ancora tra le top 4... Per me la musica dopo gli anni '90 ha smesso di essere davvero magica. Ma sono dettagli inutili.</span><br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/6NXnxTNIWkc?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<br />
<i><br /></i>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><i>What's going on?</i> Che succede? A che punto siamo? Oggi a un punto morto su tanti fronti, ma siccome mi rendo conto che non tutti sono nel mio gruppo e non tutti sanno le ragioni dei miei aggiornamenti lenti (alcune delle ragioni), facciamo un bel post riassuntivo con gli spoiler che ho postato nel gruppo e qualche notizia. <br /><br />Sto scrivendo. Sì, molto poco e con la velocità di un bradipo, ma quando posso ritagliarmi 20 minuti mi dedico alla scrittura almeno un po'. <br />Purtroppo per me e per chi legge la mia storia, io sono in un periodo infernale, noto ai più come "l'ultima sessione d'esame + tirocinio + tesi", il che significa che faccio fatica anche a trovare il tempo per occuparmi delle mie questioni private (ad esempio: il mio pc fisso è abbandonato a se stesso, inchiodato da non so che problemi da una decina di giorni sulla mia scrivania... e lì rimarrà, perché io non ho tempo di portarlo in assistenza). Questo lo scrivo per chi mi ha chiesto aggiornamenti più rapidi, settimanali e frequenti: se leggete la mia storia sapete che produco capitoli eccessivamente lunghi e questo richiede tanto tempo e tanta fatica. Tempo che, al momento, non posseggo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br />Mi piacerebbe moltissimo poter pubblicare un nuovo capitolo ogni settimana e se fossi capace di scrivere capitoli di qualche pagina, sarebbe fattibile (anche se, in ogni caso, dovrei riuscire ad incastrarmi con la Beta e in queste settimane riusciamo a malapena a sentirci via telefono perché abbiamo entrambe un periodo di fuoco). Purtroppo non è così e, soprattutto, nel limite delle mie ristrettissime possibilità, io cerco sempre di mettere online capitoli che mi soddisfino e che siano scritti almeno decentemente (per quello che io, con le mie enormi mancanze, riesco a fare).<br /><br />Per cui, con mio enorme rammarico, mi trovo di nuovo a dover sottolineare che gli aggiornamenti saranno lenti e sporadici: non lo faccio per dispetto e non biasimo chi, a fronte di ciò, abbandona la lettura di TuttoTondo. <br />Gli obblighi e i doveri della vita vera hanno la precedenza su ogni mia passione e non può essere diversamente: faccio il possibile, ma scrivere è un passatempo che mi viene in modo mediocre anche quando sono del tutto concentrata su quello, figuriamoci quando sono in un periodo come questo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Ripeto, se sceglierete di non leggere più, capisco benissimo. A chi, invece, decidere di rimanere, va la mia immensa gratitudine e il mio più profondo affetto e rispetto. Mi scuso davvero con tutti. <br /><br />Detto ciò, tolto il dente dolente, faccio un piccolo sunto degli spoiler disponibili.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /><u><b>Spoiler 1 TuttoTondo:</b></u><br /><span style="font-size: small;"><br /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">"<span class="text_exposed_show">Gli occhi duri e la voce bassa:<br /> “Ti ricordo che la spesa la facciamo insieme.”<br /> “Sì, ma…”<br />
“Smettila, Med.” il suo tono di rimprovero non lascia spazio al mio
tentativo di cambiare argomento. Alex sposta improvvisamente
l’attenzione lontano da me e si dirige verso la mia camera.<br /> "Dov'è?"<br /> Sospiro mortificata e lo seguo.<br /> "Vicino al letto."<br /> "L'hai aperta?"<br /> "No."<br />
Da quel momento scelgo la mia linea di difesa: il silenzio. Parlerò
solo in presenza del mio avvocato, chiedendo la non imputabilità.</span></span></span></span><br />
<div class="text_exposed_show">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="font-size: small;"> Lui sembra dimenticarsi di me, precipitandosi nella mia stanza e ignorandomi del tutto."</span><br /><br /><u><b><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br />Spoiler 2 TuttoTondo:</span></b></u></span></span><br />
<div class="text_exposed_show">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">"Ci sono due momenti drammatici in una relazione che non dovrebbero mai
avere luogo troppo presto: presentare tuo fratello al tuo partner e
incontrare due membri della famiglia di quest’ultimo dopo aver fatto tre
rampe di scale di corsa. <br /> L’evento si trasforma in tragedia se uno
di questi due è un bambino di sette anni con gli occhi tendenti al
grigio, lo sguardo da inquisitore spagnolo e i capelli biondo scuro -
che lo fanno somigliare troppo al tuo ragazzo. <br /> Cosa fai quando
entri in casa con tuo fratello (che si è auto.invitato a pranzo) e trovi
il tuo coinquilino/compagno seduto al tavolo della cucina, con un gran
pezzo di figo che non hai mai visto e il sopracitato bambino sulle
ginocchia, che decora ad arte (pessima) una cosa simile ad una
cheesecake?<br /> Come agisci quando il tuo ragazzo ammicca col suo bel faccino da Americano e afferma: <br /> “Med, questi sono Adam e Andie, mio fratello e suo figlio.”? <br />
Qual è la mossa matura quando tre paia di occhi da Pokemon (che ora
capisci essere un problema genetico) di gradazioni diverse si piazzano
sulla tua faccia sudata e paonazza?</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"> Fai come me: ti nascondi in bagno."</span></span></div>
<span style="font-size: large;"><br /><br />Ricordo che <b>"L'imbarazzante piacere del TuttoTondo"</b> è disponibile online su efp <a href="http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1102472&i=1" target="_blank">qui</a>.</span></div>
<div class="text_exposed_show">
<span style="font-size: large;"><br /><br />Uno spoilerino di qualcosa che ho in scrittura da un po': il seguito di <b><a href="http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1144227&i=1" target="_blank">Data di scadenza</a>.</b></span></div>
<div class="text_exposed_show">
<br />
<div dir="ltr" id="docs-internal-guid-4dc0df94-958f-3f63-ec40-c3cb65630d80" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">“Monica!” la voce di Tessa arriva nervosa e intrisa di panico ancora prima che la porta si chiuda alle sue spalle: tutti gli ospiti sono in posizione, silenziosi e sorridenti.</span></span></span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">“Monica, dove cazzo sei?” il rumore delle chiavi che sbattono sul tavolino d’entrata rimbomba nel silenzio della casa, “Quella inetta della mia estetista ha fatto un disastro!”</span></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
<br />
<div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="font-size: small;">“Non puoi capire: le ho chiaramente detto di farmi una normale brasiliana. Non mi sembra così complicato, no?” i passi di Tessa si avvicinano pericolosamente al salotto colmo di amici che ascoltano attenti le sue parole. <br />Monica sente un brivido attraversarle lo stomaco quando la sua coinquilina non sembra intenzionata a farmarsi: “E invece no! Monica, me l’ha sbarbata a metà! Ho mezza topina disboscata e mezza no! Ora come cazzo faccio? Io domani sera la volevo dare a Lorenzo!”</span><br /><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /> </span></span></span></span></div>
<div dir="ltr" style="line-height: 1.15; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">E, ultimo ma non ultimo, qualcosa che ho in cantiere da una vita, che ha subito qualche modifica e che è nato per una disavventura di una delle TuttoTondine con un vicino di casa: Andy e Drew... evito di mettere lo spoiler, viste le spiacevoli disavventure che sembrano accadere a chi agisce in modo stupido, ma volevo far sapere alla suddetta TuttoTondina che quella storia c'è, esiste ed è viva e in divenire nel mio computer.<br /><br />Eventualmente, se qualcuno sarà interessato, metterò lo spoiler in privato su FB su richiesta e/o nel gruppo.</span></span></span></span></div>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-size: 15px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"></span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"> Credo di aver finito. Soprattutto ho finito la mia unica pausa studio del pomeriggio.</span></span></span></span></div>
<div class="text_exposed_show">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><span style="background-color: transparent; color: black; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Abbandono la nave ringraziando le persone che ancora mi leggono, baciando con la lingua quelli che ancora hanno voglia di lasciare un commento agli sporadici capitoli che arrivano: senza i vostri incoraggiamenti credo che avrei desistito da tempo. Un grazie di cuore a chi c'è stato in passato, ha letto le mie storie anche se, giustamente, ha abbandonato. Avete comunque la mia gratitudine più sincera. </span><br /><br /> </span></span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span></div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><i><br /></i></span></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-68335559117050564222014-06-06T02:41:00.000-07:002014-06-06T03:11:40.201-07:00Dal timore della Lemon al "Pan per focaccia"<br />
<br />
<span style="font-size: large;">Partirò con qualche domanda per chi si cimenta nella scrittura: che cosa vi spaventa scrivere? Che scene vi creano più problemi? Vi siete mai trovati di fronte ad un passaggio che non potevate evitare e che vi siete sforzati di creare?</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Scribacchiare non è affatto facile. Soprattutto scribacchiare qualcosa che soddisfi noi stessi. </span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6FTpEuyJXVE3DcxW4Z8GM4DsBfevJlumk9R6rLKZ1MI7bWmCWkRWDOLP89VtYePhm6gRY3qSm67fP2TM3xwg-F1fbcB_mqz_C9E_1_sFSqIvcvyIdvykXt5UKKbJDyclsgJeF7WQc2mW_/s1600/collana.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6FTpEuyJXVE3DcxW4Z8GM4DsBfevJlumk9R6rLKZ1MI7bWmCWkRWDOLP89VtYePhm6gRY3qSm67fP2TM3xwg-F1fbcB_mqz_C9E_1_sFSqIvcvyIdvykXt5UKKbJDyclsgJeF7WQc2mW_/s1600/collana.jpg" height="400" width="241" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;">So
che non sono l'unica ad aver risposto in continuazione alla propria
Beta "No, non ce la faccio a scrivere il po-porno"... Giusto? O solo io
ho avuto per anni la certezza che non avrei mai descritto un momento di
intimità? <br />C'è una cosa da premettere: non è la scena intima in sé ad
inibirmi (certo, se ci sono troppi dettagli io rido e mi imbarazzo), ma
sono i termini che hanno sempre funzionato come repellente: nominare
gli organi sessuali, per intenderci... cose così. <br />Ecco, quando ho
capito che questi nuovi Med e Alex erano più sfacciati della vecchia
versione, mi sono dovuta arrendere al fatto che loro non avrebbero fatto
sesso sul letto con violini e al ritmo dell'ammmore. Questi due erano
più pretenziosi e ciò richiedeva che io mi depuritanizzassi e mi
decidessi a dare loro un prima volta che li rappresentasse. Quindi che
andassi oltre il mio limite e il mio tabù e che parlassi di sesso. Mai
scritto. Letto forse due volte. Come si racconta il sesso? Mica è facile
capire come fare... A me mancavano le basi e il mio blocco mi impediva
di sopperire documentandomi (leggendo libri con scene intime o facendo i
compiti che la Beta mi dava... tipo... "Scrivi una scena di solo
sesso." ... Mi ha dato questo compito più volte e io non l'ho MAI
svolto. Meriterei un 2.)... prima o poi però 'sta scena la dovevo
raccontare.<br />Benedetta la mia Beta, perché senza i suoi
incoraggiamenti a "dire di più", la scena del bancone sarebbe molto meno
vivida. Fatto sta che ora, riguardando TuttoTondo, mi rendo conto che
quella che era la scena che meno volevo nella mia storia e che pensavo
mi sarebbe venuta peggio, è uno dei passaggi che più mi piacciono e che
mi ricordano chi sono Alex e Med (sì, ogni tanto mi perdo e quando mi
metto a scrivere mi devo rinfrescare la memoria).</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Tutto
questo per dire che, a volte, le cose che ci fanno più paura sono
quelle che ci danno maggiore soddisfazione. Certo, non è detto che i
risultati siano buoni o che eccelsi: probabilmente, se comparati con i
risultati di chi quella cosa la sa fare, saranno mediocri... magari
anche qualcosa di meno, però la soddisfazione di aver fatto qualcosa
fuori dalla nostra "comfort zone" è piacevole. <br /><br />Nel mio caso
rileggere questa scena è più piacevole che rivedere quelle comiche o
introspettive, perché quelle sono DECISAMENTE all'interno della mia
comfort zone. <br />Questa mattina l'ho riletta bevendo il caffé e, lo
ammetto, quando leggo a me vengono seri subbi sul fatto che quelle cose
possa averle scritte io. Anyway, visto che c'è e che un po' mi
inorgoglisce, prima di rimettermi sui libri ne faccio una nota. Così.
Perché stamattina mi va di averla anche qui.</span><span style="font-size: large;"><br /><b> </b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b>Dal capitolo "Pan per focaccia" de <i>"L'imbarazzante piacere di TuttoTondo"</i></b></span><br />
<span style="font-size: large;"><a href="http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1799977"><span style="font-size: large;">http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1799977</span></a></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“Vieni qui...” sussurro e lui obbedisce, costringendomi a
voltarmi finché la mia schiena non è premuta contro il
bordo del ripiano in marmo.<br />
<br />
Poi, senza parlare, i suoi occhi mi sorridono. Con le mani mi avvolge
il viso, posando la fronte sulla mia e inspirando piano: restiamo
così per qualche minuto, guardandoci senza parlare e nel
silenzio posso sentire il mio sangue che comincia a pulsare forte e
veloce.<br />
Non so che cosa stia aspettando di preciso, ma il calore del suo corpo
contro il mio e l’intensità dei suoi occhi diventano
l’unica cosa di cui sono consapevole: cingendogli la vita lo
avvicino quanto più possibile a me.<br />
<br />
“Aleman, che stai aspettando?”<br />
<br />
Il sorriso più furbo che gli abbia mai visto fare si anima sulla
sua bocca: poi le sue dita premono in modo impercettibile sulla mia
pelle. Seguendo i suoi gesti, lascio che le mie labbra si posino sulle
sue, chiudendo ogni ricordo di oggi fuori dalla mia mente e lasciando
che il mio corpo senta solo Alex. <br />
Più che decisa a godermi ogni secondo con lui, incurante della
possibilità che le mie mani siano gelide, muovo le dita contro
la sua maglia, alzandola per andare ad accarezzare <span style="font-style: italic;">loro</span>: i muscoletti.<br />
Lui rabbrividisce in modo evidente e spezza per un attimo il bacio,
tenendo gli occhi chiusi e facendo scivolare un pollice sulla mia bocca.<br />
<br />
Dio, ma come fa a essere così fottutamente sensuale pure mentre sono io che dirigo i giochi?<br />
Io non sono mai stata dotata di grande spirito di iniziativa, ma in
questo momento non riesco a pensare in modo razionale e lascio che le
mie mani facciano ciò che vogliono. <br />
Con le palpebre ancora chiuse Alex ridacchia della sua stessa reazione
e sposta le mani sulla mia vita, invitandomi a saltare con tutta la mia
grazia sul bancone della cucina: poi, senza tanti convenevoli, abbassa
il viso fino al mio ventre, solleva l’estremità del mio
vestito e lascia cadere un’infinità di baci sulla mia
pelle, mentre nella sua risalita verso il mio viso porta con sé
la stoffa da cui, una volta ritrovate le mie labbra, mi libera
definitivamente.<br />
<br />
Nel panico più totale per l’esposizione del mio corpo ai
suoi occhi alla luce della cucina, mi stacco da lui per allungarmi
verso l’interruttore alle mie spalle, ma Alex mi ferma,
riportando il mio corpo contro il suo e sussurrandomi:<br />
“Falla finita.”<br />
<br />
Certo, logico che lui voglia mostrare tutto il suo corpicino asciutto
con orgoglio, ma io credo che sarebbe molto più facile
abbandonarmi alla situazione se non mi dovessi preoccupare di ogni
piega di ciccia che lui vede.<br />
<br />
“Fammela spegnere...”<br />
“No, non ce n’è ragione.”<br />
“Ma...”<br />
“Niente <span style="font-style: italic;">ma</span>, Scintilla.
Non pensare. Baciami e non pensare.” mormora con una voce lieve
come la distanza tra le nostre labbra e l’effetto di Alex su di
me corre lungo ogni sinapsi del mio cervello. <br />
Stringo le braccia attorno alle sue spalle e lascio che ricominci a
baciarmi con ritrovato entusiasmo, mentre i suoi sorrisi si scontrano
con i miei e il suo respiro torna a farsi appena un po’
più accelerato.<br />
<br />
Oh, ‘sti cazzi! Tanto anche se non vedesse, la ciccia la
sentirebbe comunque. Facendo questa considerazione, però, mi
ricordo di eventi poco piacevoli durante la mia intimità con L e
decido che con Alex non voglio provare nessuna forma di disagio.<br />
<br />
“Alex, una regola...”<br />
Lui sembra ignorarmi, continuando imperterrito a far scivolare le dita sulla mia pelle. <br />
“Alex!”<br />
“Mmh?” il suo è un mugolio appena accennato e che
mostra debolmente la sua frustrazione per la mia cocciutaggine.<br />
“Mi ascolti?” <br />
Ma sono abbastanza convinta che l’unica cosa che sta ascoltando
sia il pulsare del suo sangue che, dalla periferia, sta emigrando con
grande gioia verso sud. Il che mi va benissimo ma, visto che
l’aria si sta riscaldando e che la nonna sembra aver deposto
l’ascia di guerra contro il mio accoppiamento, sento
un’improvvisa necessità di porre un veto.<br />
<br />
Quando la mia intimità era condivisa con L si verificava
matematicamente un evento alquanto spiacevole per la sottoscritta: la <span style="font-style: italic;">strizzatura</span>.
Non è una pratica sadomaso, né un gioco di ruolo;
è qualcosa che, per le ragazze in carne, ha una connotazione
umiliante. È qualcosa che, quando vanti un più o meno
prominente salvagente di adipe, temi con ogni tua molecola. <br />
<br />
Qualcosa che, però, sembra essere inevitabile quando fai sesso.<br />
La strizzatura si traduce in quell’insopportabile gesto che loro
compiono ogni volta che incontrano una piega di ciccia: la afferrano e
la strizzano.<br />
La stringono con passione, come se potesse essere anche solo
lontanamente sensuale, come se da questo stritolamento tu dovessi
trarne giovamento e avvicinarti più velocemente
all’orgasmo: ecco, non è così. Ha esattamente
l’effetto opposto: d’improvviso perdi il <span style="font-style: italic;">focus</span>, ti dimentichi che stai correndo verso la meta e il tuo <span style="font-style: italic;">touch down</span>
rischia di diventare solo un miraggio. Diventi improvvisamente conscia
di quei manigliotti a cui lui si regge e, invece di focalizzarti sul
tuo piacere, cominci a fare una stima possibile della misura in
centimetri del grasso che tiene tra le dita e cominci a chiederti se,
in realtà, anche lui stia cercando di soppesarne la mole. O se
si stia chiedendo come avevi fatto a nascondere quell’abbondante
cuscinetto fino a quel momento. <br />
<br />
L lo faceva sempre. Ogni benedetta volta. Come se avessi bisogno di un
promemoria di dove si trova distribuito il mio sovrappeso.<br />
Mentre Alex, assolutamente disinteressato a quello che io ho da dire,
accompagna le mie mani sul bordo della sua maglia e mi aiuta a
levargliela, io penso ad un’unica cosa. Non voglio sentirmi
umiliata e non voglio sentirmi insicura. Voglio sentirmi bene con lui e
voglio sentirmi una donna di serie A, almeno questa volta.<br />
<br />
I suoi baci sulla mia pelle si fanno più rapidi quando, con un
movimento del bacino, separa le mie ginocchia e ci si intrufola in
mezzo con frenesia, ricordandomi che l’universo è contro
di noi e, se non colgo l’attimo, rischio di andare di nuovo in
bianco.<br />
“Alex, stammi a sentire...”<br />
“Parla!” la sua voce è quasi spazientita e le sue
dita intrappolano il mio viso nella sua stretta per guidare la mia
bocca dritta contro la sua, lasciando cadere baci prepotenti e
frettolosi.<br />
“Non si afferra.”<br />
<br />
Lui si blocca per un secondo e quei suoi occhietti blu si fanno grandi e confusi:<br />
“Che cosa?”<br />
“Non si impugna niente. È questa la regola.”
bisbiglio stringendo le mani attorno ai suoi polsi per poi accarezzarli
piano; lui si lecca lievemente le labbra con aria riflessiva, inclina
il capo e poi chiede:<br />
“Che cazzo vuoi dire?”<br />
“Non voglio che, mentre sei tutto annebbiato dalla tua
mascolinità, ti metti ad afferrare parti di me a caso...”
provo a spiegare sopprimendo una risata di fronte al panico che
sfreccia per un attimo nel suo sguardo e capisco che non posso trovare
un modo di spiegargli cosa non voglio senza suonare patetica e insicura
e senza portare la sua attenzione proprio sui miei problematici
accumuli lipidici.<br />
<br />
“Non ho capito...” confessa infatti studiandomi con aria
disorientata: “Potrò afferrare qualcosa spero...”<br />
“No...”<br />
“Neanche le tette?”<br />
“Non chiamarle tette!”<br />
“Come le devo chiamare... <span style="font-style: italic;">boobs</span>?”<br />
“Alex...”<br />
“Posso o no?”<br />
“D’accordo, diciamo che non puoi aggrapparti all’adipe ma che ammetto eccezioni...”<br />
“Mi sembra un buon compromesso...” poi sembra scegliere di
non approfondire cosa lui non potrebbe fare ma di concentrarsi su altro:<br />
“Tu puoi afferrare, vero?” ridacchia speranzoso, gioendo quando annuisco.<br />
<br />
Allenta per un attimo presa sulla mia vita e si allontana di qualche
passo, salta sul bancone accanto a me, levandosi le scarpe, e porta una
gamba dall’altro lato del bancone.<br />
Mi tira a sé con un gesto deciso, fino a che il mio fianco non
si scontra col suo corpo: basta una lieve pressione per riattivare ogni
singolo ormone nel mio corpo e farmi sorridere soddisfatta alla
constatazione dell’effetto che <span style="font-style: italic;">io</span>, proprio io, stavo avendo su di lui. <br />
La sua bocca è nuovamente premuta contro la mia in un bacio che
diventa velocemente molto più forte, pretenzioso e irregolare:
più le sue labbra sembrano non controllarsi contro le mie,
più il mio istinto di strapparmi i leggings si fa prepotente.<br />
<br />
Rispondo ai suoi tocchi smettendo di pensare e sentendo solo il sapore
delle sue labbra contro la mia lingua e, per non so dire quanto,
l’unica cosa che i miei sensi percepiscono è Alex. <br />
Poi, ammiccando contro la mia bocca, le sue mani premono contro il mio
corpo, sulle mie spalle, e pochi secondi più tardi, mi ritrovo
sdraiata sul bancone della <span style="font-style: italic;">nostra</span>
cucina con il mio coinquilino che come un gatto si sta allungando sopra
di me, lasciando baci illegali lungo la strada. Spinge le mie ginocchia
lontane l’una dall’altra, distendendosi completamente sopra
di me con quel sorrisino compiaciuto che è ormai un marchio di
fabbrica. E, dopo un brevissimo momento di stallo, capisco.<br />
<br />
Sto per fare sesso sul bancone della mia cucina. E la cosa mi inorgoglisce schifosamente. <br />
L’ho sempre voluto fare su questo maledetto bancone, ma mi
bloccava il pensiero che ci faccio colazione sopra. E
l’iniziativa più ardita di L è stata di propormi
con insistenza la doccia come <span style="font-style: italic;">setting</span> alternativo.<br />
<br />
Ma Alex non me l’ha proposto: Alex non me l’ha chiesto. Lui
mi ha invitato a farlo, senza parole, solo con le carezze. E il mio
corpo ha risposto a quelle: il mio corpo è assolutamente
d’accordo. Mentre la sua bocca si sposta dalla mia per scendere
verso le spalle, però, sembra avere un’illuminazione: si
ferma, si mette in ginocchio - donandomi la visione del suo appetitoso
petto nudo - e mi sfiora l’ombelico.<br />
<br />
“Dammi il tuo telefono.” <br />
“Perché?!”<br />
“Fallo e basta, Sofia!”<br />
C'è una punta di autorità nella sua risata che mi porta
ad obbedire. Sbuffando, mi ritrovo ad arrotarmi sul fianco in un
movimento agile quanto un ippopotamo: infilo la mano nella borsa appesa
alla sedia, recupero il mio cellulare e glielo passo.<br />
<br />
Lui sorride come se gli avessi appena regalato un pacco di orsetti
gommosi e, posando gli occhi sui miei, lo spegne. Poi fa lo stesso col
suo.<br />
Lo osservo con curiosità perché non capisco tutta questa
fretta di disconnettere i nostri telefoni ma, quando lo vedo scendere
dal bancone e staccare prima il telefono di casa e poi il ricevitore
del citofono, capisco.<br />
<br />
“Basta interruzioni. Ora si fa come dico io.”<br />
<br />
E torna a sdraiarsi su di me, riprendendo da dove ci eravamo fermati.<br />
Le mie dita impazienti si fanno strada sul suo corpo, fino a trovare il
bottone dei jeans. Quando lo faccio saltare abbassando poi piano la
zip, faccio scorrere le dita sul cotone che si scopre, accarezzando
Alex attraverso il tessuto: al mio tocco lo sento smettere di respirare
e soffiare contro il mio collo qualche cosa in inglese che non riesco a
capire, ma che mi fa sentire in paradiso.<br />
<br />
I minuti passano, scanditi solo dalle carezze e dal sangue che mi pulsa
insistente contro le tempie, fino a che lui non sussurra il mio nome,
spezzando il bacio e premendo lentamente un dito contro le mie labbra.<br />
“Med...” <br />
Poi comincia a ridere con il viso nascosto contro la mia spalla e reggendo il suo peso sui gomiti.<br />
<br />
Che cosa c’è di divertente?<br />
<br />
La sua risata, prima silenziosa e lieve, si fa piano piano più
forte, meno controllata e vibra contro la mia carne: cosa cazzo ha da
ridere come un cretino?<br />
Io sono qui, seminuda, eccitata come un cammello e convinta di aver
dato fino ad ora il meglio di me, e lui sembra avere un attacco
respiratorio, tanto si sta divertendo.<br />
<br />
“Cosa c’è? Che ho fatto?!”<br />
In un primo momento lui non mi risponde e io, stizzita, gli tiro piano
i capelli, pretendendo una risposta: solleva il viso e non sembra
riuscire a smettere di sghignazzare. Ha persino le lacrime agli occhi.<br />
“Alex...” <br />
Fa uno sforzo sovrumano per spegnere lentamente la sua risata e poi fa schioccare le labbra sulle mie, inspirando dal naso.<br />
“Cosa è successo?”<br />
<br />
“Ho un problema...” ridacchia accarezzandomi un orecchio e continuando a divertirsi come un matto.<br />
“Che problema? Che c’è?”<br />
Lui resta zitto per un po’, cercando di sopprimere l’ennesimo ghigno, per poi confessare:<br />
“Ho l’ansia da prestazione.”<br />
<br />
È uno scherzo? Mi sta prendendo per il culo? È stato un
mandrillo con l’ormone volante fino a ieri e ora che stiamo per
battere chiodo, mi dice che gli si è rotto l’impianto
idraulico?<br />
<br />
“Stai facendo cilecca adesso?!”<br />
“Non sto facendo cilecca... Oddio, magari sì...” e riprende a iperventilare per il divertimento.<br />
“Alex, non è divertente!”<br />
“È esilarante! Mi sono vantato come un coglione di fare
magie sotto le lenzuola e poi mi viene l’ansia da prestazione."<br />
<br />
Adesso: so che le donne dovrebbero mostrarsi comprensive e affettuose
in queste situazioni, ma io voglio il mio sesso. E lo voglio ora! <br />
<br />
“Senti, fatti una camomilla perché questa è
l’ultima volta che ci proviamo: se non vai in buca oggi, io
rinuncio!” <br />
Mi metto a sedere, costringendolo a seguire i miei movimenti e non
riuscendo a controllare il broncio sul mio viso, cosa che lui trova
esilarante.<br />
“Non sei per nulla comprensiva...”<br />
“Se mi dici che non ti funziona perché tieni troppo a me,
giuro che te lo rompo del tutto.” biascico schivando la sua mano
che cerca di catturare il mio viso e sbuffando. <br />
<br />
So che sto facendo i capricci, ma non è che questo evento aiuti la mia autostima! <br />
<br />
“Non ho detto che non mi funziona! Ho detto che ho l’ansia...”<br />
“Ma di che cosa?! Anche la tua peggior prestazione otterrebbe un
punteggio altissimo rispetto a quello a cui sono abituata!” mi
lagno facendolo ridere di nuovo. <br />
<br />
Non è che bisogna essere dei re del porno per fare meglio di L.<br />
Alex si muove con agilità, scendendo dal bancone e portandosi di
fronte a me per riprendere a baciarmi, nonostante le mie proteste.<br />
E lo fa fottutamente bene, il che rende la sua ansia da prestazione ancora più ridicola.<br />
<br />
Con i suoi baci riprendo a rilassarmi e le mie braccia si muovono fino a trovare le sue spalle.<br />
“Ti prego, dimmi che ti stai rianimando...”<br />
Alex sghignazza ancora una volta e ricambia il mio abbraccio, annuendo
piano: sento le sue dita sulla mia schiena e, pochi secondi dopo mi
accorgo che ha fatto saltare il gancetto del reggiseno. <br />
<br />
Sopprimo l’ennesimo sussulto di panico che si fa strada dentro di
me per il timore che le mie tette siano, in realtà, più
cadenti di quello che mi ricordo:<br />
“Andiamo in camera.” <br />
“No.” protesto stizzita, premendo il mio petto nudo contro
Alex per cercare di nascondere alla sua vista i difetti del mio corpo.
“Io lo voglio fare qui."<br />
<br />
La cucina è perfetta per noi. Riflette chi siamo e cosa amiamo;
è il nostro terreno comune. È il luogo in cui siamo
entrambi a casa ed è quello in cui sento di aver visto
più di Alex. <br />
Non c’era un posto più azzeccato per la nostra prima - e spero non ultima - volta.<br />
<br />
Mi sussurra di non muovermi e promette di tornare subito prima di
zompettare come un grillo verso camera sua, suppongo a caccia di
precauzioni.<br />
Pochi secondi dopo è di nuovo tra le mie braccia, sghignazzando
come un cretino e baciandomi come se fossi la cosa più gustosa
del mondo, mentre sale per l’ennesima volta su di me e, nel
processo, si sbarazza anche degli ultimi indumenti che ci separavano.<br />
<br />
Non ho il tempo di imbarazzarmi e non ho modo di far scorrere gli occhi
su di lui perché, con due baci, ho di nuovo perso la
capacità di concentrarmi: non so più se il tempo attorno
a noi si è fermato o no ma, tra una carezza e un sospiro, mi
trovo ancora con la schiena premuta sul marmo gelido e il calore di
Alex su di me.<br />
<br />
“<span style="font-style: italic;">God, I want you so bad...</span>” sussurra contro le mie labbra e le sue parole spengono l’ossigeno nei miei polmoni. <br />
<br />
Lui vuole me. Vuole davvero me, non il sollievo che un po’ di
squallido sesso può dargli. Vuole me, con la mia orribile
personalità e i miei chili in eccesso.<br />
Non mi ero mai sentita desiderata così, con tutta
l’emozione che sento nella sua voce e con l’attenzione con
cui le sue mani sfiorano la mia pelle. E questa consapevolezza mi fa
agitare come se fosse la mia prima volta. <br />
<br />
All’improvviso mi sento di nuovo insicura e la paura di non
essere all’altezza si fa più reale quando il suo corpo si
fonde con il mio: è un movimento lieve, gentile e delicato. Si
muove lentamente, lasciando che la pelle dei suoi fianchi sfiori
molecola dopo molecola l’interno delle mie cosce e il solletico
del suo corpo sul mio diventa una dolorosa attesa che precede il
disciogliersi di un calore che non so raccontare: così dolce,
così scivoloso, così completo che sento ogni frammento
della mia pelle rispondere a lui.<br />
Una delle sue mani si sposta sul mio bacino, accompagnandolo verso il
suo e nello stesso momento lo sento lasciare scorrere piano il ventre
contro la mia carne, succhiando le mie labbra allo stesso ritmo con cui
i suoi fianchi trovano i miei.<br />
<br />
È una percezione così intensa che la scopro diffondersi
dall’epidermide fino a dentro, la assaporo sulla lingua, la
avverto assordante nelle orecchie e involontariamente, mi irrigidisco:
allora Alex si ferma, baciandomi piano e accarezzandomi il collo con le
labbra, conscio del mio improvviso nervosismo.<br />
<br />
“Tutto okay?” <br />
Sono più che okay. Sono incredula, suppongo.<br />
<br />
Un cenno della testa sembra rassicurarlo e lentamente ogni cosa attorno
a me diviene inconsistente, ovattata: ci sono solo Alex e i nostri
movimenti lenti. <br />
All’inizio sento le mie mani che tremano mentre gli accarezzo la
schiena: i miei polpastrelli si nascondono tra i capelli morbidi che
sembrano raccontare le sue reazioni a me. Mentre li sfioro e il suo
respiro si spezza contro la mia gola, li sento alzarsi tra le falangi e
li stringo con energia: una delle mie mani si muove involontariamente
lungo il suo collo, seguendo il contorno della sua mandibola per
arrivare ad accarezzargli la guancia calda e tesa. Quando scorro
l’indice sul suo zigomo, un sospiro sfugge dalle sue labbra e il
mio nome esce appena accennato insieme al suo respiro.<br />
<br />
Stringe delicatamente le dita contro la carne del mio ginocchio,
violando la regola che avevo imposto, ma sapere che è il suo
modo di chiamarmi sua mi rende più audace: affondo le unghie
nella sua nuca, tremando ogni volta che un impercettibile freddo
accarezza la mia pelle quando i suoi fianchi si allontano dai miei, per
tornare a baciarli pochi attimi dopo. <br />
<br />
Ed è di nuovo calore. È ancora morbidezza. È sempre più sapore.<br />
<br />
Le mie unghie lambiscono ogni centimetro della sua schiena: è
una discesa calma, energica. Affondo nella sua pelle, sentendola
increspare appena e trascino le dita lungo il suo corpo, diventando
più vigorosa quando incontro una delle scapole e recuperando
delicatezza sull’incavo appena prima del bacino. Lì mi
fermo più a lungo per accompagnare il suo movimento contro di
me. <br />
Poi torno a esplorarlo piano, rallentando fino a trovare la curva
tornita dopo i suoi fianchi, stringendo i polpastrelli attorno alla sua
carne: faccio pressione invitandolo a trovare di nuovo una sintonia
più profonda con me e ottenendo in regalo un bacio violento.<br />
<br />
Il marmo è freddo e scomodo e per un secondo dubito di riuscire
a seguire i suoi movimenti: ma le mie preoccupazioni si fanno polvere
quando lo vedo ridere della nostra mancanza di sincronia e lo sento
sussurrare di stare calma. <br />
“Med, va tutto bene…” <br />
“Sì, benissimo.”<br />
“Perché sei così tesa?”<br />
“Non lo so…” rispondo con onestà e le sue
mani si spostano sul mio corpo con la stessa delicatezza con cui lui si
muove con me, anche se le sue parole e le sue carezze non aiutano molto
a farmi calmare.<br />
<br />
Forse è la sensazione di essere sua finalmente. Anzi,
probabilmente è più il fatto che lui sia mio: il modo in
cui si lascia baciare, in cui cerca il mio tocco, quello in cui sfiora
il mio corpo come se dovesse trattarlo bene.<br />
Più le mie molecole si tendono, più il mio corpo diventa
sensibile ad Alex e percepirlo così intensamente rende ogni mio
senso più vivo.<br />
<br />
“Sofia…” sussurra lui strofinando con languore il
naso contro la mia clavicola e sentirgli pronunciare il mio nome
così e adesso mi fa ridere. <br />
“Dimmi Alexander…” rispondo sogghignando e la
vibrazione ci fa perdere la sincronia per l’ennesima volta.<br />
<br />
Lui si unisce a me nella risata, sollevando il viso e fermandosi su di
me: mi fissa per qualche secondo dritto negli occhi, poi muove
lentamente il bacino ed io non riesco a controllare le palpebre che si
chiudono, assaporando i suoi gesti attenti.<br />
“Apri gli occhi, Med…” è una richiesta appena
sussurrata, ma il mio corpo non risponde ai miei ordini. Il caldo che
irradia da lui sembra l’unica cosa che guida il mio essere e,
quando si china sul il mio viso, il ricordo di <span style="font-style: italic;">Armani Code</span>
mi avvolge impercettibilmente e mi guida verso il suo collo: accarezzo
il naso sulla sua pelle, alla ricerca disperata di quel frammento che,
per un attimo, ha invaso il mio respiro. Poi la sua voce, leggermente
tremante, mi distrae di nuovo e la sua richiesta fa diffondere un
tepore ancora più penetrante nel fondo del mio ventre:<br />
<br />
“Baciami…”<br />
<br />
Sembra stupido, ma sentirgli chiedere di essere baciato mi fa sentire
importante, come se lui avesse bisogno di me: è una
realtà nuova, una gratificazione che non conoscevo. Quello che
Alex mi sta facendo provare in questo momento tinge il sesso di
sensazioni che non conoscevo.<br />
<br />
I secondi passano e si fanno respiro quando smetto di preoccuparmi e mi decido ad assaporare lui.<br />
<br />
<span style="font-style: italic;">Noi.</span> <br />
<br />
E, contro ogni mia previsione, siamo prefetti: imperfetti e impacciati
a tratti, incerti e fuori tempo in alcuni momenti, ma sono a mio agio
come non mi era mai successo con L. Le carezze ogni tanto si spezzano
in risate e i suoi baci a volte mi fanno il solletico, ma il mondo si
ferma e il mio corpo parla con il suo in un modo che non pensavo fosse
possibile. <br />
<br />
È tutto delicato, tiepido e piacevole. <br />
<br />
Rido e mi sento viva. Il sesso non era mai stato divertente, non era
mai stato ridicolo: ma con lui sto scoprendo una nuova me, che non si
preoccupa di un atto meccanico ma che si diverte e ride mentre cerca
una sintonia così difficile da trovare. La timidezza e
l’incertezza svaniscono e lui diventa il mio complice, non il mio
obiettivo.<br />
<br />
Sento lui e sento me stessa più di ogni altra cosa al mondo. Per
il tempo in cui siamo un’unica cosa il mio cuore accelera insieme
al sangue che si diffonde nelle mie vene: il suo respiro affannato e
spezzato diventa ossigeno per me, si fonde sulle mie labbra, posandosi
leggero sulla punta della mia lingua e rendendo il gusto di Alex
amplificato fino ad entrarmi nella pelle, correndo lungo i miei nervi,
giungendo potente fino all’incontro di noi. <br />
<br />
Laggiù. Dove non so più dire dove finisce lui e dove
comincio io. È una cascata di calore che ha il sapore della sua
carne che si appoggia alla mia, della sua pelle che sfrega contro la
mia sempre più piano, ma più a lungo, come qualcosa che
non riesco ad afferrare del tutto. <br />
<br />
È lì, proprio<span style="font-style: italic;"> lì</span>, ad un niente da me: si fa rincorrere e si fa aspettare per non costringermi a smettere di sentire. Toccare. Assaporare. <br />
<br />
Poi la sua pancia tesa si abbandona sulla mia per un secondo di troppo
e, all’improvviso, mi trovo a respirare in modo affannato e a
percepire i muscoli del mio corpo tendersi con una scossa che si
scioglie in calore e, contro volontà, le mie cosce si stringono
con dolorosa forza attorno ai suoi fianchi, animate da uno spasmo
costante mentre tutti miei muscoli si contraggo attorno a lui. È
il mio corpo che lo tira a sé, che lo avvolge, che lo tiene
vicino con prepotenza e gratitudine.<br />
<br />
Contratto. Rilassato. <br />
<br />
Come se non sapesse se tenerlo stretto più a lungo o lasciarlo
andare del tutto. Come se non capisse se lo vuole con sé o
lontano da sé. <br />
Le orecchie mi si tappano, o forse l’urlo del mio corpo è
troppo forte per sentire altro. Le guance sembrano scottare, le mie
dita diventano più sensibili alla morbidezza della sua pelle e
le mie narici inspirano un odore che sa di piacere. Non vedo nulla e,
nello spasmo interminabile, chiudo gli occhi percependo il caldo che si
solidifica in piccole macchie di luce nel buio che pulsa sotto le mie
palpebre. <br />
<br />
Attento a ciò che il mio corpo gli sussurra, Alex si ferma per
un momento, baciandomi forte e intrecciando le nostre dita, mentre il
mio cuore cerca di tornare a battere ad un ritmo costante e il mio
respiro si fa più lungo. <br />
<br />
“Porca puttana.” esclamo in modo decisamente poco elegante
e lui scoppia a ridere, affondando il viso contro la mia pelle e
aspettando che io mi rilassi abbastanza da permettergli di ricominciare
a muoversi. <br />
<br />
“<span style="font-style: italic;">That was fast...</span>” sussurra stupito dalla rapidità con cui il mio corpo ha risposto al suo.<br />
“Te l’ho detto che io sono veloce.” sghignazzo
soddisfatta, prima di baciarlo e lasciare che recuperi il tempo perso e
riprenda il ritmo leggero che, poco fa, mi ha tolto il controllo su me
stessa. <br />
Alex si prende il suo tempo e sentirlo con me, percependo il suo corpo
che si tende e si rilassa, sembra dilatare lo spazio: non so per quanto
i suoi respiri scandiscono i miei minuti ma, mentre incontro i suoi
gesti e le mie dita corrono sui suoi capelli, i suoi denti mordono
lievemente le mie labbra e la sua reazione a me diventa la cosa
più bella che abbia mai assaporato.<br />
<br />
Quando sussurra <span style="font-style: italic;">“Shit...”</span>,
sollevandosi per reggere il suo peso e rallentando, cerco di
accompagnarlo come ha fatto lui con me, baciando la sua pelle e
accarezzando il suo viso: stringe gli occhi con forza e smette di
respirare per un secondo, abbassando la testa per incitarmi ad
accarezzarlo ancora e ancora, mentre le sue braccia cedono. Si appoggia
delicatamente contro di me, cercando veloce le mie labbra e, mentre mi
bacia, riprende a sorridere.<br />
<br />
“Dio mio...”<br />
“Preferisco se ti rivolgi a me come a una
donna.” scherzo premendo i polpastrelli contro la sua pelle per
tenerlo vicino più a lungo e lui soffia l’ennesima risata
sulla mia bocca.<br />
Il silenzio si espande piano tra di noi e l’unico rumore che
posso percepire è quello del suo cuore che pulsa contro di me:
non si muove, rimane disteso sopra di me, accettando ogni carezza che
accompagno sulla sua schiena e facendo scivolare ogni tanto le labbra
sulla mia spalla. <br />
<br />
È qui, ancora fuso con me mentre cerchiamo di ritrovare un
respiro regolare e mi rendo conto che anche questa parte è
nuova: nella mia vita intima, di solito, al piacere seguiva un senso di
disagio, alimentato dal non sapere che gesti fare, se restare o alzarmi.<br />
<br />
Per la cronaca, con L finiva sempre che, una volta ottenuto quello che
voleva lui si spostava e si rivestiva, levandomi dall’impiccio di
capire che posto prendere nei minuti successivi. <br />
E invece Alex non accenna a muoversi: resta disteso contro la mia pelle, respirando il mio odore e dicendomi piano:<br />
“Sai di buono.”<br />
“So di te, cretino.”<br />
<br />
Sollevo il suo viso, guardandolo dritto negli occhi, confesso:<br />
“Dio, se ne valevi la pena.” <br />
<br />
E il sorriso che si anima sulle sue labbra è qualcosa che non avevo mai conosciuto.<br />
</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><br />PS: la foto viene da qui <a href="http://www.pinterest.com/pin/65935582018157273/">http://www.pinterest.com/pin/65935582018157273/</a></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-72470613020162334922014-06-02T23:53:00.001-07:002014-06-03T01:04:11.274-07:00Thank you for... la sfida. <span style="font-size: large;">Ieri un'amica ha espresso un amore particolare per una canzone degli ABBA: "Thank you for the music".</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Immagino che la conosciate tutti più o meno; io ero nel versante dei meno, nel senso che mi era noto solo il ritornello, benché possedessi da anni la colonna sonora di "Mamma mia!".</span><br />
<span style="font-size: large;">Ma alla sottoscritta piace fare cose ben oltre le proprie possibilità (vedi, ad esempio, il programma di studio che ho fatto per oggi) e lei ha il potere di farmi sciogliere il cuore anche solo dicendo "nappina".</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Facciamo un passo indietro: come sono passata dal raccontarvi del panico dal palcoscenico a discutere di cover con altri? Non ci sono passata. Sono ancora affetta dal problema, ma da sola in casa mia riesco a cantare e registrare. Dal vivo non sarebbe possibile. </span><br />
<span style="font-size: large;">Per non dilungarci: non ricordo perché ho costretto le ragazze del RA a pipparsi le mie cover (sante donne) e ho chiesto il loro aiuto quando è giunta a me la richiesta di un'amica di cantare una canzone al suo matrimonio. Ecco, qui - magari - avrei bisogno anche dei consigli di qualcuno di voi, se vi va. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Comunque, con la canzone degli ABBA tutto è cominciato con un "Però, se tu mi cantassi Thank you for the music..."</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Dunque: pigiare qui: <a href="https://soundcloud.com/morma-1/thank-you-for-the-music-acustic" target="_blank">Cover</a>. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Io sono Ariete. Credo sia sufficiente per farvi capire come sono fatta. </span><br />
<span style="font-size: large;">In pausa studio ho pensato di provarci. Che sarà mai?</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Compra la base musicale.</span><br />
<span style="font-size: large;">Prova a cantarle la versione di Mamma Mia!</span><br />
<span style="font-size: large;">Muori perché è troppo alta. </span><br />
<span style="font-size: large;">Abbassala. </span><br />
<span style="font-size: large;">Muori comunque.</span><br />
<span style="font-size: large;">Smetti di tergiversare. </span><br />
<span style="font-size: large;">Metti la base in Garage Band e prova a cantare. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Primo pensiero "Oh, merda, le strofe sono strane!"... E lo sono davvero. O forse sono io che non le conosco abbastanza. In ogni caso, si capisce anche dalla mia cover che mi erano ignote.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Parte il ritornello. Nuovo pensiero: "Oh, merda, il ritornello è potente... Ora stecco." </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Finisci la canzone e ripeti dall'inizio. </span><br />
<span style="font-size: large;">È stato frustrante, perché non beccavo i tempi, sbagliavo la melodia, perdevo il controllo della voce nelle note alte... Cose così. Ma poi l'ho finita: cioè, ne è uscita una versione finale perché era tardi e temevo che i vicini mi avrebbero denunciato. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">La versione è più che imperfetta (ascoltandola stamattina mi rendo conto di quanto), ma la parte che più mi è piaciuta non è stata vedere come mi era venuta alla fine: è stato il gusto della sfida.</span><br />
<span style="font-size: large;">Provare a cantare un genere che non mi appartiene.</span><br />
<span style="font-size: large;">Il divertimento quando dovevo cimentarmi nelle note alte.</span><br />
<span style="font-size: large;">Il ridere da sola ogni volta che sbagliavo la strofa.</span><br />
<span style="font-size: large;">Farlo perché a lei avrebbe fatto piacere e farlo perché era fuori dalla mia portata. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ecco, a volte le sfide ci portano a fallire o a ottenere risultati mediocri. 'Sticazzi! Non è scritto da nessuna parte che se una cosa è imperfetta non va bene. </span><br />
<span style="font-size: large;">Nella misura in cui andiamo oltre noi stessi, anche la sfida con risultati scadenti può darci qualcosa. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Lei me l'ha chiesta per il significato del testo: perché lei prova quello quando si dedica alla scrittura. </span><br />
<span style="font-size: large;">Io ho provato, indubbiamente, qualcosa di molto piacevole dedicandomi alla sfida. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Quindi, grazie per la sfida!</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">PS: ora, con questa storia c'entra poco, ma ho sempre "Hallelujah" di Jeff Buckley da cantare... se avete consigli e suggerimenti su cosa migliorare, io accetto tutto. Devo cantarla di fronte a un centinaio di persone, quindi se avete qualche idea su cosa cambiare e su come migliorala, o anche solo un parere su cosa non funziona, lasciate un commento e io ne farò tesoro.</span><br />
<span style="font-size: large;">Una prova la trovate qui... Mi auguro di paroneggiarla un pelo meglio una volta studiata. <a href="https://soundcloud.com/morma-1/halleluya-prova-mat" target="_blank">Hallelujah cover</a></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-13257752941033132552014-05-31T00:35:00.001-07:002014-06-01T09:18:04.928-07:00Personalmente non invecchio. Cresco.<span style="font-size: large;">Permaloso. Autocentrato. Supponente. Polemico. Aggressivo.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Spariamo qualche possibile difetto a caso e vediamo se ne abbiamo almeno un paio: io, di quelli elencati ne ho almeno due o tre.</span><br />
<span style="font-size: large;">Perché oggi parlo di questo? Perché pensavo alla diffusa credenza "le persone non cambiano" e alla altrettanto popolare convinzione che tutti, se ci impegnamo, possiamo cambiare.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Dunque è una o l'altra cosa? I difetti si tengono a bada? Si cambia o no?</span><br />
<span style="font-size: large;">Non aspettatevi una risposta da me, non lo so proprio... Sto scrivendo una riflessione sulla questione, non un post rivelatore. Io non ho la verità su niente.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Dicevo: ogni tanto ci penso e ho l'impressione di essere circondata da contraddizioni costanti quando si tratta di senso comune e, stranamente, la cosa mi solleva. Mi inquieta per ovvie ragioni, ma è prova evidente del fatto che non c'è una risposta giusta: c'è una risposta adatta a noi e basta.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Quindi, si cambia? Si deve cambiare? Ci si deve sforzare di cambiare i difetti per sé, per gli altri? Farlo significa voler migliorare o puntare alla perfezione? È un proposito positivo o un tentivo utopico di raggiungere ciò che non c'è? E cambiando arriviamo davvero a essere meglio di prima in generale? O il galleggiante si sposta comunque dalla parte dei difetti?</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Vi dirò la mia: personalmente penso che si debbano affrontare i difetti che abbiamo e che urtano o fanno soffrire NOI.</span><br />
<span style="font-size: large;">Penso che se uno cambia qualcosa di sé per adattarsi alla richiesta esterna deve sapere che è una lotta persa in partenza: ci sarà sempre qualcosa che agli altri non andrà bene. E se, malauguratamente, doveste vedere il giorno in cui nessuno avrà nulla da dire su voi e i vostri "difetti", sarà il giorno in cui forse scoprirete di aver assecondato tutte le richieste degli altri... e allora, probabilmente, l'unica persona a cui non andrete bene sarete voi. Quella è l'unica cosa che io considero una sconfitta.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Piacere o non piacere, cambiare o non cambiare.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Alla fine sono tutti dettagli inutili se diventiamo persone che noi stesse non sopportiamo. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Torniamo alla lista dei difetti dell'inizio del post: Permaloso. Autocentrato. Supponente. Polemico. Aggressivo.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Se ci appellassimo alla dibattuta questione del "sono punti di vista", in un attimo potremmo ribaltare la frittata.</span><br />
<span style="font-size: large;">Permaloso diventerebbe "sensibile".</span><br />
<span style="font-size: large;">Autocentrato... no, autocentrato non riesco a trasformalo in positivo. O forse sì: immagino sarebbe qualcosa del genere "mi voglio bene e mi rispetto".</span><br />
<span style="font-size: large;">Supponente (che per me è sinonimo di stronzo) sarebbe "sicuro di sé".</span><br />
<span style="font-size: large;">Polemico qualcosa come "curioso, intellettuamente attivo, che sa argomentare" e cagate varie. Tutte balle: io sono polemica dalla nascita e vi assicuro che non c'è nulla di positivo.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ecco, poi c'è "aggressivo": bon, quello passa dritto nel corrispettivo "appassionato", "viscerale", blah, blah.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Spero sia chiaro che io la questione dei punti di vista non la accetto: i difetti li abbiamo tutti e non possono essere qualità.</span><br />
<span style="font-size: large;">E da qui andiamo dritti a una delle frasi più usate: io sono fatto così.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Che va benissimo, nella misura in cui qualcosa funziona per sé, non ho ragione di oppormi. Certo, se sei un permaloso, saccente, arrogante, autocentrato, aggressivo, ecc... e vuoi avere rapporti con il resto della popolazione terrestre, temo che qualcosa ti toccherà smussare. </span><br />
<span style="font-size: large;">Se, però, prendiamo atto dei nostri difetti e scopriamo che ci urtano, "io sono fatto così" diventa più l'espressione della nostra pigrizia, e allora non va bene affatto. Non per niente, ma gli altri ci possono evitare: noi siamo costretti a stare con noi stessi tutto il tempo... E se ci dovessimo stare sulle balle, la cosa potrebbe essere complicata.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Arriviamo all'ultimo punto.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">"Col tempo si cambia."</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Se dovessi contare il numero di volte che ho sentito questa frase, non finirei più.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Si cambia o non si cambia, col tempo?</span><br />
<span style="font-size: large;">Io penso che si impari qualcosa ogni giorno e che questo cambi le nostre dinamiche e il nostro modo di stare al mondo. Credo che si cresca, che si impari a trovare ogni momento nuove strategie per stare con noi. È cambiare? O il nostro nucleo di partenza resta lo stesso? </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ci sono dibattiti aperti a riguardo, ma non contano molto per il fine del post.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Pensavo all'imbarazzo che spesso proviamo quando qualcuno disapporva qualche nostra affermazione e al senso di sconfitta che in alcune circostanze pervade chi non riesce a soddisfare le aspettative altrui. </span><br />
<span style="font-size: large;">Onestamente, quanto contano queste cose se alla fine della giornata è il pensiero di un altro a detrminare lo stato d'animo con cui andiamo a letto?</span><br />
<span style="font-size: large;"><br />La morale della favola è che, ad esempio, alla fine di questo post io so che metto le virigole ad minchiam e che quello dovrei cambiarlo, che alla fine di ogni post mi sono dimenticata perché avevo iniziato a scriverlo in origine e che l'idea che non ci sia una verità assoluta è ancora quella che mi piace di più. <br />Le convinzioni popolari, in fondo, originano da una riflessione che qualcuno ha fatto un casino di anni fa; non sono per forza verità. <br /><br />Qui non si cerca di stabilire cosa sia vero e cosa sia giusto: personalmente io ho scelto di applicarmi nel cambiamento se e solo se qualcosa diventava intollerabile per me. <br /><br />Ho passato qualche anno ad ascoltare le critiche degli altri sul mio modo di approcciare i rapporti e la vita e sono diventata matta: modellarsi sui suggerimenti degli altri e cercare la loro approvazione manda in palla la bussola, credetemi. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br />Alla fine ho deciso che di alcuni suggerimenti dovevo fare tesoro, il resto andava nel dimenticatoio. </span><br />
<span style="font-size: large;">Il risultato è che continuo ad essere una creatura imperfetta, pienamente conscia di una serie di difetti su cui posso lavorare (ma che, sono certa, in qualche misura saranno sempre presenti in me), ma almeno sto cambiando ciò che non va bene a me. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Le persone che cercano di dire agli altri come essere e come vivere la vita sono quelle che, forse, non cambieranno mai: sono quelle troppo concentrate sulla propria saccenza per vedere la propria imperfezione. <br /><br />Il tempo ci cambia o forse siamo noi che scegliamo di cambiarci: non lo sapremo mai. Sapremo solo che, guardandoci indietro, qualcuno o qualcosa ha contribuito a farci diventare quelli che siamo oggi... Noi possiamo determinare chi sarà quella persona. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Non credo che si invecchi: io credo si cresca... Sempre, ogni giorno, ogni volta che impariamo una cosa nuova. Crescere è rinnovarsi, è diventare qualcosa di più di ciò che si era ieri, è scoprire ogni giorno nuove strategie: siamo per sempre bambini che crescono. <br /><br />Non si cambia, non si invecchia: si impara e si continua a crescere fino all'ultimo giorno in cui saremo qui. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">E se qualcuno vi dice che vi trova invecchiati, dunque, provate a rispondergli che siete nella fase della crescita... </span><br />
<br />
<br />
<br />
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-4759168731481189712014-05-12T01:57:00.001-07:002014-05-12T02:11:17.755-07:00A twist in the night (Capitolo 16 TuttoTondo)Ordunque, poiché mi era stato chiesto da qualcuno (che aveva dovuto abbandonare FB) di postare notizie relative alla storia qui, oggi opto per un post breve ma riassuntivo di un po' di contatti. <br />
<br />
<i><span style="font-size: large;">"L'imbarazzante piacere del TuttoTondo" è stata aggiornata ieri e potete trovare il nuovo capitolo qui <a href="http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2604553" target="_blank">Capitolo 16, "A Twist in the night"</a>. </span></i><br />
<br />
Per notizie, aggiornamenti, spoiler e chiacchiere su FB, c'è il gruppo <a href="https://www.facebook.com/groups/135705233239514/" target="_blank">Di TuttoTondo in TuttoTondo</a>.<br />
L'account twitter della sottoscritta è <a href="https://twitter.com/MedOrMad" target="_blank">MedOrMad</a> e, mi pare basta.<br />
<br />
Il collegamento al mio profilo soundcloud è in uno dei vecchi post, ma eviterei di distribuirlo nuovamente per questioni di dignità. <br />
<br />
C'è Ask, che non uso molto, ma se avete domande <b>sulla storia</b>, lo lascio <a href="http://ask.fm/MedOrMad" target="_blank">ASK</a> (della mia vita privata non discuto con anonimi).<br />
<br />
Ho un profilo Goodreads (grazie alle splendide donne dei Read Along organizzati da <a href="http://pleaseanotherbook.tumblr.com/" target="_blank">Please Another Book</a>), anche se non certa possa essere interessante per qualcuno: <a href="https://www.goodreads.com/user/show/28729532-medormad" target="_blank">GR</a><br />
<br />
Che altro? Nulla, perché mi sa che io sono una donna poco
social e poco pratica... Gli altri contatti sono rintracciabili nella
mia pagine di EFP. <br />
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-17815251417627913442014-04-29T03:26:00.000-07:002014-05-03T03:53:34.227-07:00Il gusto dell'amatoriale <br />
Premessa: c'è chi da piccolo sognava di fare l'attore, il cantante, il comico, lo scrittore, il medico.<br />
Io sono diversa.<br />
<br />
Io, da piccola, sognavo di fare la Camerierina.<br />
<br />
Dico davvero. Pare fosse una passione così forte che mia madre mi dovette comprare grembiulino e spolverino.<br />
In seguito la mia aspirazione è migrata a meastra, opzione che non ho - fortunatamente - considerato da adulta: manco completamente di pazienza e ricordo che passavo il tempo a dare note sul mio registro immaginario ai miei alunni immaginari. E a sgridarli. Non li tolleravo. Erano dei vandali.<br />
<br />
Quando è uscito "Free Willy" al cinema, Michael Jackson e la sua "Will you be there?" mi hanno incastrata: volevo fare la biologa marina (particolare interessante, soprattutto se considerate che ho paura del mare. Molta paura...).<br />
Devo aver passato una fase strana in cui volevo essere un veterinario e un meccanico o qualcosa del genere, ma è durata poco. <br />
<br />
Ah, già, non scordiamo la ballerina: quella non la volevo fare davvero, perché mi pesava troppo il culo e fare attività fisica era assolutamente fuori questione, ma mi piaceva il tutù. Avevo tre anni, non giudicatemi. Quando mia madre mi ha iscritta a danza, sono tornata a casa e ho chiesto se fare movimento fosse obbligatorio. Mia madre ha sussurrato "Sei proprio mia figlia," e mi ha liberata dall'onere delle scarpette.<br />
<br />
Dunque, che altro? Mi dicono al telefono che ho chiesto come si diventava avvocato e ho giustificato la mia aspirazione dicendo: "Nei film gli avvocati litigano sempre e hanno l'ultima parola."<br />
Ero una bambina terribile in quel periodo.<br />
<br />
Sto interrogando Madreh per sapere se ho avuto altre fasi bizzarre (sembra che l'idraulico mi affascinasse in qualche misura e che "lavorare in banca" fosse un'alternativa quando ho scoperto che mettere da parte la mancia del nonno portava ad una considerevole somma di denaro alla fine dell'anno. Ho cambiato idea quando, per le terza volta, mio fratello mi ha derubata del mio gruzzoletto per pagare qualche danno al nostro motorino in comune.): per ora non ci suggeriscono altro dalla regia ma, alla domanda "Ho mai voluto fare la cantante o l'artista?", la risposta è stata:<br />
<br />
"Disegni malissimo. E la cantante non la volevi fare. Sei troppo timida: alle recite ti facevi pipì addosso ogni volta che salivi sul palco."<br />
<br />
Affascinante.<br />
<br />
Molto affascinante, soprattutto se pensate che ora non me la faccio sotto, ma se mi portate al Karaoke, non riesco a cantare manco da ubriaca.<br />
<br />
Panico da palcoscenico, Speech Fright, Ansia da prestazione.<br />
<br />
Possiamo chiamarla in tanti modi: di fatto significa solo che sotto la doccia, in macchina, in casa da sola (al massimo con le persone con cui ho grande confidenza) io canto senza freni. Se mi deve sentire qualche estraneo, il panico mi attanaglia, le corde vocali si parlaizzano e - incredibilmente - mi cambia la voce.<br />
<br />
Io trovo la cosa esilarante.<br />
<br />
Panico da palcoscenico.<br />
<br />
Vi state chiedendo perché vi ho raccontato tutte queste cose inutili?<br />
Perché io non ho mai voluto fare l'artista, ma mi è sempre piaciuto cantare: mi piace, lo faccio in continuazione e in modo molesto. E ogni tanto mi siedo al pc e canto come la gallina che sono.<br />
<br />
Un mio ex mi obbligava a cantare con lui (stonato come una campana, tra l'altro) e mi chiedeva:<br />
<br />
"Perché non vuoi fare la cantante? Sei intonata."... fermo restando che la vaga intonazione è l'unica cosa che ho, la mia risposta tendeva ad essere qualcosa come:<br />
<br />
"Tu guidi bene o male?"<br />
"Abbastanza bene..."<br />
"E questo ti fa venire voglia di fare il pilota di Forumla 1?"<br />
"No."<br />
"Essere intonata a me non fa venire voglia di fare la cantante."<br />
<br />
Ci sono persone dotate di un incredibile talento e piene di vellietà artistiche: ecco, quelle persone dovrebbero rincorrere il sogno di vivere il loro talento e, se possibile, farlo in modo professionale. <br />
<br />
(Postilla: io sono una sostenitrice dei sogni, ma anche piuttosto concreta. Non per essere cruda, ma penso che sia obbligatorio avere sempre un piano B che permetta di pagare le bollette e riempiere lo stomaco. Quindi sono per il "Sognate e rincorrete il sogno, ma nel tempo libero.")<br />
<br />
Ma avere inclinazioni artistiche non è per forza traducibile in un desiderio segreto di sfondare. A volte fare qualcosa in modo amatoriale dona un piacere incomparabile proprio perché non subisce le pressioni del campo professionale.<br />
<br />
Tutto 'sto popò di roba per dire che faccio un sacco di cose come passatempo in modo mediocre e che le metto online perché, alla fine, mi piace e - nella mia mediocrità - mi sento soddisfatta, considerandole per quello che sono: io che gioco con me stessa.<br />
<br />
Scribacchio e posto online le mie storie. Su EFP o qui.<br />
Faccio video editing (quello lo faccio bene, permettetemelo) e carico i miei video dove posso condividerli con gli amici (non pubblicamente per motivi di privacy, visto che i miei video hanno come soggetti amici e familiari).<br />
E canticchio. E, alcune cover le metto online. Su soundcloud. In origine non è stata una mia iniziativa e, col tempo, ho continuato a farlo perché la mia Beta mi chiedeva di farle delle cover... ma qualche giorno fa sono ricapitata sul mio canale e mi sono divertita.<br />
<br />
Ho scordato il senso originario di questo post, ma arrivo al mio punto: le passioni e i divertimenti sono ciò che ci rende completi e che ci aiuta a non prenderci troppo sul serio.<br />
Coltivare una passione non significa necessariamente sceglierla come professione: oggi pulisco casa abbastanza bene, ma non aspiro più a fare la camerierina... Sono troppo pigra per farlo.<br />
<br />
Forse ho scritto questo post perché ho visto tante volte persone intuire in modo arbitrario la motivazione che spinge altri a condividere qualcosa online o dare giudizi lapidari, privando il povero malcapitato del piacere che derivava in origine da quell'esperienza: quella è una cosa che mi indispone.<br />
Solo perché uno scrive fanfiction o canta o tiene un blog o carica video su youtube, non significa che stia cercando di sfondare o che abbia secondi fini nascosti. Internet oggi ci offre la possibilità di condividere... Condividere anche le passioni che coltiviamo a livello amatoriale. Non cerchiamo per forza il marcio dove non c'è: fare qualcosa per hobby non è necessariamente segno di nulla di più del gusto di condividere la soddisfazione percepita. <br />
<br />
Scrivere recensioni letterarie non sempre vuol dire cercare la fama per diventare un critico. Fare podcast non si traduce nel voler lavorare, che ne so, in radio. Avere un blog non è per forza un tentativo di diventare un giornalista. A volte sì, altre è solo il piacere di parlare di qualcosa.<br />
La competitività è già un peso enorme nella vita reale: quella virtuale sfruttiamola per non prenderci sempre troppo sul serio.<br />
<br />
PS: per farci due risate e rimarcare il punto del piacere nella leggerezza dell'amateur, mi umilierò pubblicamente linkandovi anche il mio profilo soundcloud. Olè! Facciamola una risata ogni tanto...<br />
<br />
<a href="https://soundcloud.com/morma-1/just-the-way-you-are-acoustic-1" target="_blank">MedOrMad che "canta" Just the way you are</a> (ce ne sono altre se vagate sul profilo, ma siccome c'è il sole, Bruno Mars vince).<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-19864124435774750482014-02-13T06:24:00.003-08:002014-02-13T06:24:48.922-08:00Preferibilmente entro: Date di scadenza per Donne Indipendenti<div style="text-align: center;">
<span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;"> </span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;"> </span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">Data di scadenza</span><span style="font-style: italic;"></span></span><br />
<span><span style="font-style: italic;"></span></span></div>
<span><span style="font-style: italic;"><br />
<br />
<br />
</span><span style="font-style: italic;"></span></span>
<span><span style="font-style: italic;">Sono
incinta alla dodicesima settimana e volevo tanto che lo sapessi da me.
Non sai che gioia infinita sia per me. Ti abbraccio forte. Cate.</span><br />
<span style="font-style: italic;"></span><br />
Monica fa scorrere il dito sul touchscreen del suo telefono più
o meno quindici volte, leggendo e rileggendo quel messaggio e cercando
di metabolizzare la notizia che la sua ex compagna di corso le ha
appena comunicato. <br />
<br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">Sono incinta</span><br />
<br />
Gli occhi assorbono mille e mille volte quelle due parole.<br />
<br />
<span style="font-style: italic;">Alla dodicesima settimana</span><br />
<br />
Dodicesima settimana vuol dire che è uscita dal primo trimestre.
Vuol dire che tra sei mesi quel fagiolino sarà su questa Terra
sotto sembianze umane. O di marmocchio, quantomeno.<br />
<br />
Il suo viso attonito rimane pietrificato in una maschera di confusione:
è una splendida notizia quella che la sua vecchia amica le ha
appena dato, eppure i suoi neuroni annaspano nel tentativo di
comprendere il vero significato di quelle parole.<br />
Lo sguardo resta incollato sullo schermo del cellulare ancora qualche
secondo, poi la voce della sua coinquilina la fa trasalire:<br />
<br />
<span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"></span>"</span>...
per cui ormai non mi restano alternative: o cedo al corteggiamento di
Comodino, oppure sono destinata alla castità eterna."<br />
<br />
Ma la voce di Tessa è inspiegabilmente lontana e, nell'istante
in cui si rende conto di che cosa sta parlando la sua amica, dalla sua
bocca esce rapido e lapidario un "Fattelo. Fattelo, Tessa!"<br />
<br />
La sua amica dagli occhi nocciola e il sorriso dolce si siede sulla
poltrona rossa di fronte a lei e non fa nulla per mascherare lo stupore
alle parole che Monica ha appena pronunciato.<br />
"Ah, così? Nessuna saggia riflessione da psicologa, nessun
consiglio ponderato? Vorresti che la svendessi a colui che ci prova con
tutto quello che respira?"<br />
Monica allontana finalmente lo sguardo dall'oggetto elettronico
ancora nelle sue mani e si abbandona supina sul divano di pelle bianca
del loro salotto.<br />
<br />
"Io dico un sacco di stronzate, tesoro. Non ascoltare i miei consigli oculati o finirai come me."<br />
"Sarebbe?"<br />
"Vecchia, frigida e senza speranza."<br />
<br />
Tessa si raccoglie i capelli ondulati in una piccola coda e ride divertita dall'atteggiamento drammatico dell'amica:<br />
"Tu sei una deviata. Come puoi essere una deviata e frigida?"<br />
"Non lo so. Penso sia qualcosa annidanto nei miei capelli. Non c'è modo che io attragga individui scopabili."<br />
"Vuoi Comodino? Comodino è poco allettante come impegno a lungo termine, ma è scopabile."<br />
<br />
Monica si solleva dalla seduta del divano e si volta a pancia in
giù, posando lo sguardo sul viso di Tessa e scuotendo la testa
silenziosa. Poi si mordicchia l'unghia dell'indice, riflettendo
nuovamente sulla notizia appena ricevuta, prima di contemplare se sia
il caso di accettare l'offerta di Tessa ed, eventualmente, proporre un
ménage à trois per accelerare i tempi. <br />
No, Comodino se lo potrebbe fare, ma fare le cose zozze in presenza di
Tessa sarebbe troppo anche per la sua mente sconcia. E poi Tessa
è una creatura delicata e composta. Almeno per buona parte del
tempo.<br />
<br />
"Caterina è incinta." annuncia poi senza nessun preavviso e Tessa sorride, deliziata.<br />
"Che bello! Non sapevo fosse fidanzata."<br />
"Convive con un quarantenne da circa un annetto, se non ricordo male."<br />
<br />
Tessa annuisce e poi raccoglie l'ultimo libro della Trilogia di
Bartimeus e se lo poggia in grembo, aprendolo alla pagina marcata dal
segnalibro e lasciando scorrere gli occhi sulle prime righe di pagina
43. Poi aggrotta la fronte, riflessiva, e torna a fissare Monica.<br />
"Perché la cosa ti sconvolge tanto?"<br />
<br />
Monica rimugina per qualche secondo, facendo girare una ciocca dei suoi capelli mogano tra le dita e poi risponde:<br />
"Te la ricordi la puntata di <span style="font-style: italic;">Friends</span> in cui Rachel compie trent'anni?"<br />
Tessa inarca le sopracciglia, sembra andare alla ricerca di qualche
appiglio nella sua memoria e poi libera una risatina per nulla
convincente.<br />
"Non te la ricordi, vero?"<br />
"Non ne sono sicura, ma è così rilevante?" e la sua voce
svela un accenno di ilarità dovuta alla postura indignata
assunta dalla sua coinquilina.<br />
"È di vitale importanza per comprendere il mio corrente stato emotivo."<br />
"Che palle!" sussurra Tessa, sperando di non essere sentita, ma lo
sguardo severo che le indirizza Monica le fa intendere di non essere
stata poi così silenziosa.<br />
"Ora te lo faccio vedere. Così impari!"<br />
<br />
La ragazza mora fa roteare gli occhi al cielo ma non ribatte,
conoscendo fin troppo bene le ripercussioni che le vendette dell'amica
portano con sè. <br />
<br />
Dieci minuti più tardi Monica è in grado di spiegare la
propria argomentazione quando Rachel Green espone ai suoi fedeli amici
il piano perfetto per il futuro di una trentenne non single.<br />
<br />
<span style="font-style: italic;">"Allora, se voglio il primo figlio a
35 anni, non devo rimanere incinta prima dei 34, il che dà a Prada 4
anni per lanciare una collezione pré-maman! Oh, però voglio essere
sposata da almeno un anno prima di restare incinta. Quindi non devo
sposarmi prima dei 33! E quindi mi mancano ben 3 anni. Oh, un secondo,
mi serve almeno un anno e mezzo per organizzare il matrimonio, e devo
conoscere il mio futuro marito da almeno un anno prima di decidere di
sposarci...il che significa che devo conoscere l’uomo della mia
vita a trent’anni! </span><br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">Ross: Il che va benissimo! Perché hai appena compiuto (toglie due candeline dalla torta) ventotto anni! </span><br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">Rachel: No! Ross, no! Non va bene! Secondo il mio piano, dovrei già stare assieme all’uomo che sposerò!" <br />
<br />
</span><span style="font-style: italic;"></span>Monica spegne di colpo il televisore e si volta speranzosa verso Tessa, domandando con aria impaziente:<br />
"Capisci, ora?"<br />
La coinquilina mora deglutisce, un po' preoccupata e si mordicchia il
labbro inferiore, augurandosi di non dare la risposta sbagliata:<br />
"Tu ne hai ventotto, quindi sei a cavallo?"<br />
"Tessa, ora ti meno..."<br />
"Senti, non puoi semplicemente farti Comodino?"<br />
"Ma non capisci? Sono spacciata. Caterina è gravida, una tizia
che faceva le elementari con me è al suo secondogenito..."<br />
"E tu che ne sai?"<br />
"Facebook, ma è irrilevante. Come dicevo, una di cui non ricordo
il nome ma che ha fatto la cresima con me ne ha già sfornati
tipo tre..."<br />
"Monica, questa mania di stalkerare gente che non vedi da anni ma di cui conosci le attività uterine, mi preoccupa."<br />
La voce di Tessa è piatta e un po' confusa e, nel tentativo di fare recuperare il senno all'amica, le spiega:<br />
<br />
"Perché fai tutte queste storie? Un sacco di mie compagne di
corso si sono accasate negli ultimi sei mesi e hanno tipo 23 o 24 anni.
Anche io mi sento una zitella senza futuro!"<br />
"Oddio, ancora peggio! Sono fregata! Cazzo, sono Bridget Jones al quadrato!"<br />
<br />
Monica si lascia cadere sul tappeto ai piedi del divano e si copre il
viso con entrambe le braccia prima di cominciare ad emettere il suo
caratteristico <span style="font-style: italic;">mmmh-mmmh-mmmh</span> gutturale, marchio di fabbrica e suo modo preferito per lamentarsi.<br />
<br />
"Monica, smetti di far quel ruomore." ordina Tessa accucciandosi
accanto a lei e meditando sulle verità appena enunciate dalla
sua amica psicologa. Alla faccia della psicologa! In venti minuti ha
creato ad entrambe probabili complessi e ha sollevato grandi ansie per
il futuro. <br />
<br />
"Tessa, dove cazzo si è cacciato il mio Mark Darcy?"<br />
"Ehi, che è 'sta storia? Tu ti becchi Darcy e io resto bloccata con Comodino? Chi sono io, la figlia della schifosa?"<br />
"Ma che vuoi? Io ho la precedenza per anzianità!" <br />
<br />
È un classico di Monica quello di ricorrere alla scusa del <span style="font-style: italic;">io sono più vecchia quindi ho diritto a farlo prima</span>, ma oggi Tessa si ribella, cucciuta:<br />
"Ah, non provarci neppure! Usi sempre quella carta e, questa volta, io
mi appello alla più recente e evidente sfiga che mi colpisce."<br />
"Di che parli?" domanda Monica sollevando la testa da terra per guardare l'amica in faccia.<br />
"Pronto? Io sono fresca fresca di rottura, sono stata mollata via
etere, ci ho provato con uno che è praticamente sposato e, come
se non bastasse, sono volata dritta dritta nella dannata <span style="font-style: italic;">friendzone</span>!"<br />
<br />
Le disavventure amorose di Tessa sono state l'argomento principale di
accese chiacchierate alla luce di candele al tamarindo e alla presenza
della voce della grande Etta James come sottofondo; il tutto
accompagnato da un debordante bicchiere di rosso nelle mani
di Monica, una (triste, secondo Monica) Shweppes in quelle
di Tessa - assolutamente e inspiegabilmente astemia - e di barrette di
cioccolato Belga.<br />
<br />
<span style="font-style: italic;">"<span style="font-style: italic;"></span></span>D'altronde, però, tu hai Comodino..." e sul viso di Monica spunta un ridicolo sorriso.<br />
"Stai zitta, stronza!"<br />
"Desolata, mia piccola Tessa. Fino a prova contraria la mia vagina
scade prima." prosegue la psicologa sollevandosi da terra e pulendosi i
palmi delle mani sui fianchi.<br />
"Ah c'è una data di scadenza? Dove la posso leggere ?"<br />
<br />
Il viso di Tessa è rilassato e attento alle strane affermazioni
che Monica si ostina a fare mentre la segue verso la cucina e taglia
una fetta di torta al cioccolato:<br />
"Non la leggi. È misteriosa la <span style="font-style: italic;">topina</span>. La possiamo dedurre dal menarca, però."<br />
"Che schifo."<br />
"Già, non è molto romantico. Io non la vorrei una <span style="font-style: italic;">giochinchi</span> in scadenza."<br />
"Scusa, trombano le vecchie, tromberemo pure noi, no?"<br />
<br />
Monica affonda i denti nella morbida torta nata dalle manine abili
delle sua amica e inizia a far lavorare i neuroni: non è il
sesso in sè il problema. È tutto il resto: ventotto anni
sono molti di più di quelli che prevedeva di avere prima di
trovare la propria dolce metà e, soprattutto di diventare mamma.
E invece è ancora qui: single - perché l'uomo medio
italiano in cui si è imbattuta negli ultimi due anni è
interessante come il sudoku sull'ultima pagina di <span style="font-style: italic;">Leggo - </span>senza progetti di matrimonio o conviveza e senza la prospettiva di diventare mamma in un futuro vicino.<br />
Tessa la osserva e cerca di capire quale sarebbe la cosa che più
la colpirebbe se fosse nello stato emotivo di Monica: non lo sa di
preciso, ma sa cosa angoscia lei ora. È la scelta e la mancanza
di scelta, allo stesso tempo: single che si diverte o single che non
spreca altro tempo e si dedica ad una ricerca ponderata di qualcuno
migliore dell'ultimo stronzo che l'ha scaricata? Restare nella <span style="font-style: italic;">friendzone</span>
con il suo compagno di corso e diventare sua confidente, col rischio di
incrementare la propria cotta e restare fregata, o concentrare le
proprie energie altrove... Su Comodino (così soprannominato
ironicamente per la sua tendenza atendenza a provarci con ogni cosa,
perfino oggetti di arredamento quali tavoli o comodini, appunto), ad
esempio?<br />
<br />
"Ma io voglio un marmocchio!" si lamenta Monica arricciando la bocca e spingendo in fuori il labbro inferiore.<br />
"Se lo chiami marmocchio tendo a dubitare che tu lo debba avere davvero"<br />
"Scema! Dico davvero. Di questo passo la mia vagina e il suo amico
utero scadranno e io non avrò avuto nessun bambino. Sono una
vecchia senza speranze. Morirò sola e con l'utero intonso"<br />
"Uno: che schifo! Due: puoi sempre fuggire in Brasile, zompare un
brasileiro con i muscoli anche sugli alluci e tornare qui col tuo
pargolo in pancia. Oppure..."<br />
"Oppure?"<br />
"Fatti Comodino che risparmi..."<br />
<br />
"Tessa, chi la vuole una con gli occhi color verde merda sottobosco e le tette flosce?"<br />
"Hai le tette flosce?!"<br />
"Non ancora! Ma le avrò quando scadrà la mia vagina e dall' Olimpo gli dei mi urleranno <span style="font-style: italic;">Infeconda</span>!"<br />
"Sospetto che, come tuo solito, tu stia esagerando."<br />
"Aveva ragione mia madre. Se non avessi schivato ogni bouquet lanciato dalle spose ai matrimoni, ora sarei io la gestante!"<br />
<br />
"Monica, mi appello alla psicologa che dovrebbe abitare il tuo
cervello: ti spiace respirare e renderti conto della situazione?" <br />
<br />
A questo punto le due amiche si fanno silenziose per un po', immerse in
una riflessione che va al di là della semplice considerazione di
problemi amorosi.<br />
<br />
"Vorrei renderti partecipe del fatto che mi hai appena creato gravi problemi di angoscia per il futuro..."<br />
"... della tua vagina?"<br />
"Anche. Adesso per colpa tua invecchierò precocemente con il terrore di non trovare alternative maschili a Comodino."<br />
"Almeno l'alternativa tu ce l'hai. Io ho fatto la donna impegnata per
un decennio e non ho valutato il fattore tempo. Ora tutte le previsioni
di mia madre si stanno avverando."<br />
<br />
Tessa si arrende alla consapevolezza che la sua amica psicologa ha
definitivamente perso il contatto con la realtà e si unisce a
lei nell'atto di divorare la torta al cioccolato e pere alle cinque di
una domenica pomeriggio come tante.<br />
<br />
"Forse mi si è rotto l'orologio biologico! Forse la mia vagina
è già scaduta e sono destinata ad essere la zia di tutti,
zitella, con una splendida carriera e basta."<br />
"Hai rotto le palle..." borbotta alla fine Tessa, lanciando un
tovagliolo sporco sulla faccia lattea di Monica e ridendo del suo
stupore.<br />
"Ma cosa ne vuoi sapere tu? Non hai ventotto anni, non puoi capire."<br />
"Quindi? Che vuoi fare?"<br />
"Ci serve un piano..." mormora con aria da complotto Monica, mentre si
infila l'ultimo pezzo di dolce in bocca e muove gli occhi
circolarmente, riflettendo.<br />
<br />
"Perché uno? Scusa, e il <span style="font-style: italic;">mio</span> di piano?"<br />
"Il tuo piano è già stabilito: mettiti quella cosa tutta sexy di <span style="font-style: italic;">Victoria Secret</span>
che so tieni nascosta nel secondo cassetto del tuo comò e dalla
a Comodino. Lui farà il resto. Avrai il tuo erede in men che non
si dica e non dovrai trovarti ad affrontare la tua data di scadenza."<br />
<br />
Il viso di Tessa si blocca in una espressione di disappunto e, aggrottando la fronte, scuote la testa.<br />
"Non dire di no, Tessa. È deciso. Comodino è la tua ultima speranza."<br />
"Ho ventiquattro anni, come fa Comodino ad essere già la mia ultima speranza?"<br />
"Lo è. Tu non lo sai perché sei giovane. Io sono
più vecchia e saggia: ci sono già passata e gioco
d'anticipo."<br />
"Sei solo scema, non saggia."<br />
<br />
Monica sceglie volutamente di non rispondere alla provocazione dell'amica e persevera nella sua progettazione di un piano <span style="font-style: italic;">anti data di scadenza</span>.<br />
"D'accordo, ti lascerò credere che permetterò a quel
tizio di essere il padre del mio primogenito. Posso sapere, invece, tu
che farai?"<br />
"Sto eleborando il piano perfetto. Vincerò sul destino che mi
vuole vecchia, sola e alcolizzata. Non voglio mai più sentire
una delle amiche di mia madre chiederle <span style="font-style: italic;">E tua figlia? Non è ancora sposata? Come mai?</span>"
spiega Monica, imitando la voce acuta di qualche vicina di casa
impicciona e gesticolando con frenesia. "Perché mi si è
rotto l'orologio biologico, sciocca signora, e pensavo di avere sempre
venticinque anni, ecco perché."<br />
<br />
"Stai divagando, come al solito. Il piano?" puntualizza Tessa
pazientemente, appoggiando il viso sul tavolo della cucina e sperando
in un miracolo che faccia rinsavire l'amica.<br />
"Ah già, il piano. Avrò il mio marmocchio anche io."<br />
"E come farai?"<br />
"Seguendo il piano"<br />
"Mi sembra che giriamo in tondo."<br />
"Devo cominciare subito..."<br />
"E come?"<br />
"Con la prima parte del piano."<br />
"Oh, santi numi! E quale sarebbe?!" <br />
"Comincerò con l'andare a depilarmi. Ottimo piano."<br />
<br />
E, in tutto il suo delirio da panico dei trent'anni e da pressione per
l'accasarsi delle sue amiche, Monica si allontana dalla zona giorno
gioisa, dirigendosi verso il bagno a grandi passi; Tessa la osserrva e
ride, scuotendo la testa basita.<br />
<br />
"Sì, ottimo piano."<br />
<br />
'Fanculo alle date di scadenza. Loro le loro vagine le useranno con
intelligenza e in modo ponderato. E, tra comodini e brasiliani,
troveranno anche loro un uomo che, per timore dell'esaurirsi delle
energie dei propri <span style="font-style: italic;">girini</span>, vorrà dedicarsi alla splendida arte dell'amore e del metter su famiglia.<br />
<br />
E se così non sarà, le date di scadenza passano, ma non
sempre c'è bisogno di rispettarle. In fondo, sulle confezioni
c'è sempre scritto "Da consumersi <span style="font-style: italic;">preferibilmente</span> entro..."</span><br />
<span><br />
<span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"></span></span></span><br />
<span>______________________________________________________________________<br />
<span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"></span></span></span><br />
<br /><span><span style="font-style: italic;">La mia pausa caffè è
terminata ma, visto che avevo in progetto di portare anche sul blog le
mie storie di EFP, ne approfitto per postare la one shot che sento di
più e che avevo già nominato in un post precedente. È dedicata a tutte
le donne dai 25 in su, a tutte le amiche che hanno avuto conversazioni
simili, che amano il vino e la propria indipendenza e che - a volte -
odiano la pressione che le aspettative altrui scatena. È anche la OS che
mi ha fatto incontrare un sacco di persone, quindi ha sempre un posto
speciale nel mio cuore. <br />
</span></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-7399695802215045312014-02-12T04:19:00.001-08:002014-02-12T11:29:41.211-08:00Cinque anni fanno la differenzaAN: L'ho scritto, l'ho pubblicato, l'ho cancellato... Non volevo far insorgere dubbi in chi aveva un percorso simile al mio o scatenare pippe mentali simili a quelle qui esposte, quindi ho rimosso il post. Poi mi sono confrontata con un'amica e lei mi ha fatto notare che, in realtà, magari qualcuno ci si poteva ritrovare. O poteva condividere qualche pensiero... Quindi, riproviamo. <br />
Magari stasera avrò deciso di nuovo di cancellarlo.<br />
<br />
<br />
Parlavo poco fa con un'amica del tirocinio post lauream che ci aspetta. Tirocinio - ovviamente - non retribuito. E mi chiedevo: perché imporre un'attività fuori dal percorso universitario (perché è POST LAUREAM) di un sacco di mesi in cui uno deve continuare a pesare sulle spalle altrui? E chi non ce la fa? Chi non ha qualcuno che provvede economicamente per lui, come fa? Perché, mio amato Stato Italiano, mi imponi 1000 ore di tirocinio non pagato per iscrivermi all'albo? Non puoi almeno farmi dare il minimo sindacale, un rimborso benzina... qualcosa? Perché 1000 ore - anche se compresse in 8 ore al giorno - sono tipo sei mesi! Altri sei mesi in cui io sono a carico della mia famiglia... Solo io lo trovo terribile?<br />
<br />
Cinque anni fa io ero una persona diversa. Cinque anni fa vivevo passivamente gli eventi e non riuscivo ad accettare di essere l'unica tra i miei conoscenti a non avere un futuro.<br />
Sì, perché nell'estate della maturità io non avevo idea di che strada scegliere e - come molti - ho scelto a caso. Sbagliando, si intende.<br />
<br />
Il giorno in cui ho capito che non potevo continuare è stato il più demoralizzante della mia vita: pensavo che l'umiliazione più grande sarebbe stata comunicare agli altri il mio fallimento. Credevo che non avrei più sentito quell'inadeguatezza, quello sguardo di giudizio mortificante di chi ti fissa e pensa che tu sia un disastro.<br />
<br />
Pensavo male, chiaro.<br />
<br />
Ero così imbarazzata che a molte persone non ho neppure detto che lasciavo l'università. In tanti quando l'hanno scoperto mi hanno rimproverato e molti di più hanno finto di provare ammirazione per la mia scelta, salvo poi abbandonarsi a critiche e annessi quando io non ero più lì. <br />
<br />
Qualcuno mi ha detto: "Hai fatto bene. Ora sai cosa vuoi: cinque anni non faranno la differenza."<br />
Ai tempi lo credevo anche io. O ci volevo credere.<br />
<br />
Oggi so che non è così.<br />
<br />
Se tornassi indietro ammetterei ancora di non essere in grado di concludere quella facoltà? Sì, perché la verità è che non avevo ciò che serviva per laurearmi.<br />
<br />
Ma non so se ricomincerei tutto dal principio. Amo quello che studio e so che è la mia strada, ma forse mi sono illusa di non essere "fuori tempo massimo". <br />
<br />
A ventinove anni c'è una cosa che ti imbarazza da morire: presentarsi come "studentessa". C'è quello e l'aggravante mortificazione di non potersi mantenere da sola. Non c'è giorno in cui io non mi guardi e un po' non provi rabbia per dover ancora dipendere dai miei genitori: quella è l'unica cosa per cui rimpiango di aver ricominciato. Dalla laurea triennale mi chiedo se non sarebbe stato più pratico andare a fare un lavoro che non richiedeva un titolo di studio. <br />
<br />
Essere l'unica al tavolo che ancora non ha una carriera è mortificante, così mortificante che - a volte - ti fa passare la voglia di uscire a cena con gente nuova. <br />
Parliamoci chiaro, nessuno mi ha esplicitamente palesato il pensiero negativo, ma anche io penserei male se una a ventinove anni mi dicesse che è ancora all'università. <br />
<br />
Quando ho ricominciato ho giurato che sarei stata nei tempi: avevo già perso troppi anni e non volevo pesare sulla mia famiglia più del dovuto. Ho più volte pensato "Perché ci vogliono così tanti anni?".<br />
<br />
Cinque anni, a ventinove anni, in me fanno la differenza. <br />
<br />
Non è una formula che vale per tutti: spero che chi ha fatto una scelta simile alla mia non provi lo stesso rammarico. È giusto essere orgogliosi e sicuri delle proprie decisioni. Io sono orgogliosa di non aver perpetuato nel mio fallimento, di aver capito chi volevo essere, di aver smesso di vivere per inerzia. Ma non riesco ad essere orgogliosa quando mi chiedono la mia professione. Aspetto con ansia il giorno in cui potrò essere fiera di presentarmi come "Psicologa" e non "studentessa di psiclogia clinica".<br />
<br />
Per ora i miei cinque anni pesano più o meno come il fallimento precedente.<br />
<br />
Soprattutto affligge il fatto che più in fretta di così non posso fare: ma questi sono cinque anni che ho rubato ai miei genitori e che loro non avranno più indietro. E io vedo come una sconfitta anche questo. <br />
<br />
Ero brava a scuola. Ero una di quelle di cui si pensava "entra all'università e si laurea perfetta in corso". Non ero una secchiona, ma ero brava. <br />
<br />
Gli ultimi anni era meno difficile: ero circondata da gente che, benché laureata, ancora studiava per esami di stato e concorsi. Perché l'università italiana un po' è così: finisci, ma alla fine non hai finito proprio nulla e ti ci vuole una vita prima di poter esercitare per quello per cui hai studiato. <br />
<br />
Dopo la triennale avevo pensato di fermarmi: avevo un titolo di studio, avevo saldato il debito di una laurea con i miei. C'era un aspetto che però non avevo contemplato e che mi ha reso noto mia madre quando le ho parlato della mia idea di fermarmi. Ricordo che mi ha detto: <br />
<br />
"Io non sono d'accordo: se ti fermi ora è comunque un percorso di studi non concluso... Non puoi fare la psicologa a tutto tondo con una laurea triennale e sono altri tre anni buttati via."<br />
<br />
<br />
<br />
Ho passato 4 giorni a pensare a quella frase e a combattere con me stessa: avevo ventotto anni, santo cielo! Non potevo ancora farmi mantenere! <br />
<br />
Lei aveva ragione, ma ne avevo anche io: ero una donna e il mio orgoglio finiva sotto ai piedi ogni giorno in cui non avevo un mestiere per cui pagare i contributi.<br />
<br />
Ci sono state serate di confronti e momenti in cui l'ipotesi di non continuare veniva palesata come mancanza di rispetto per loro che mi avevano supportato tre anni (facciamo otto e contiamo anche quelli del fallimento) più del necessario. <br />
<br />
Ho continuato: lo dovevo a loro e lo dovevo a me. Non ero una psicologa completa e la mia formazione era di base. <br />
<br />
Ho proseguito con la Magistrale e ho fatto il mio dovere. Già, perché quando sei studente il tuo lavoro è quello: studiare. Eppure non sempre ti fa sentire bene con te stesso. <br />
<br />
Non rimpiango di aver trovato la mia strada; rimpiango di averlo fatto troppo tardi. <br />
Spero di resistere questo ultimo anno (più il cazzo di tirocinio non retribuito, perché in Italia si allunga tutto l'allungabile!) senza dover incrociare qualche sguardo tipo "I'm judging you".<br />
<br />
"I'm judging me, too, amico. Molto più di quanto tu possa giudicare me."<br />
<br />
<br />
<br />
PS: mi è stato chiesto in alcune occasioni se la storia di Med fosse autobiografica... La risposta è, purtroppo per me, no... Ma quando ho scritto TuttoTondo la prima volta e dopo aver parlato con alcune persone che avevano vissuto un momento di "smarrimento" simile, ho pensato che quel tipo di conflitto fosse plausibile e che - in qualche misura - potesse essere rappresentativo del disagio che alcuni studenti provano. No, io non ho un fratello fisico e non ho un Alex tra le mani, purtroppo. E, fortunatamente, io e Med siamo molto diverse dal punto di vista caratteriale. Però, sì, se leggendo questa cosa si è risvegliato un ricordo di TuttoTondo è perché alcune cose che ho vissuto, visto e sentito mi sono sembrate perfette per una come lei. Non sarò così cattiva da appiopparle anche altri miei "conflitti", ma questo ci stava. Alla fine, da allora, ho incontrato più venticinquenni che non sapevano che cosa volevano di quelli che avevano chiaro il futuro.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-10453527780759252912014-01-24T00:38:00.001-08:002014-01-24T00:39:48.410-08:00I momenti della scrittura<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Buondì mondo virtuale.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Che poi, a guardare fuori dalla finestra, tutto questo buondì non lo è.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">A guardare dentro- in direzione delle pile di libri da studiare - le cose non migliorano; quindi uno si chiede perché diavolo si è alzato, giusto?</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Ci si alza perché ci tocca, è inutile che ci prendiamo in giro; io, personalmente, mi sono alzata per la mia dipendenza da caffeina in primis. Ora che ho bevuto il mio bel tazzone, tornerei a letto.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Eppure dicono che non si può.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Dovrei aver già imbracciato i libri, e invece? Invece mi sono trovata a pensare a due cose specifiche, inerenti la scrittura: quando scirvo (o si scrive)? E come si ringrazia?</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Per ora partirò con logorrea riguardo alla prima domanda, perché la seconda è più complessa.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Io non mi considero una "autrice" neppure col binocolo: affiancare a quella parola l'aggettivo "amatoriale" non cambia le cose. Io non sono una "autrice", io sono una che si è immaginata qualche storiella e che, non avendo nessuno a cui farla scrivere, l'ha messa nero su bianco da sola.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Vi dirò un segreto. C'è una cosa di cui vado fiera in TuttoTondo: i personaggi. Quando dico che c'ho messo l'anima in quei disgraziati, lo dico perché è vero: la prima versione della mia storia presentava più che altri dei soggetti piatti, privi di sfumature, che avrebbero potuto essere in cento, mille storie diverse ed essere comunque uguali a tanti altri già visti e letti.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Stavolta di Med, Alex, Bet, Jules e tutto il resto sono orgogliosa: volevo che fossero imperfetti, a volte frustranti e altre persino incoerenti. Non per farli odiare dal lettore, ma semplicemente perché nel mondo reale la gente passa fasi simili: idealmente vorremmo essere in un modo, ma siamo tutti pieni di contraddizioni e di imperfezioni, giusto?</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Ecco, io ho davvero messo l'anima nell'elaborazione delle personalità di Med e Alex perché avevo bisogno che fossero il meno fantascientifici possibile. Li ho pensati come persone vere, e le persone vere sanno essere testarde, recidive e hanno bisogno di toccare il loro fondo per risalire o per trovare il loro modo di essere.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Detto ciò, orgoglio per i protagonisti a parte, non ho mai avuto la pretesa di avere doti particolari in ambito narrativo: personalmente vedere "profilo autore" mi fa un po' ridere. Sarebbe meglio "cantastorie", forse. La narrazione mi manda in crisi e mi sono resa conto che, dopo mesi di stop, è ancora peggio; sì, perché in treno ho letto mille libri e ogni volta pensavo che io non avevo equilibrio nella narrazione.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">I dialoghi sono la mia parte preferita, non lo negherò mai: da leggere e da scrivere. Fosse per me TuttoTondo sarebbe solo dialoghi. Oppure farei narrare il resto a chi è capace e io scriverei i dialoghi. Ognuno cerca i suoi punti di forza... E la mia debolezza sono le descrizioni.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Quando scrivi stai lì a chiederti se ci sono troppi particolari o troppo pochi, se la descrizione è troppo lunga o troppo breve, se ha interrotto il ritmo del dialogo, se hai dato la giusta idea spaziale... Cose così, per intenderci. Se sei come me, tendenzialmente pensi sempre che non vada: poi, fortunatamente, ho una Beta o non aggiornerei mai.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Col nuovo capitolo mi sono accorta che il problema si è amplificato: ho paura che manchi equilibrio, ritmo, sostanza. Il Rischio di cancellare tutto e ricominciare per la terza volta c'è stato, ma prima credo che lo metterò sotto le grinfie della Beta per un parere esterno: non posso usare l'insicurezza come arma di distruzione dei capitoli.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Ora, veniamo al succo: quando scrivere? Non so voi ma io ho solo due momenti veramente fertili:</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">il mattino appena mi sveglio (se non attacco subito a scrivere, non funziona) e la sera.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Sono due momenti infami perché la sera la stanchezza spesso ha la meglio... Oppure in TV c'è qualche cosa da guardare. E, beh, la mattina bisognerebbe svolgere i propri doveri o comunque essere attivi, non certo stare in pigiama a battere i ditoni sulla tastiera, no?</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Poi ci sono quei momenti in cui parti come un treno: scrivi righe su righe, hai perfettamente in mente la scena, ti senti immerso nell'universo della tua storia e... E devi andare in posta. O prendere il treno. O farti la doccia perché alle 11 hai un appuntamento.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Ecco, quelli sono momenti più maledetti di sempre; perché? Perché una volta rotta la magia, di cancella tutto: in quello stato di perfetta sintonia con la storia e la scena sarà difficilissimo tornare. Senza contare la Signora Contessa Ispirazione. Quella se ne frega degli appuntamenti: viene quando vuole lei. Una volta sparita tu stai lì, scrivi, rileggi e pensi che quello che hai scritto fa veramente cacare. Scusate il francesismo.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Giusto per restare in tema, io ora devo andare, quindi questa inutile riflessione deve giungere al termine: in realtà l'avevo iniziata perché contavo di finire stamattina o stasera di sistemare l'aggiornamento. Concretamente non vorrei fare promesse che poi magari non mantengo... Quindi incrociate le dita con me e tenete una mente aperta.</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Vi lascio con una domandina, compagni di scribacchiatura (amatoriale e non): i problemi sopraelencati affliggono anche voi? Avete soluzioni? Come vivete i vostri momenti di scrittura? E quando non avete tempo per loro? Come fate?</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<br />MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-47014764537409849522014-01-23T23:50:00.000-08:002014-01-23T23:51:05.859-08:00L'imbarazzante piacere del TuttoTondo (Capitolo 5 e 6)<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/" rel="license"><img alt="Licenza Creative Commons" src="http://i.creativecommons.org/l/by-nc-nd/3.0/it/88x31.png" style="border-width: 0px;" /></a><br />Quest' opera è distribuita con <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/" rel="license">licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia</a>
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"> </span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><img alt="Due per Due" src="http://i47.tinypic.com/2vsgepw.png" height="71" width="200" /></span></span></div>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
L. Parliamo un po' di L e di come è finito col divenire anche solo vagamente rilevante nella mia vita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
In
tutta sincerità non lo so bene neppure io: un bel giorno me l'hanno presentato e, in qualche maniera, lui ha
iniziato a provarci. Non vi dirò sciocchezze: pensavo scherzasse
finché
non mi ha baciata. Poi ha proseguito nella sua arte del tampinamento
perenne ed io, nella mia palla di insicurezza, ho lentamente cominciato
a sentirmi bene e importante; più lui mi cercava, più io
vedevo cose
positive in questo ragazzo dagli occhi nocciola, l'aspetto non
propriamente affascinante ma, senza dubbio, un potente carisma che
catalizza un po' l'attenzione di tutti, vuoi perché è a
tratti
divertente.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sta
di fatto che, un bel giorno, lui aveva smesso di essere quello che mi
cercava ed io ero
diventata quella che palpitava all'idea di uscire a cena con lui o che
restava in attesa della sua proposta di passare<span style="font-style: italic;"> per un film</span> da me: ha
giocato bene le sue carte, ha saputo manipolare con arte la mia
insicurezza finché io non sono diventata quella che pendeva dalle sue
labbra e che elemosinava la sua attenzione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Dentro di me ho
sempre saputo di non avere l'esclusiva: ma a me non
importava. Mi interessava sapere che - gira
che ti rigira - alla fine lui tornava da me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Nel processo di <span style="font-style: italic;">sedimentazione</span> di L nella mia esistenza, insomma, ho disintegrato ogni
forma di rispetto per me stessa e di dignità personale. Non ne vado
fiera ma non posso neppure negare ciò che ho fatto e che ancora, in
qualche misura, trascino avanti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Diciamo che sono stati fatti
grandi progressi negli ultimi mesi: ora sono in grado di ammettere che
lui è uno stronzo ripieno, con la curiosità intellettuale di un
frullatore e la sensibilità di un caterpillar. Sul fatto che sia brutto
non commento: deve essere il classico caso in cui il carisma si riflette
sul lato estetico e lo fa risplendere. Io ora sono ancora vittima del
potere originario di questa cosa e, benché sappia che non sia
propriamente bello, quando mi bacia l'ormone parte in automatico. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E poi neppure io sono una gnocca, ragion per cui non miro troppo in alto. Forse. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sta
di fatto che l'idea che io non possa aspirare ad altro o che mi debba
tenere stretto L perché rischio che nessun altro mi si voglia fare,
balena nella mia mente più spesso di quanto mi piaccia ammettere: sì,
lo so, è mortificante. Ma ve l'ho detto che con L ho ridotto in
poltiglia la mia stessa dignità.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Se la vedete in giro e riuscite a ricostruirla, mi trovate sulla Pagine Bianche.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
<span style="font-style: italic;">Ho preso 25 in Botanica. Sono stato
bravo, vero? Tu non l'hai ancora dato, giusto? Adesso sono più
avanti di te ehehehe. </span></span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
<span style="font-style: italic;"></span></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
<span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"></span></span>Leggo
il suo sms con disinteresse e con un briciolo di umiliazione: sono
passate due settimane dalla sera in cui l'ho aiutato a preparare
Farmacologia (che, per la cronaca, ha passato con un pingue 21) e, dopo
essersi pavoneggiato per qualche ora mentre prendevamo un caffè al Bar
dell'Università insieme ad alcuni compagni di corso, è sparito dalla
circolazione per ricomparire stamattina con questo insopportabile
messaggio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Se ve lo state chiedendo, sì, L è la classica persona
che si fa grande delle sconfitte altrui, invece che delle proprie
vittorie. Ed è di un'arroganza al limite del legale. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Imbarazzata
e pure un po' incazzata cancello il messaggio senza degnarlo di una
risposta e lascio cadere il cellulare nella mia borsa, raccogliendo un
paio di libri da terra e infilandomi un maglione, prima di
scaraventarmi fuori dalla mia stanza ed essere salutata dalla schiena di Alex che sta armeggiando in cucina.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Il mio molesto coinquilino si ostina a materializzarsi in casa quando
ci sono io e ancora non sono riuscita a convincerlo a cercarsi una
nuova collocazione immobiliare: sostiene che il mio <span style="font-style: italic;">morbido culo</span> abbia poteri paranormali che lo hanno spiritualmente incatenato a questo appartamento e al suddetto sedere. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Nelle due settimane di condivisione dello spazio vitale, io ho
perseverato nella mia crociata di rendergli impossibile la vita in
appartamento e di manifestargli tutto il mio fastidio nei suoi
confronti; lui, da parte sua, ha continuato a divertirsi un sacco
lanciandomi frecciatine, sfottendomi e cercando di interagire con me.
Sospetto che il mio approccio lo stimoli e lo incoraggi: forse dovrei
cambiare <span style="font-style: italic;">modus operandi</span> ma il baldo giovine mi sta eccessivamente sui cosiddetti ed io non riesco a trattenermi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Manco totalmente di autocontrollo per nascita. Apparentemente non vi
è rimedio: Jules dice che neppure la psicologia azzarderebbe un
passo nella mia direzione. Sostiene che Hannibal Lecter sarebbe un caso
con maggiori speranze di me. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ah! Sono in ritardissimo!” strillo, correndo verso la cucina e Alex si volta a guardarmi curioso. Come sempre.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ In ritardo per cosa?” risponde, versandosi il caffè.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Devo andare in segreteria a consegnare delle carte. E non ho
sentito la sveglia. Non che questi siano affari tuoi, comunque”
ribatto mentre estraggo uno yogurt dal frigorifero e zompetto da una
parte all'altra della cucina, raccogliendo il necessario per la mia
colazione <span style="font-style: italic;">take away. </span></span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ovviamente” dice lui sottovoce. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Ignorandolo, mi volto e osservo la tazza che si sta avvicinando alle labbra.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E’ caffè quello?” chiedo sospettosa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ No, è sangue di pipistrello! Certo che è
caffè!” sorride alzandolo orgoglioso e sul mio viso prende
vita un'espressione contrariata.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Mi sembrava di averti detto di non usare le mie cose” puntualizzo facendo qualche passo nella sua direzione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Magari l’ho comprato anche io, no?” continua lui.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ne dubito” concludo, togliendogli la tazza fumante dalle mani.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ehi!” si lamenta lui, avendo apparentemente qualcosa da
ridire sul mio comportamento mattutino: io decido di non curarmi delle
sue proteste e faccio qualche passo lontano dal suo corpo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Tanto è mio, e poi sono in ritardo. Tu te lo puoi
rifare” rispondo soddisfatta, accingendomi a sorseggiare il mio <span style="font-style: italic;">carburante</span> alla caffeina. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Tu quello non lo puoi bere!” mi ferma lui e appoggia una
mano sul mio avambraccio per impedirmi di portare la tazza alla bocca.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Perché no?” chiedo guardando nel caffè confusa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Perché c’è lo zucchero.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io lo osservo disorientata e resto in silenzio nell'attesa che si decida a elaborare il suo insignificante pensiero.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Credevo avessimo stabilito che le calorie sono veleno per te.
Il tuo sedere ha già fenomenali poteri esoterici così
com'è. Se cresce ancora, conquisterà la Terra.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Oh, l'idiota si sente in vena di battute questa mattina.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ringrazia solo che il mio didietro non abbia una mente propria
o a quest'ora ti avrebbe già denunciato per molestie e
stalking” ribatto sorseggiando la mia fonte di energia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Se avesse una mente sua si sarebbe sbarazzato di te e della tua
acidità e saremmo accoccolati a contemplare la sua delizia in
questo momento. Io e <span style="font-style: italic;">Lui</span>. Tu sei di troppo.” ridacchia lui preparando una seconda moka.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Tutto ciò mi rincuora. Quindi non mi potrai ritenere responsabile quando <span style="font-style: italic;">Lui</span>
si siederà su di te e progetterà di farti fuori.
Chiederò a Bet se questa difesa potrà mai reggere in
tribunale. Ora, se non ti dispiace, non ho altro tempo da sprecare con
te” taglio corto, girando sui tacchi e prendendo il cappotto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Puoi fare una cosa per me, Alex?” gli chiedo con voce melliflua.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sarebbe?” domanda curioso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non farti trovare quando torno. Sparisci per sempre. Questo
porterebbe il voto medio di questa giornata a dieci!” Sorrido,
appoggio la tazza vuota nella lavastoviglie e mi dirigo verso l'uscita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sei adorabile già di prima mattina, eh? Comunque no, non
posso fare quello che mi chiedi.” Ricambia il mio sorriso e
addenta una fetta di pane e marmellata.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Sono certa che il mio <span style="font-style: italic;">Signor Morbido Sedere</span> scoprirà il modo di sbarazzarsi di te, allora" minaccio poi, aprendo la porta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Oppure io e<span style="font-style: italic;"> Lui</span> scopriremo
come liberarci di te e potremo vivere serenamente la nostra inevitabile
passione." arriva prontamente la sua risposta ed io posso solo
sospirare e dichiararmi sconfitta per questo round.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non ho proprio tempo di discutere con questo pomposo imbecille.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Incamminandomi verso la fermata del tram che mi condurrà in
università - meglio nota come l'Inferno -, immersa nell'aria
pungente e nel frastuono del traffico della città, mi impongo di
non pensare. E mi rendo conto che è una cosa che faccio spesso
da un po’ di tempo a questa parte. Pensare mi fa male. Mi
annebbia la vista. Mi sento debole e in preda agli eventi ogni volta
che lo faccio. L’unico modo per non cancellare il mio sorriso
è impedire alla mia mente di riflettere su quello che mi
succede. Perché ogni volta che mi fermo e osservo dove sono e
valuto i perché di questi miei ultimi mesi, vengo attanagliata
da un'angoscia che non so controllare. Ho come l'impressione di essere
schiacciata ogni secondo dalle mie scelte, di essere costretta a
valutare cosa e quando ho sbagliato, a decidere come rimediare a certi
errori: e forse non sono pronta a farlo. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Forse non sono ancora in grado di alzarmi in piedi e ammettere che ci
sono tante, troppe cose che devo cambiare. O, molto più
semplicemente, non so come voglio cambiarle.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mentre cammino con passo spedito respiro a pieni polmoni e deglutisco
le lacrime che, troppo spesso, accompagnano questi pensieri. Io odio
piangere: non perché sia segno di qualche tipo di debolezza ma
perché in me, la maggior parte delle volte, sono segno di
rabbia, non di tristezza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Quando sono stizzita, io piango: e più piango più mi
arrabbio. E sembra che io non riesca a fermare questo circolo. Le
lacrime sembrano essere uno dei pochi modi in cui riesco a sbarazzarmi
dell'ira e, sfortunatamente, la maggior parte delle persone sembra non
voler capire che funzione abbiano per me: in genere mi consolano, mi
compatiscono oppure mi spronano a non disperarmi. Insomma, le lacrime
mi fanno apparire anche più patetica di quello che sono:
sminuiscono il mio livore e l'impeto della mia forza emotiva. La gente
associa sempre le lacrime alla debolezza e, forse, visto il pasticcio
emozionale che si impasta dentro di me ultimamente, non ha poi tutti i
torti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Il mio insopportabile flusso di coscienza viene, per mia grazia,
interrotto da una voce che urla il mio nome dall'altra parte della
strada: mi blocco e, strizzando gli occhi, metto a fuoco la snella
figura che si sbraccia sul marciapiede opposto al mio, nel tentativo di
attirare la mia attenzione. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E sorrido. È la mia adorabile e saccente cugina Terry.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Teresa, per gli amici Terry, è fondamentalmente la sorella che
non ho mai avuto. Sono cresciuta ogni giorno della mia vita con lei. In
qualsiasi cosa io faccia, in qualunque momento della mia esistenza,
Terry c'era. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Nel corso degli anni siamo cambiate tanto tutte e due, la vita si
è messa in mezzo e ha separato i nostri sentieri, ma la
connessione emozionale che esiste tra noi, non è qualcosa che
spazio e tempo possono rompere.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Terry è una ragazza di successo, matura e consapevole degli eventi attorno a lei. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sì, lei è l'opposto di me, insomma.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
È anche una di quelle persone che ho il terrore di deludere. Una
di quelle per cui vorrei avere più consapevolezza di me, per
poterle dimostrare che le sue parole e il suo affetto nei miei
confronti, non sono sprecati.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Quando sei confuso e spaventato, quando ti sembra di vivere in una vita
che non è la tua e di cui non hai il controllo, ciò che
temi di più è perdere i capisaldi della tua esistenza.
Nei momenti di crisi, ognuno di noi cambia talmente tanto da non
sapersi riconoscere. Spesso odiamo le persone che stiamo diventando. E
la paura più grande è quella di allontanare e ferire
coloro che sono sempre stati con noi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
La guardo stringere al petto una montagna di libri mentre attraversa la
strada velocemente e mi raggiunge con un grosso sorriso sulle labbra:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Buongiorno!"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Ciao a te, deliziosa creatura sepolta in un cappotto due taglie
più grande del necessario..." ridacchio squadrandola e lei, per
nulla offesa, si sistema la borsa su una spalla e allaccia la cintura
di quella cosa che indossa e che io - più per intuizione che
altro - ho definito <span style="font-style: italic;">cappotto</span>.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Hai intenzione di essere la causa di un'inattesa Apocalisse?" mi chiede dandomi un bacio sulla guancia e scrutandomi attenta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Perché?" chiedo confusa dalla strana affermazione e lei si
limita a strizzare gli occhi prima di proseguire: "Sei uscita di casa.
È un evento piuttosto raro ultimamente. Potresti causare qualche
squilibrio elettromagnetico."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Divertente, Terry. Molto divertente. Non dovresti prenderti gioco
della mia agorafobia: non si scherza con i pazzi" minaccio
ricominciando a camminare e trascinandola lungo la strada con me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Beh, io ho la legge dalla mia parte."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sì, anche Terry - come Bet - ha intrapreso la carriera legale.
Non so se questo sia un bene, ma sono tutte e due destinate a
galleggiare nelle scienze giuridiche. Penso fosse scritto nelle stelle.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Dove stiamo andando?" mi chiede spostando i libri da un braccio all'altro e cercando il mio sguardo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Io in segreteria. Tu non lo so." </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Io stavo andando in Biblioteca. Direi che possiamo fare un pezzo di
strada insieme, così mi puoi finalmente parlare della principale
novità della tua vita..."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Sarebbe?"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Gli astri sussurrano che mi devi parlare di una nuova presenza."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Chi te l'ha detto?" domando mentre voltiamo l'angolo e arriviamo di
fronte agli edifici amministrativi del nostro ateneo. Poi sospiro,
consapevole di conoscere già la risposta alla mia domanda.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Bet. Dai, rendiamolo ufficiale. Dimmelo come se non lo sapessi già." suggerisce lei, sghignazzando.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Ho un nuovo coinquilino. La carogna più grande che tu ti possa
immaginare. L’arroganza fatta maschio, con un viso d’angelo
e un fisico fantastico. Lo detesto."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Sì, mi dissero che è un discreto manzo. Quando me lo fai conoscere?"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Per il tuo bene dovrei risponderti <span style="font-style: italic;">mai</span>. Non è un uomo, credimi." rifletto legandomi i capelli e mettendole un braccio attorno alle spalle.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Come si chiama?"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Satana?" propongo un epiteto alternativo per il mio inquilino, sentendomi molto spiritosa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lei continua a ridere, poi spalanca gli occhi per cercare di convincermi a dire il vero nome del ragazzo che ora vive con me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Ok, si chiama Alex" concludo facendo una smorfia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Ah già, è straniero!"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Sì, americano. Non dire nulla ti prego. Jules ha già speculato a sufficienza sulla cosa."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
" Peccato, per una volta volevo essere io quella divertente." risponde lei sorridendo e guardando di sfuggita l'orologio. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io so perché l'ha fatto: si sente in colpa perché non
è già seduta in biblioteca a studiare. Ve l'ho detto che
lei è la quella brava.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
La nostra conversazione viene interrotta dalla musica del mio cellulare che riproduce <span style="font-style: italic;">Halo</span> a tutto volume.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Oh, scusa, Beyoncé mi cerca" scherzo affondando la mano in borsa e frugando alla ricerca di quel rumoroso oggetto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Pronto, qui ragazza triste e insoddisfatta".</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Med, Med una tragedia!" grida Bet all’altro lato del telefono.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Bet, calmati! Tragedia del tipo h<span style="font-style: italic;">o fatto bruciare il sugo e ora non riesco a togliere il fondo nero</span> o tragedia <span style="font-style: italic;">stile ho effettivamente corroso le piastrelle del bagno perché non so che razza di sostanza chimica ho usato</span>?” le domando divertita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"No, simpaticona. Tragedia nel senso che io e J abbiamo le zecche in casa!" mi risponde lei sull’orlo delle lacrime.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Le zecche in casa?!" chiedo sbalordita "E come ci sono arrivate? Non avete nemmeno un cane!"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"I piccioni, Med! Tu lo sapevi che i piccioni portavano le zecche? Io non ne avevo idea."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Ok, aiutami a capire. Hai deciso di fare l’originale e prendere dei piccioni come animali domestici?" dico dubbiosa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Ma no, stupida! Noi abitiamo all’ultimo piano, giusto? Beh, quei
pennuti maledetti amano appollaiarsi sopra la nostra finestra! Sul
tetto Med! E quei disgustosi parassiti succhia sangue hanno pensato che
casa nostra fosse il luogo perfetto per nidificare, a quanto pare"
sento che ringhia imbestialita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io appoggio una mano sulla cornetta, mi volto verso Terry e chiedo sconvolta:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Le zecche nidificano?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lei alza le spalle e, insicura, risponde "Che vuoi che ne sappia? Io odio gli animali!"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Sei proprio una brutta persona" ridacchio io.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Med, mi stai ascoltando?” sento Bet starnazzare.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sì, sì, B. Ti ascolto. Mi dispiace molto per la
tua…mmmh…invasione. Vuoi che ti trovi il numero della
disinfestazione?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ma quale disinfestazione. Li ha già chiamati J. Vengono mercoledì...“ ribatte lei aggressiva.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ok, perfetto. Allora problema risolto. Mercoledì ti libererai delle zecche!” concludo soddisfatta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Per quale motivo poi non si sa. Non ho fatto nulla per cui abbia il diritto di sentirmi compiaciuta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ No, tu non hai capito niente! Io qui non ci resto un secondo di
più.” starnazza Bet rumorosa e in procinto di avere un
probabile attacco di panico.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Oh, va bene. E dove andate?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Med, me le sento tutte addosso. Sento le loro zampette
dimenarsi. Mi immagino le loro mandibolucce che mi si conficcano nella
carne. E poi, grazie al mio sangue, danno vita a tanti zecchini!”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Zecchini?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sì, zecchini! Med, io non voglio gli zecchini sotto
pelle! Oddio se mi finiscono vicino alla patatina? Oh, che schifo! Mi
sto sentendo male! Vuoi che mi senta male, Med?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ No Bet, certo che non voglio che tu ti senta male. Ma che posso
fare io per te e J?” chiedo sempre più confusa. Tra
zecchini, mandibolucce e patatine mi sembra la fiera dei vezzeggiativi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sono un po’ disorientata.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Bet…?” Lei non risponde e dopo qualche secondo di silenzio, capisco cosa vuole.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Oooh no, no, no, no, no. Non esiste Bet! Non potete venire a
stare da me! Scordatelo!” alzo la voce in ansia, iniziando a
camminare su e giù per la strada.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Med, ti imploro! Non mi puoi lasciare qui con le zecche! Vuoi
che mi prenda qualche malattia e che si succhino il mio dolcissimo
sangue? Certo, se fossi tu il problema non sussisterebbe. Hai il plasma
talmente acido che vomiterebbero subito” divaga lei un po'
distratta e io mi mordo un labbro nella speranza di contenere qualche
insulto di risposta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Oh, davvero? Bet, non potete venire da me! Dove vi metto? Casa
mia è un buco! E ora che c’è anche quel demone
dagli occhi blu, l’ossigeno da dividere è troppo
poco!” cerco di convincerla io.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Apriremo le finestre. Io e J stiamo uscendo di casa. Ci vediamo
da te tra mezz’ora” e riattacca il telefono. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io fisso il cellulare cercando di capire in quale momento ho accettato di ospitarli. Ma non ci riesco proprio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Che succede?” mi chiede Terry curiosa e, probabilmente anche confusa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ci sono le zecche” rispondo io con voce da ebete mentre
valuto gli effetti di altre due persone in casa mia. E immagino l'ira
funesta di Alex per non avergli chiesto il permesso di ospitare Bet e J
in quella che - purtroppo - è ora anche casa <span style="font-style: italic;">sua</span>.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Dove Med?” mi domanda lei confusa quanto me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Da Bet. Si devono essere alleate con Alex per rovinarmi la
vita” sussurro pensierosa e insospettita, immaginandomi come la
vittima in una partita di Cluedo: Alex e le zecche, in cucina, con
arguzia e mandibolucce.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non capisco.” Esclama lei osservandomi con i suoi grandi occhi neri.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Neanche io. So solo che ho appena vinto due nuovi inquilini. E non mi riferisco alle zecche.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sul suo volto è sempre più evidente il dubbio ma, al
momento, non ho tempo di essere più chiara. Devo andare a casa
ad avvisare Alex della situazione o rischio pericolose ripercussioni,
tipo scarafaggi nel letto. O che tagliuzzi tutti i miei pigiami.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Quello è demoniaco, non dimenticatelo mai.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Tesoro, devo scappare. Ti spiegherò meglio quando avrò capito anche io<span style="font-style: italic;"></span>." dico a mia cugina, abbracciandola e fuggendo a gambe levate verso il mio appartamento.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Quando arrivo a casa sono trafelata e nel panico (oltre che bisognosa
di un polmone d'acciaio). Sto infilando le chiavi nella serratura,
quando la porta si spalanca e incontro all’istante due occhi
azzurri che mi fissano. E lo sguardo che li adorna è stranamente
scuro. Oserei dire arrabbiato.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Separo le labbra per dire qualcosa, qualunque cosa, ma Alex mi blocca, alzando una mano.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Spiega.” Esclama freddo, ma nella sua voce avverto un tono decisamente infastidito.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Le zecche!” è l’unica risposta che riesco a produrre.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Questa non è una risposta, Med. Sono tre sillabe” ribatte facendomi spazio per entrare.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Lo so. Alex, non ho capito nulla neanche io. Hanno le zecche in
casa.” Dico dirigendomi verso la cucina, mentre lui mi segue.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Questo l’avevo afferrato dai deliri di Bet sulla
possibilità di avere o meno una famiglia di parassiti infilati
nel canale vaginale” dice lui seguendomi in cucina e la voce
assume per un attimo un tono disgustato.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ma che schifo!”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Pensa al piacere che ho provato io nell’immaginare la
cosa.” borbotta Alex aggrottando la fronte. “ Comunque, non
cercare di distrarmi. Perché gli hai detto che potevano venire
qui? Med, ma l’hai guardata questa casa? È minuscola! Come
ci stiamo in quattro qui dentro, secondo il tuo piccolo
cervellino?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Primo, il mio cervello non è piccolo: è proporzionato a tutto il resto. Secondo non ho <span style="font-style: italic;">esattamente</span> detto che potevano venire qui!”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E allora che cosa hai detto, <span style="font-style: italic;">esattamente</span>?” mi domanda appoggiandosi al bancone di fronte a me e incrociando le braccia, con fare inquisitorio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Beh, non molto. Nel senso che prima ho detto che non potevano…”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E poi…?” mi incalza sospettoso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E poi non ho detto nulla.” Bisbiglio imbarazzata.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Med!” si lamenta lui, chiudendo gli occhi e affondandosi le mani nei capelli. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Uh, posso affondarci anche le mie? Sono pressoché certa che mi farebbe stare molto meglio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E’ stata colpa di Bet, Alex! Te lo giuro! Mi ha
raggirata!” lo imploro pateticamente, e il fatto stesso che io
debba scusarmi con la versione belloccia di Ade, mi urta
incredibilmente.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Lei gioca sporco, quella<span style="font-style: italic;"> two face</span>!” sibilo tra i denti, abbassando lo sguardo e stringendo i pugni.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lui tace per quello che sembra il minuto più lungo della giornata, probabilmente con l'unico scopo di torturarmi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Poi, così, dal nulla, comincia a ridere.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Cosa mi sono persa?” chiedo, guardandomi attorno.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Solo tu potevi farti raggirare dalla tua migliore amica!”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ehi, tu non sai niente di me!” rispondo indignata e
offesa. Anche se ha ragione. Solo io potevo farmi raggirare da una
persona che conosco bene come Bet.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Beh, adesso so che sei un’allocca!” ribatte sorridendo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sto per partire all’attacco, quando lui mi ferma, apparentemente
poco interessato alla mia difesa e per nulla desideroso di discutere:
cosa che un po' mi delude. Litigare con Alex, a volte, ha una funzione
liberatoria. E anche un poco terapeutica.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ No Med, ne riparliamo in un secondo momento. I tuoi amici sono
di là che ti aspettano, carichi di valigie e tutti scompigliati.
Sembrano profughi. Prima sistemiamo questa cosa. Abbiamo tutto il tempo
del mondo per litigare” dice mentre si solleva dal bancone,
dirigendosi verso il soggiorno ed io lo seguo, sospirando.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ecco la vostra eroina” mi annuncia con un tono divertito e gli occhi di Bet e J si posano veloci su di me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Oh Med!” urla Bet lanciandomi le braccia al collo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Mollami,<span style="font-style: italic;"> drama queen</span>!” borbotto staccandomela di dosso e sorrido a Jimmy.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Med, mi dispiace tanto, ma Bet stava per andare in
iperventilazione quando ha visto le zecche. Cercheremo di dare il meno
disturbo possibile. E di andarcene appena la casa sarà agibile.
Giovedì saremo fuori di qui. Promesso!” mi risponde lui un
po' imbarazzato.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non ti preoccupare J, non ti posso condannare per aver scelto
una psicopatica come compagna di vita. L’amore è
cieco.” ridacchio facendo una linguaccia nella direzione della
mia migliore amica.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Va all’inferno” si limita a bofonchiare Bet.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ehi, controllati se non vuoi andare a fare un <span style="font-style: italic;">pigiama-party</span> con le zecche!” minaccio severa e compiaciuta all'insorgere di un'espressione di panico suoi lineamenti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lei mi fa una boccaccia e Alex e J ridono.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Allora, dobbiamo decidere gli arrangiamenti per dormire,
direi” suggerisce quella sciocca bionda che mi sono scelta come
amica.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Voi prendete camera mia. C’è il letto
matrimoniale. Io dormirò sul divano” decreto fingendo
allegria, benché senta già dolori ovunque al solo
pensiero. Il mio sofà è la cosa più scomoda dopo
le rotaie del tram, senza dubbio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ No Med, non possiamo sbatterti fuori dalla tua stanza” dice J mentre Bet gli tira un calcio. Io rido e rispondo:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Tranquillo J, meglio qualche dolorino che sentire B. che si lamenta per quattro giorni!”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ok, mi sembra tutto sistemato” conclude Alex alzandosi dal bracciolo della poltrona e dirigendosi verso il bagno.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io indirizzo il mio sguardo infastidito verso la sua schiena: che
cafone. Il minimo che poteva fare era offrirsi di dormire in soggiorno
al mio posto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Bet e J cominciano a sistemarsi in camera ed io afferro il mio pc e mi
posiziono sul bancone della cucina: apro lo schermo e inizio a
scrivere. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non penso. Scrivo e basta: racconto i miei pensieri ad un file che li
custodirà e che non mi farà domande. E mi perdo nelle
parole: sento i miei amici muoversi per casa, J uscire per andare da
qualche parte e Bet lamentarsi per l'ennesimo esame da preparare. Ma io
non li ascolto: scrivo e basta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
A volte mi perdo così tanto nella confusione di pensieri nella
mia
mente, che l’unico modo per tirarli fuori è scriverli.
Lascio che le parole prendano vita e scorrano fuori dalle mie dita
senza regole. Ma so che sono frasi sconnesse, senza un filo logico che
faccia da guida a quell’insieme di lettere nero su bianco. Non li
rileggo
mai: credo che mi creerebbe quasi
imbarazzo vedere cosa davvero penso. Come se quelle cose non le avessi
scritte io. Come se non fossero frutto della mia mente.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Ho provato,
in passato, a dare uno sguardo veloce a cosa avevo prodotto e, l’unico
risultato è stato un forte senso di vergogna e un punto di domanda
stampato in fronte.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sembra quasi che, nel momento in cui le parole
lasciano il mio cervello, non mi appartengano più. Quasi non fossero
realmente proiezioni del mio inconscio, ma verità di una persona che
non sono io. E allora l’istinto mi spingerebbe a cancellarle. A
eliminare le prove del percorso di pensieri in cui mi ero trovata
qualche istante prima.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Una volta qualcuno mi ha detto che chi
scrive, quando inizia a buttare giù le parole, in realtà vuole
esprimere un concetto totalmente diverso da quello che sarà il
risultato finale. Ed è per questo che gli scrittori spesso non sono
soddisfatti dei loro lavori. Perché non era il messaggio che volevano
trasmettere. Non era la storia che volevano raccontare.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non so se sia vero; non so se valga per tutti. Ma è una possibilità.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Quando il lampione sotto casa mia si accende, mi rendo conto che si sta
facendo buio fuori e allora abbasso lo schermo del portatile e chiedo:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ragazzi, che volete mangiare per cena?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Quello che preferisci tu, Med. Ci affidiamo a te” risponde Bet da camera mia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Primo o secondo?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
” Primo. Qualcosa di pesante e calorico! Ho fame, e J non ha
l’occasione di mangiare bene molto spesso” ridacchia lei,
consapevole della propria mancanza di abilità culinaria.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Carbonara va bene?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sì! Bona la carbonara!” strilla entusiasta e poi si rivolge a J “Sei contento, amore?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non sento la sua risposta, ma inizio comunque a raggruppare gli ingredienti necessari.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mi accuccio alla ricerca di una pentola per la pasta, infilandomi dentro uno degli armadietti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sono invitato anche io a cenare con voi?” chiede Alex
alle mie spalle. Spunta sempre fuori dal nulla, ma la cosa non mi
stupisce: l'ho detto che è un demone.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Solo per questa volta. Solo perché abbiamo ospiti”
rispondo inghiottita dal buco nero in cui tengo l’occorrente per
cucinare.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Med, ti dispiace uscire di lì? Non è il momento
di avere una conversazione con il tuo sedere” ride lui,
avvicinandosi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Peccato, perché è il massimo in cui tu possa
sperare” ribatto restando immersa fino alla vita dentro la
credenza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ <span style="font-style: italic;">Massimo</span> nel senso che più grosso di così non può diventare?” scherza lui, ormai dietro di me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Cosa?!” domando indignata e faccio un goffo tentativo di
uscire dal buio in cui mi sono infilata. Ovviamente, visto che la mia
coordinazione è pari a zero, nel movimento tiro una testata
contro la parte superiore dell’interno del mobile. Dico qualche
parolaccia e sento Alex ridere. Indietreggio un po’ ed estraggo
buona parte di me stessa da quella trappola.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Quando posso considerarmi quasi libera, sbatto con poca grazia contro lo spigolo superiore dello sportello. E fa male. <span style="font-style: italic;">Molto male</span>.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Dolore!” mi lamento, sedendomi sul pavimento e
appoggiando la schiena all’armadietto accanto mentre mi massaggio
la botta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Mamma mia, quando sei maldestra! Fammi vedere...”
constata lui e si inginocchia alla mia sinistra, prima di cercare di
sfiorare il mio testone.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non toccarmi, <span style="font-style: italic;">Belzebù</span>!” ribatto con le lacrime agli occhi e muovendo la testa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Smettila di dimenarti. Voglio solo vedere se
sanguini!” ordina un po' scocciato e afferra il mio viso
tra le mani per bloccarmi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Così poi puoi succhiarmi il sangue da vampiro quale
sei?” ringhio per protesta, guardandolo negli occhi. Mamma mia
come sono belli con quelle striature più chiare attorno alla
pupilla. E come brillano. Sembra che abbiano vita propria. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Un gran bel vampiro, però” bisbiglia lui sorridendomi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non rispondo e, con mio grande orrore, mi rendo conto le lacrime stanno
iniziando a scendere. Ma perché piango? Non mi sembrava facesse
così male.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Fa male?” mi domanda piano.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ No, fa bene” sussurro con voce sarcastica.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ L’avevo capito dalle lacrime. Credi di riuscire a non
staccarmi un braccio a morsi mentre vedo se ti sei causata danni
permanenti?” mi chiede, con voce divertita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io annuisco e lui lascia andare il mio viso, piegandomi la testa in avanti per vedere meglio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Nulla di grave, non stai morendo. Solo un bel bernoccolo. Ci
mettiamo un po’ di ghiaccio, così non sembrerà che
tu abbia due teste” annuncia dopo l'ispezione e tornando a
guardarmi negli occhi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“Ok? Facciamo che tu ti siedi e la carbonara la faccio io? Non
vorrei che ti affettassi le dita mentre grattugi il formaggio.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Io sono brava in cucina” borbotto in modo puerile, abbassando il mento.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non lo dubito. Ma immagino che tu sia più brava quando
non hai una botta enorme che ti si gonfia sul retro della testa. Avrai
altre occasioni per dimostrarmi che perfetta chef tu sia,
tranquilla” dice tenendo la voce bassa e offrendomi l'ennesimo
sorriso serafico, per farmi capire che non sta scherzando, poi si alza
e continua:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Resta qui, ti prendo qualcosa dal congelatore.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Perché sei così gentile con me? Stai cercando di
entrare nelle mie grazie? Rinuncia, Alex. È fatica
sprecata” rispondo seguendolo con lo sguardo, mentre si
riavvicina e si riabbassa alla mia altezza. O bassezza, che dir si
voglia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lui non risponde, ma ammicca con fastidiosa delicatezza e mi appoggia un surgelato sulla botta. Che scena poetica.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Che c’è di divertente?” chiedo indispettita dal onnipresente sorriso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non gli vengono i crampi alle guance a forza di usare i muscoli?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Forza, vai a sederti e non levarti la busta dalla testa!”
conclude, evitando i miei occhi e sollevandomi per un braccio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io eseguo sospettosa e raggiungo Bet e J in salotto, sbuffando per una
serie di motivi, tra cui il fatto che, ora che lui è stato
civile con me, prima o poi io lo dovrò essere con lui.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E’ pronto?” domanda Bet, alzando la testa dal libro del suo prossimo esame.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Che ti è successo Med?” mi chiede J con gli occhi spalancati</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Niente, ho dato ripetute testate alla cucina” dico lasciandomi cadere nella poltrona.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E il nostro cibo?” domanda Bet nel panico.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ci pensa il figlio di Lucifero.” </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ohhhh, Alex” ride lei maliziosa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non dire nulla, B.” e chiudo gli occhi abbandonandomi alla stanchezza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Tre ore dopo la testa mi fa ancora male. Sono sdraiata sul divano, nel
buio, ma non riesco a dormire. Questo sofà è scomodo,
è duro e punge. E poi non posso mettermi a pancia in giù.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mi rigiro una decina di volte, guardo l’orologio e mi chiedo come
facciano i miei coinquilini a dormire; in fondo è solo
mezzanotte. Non dovremmo essere in giro a vivere come fanno i ragazzi
della nostra età? Ma chi prendo in giro? Io non sono mai stata
una <span style="font-style: italic;">viveur.</span> Non mi ha mai entusiasmato girare per locali e ubriacarmi. Forse sono vecchia dentro.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non so perché la mia mente divaga su L. Perché non riesco
a dare un taglio netto a questa storia? Perché accetto di avere
a che fare con lo schifo che lui mi offre?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
È come quando mangi il cioccolato. Sai che ti farà male,
che finirà tutto suoi tuoi fianchi, e che poi dovrai faticare
per mandare giù l’adipe. Ma non riesci a fermarti. Tu lo
devi avere fino a quando puoi. Non ti puoi far sfuggire
l’occasione di assaporare quel cioccolatino.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Credo che il problema sia che io vivo nell’attesa di rivedere il
ragazzo che mi ha abbindolata all'inizio. Non era la sua
capacità oratoria, o quanto brillante fosse, o la sua cultura o
il suo livello di intelligenza, che mi attraevano. Anche perché
L non possiede nulla di tutto ciò. Non sa mettere insieme tre
parole in forma corretta, è assolutamente incapace di sostenere
una conversazione, non sa motivare le sue posizioni ed è
talmente inconsistente che non ci si può avere una discussione
di livello superiore a quella sul prossimo trucchetto per evitare un
ostacolo. Il suo carisma è tutto fumo, è di
un’ignoranza imbarazzante e di una povertà verbale e spirituale spiazzante. E non è nemmeno
intelligente. E’ solo furbo. Ma
furbizia non sempre è sinonimo di acutezza mentale. In questo
caso non lo è.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Quello che mi piaceva di L durante il primo periodo, era come mi faceva
sentire. Come mi trattava e mi parlava. Solo ora capisco che era una
sceneggiata. Che era un trucco per incastrarmi. Ma ai tempi mi aveva
dato un po’ più di sicurezza nelle mie capacità.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Med, perché non dormi?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mi volto verso il retro del divano e vedo Bet venire verso di me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Potrei chiederti la stessa cosa” le rispondo rannicchiandomi per farle spazio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Pensavi così rumorosamente che mi hai svegliata.” Ribatte accarezzandomi il braccio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Hai voglia di dirmi che ti stava frullando in testa?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non lo so. A volte mi sembra che il mio cervello vada troppo veloce per capirlo.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Perché non cominci a dirmi quella che ti stava divorando
ora?” domanda infilando i piedi sotto la mia coperta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ L...” rispondo evasiva.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ah, il brutto babbuino stupido” finisce lei per me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non ti piace proprio, eh?” le chiedo sollevando lo sguardo da un buchino nella trapunta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ No, non piace nemmeno a te, come puoi pretendere che io lo
approvi? Non mi piace come ti tratta, non piace come ti fa sentire, e
non mi piace che si approfitti del fatto che sei buona e disponibile.
Tesoro, non spetta a me dirti che fare. E sai perfettamente che non mi
piace esprimere pareri su L proprio per questo, ma credi davvero che
sia una persona che può darti qualcosa di buono?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io esito un po’, torturo lo strappo nella coperta e poi gioco con
il fondo del suo pigiama e, senza guardarla in viso dico:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“La settimana scorsa l'ho chiamato per parlare un po' e gli ho
detto che ero particolarmente giù ma non sapevo bene
perché.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Mmh-hmm!” risponde lei annuendo</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sai, ho pensato che magari, per una volta potessimo parlare anche di me e dei miei problemi...”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Bet resta in silenzio, aspettando che continui.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“Lui si è limitato a interrompermi e a deviare la
conversazione su di sè e sulla sua preoccupazione per i suoi
problemi, cercando in me appoggio e conforto. So che L è un
pirla, ma mi sarei aspettata qualche parola di più. Non lo
so…non so cosa mi aspettavo” concludo chinando il viso e
nascondendo la tristezza dietro una tenda di capelli.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lei avvicina una mano e mi scosta una ciocca dal viso, poi mi sorride e dice</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Forse ti aspettavi qualcuno che L non è. Tu sai cosa
devi fare Med. Non sta a nessuno decidere per te. Tu hai già gli
elementi per fare la tua scelta. Devi solo aspettare il momento in cui
sarai davvero pronta ad accettarla.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io la fisso negli occhi per qualche secondo, lasciando che le sue
parole vengano assorbite dalla Med dentro di me. La Med che ancora si
deve convincere. E prendo atto del fatto che quando sarà pronta
lei, lo sarò anche io.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Annuisco e ricambio il suo sorriso mentre lei mi abbraccia e si stende sul divano.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Forza, ora dormiamo. Devo studiare domani” dice, battendo la mano sullo spazio accanto a lei.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io muovo la testa e mi lascio cadere sui cuscini. Stiamo strette e
scomode. Ma lei sa che in questo momento, averla vicina conta di
più di un sonno riposato.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
In questo preciso istante mi sento al sicuro. E non mi sento sola. Ed è l’unica cosa che conta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: large; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="- Sotto il cappuccio Verde -" src="http://i45.tinypic.com/nog306.png" height="72" width="320" /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">La mia mattina non è cominciata nel migliore dei modi. Da quando mi sono svegliata quella
lumaca narcisista che mi hanno assegnato come coinquilino ha invaso il
bagno e non sembra dare segni di vita, ragion per cui cerco
disperatamente di tenermi occupata e di distrarmi preparando la
colazione, nel vano tentativo di non farmi pipì addosso.</span></span>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">"Uomo dell'hamburger</span>,
se non esci da quel bagno entro tre minuti ti avviso che ti faccio la
pipì sul letto!" strillo dalla cucina e mi compiaccio della
scorrettezza che mi scorre nelle vene già di prima mattina. Sono
veramente portentosa.<br />
Sorrido
soddisfatta e mi metto ad imburrare una fetta di pane mentre aspetto
che il caffè sia pronto e sento le voci di Bet e J che si avvicinano
alle mie spalle.<br />
<br />
"Oh, gli innamorati..." sorrido mentre loro entrano in cucina.<br />
La
mia amica è ancora in pigiama, il che mi fa intendere che passerà la
giornata a ripetere. Il suo ragazzo, invece, è già pronto per uscire. <br />
Quando
mi volto per salutarli, vedo che entrambi si bloccano e i loro volti
assumono un'espressione di stupore: restano in quello stato qualche
secondo, e io inclino la testa di lato per cercare di capire che cosa abbia
attirato la loro attenzione.<br />
<br />
"Ho
della marmellata sulla bocca?" domando allora con curiosità e Bet
deglutisce a fatica e, per un istante sembra sul punto di dirmi
qualcosa. Poi però J si schiarisce la voce e, sorridendo, mi risponde.<br />
"No, no, niente marmellata."<br />
<br />
"Perfetto. Buongiorno, giovani cuori in amore." <br />
“ Buongiorno a te, cicciona!” mi risponde Bet afferrando la moka e versandosi il caffè.<br />
“ Perché in questa casa pensate tutti che sia grassa?” chiedo offesa.<br />
“
Per due ragioni: la prima è che non sei proprio un’acciuga; e la
seconda è perché dormire sul divano con te è stato terribile” brontola
lei, aggiungendo il latte nel caffè.<br />
“ Oh, va bene signorina <span style="font-style: italic;">Slim Fast</span>, allora la prossima volta cercherò di pressarmi di più”<br />
<br />
“ Brava!” replica la mia amica in uno sbadiglio e dandomi degli strani colpetti sulla testa.<br />
"Che stai facendo?" le domando cercando di scacciare la sua manina tozza, ma lei non si arrende e persevera nel picchiettamento.<br />
"Non
fare domande. Lo faccio per il tuo bene." risponde semplicemente Bet
prima di leccarsi un pollice e avvicinarlo pericolosamente alla mia
faccia.<br />
"Ti
sei fatta una canna? La tua saliva sulla mia pelle delicata non ce la
metti" mi ribello io scappando dall'altro lato del bancone.<br />
"Med, fidati.."<br />
"Col cazzo..."<br />
E
iniziamo una sorta di danza della fuga dal pollice sbavato prima che
questo delicatissimo momento venga interrotto dalla risatina di J che,
infilandosi il giaccone, richiama la nostra attenzione.<br />
“ Voi due non siete normali, lo sapete vero?” <br />
<br />
“È
lei che è una stupida malfidata." borbotta Bet additandomi come se
fossi una criminale ed io rispondo dandole una spinta leggera.<br />
"Malfidata?
Vorrei ricordarti che tu sei quella che periodicamente mi mette il
dentifricio sotto il naso mentre dormo per vedere se mi farò la pipì
addosso!"<br />
"È
una ricerca scientifica. Lo faccio per il bene dell'evoluzione umana.
Voglio capire se è solo una leggenda metropolitana e tu dovresti
immolarti per la causa."<br />
"Lo so io dove ti immolo, tu e la tua stupida testa bionda."<br />
<br />
La
risata genuina di J ci distrae nuovamente dalla nostra discussione, Bet
smette di darmi importanza e, con lo sguardo disgustosamente
innamorato, si allontana da me.<br />
<br />
"Esci già, Amo’?” gli chiede Bet raggiungendolo alla porta d’ingresso.<br />
“
Sì, devo correre in università. Ma ti chiamo dopo,
ok?”le risponde lui chinandosi e dandole un bacio.<br />
“A
stasera.” Lei lo incontra a metà strada, facendo schioccare le labbra
sulle sue e sorridendogli. Poi gli accarezza i capelli e lo spinge
gentilmente fuori di casa.<br />
“Vi supplico, non cambiate mai voi due !” sento che grida lui scendendo le scale e andandosene.<br />
“
Ciao J, buona giornata” ricambio io ridendo mentre Bet richiude
la porta e torna a sedersi sullo sgabello della cucina.<br />
<br />
Io
la raggiungo, timorosa che la nostra lotta non sia del tutto terminata
quando la porta del bagno si spalanca (finalmente) e la
voce di Alex mi saluta con un:<br />
"Allora? Hai compiuto atti di vandalismo in camera mia, Scintilla?"<br />
Sospiro e mi volto per rispondere come si deve e sento Bet che suggerisce alle mie spalle di<span style="font-style: italic;"> non farlo assolutamente</span>,
ma io scelgo di ignorare quella donna dai pollici insalivati e porto
gli occhi sul mio coinquilino. Per onore di cronaca specificherò che
l'incivile ha l'ardire di mostrarsi in nostra presenza a petto nudo,
col capello tutto spettinato e goccioline di acqua che cascano di qui e
di là.<br />
<br />
Suppongo
che, se non mi stesse così sulle palle, in questo momento considererei
l'ipotesi del limone duro: invece penso solo che questo tizio sta
sgocciolando su metà del nostro parquet.<br />
"Oddio Med, che cosa cazzo hai fatto?" domanda invece lui con un evidente accenno di panico nella voce.<br />
<br />
E adesso che c'è?!<br />
<br />
"Perchè?" <br />
"Cosa è successo alla tua faccia?" insiste lui, ora indicando il mio viso e sgranando gli occhi<br />
"Cosa è successo alla mia faccia?" chiedo a questo punto io, investita da una scarica di terrore. <br />
<br />
E
se ho subito una mutazione? O magari ho avuto una reazione allergica
alla bava di Bet! Già non ero una gran gnocca, se poi muto, sono a
posto.<br />
<br />
I
due ragazzi con cui mi trovo in casa in questo momento tacciono per
quelli che sembrano i secondi più lunghi della storia e io strillo
angosciata:<br />
"Che cosa è successo alla mia faccia?!"<br />
<br />
Alex
lascia cadere una mano lungo il fianco, inclina di lato la testa e mi
osserva con grandissima attenzione, aggrottando la fronte e aguzzando
la vista:<br />
"Sembra che un elefante con il sedere sporco ti si sia seduto sopra, credo."<br />
<br />
Un
campanello di allarme inizia a squillare insistente nella mia testa e
mi muovo come il suddetto elefante per spintonare Alex via dalla porta
del bagno e raggiungere uno specchio per verificare le condizioni del
mio - una volta piacevole - viso. E, con mio orrore, scopro che
stamattina sono bellissima. I miei capelli hanno assunto la forma di
una frittata verticale, con una sorta di oasi spiaccicata all'altezza
del cervelletto, stile cerchi nel grano. Ieri sera non mi sono
struccata e l'esito è uno splendido decoro nerastro che si estende
verso le mie tempie e che potrei tranquillamente spacciare per henné e,
in ultimo, avendo tentato di dormire sul divano con Bet, sul lato
sinistro della mia faccia si stagliano gloriose una serie di linee
rosse che, stranamente, hanno proprio la forma dei decori dei cuscini
che mi ha regalato mia madre. Come dicevo, dunque, sono un <span style="font-style: italic;">fighino</span> da
competizione.<br />
<br />
<br />
Resto
imbambolata a fissare la mia immagine riflessa per un minuto, poi urlo
rabbiosa il nome della mia amica che, con indifferenza, mi raggiunge e
mi domanda:<br />
<br />
"Allora, che programmi hai per oggi?" <br />
"Bet, ma perchè non mi hai detto come ero ridotta?"<br />
"Senti, io ho provato a renderti presentabile ma tu ti sei ribellata..."<br />
"Tu volevi ricoprirmi di sputo!"<br />
"Era un gesto materno, ingrata."<br />
E
con aria scocciata se ne torna a fare colazione in solitudine:
seguendola vedo Alex sghignazzare e dirigersi verso camera sua, perseverando nella fastidiosa azione di sgocciolare sul parquet.<br />
<br />
"Comunque,
dopo che ti sarai levata tutto quello schifo dalla faccia e io mi
metterò a studiare, tu che farai?" si informa Bet, masticando con poca
eleganza una fetta biscottata.<br />
"Suppongo
che andrò a fare la spesa: il frigorifero è vuoto e ci sono più bocche
da sfamare qui dentro. Speravo mi avresti accompagnata..." spiego
mentre mi specchio nel vetro del forno a microonde e lego i capelli con
un elastico tutto sfilacciato. Almeno quel problema l'abbiamo risolto.<br />
"Non
posso proprio, tesoro. Sono indietro di almeno due libri" e, alla sua
risposta, non riesco a trattenere un piccolo broncio al quale lei
risponde sorridendo teneramente, "Oh, su avanti! Ce l'ho io la
soluzione alternativa!"<br />
<br />
E io sorrido deliziata. Stupida ingenua!<br />
<br />
Bet salta giù dallo sgabello e corre verso la zona notte per poi fermarsi davanti alla stanza di Alex.<br />
<br />
Oh, no! Per quanto è vero che sono nata magra, no! Non sta per fare quello che io penso stia per fare!<br />
<br />
"Alex?" domanda con voce stucchevole alla porta chiusa e sento lui rispondere dall'altra parte.<br />
"Bet, <span style="font-style: italic;">no</span>!" sibilo tra i denti, raggiungendola.<br />
"Avrei bisogno che accompagnassi Med al supermercato a fare la spesa. È un problema?"<br />
"Brutta
donna dalla testa periforme, giuro che questa me la paghi." mugolo a
denti stretti e dandole un pizzicotto sul braccio giusto prima che
l'insopportabile sorriso di Alex spunti da dietro la porta.<br />
<br />
"Come
potrei rifiutarmi..." sogghigna lui compiaciuto, spostando gli
occhi su di me e aggiungendo: "Restaurati <span style="font-style: italic;">roomie</span>, ti porto al
supermercato."<br />
<br />
Ma porca di quella cotoletta!<br />
<br />
Con
la tensione che mi attraversa il corpo mi infilo nel bagno e cerco di
sistemare, per quanto possibile, il <span style="font-style: italic;">Picasso</span> che adorna i miei
lineamenti prima di uscire di casa e raggiungere quel luogo
meraviglioso che è l'Esselunga. Alex non la pianta di ridere per tutto
il tragitto e trova incredibilmente esilarante la mia presa di
posizione che consiste nel non rivolgergli la parola e fingere che non
sia lì.<br />
<br />
Varcando le porte del supermercato, mi volto e, porgendogli un euro per il carrello, affermo con voce secca:<br />
"Nel caso non l'avessi intuito, tu sei qui solo ed esclusivamente per aiutarmi a portare le borsine."<br />
"Sei sempre così dolce. Non possiamo fare un po' di conversazione mentre facciamo scorte per il nostro nido d'amore?"<br />
"Alex, c'è un limite alla tua stupidità o sarò costretta a sostenere la molestia della tua voce a lungo?"<br />
Lui non risponde ma ammicca ripetutamente mentre si allontana.<br />
<br />
Io
lo guardo e alzo gli occhi al cielo. Non voglio fare l'ipocrita: il
ragazzo ha senza dubbio un piacevole didietro ed è pure belloccio.
Forse non è esattamente il mio tipo - anche perché a me, di solito,
piacciono bruttini e un po' Biafra - ma è senza dubbio un esemplare di
maschio che buona parte della popolazione femminile non disdegnerebbe. <br />
Se
non fosse per quella irritante personalità e per il fatto che ha scelto
di occupare metà del mio appartamento: questi sono due enormi difetti
che mi rendono difficile l'idea di imparare a tollerarlo.<br />
E
poi ha l'<span style="font-style: italic;">occhio bionico scrutante</span>. Quello è forse la cosa che più mi
altera: probabilmente perché, al momento, io ho milioni di cose che
gradirei tenere nascoste e <span style="font-style: italic;">Mr. Curiosity</span> continua a fare lo scanner
della mia anima ogni volta che mi distraggo.<br />
<br />
Io non posseggo lo stesso superpotere, quindi ho il diritto di maltrattarlo.<br />
<br />
"Andiamo?"
chiede facendo ritorno col suo carrello tutto storto (il fenomeno non
sa neppure procurarsene uno che non tiri tutto a destra ogni volta che
fai due passi) e indicandomi il reparto frutta.<br />
Io
non rispondo e mi incammino verso le mele, determinata a interagire il
meno possibile con il mio coinquilino e pregando che ci sia poca gente
alla cassa una volta che avrò terminato i miei acquisti.</span><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br />
<br />
Mezz'ora
più tardi sono ferma immobile di fronte ad una infinita sfilza di
preparati per dolci e contemplo quale marca mi offra il miglior
rapporto qualità-prezzo: sono una studentessa fuori corso, disoccupata
e che ancora fa affidamento sulla famiglia d'origine per il proprio
sostentamento. Il risparmio è un dovere, non un'opzione.<br />
Alex,
che a questo punto ha rinunciato a ricevere risposta alle inutili
domande che mi rivolge nel tentativo di intavolare una conversazione,
se ne sta piegato sul carrello, con i gomiti appoggiati sul manubrio,
le mani intrecciate e una postura che urla <span style="font-style: italic;">disperazione</span>. <br />
<br />
Io lo ignoro.<br />
<br />
"Med,
ti prego, ti dai una mossa? Non è una decisione difficile: sono
tutti preparati uguali. Fanno schifo allo stesso modo!"<br />
Io
sventolo una mano nella sua direzione per fargli comprendere che non
sono interessata al suo parere e poi afferro due scatole che recano la
scritta <span style="font-style: italic;">muffin</span>. Bet ama i muffin.<br />
Cercando
di essere il più lenta possibile, leggo attentamente tutte le
scritte superflue che sono stampate sulle confezioni e, con mio
piacere, vedo
Alex dare segni silenziosi di insofferenza.<br />
Sicura
di avergli arrecato sufficiente disagio, opto per la marca che dichiara
"<span style="font-style: italic;">Real American Blueberry Muffin</span>" e la lancio nel carrello, pronta a
dirigermi verso la sezione formaggi.<br />
<br />
"Questa
porcheria in casa mia non ci entra." dichiara, però, il ragazzo alle mie
spalle e, per la dodicesima volta nello spazio che va dal reparto
frutta a quello colazione, mi trovo a non riuscire ad impedire ai miei
occhi di roteare verso l'alto.<br />
"Che c'è che non va in quel prodotto?!" domando scocciata, pentendomi all'istante di avergli rivolto parola.<br />
"Questi non sono <span style="font-style: italic;">veri blueberry muffin americani</span>." ribatte lui impugnando la scatola e riponendola sullo scaffale.<br />
"E chi lo dice?" protesto dunque io, recuperando il preparato e gettandolo nuovamente nel carrello.<br />
"Lo dico io!" <br />
"Ma
cosa vuoi saperne tu..." borbotto e, all'inarcarsi dei un suo
sopracciglio, resto con la bocca aperta e con la battuta a mezz'aria. <br />
<br />
Merda! <span style="font-style: italic;">Alexander</span>, Med. Alex è americano. <br />
<br />
"Senti, se ci tieni tanto a mangiare i muffin te li faccio io, ma questa roba non la compriamo. Punto."<br />
"Io
non voglio niente da te." rispondo cocciuta. Io voglio il mio preparato
per muffin: lo voglio essenzialmente perchè lui non lo vuole. <br />
"Finiscila, Med. Ho detto no."<br />
<br />
Ah, il capo ha detto<span style="font-style: italic;"> no</span>? Ma te lo somministro io il <span style="font-style: italic;">no</span>, cretino.<br />
"Chi sei, mio padre?"<br />
"No, sono quello che paga metà della spesa."<br />
"Ecco,
io avrei da ridire su questa cosa. Non capisco perchè tu non ti puoi
fare la tua spesa e io la mia, come fanno tutti i coinquilini del
mondo."<br />
<br />
Ora quello che non risponde è lui e, spingendo il carrello, se ne va, dirigendosi verso una nuova corsia.<br />
Io recupero i miei <span style="font-style: italic;">Real American Blueberry Muffin</span> e lo seguo, arrendendomi. Più o meno.<br />
Mentre cammino dietro di lui una domanda balena all'improvviso nella mia mente e non riesco a trattenerla.<br />
<br />
"Di dove sei, Alex?"<br />
<br />
Il mio quesito sembra stupirlo per un attimo, poi mi guarda e sorride:<br />
<br />
"Cleaveland, Ohio."<br />
<br />
Non
sono mai stata in Ohio. Non sono neppure sicura ci sia qualcosa di
interessante da vedere in Ohio. Chiaramente Alex non poteva venire da
qualche fascinosa città come Chicago o Buffalo, da cui, quantomeno, si possono raggiungere le cascate del Niagara. <br />
Vorrei
esprimergli il mio disappunto per non avermi detto che, invece, veniva da New
York, quando mi accorgo dello sguardo perso e vagamente riflessivo che
decora i suoi occhi e, forse posseduta dall'essenza del saccarosio dopo
aver soggiornato troppo a lungo nella corsia dei dolci, mi trovo a
domandargli:<br />
<br />
"Ci sei più tornato da quando vi siete trasferiti?" </span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Lui sembra ricordarsi di me solo al suono della mia voce e agita impercettibilmente la testa, prima di rispondere di no.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Non ti manca?"</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Med, che razza di domande fai? Ma soprattutto, perché le fai? </span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Lui accenna il fantasma di un sorriso e ammette di sì.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Ogni
tanto. Mi piace stare qui, non fraintendermi, però,
onestamente, casa mia quasi non me la ricordo più." </span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br style="font-style: italic;" /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-style: italic;">Occhi da Pokemon, occhi da Pokemon,</span>
mi ripeto insistentemente in testa, sperando che anche le mie orbite
inizino a sberluccicare come fanno le sue quando fa l'impiccione, e
invece niente; i miei tutt'al più hanno l'effetto panda, che non sembra
servire a niente, dato che il mio coinquilino ha ricominciato a
camminare e a spingere il carrello mezzo pieno.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Ma
io sono improvvisamente assetata di informazioni. Non so perché, ma
sospetto che abbia qualcosa a che fare con la strana espressione che ha
mostrato qualche minuto fa. E io ora sono curiosa. E penso anche di
averne diritto: posso sapere se vivo con uno psicotico serial killer
americano, no?</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Perchè
siete venuti qui?" strillo alle sue spalle senza rendermene conto, e
una decina di paia di occhi si piantano sul mio faccino paonazzo,
inclusi quelli di Alex che lasciano trapelare una buona dose di
imbarazzo.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Parlavo con lui..." mi giustifico con un sorriso insicuro e poi raggiungo il mio <span style="font-style: italic;">spingi-carello-porta-spesa</span>.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Allora?"
lo incalzo, sperando di ottenere una risposta nonostante l'evidente
disagio che trasuda dalla sua postura, ma veniamo interrotti da una
gracchiante e acuta voce dietro di me che urla in modo isterico:</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"ADRIANA!" </span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Io
sobbalzo per lo spavento e mi giro nella direzione della voce, restando
con la punta della scarpa incastrata nel carrello e traballando verso
Alex che, senza fare una piega, mi rimette in posizione verticale con
una mano e osserva la fonte dello strillo.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">A
due passi da me compare una vecchietta tanto tenera, all'incirca venti
centimetri più bassa di me e che mi ricorda tanto Serenella de <span style="font-style: italic;">La Bella Addormentata nel bosco</span>- trent'anni dopo.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Ci
fissa severa e con le mani sui fianchi tondeggianti mentre la borsa le
penzola lungo una gamba e i piccoli occhiali rotondi le scivolano sulla
curva del naso; e i suoi occhi puntano proprio a me!</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Adriana! Cosa ti avevo detto?"</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Chi cazzo è Adriana? Sono io?</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Guardo Alex per capire se sto avendo un'allucinazione ma, dalla sua espressione, direi di no.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Non si corre via dalla nonna, per andare a fare sconcerie con i ragazzi, per di più!"</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Io non ce l'ho più la nonna. E non faccio sconcerie in pubblico da quando avevo quattordici anni.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Alex
sopprime una risata e la signora si avvicina alla mia faccia e mi
sventola sul naso un ditino tondo che reca uno smalto perlato:</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Adriana, rispondimi!" e io deglutisco, sorridendo.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Si-Signora, io non sono Adriana..."</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Lei
mi osserva per qualche secondo e poi sembra recuperare la lucidità.
Lascia cadere il braccio lungo il corpo e, d'improvviso, sembra
smarrita.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Io mi scambio un'occhiata veloce con il mio coinquilino e poi richiamo l'attenzione della donna su di me.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Si sente bene?"</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Lei mi guarda e accenna un sorriso per nulla convincente prima di rispondere.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Certo. Ora andiamo a casa, Adriana?"</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Ancora? Io non mi chiamo Adriana!</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Signora, credo ci sia un errore..."</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Quello
sfrontato è il tuo fidanzatino? Che cosa ti ho detto sui ragazzi? Non
devono entrare nel tuo prato e impollinare il tuo fiore!</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Oh, con calma. Qui nessuno impollina niente. E soprattutto non Alex.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Signora,
io glielo dico che non dobbiamo fare certe cose, ma lei insiste..."
interviene quel demente accanto a me con un'espressione deliziata.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Che cosa?!" </span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Ecco, ora le viene un colpo apoplettico perché Alex le mente sulle abitudini della mia vagina.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"No,
signora si calmi. Qui nessuno entra nel mio prato." poi sposto la mia
attenzione su Alex e sussurro "Cretino, credo che la signora si senta
male. Una vecchietta è in preda alla pazzia e tu ci scherzi?"</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Non scherzavo con lei, scherzavo con te."</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Ah, non mi è sembrato proprio. Che facciamo? Non possiamo lasciarla qui."</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Sei tu Adriana. Trovala tu la soluzione."</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Sbuffo
e gli vorrei tirare un ceffone ma temo che la signora mi potrebbe
mettere in castigo gridandomi "<span style="font-style: italic;">giochi di mani, giochi di villani</span>",
quindi mi limito a cercare di far girare gli ingranaggi del mio
cervello. No, niente. Non so che fare.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">"Finisci
la spesa, io la accompagno al banco informazioni..." ordina Alex
sospirando e, prima che io possa protestare, si avvicina dolcemente
alla vecchietta e le sussurra qualcosa che io non sento, per poi
allontanarsi e mollarmi lì come una scema a contemplare se sia il caso
di cambiare il mio nome in Adriana.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Quando
sono in coda alla cassa, annoiandomi a morte nell'attesa che la
cassiera finisca di combattere con la macchinetta delle carte di
credito che si rifiuta di accettare il pagamento del tizio prima di me,
il mio cellulare vibra nella mia scadente borsa a tracolla per indicarmi
che ho ricevuto un sms: dopo una faticosa operazione di recupero,
riesco ad estrarlo e faccio scorrere il dito sullo schermo per leggere
il messaggio.</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-style: italic;">Qui la cosa va per le lunghe. Torna pure a casa. Io trovo il modo di riportare a casa la tua cara nonna. Alex.</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-style: italic;"></span><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"></span></span></span></span></span></span>Fisso
la scritta per una manciata di secondi e poi comincio a guardare
attorno a me, alla ricerca del mio coinquilino; poi lo vedo appoggiato
al bancone dell'ingresso che chiacchiera con fare civettuolo con la
responsabile delle informazioni.
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Che porco...</span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Alzo
gli occhi al cielo per l'ennesima volta e poi mi arrendo alla presa di
coscienza che mi toccherà scarpinare fino a casa carica come un mulo.
Ed ecco che il ragazzo perde anche l'unica utilità che avevo scelto di
vedere in lui.<span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"></span></span></span></span></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><span style="font-style: italic;"></span><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span></div>
<hr style="height: 1px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; width: 100%;" />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><img alt="INTERVALLO" src="https://encrypted-tbn2.google.com/images?q=tbn:ANd9GcSRz3TuJOEEkjzqDmHitBzwJiEMQUJL_lSzZlIeYPhKG2obA_IC" style="height: 96px; width: 128px;" /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br />
SI CONSIGLIA PAUSA PIPì PRIMA DI PROCEDERE CON LA LETTURA</span></span>
</div>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<br />
<hr style="height: 1px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; width: 100%;" />
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"> </span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Quella
sera, dopo che Bet si è cortesemente offerta di aiutarmi a sistemare la
spesa - e nel processo è riuscita a ingurgitare 2 Camille e una scatola
di tonno (sì, lei le mangia così, col cucchiaio) ogni volta che mi
distraevo - decidiamo di concederci un'ora di relax insieme,
ingozzandoci di Ringo e godendoci una puntata di uno dei telefilm che,
al momento, attraggono maggiormente il nostro interesse: One Tree Hill.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Ma quanto sono teneri Haley e Nathan? Comunque io proprio non capisco
come Lucas e Brooke possano lasciarsi dopo, si amano così tanto!” si
lamenta Bet mentre spegne la tv.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Forse perché l’amore non basta?” chiedo
stiracchiandomi prima di alzarmi in piedi e andare a caccia delle mie <span style="font-style: italic;">Silver</span>.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Ma perché devi sempre essere cinica e distruttiva?” mi domanda lei con
una nota di disappunto nella voce. Me lo dice sempre che sono
fastidiosa, ma io non lo so controllare.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
E’ la mia natura. Noi ragazze single e non desiderate cerchiamo sempre
una giustificazione alla nostra solitudine” le sorrido infilandomi le
scarpe.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Ok, me ne devo andare, L mi aspetta...” continuo legandomi i tristi
capelli in una roba che chiamo coda. Lei mi guarda insicura e poi
sospira, delusa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Sì, lo so, lo so. Ma non tutte troviamo l’uomo della nostra vita a
ventun' anni, Bet.” mi giustifico con un sorriso forzato e afferrando
il cappotto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Non ho detto niente. Va, divertiti, per quanto ci si possa divertire
con L, e usa sempre il preservativo” mi raccomanda.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io
rido e, uscendo, dico: “ Ovviamente, il sesso sicuro al primo
posto. E poi vorrei risparmiare al mondo la sua progenie!”.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mentre
cammino per strada osservo le persone che mi passano accanto. È buio e
fa freddo ma, nonostante tutto, mi viene da sorridere.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
È
come se io avessi un passo molto più lento di tutto ciò e chi mi
circonda. Come se avessi una visione privilegiata delle cose attorno a
me in questo momento e fossi l’unica in grado di notare i particolari.
Loro si muovono; guardano ma non vedono. La loro mente è troppo
impegnata a pensare. Io invece, grazie al mio trucco di bloccare tutto
fuori, non immagino nulla. Assorbo solo le informazioni che il mondo
mi passa in questo istante.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E
tutto ciò mi fa stare bene. È come se mi venisse offerta la possibilità
di vivere per qualche secondo in una vita diversa da quella che devo
imparare a gestire. Come se chi sono, cosa faccio e sento, in questo
minuscolo frangente di tempo, non avesse alcuna importanza. L’unica
cosa che conta è l’odore dell’aria, più pungente e più fresco del
solito. I colori, rumori e movimenti del traffico, tanto banali da
affascinare nella loro ripetitività. Le espressioni della gente sono
quelle che mi vanno più sotto pelle.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Adoro
immaginare o cercare di indovinarne i perché. Osservare il volto di un
estraneo per una frazione di secondo e inventarne la vita. Fingere di
sapere perché qualcuno sorride o perché ha l’aria di chi, come me, ha
perso la chiave che apre il lucchetto della propria esistenza. C’è chi
sembra felice, e di quella persona vorrei rubare il segreto, vorrei
fermarla e chiedere come fa, implorarla di insegnarlo anche a me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Chi
fa di tutto per trattenere le lacrime, così sconfortato da farmi
venire voglia di abbracciarlo. Chi controlla la rabbia e la
frustrazione accumulate. Chi sogna senza fare a caso a dove va.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
È
bello vederli camminare nella vita, sopravvivere come si riesce, perché
è questo che facciamo tutti. Cerchiamo la nostra verità; quella verità
che permette di sopravvivere a modo nostro ed andare avanti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sono
praticamente arrivata a destinazione, e mi viene da sorridere quando
vedo due ragazzi che si baciano. Sono stretti l’uno all’altra, lui
preme la schiena di lei contro la porta, mentre cerca di infilare alla
cieca la chiave nella serratura, senza rompere mai il bacio. Continuo a
guardarli, schiavi di chissà quale passione o voglia, mentre mi
avvicino sempre di più. E quando ormai sono a una decina di passi da
loro mi fermo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mi
blocco e sento che le orecchie mi si tappano. Il mio sguardo fisso
sulle spalle di lui. Di questo lui, che fa scorrere affamato le mani
sulla lei senza volto. Ma lui un volto ce l’ha. Non ha bisogno di
voltarsi e mostrarmelo. Conosco bene quella schiena, come conosco bene
quel corpo. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E ancora meglio conosco quel giubbotto. Gliel’ho regalato io due Natali fa. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E
in questo preciso istante mi rendo conto che quando le mie amiche hanno
deciso di soprannominare questo ragazzo L, sono state anche troppo
benevole.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non
so per quanto tempo resto ferma sull’altro lato della strada a
fissarli. Nella mente mi scorrono mille immagini, nelle orecchie
risuonano i <span style="font-style: italic;">te l’avevo detto </span>di chi avrebbe tutto il diritto di
dirmelo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Vorrei
urlare, ma le mie corde vocali sembrano non saper vibrare. E la cosa
peggiore è che non posso urlare. Non posso picchiarlo. Non posso dirgli
nulla. Ed è solo colpa mia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non ho nessun diritto come fidanzata. Perché non sono la sua fidanzata.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sono
solo un’amica con cui va a letto. Ed è colpa mia perché ho accettato
questa condizione. Posso prendermela solo con me stessa se, adesso
che lo vedo baciare un’altra, non ho diritto di spaccargli la faccia. I
ruoli sono sempre stati chiari: il fatto che io fingessi di essere l’unica con cui
stava, è esattamente il motivo per cui ora mi sento una lama nello
stomaco.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mi
volto lentamente e ricomincio a camminare verso casa. Qualche metro
più in là sento il rumore del portone che sbatte, indice del fatto che
sono riusciti ad entrare, e penso che, tra poco, nel suo letto, al posto mio, ci
sarà lei.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E per la mia stupidità, non ho voce in capitolo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mi
muovo a rallentatore, cercando di prolungare la strada che mi
ricondurrà al mio appartamento: sembro uno zombie mentre i miei piedi
si spostano per inerzia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E
in questo momento, probabilmente, qualcuno che mi incrocia sul
marciapiedi, sta facendo il mio stesso gioco. Sta cercando di
immaginare perché sul mio viso è scolpita la faccia della delusione e
della consapevolezza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mentre mi avvicino a casa inizia a piovigginare. Quella pioggia leggera e fastidiosa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
L’unica
cosa che mi protegge è il sottile cappuccio della mia amata
felpa verde,
ma quella non può aiutare a riparare quel cuore e quell'orgoglio
che
hanno incassato l'ennesimo colpo. Non basterebbero mille felpe per
custodire l'ultimo frammento di amor proprio che credevo di aver
conservato: sono stata la carnefice di me stessa quando ho scelto che,
stare male con lui, era meglio che stare male senza di lui. Ed ora che
lo stare male con lui si è trasformato nello stare male con me
stessa,
rivoglio indietro il mio tempo; rivoglio la mia saggezza, rivoglio
l'occasione di tornare indietro e decidere che no, io non sono una
ragazza da scoparsi quando gira a lui. Non lo sono mai stata.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Salendo le scale cerco di capire quanto tempo sono rimasta fuori. Ma è inutile, non lo so quantificare. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Apro
la porta di casa e mi accorgo che dentro è tutto spento: c’è solo tanto
silenzio. Forse è tardi e dormono già tutti. Forse non sono ancora
rientrati. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non lo so e non mi importa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mi
levo le scarpe e mi sdraio sul divano senza togliermi nemmeno i vestiti
inzuppati. Non ne ho voglia. Non ne ho la forza. Mi alzo la coperta
fino al mento e chiudo gli occhi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Non
voglio piangere perché sarebbe come regalargli quell'ultima oncia di me
che ero riuscita a conservare, eppure gli occhi pizzicano in modo
insopportabile: è forse delusione? O è semplice e banale
dolore? Quel dolore degli innamorati di cui parlano sempre tutti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
L'amore
è sofferenza, dicono. Beh, io questa sofferenza non la voglio. Non ho
bisogno anche di questa. E poi quello che provo verso L non è amore. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E
allora capisco che, forse, questo dolore non è per lui; è per me.
Soffro per quello che ho fatto a me stessa per lui: ed è lì che tutto
si trasforma in rabbia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Stringo un pugno attorno alla trapunta e cerco di sfogare il rancore.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
L’odio verso un ragazzo che non merita di sfiorare il mio dito mignolo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
L’ira verso me stessa e la mia stupidità.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Tra
i miei pensieri confusi e la vista che comincia ad appannarsi di
lacrime - che non voglio lasciar scorrere -, non mi accorgo nemmeno del
rumore di una porta che si apre.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Poi una voce calda mi chiede “ Med?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
È Alex. No, cazzo, non Alex!</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io
non mi volto. Resto ferma cercando di controllare il respiro e sperando
che, per una volta, si faccia gli affari suoi e se ne vada; chiaramente
non sono così fortunata.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Med, che ti è successo?” mi domanda appoggiandosi allo schienale del
divano per essere più vicino. Io continuo a tacere e a respirare il più
profondamente possibile per ricacciare le lacrime da dove sono venute.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lui aggira il sofà e si accuccia di fronte a me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ti senti bene?” mi sussurra scostandomi una ciocca zuppa di pioggia dal viso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Direi di no” bisbiglia fissandomi i capelli dietro l’orecchio e io tremo appena. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Oh,
perché si allarga? Al momento la mia capacità di intavolare un
battibecco con lui è andata a correre la maratona di New York. E il suo
superpotere della lettura dell'anima, unito alle mie difese abbassate,
sono un mix terribile. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
<span style="font-style: italic;">Annullare
la missione. Annullare la missione.</span> Recuperare il controllo e rispedire
demone dallo sguardo languido da dove è venuto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io lo guardo negli occhi ma non parlo. Gli arriva la mia richiesta di andarsene?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Bet ha detto che eri dal tuo amico non molto simpatico” dice piano. Io
annuisco e i suoi occhi si muovono sul mio viso sempre più
intensamente, cercando di leggermi dentro; ora però non ho davvero
voglia di combattere.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sei tutta bagnata, Scintilla. Non puoi dormire così.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Perché no?” borbotto io, arricciando il naso e strofinando un
polso su un occhio nella speranza di far passare il bruciore causato
dalle lacrime che continuano a minacciare di cadere.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Perché mi inzupperai il divano” scherza lui “ e
perché, se ti viene il raffreddore, russerai ancora più
forte”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ok.” rispondo senza pensare a ciò che dico e senza accennare il minimo movimento.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Mi
sento come se qualcuno mi avesse staccato la spina e all'improvviso
avessi perso la capacità di essere me stessa. Oppure adesso la solita
me stessa si è stancata di proteggermi ed è andata a raggomitolarsi in
un angolo pacifico di me, lasciando la parte più cretina di Med a
gestire il tutto. Beh, questa Med sta fallendo su ogni fronte.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Che
ne dici se stanotte il divano lo prendo io?” mi bisbiglia tenendo
saldo il sorriso e alzandosi in piedi. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Io non voglio dormire sul pavimento!” ribatto, contemplando l'idea
di un incontro ravvicinato con il mio parquet impolverato.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lui trattiene una risata e risponde:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Non era esattamente quello a cui avevo pensato.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Oh. E cosa avevi pensato tu?” chiedo tirando su col naso e cercando -
con scarsi risultati - di mettermi a sedere in modo vagamente femminile.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Su, alzati.” mi dice prendendomi le mani e cercando di tirarmi, fingendo
che il mio galattico culo non stia opponendo resistenza. Lo scruto
qualche attimo e poi decido che non è carino da parte mia costringerlo
ad alzare proprio tutto il mio peso e allora collaboro e lascio che mi aiuti a sollevarmi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E ora?” domando confusa. Lui ride.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E ora vai in camera mia.” afferma lui indicandomi la sua porta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Perché?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Perché sì. Dai, scintilla, non fare tante storie.”
e mi prende per un polso, conducendomi verso la stanza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Alex…” sussurro quando siamo sulla soglia “ perché lo fai?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Perché sì. Perché devi sempre fare tante storie? Sto cercando di essere
una persona gentile, per una volta...” mi mormora, fermando una lacrima
lungo il mio viso, con il pollice. E quella da dove è sbucata?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Vorrai in cambio la mia anima, come minimo." protesto con voce asciutta
e deglutendo a fatica. Forse ho mandato giù un po' di senso di colpa?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Come si fa a farti smettere di protestare? C'è un modo? Non puoi semplicemente accettare l'offerta e basta?"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ma tu non mi conosci, io sono un’estranea” dico confusa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sei anche la mia coinquilina” risponde lui sorridendo</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ E allora?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ma tu fai sempre tutte queste domande?” mi chiede ridendo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sì.” rilancio perdendomi nei suoi occhi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lui scuote la testa e mi spinge dentro la sua stanza, che profuma di qualche bizzarra spezia. Io lo lascio fare.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Camera tua sa di femmina." constato voltandomi nella sua direzione e lui scoppia a ridere.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Ma che si ride sempre?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Dove sta quella cosa che usi per dormire e definisci <span style="font-style: italic;">vintage</span>?” </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Nel bagno.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Vai a mettertelo...“ mi comanda dandomi le spalle e iniziando ad armeggiare con qualche cosa sul letto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Vorrei
dirgli che non accetto ordini dagli stronzi, ma in questo momento
mostra accenni di umanità, invalidando il mio diritto alla scortesia,
quindi faccio come dice, indossando il mio pezzo forte notturno -
composto da un pantalone con fantasia militare, rigorosamente felpato,
abbinato ad una casacca extra-large che reca la faccia di una mucca sul
davanti e, lascio a voi intuire cosa, sul di dietro: però ha in più
l'impareggiabile particolare della coda attaccata sul retro che si può
muovere ed alzare. Pigiami così impazzavano negli anni '90:
l'abbinamento con la parte inferiore, però, è tutta roba mia. Lo faccio
per dare un tocco di personalità.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Nella vestizione non ho
neppure acceso la luce e, velocemente, torno in camera di Alex,
muovendomi nel buio. Sono<span style="font-style: italic;"> Occhi di Gatto</span>.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Quando entro nella stanza lui si volta verso di me e storce il naso non appena prende atto del mio<span style="font-style: italic;"> outfit </span>per la notte.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Medito
di rispondergli per difendere il mio pigiamino ma, d'improvviso, mi
torna in mente l'immagine di L con quella ragazza e Alex e la sua
opinione sul mio guardaroba tornano ad essere irrilevanti. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sento gli occhi ricominciare a pizzicare e temo che questa volta non riuscirò a fermare quelle sciocche lacrimucce.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Che strano, sembri quasi piccola in questo momento” mi dice lui sorridendo. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sei uno stronzo” rilancio avvicinandomi al letto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
E tu sei una ragazza molto scurrile” il suo sorriso si fa
più grande mentre mi scosta il piumone per farmi entrare.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Io
mi raggomitolo sul materasso e mi copro in fretta. Appoggio la testa
sul cuscino, lui mi fa l’occhiolino e si dirige verso l’uscita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Alex..” lo fermo io e la saggia e intelligente Med che aveva lasciato spazio a quella debole, impreca.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“
Che c’è?” mi chiede guardandomi, probabilmente
sorpreso che, per una volta, io abbia qualcosa da dire.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“Ecco, dunque... sai una cosa? Non fa niente. Non era importante.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Sputa il rospo, Med” ride lui in silenzio e, con mio orrore, mi trovo a domandargli:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Se ti chiedo di restare prometti di non rinfacciarmelo?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Lui mi fissa smarrito e sospetto si stia chiedendo se io abbia completamente perso il senno.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Resta...” ripeto, senza sollevare la testa. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Sono chiaramente posseduta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Come?” domanda lui sempre più confuso e non posso biasimarlo. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Forse
sono schizofrenica. Forse ho un disturbo da personalità multipla e
quella incompetente di Jules non me lo ha diagnosticato.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Solo un po’…resti qui un po’?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Ma cosa sto dicendo?! No, no, non restare. Lasciami qui da sola nella tua camera che sa di femmina.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Nei suoi occhi leggo incertezza e titubanza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Siamo in due, <span style="font-style: italic;">fratello</span>!</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Io? Vuoi che <span style="font-style: italic;">io</span> resti qui? Non vuoi che ti chiami Bet?"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Tu o un peluches senza un occhio sarebbe più o meno lo stesso. È la presenza che conta..."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Ah, sì, così mi sento proprio amato e mi convinci senza dubbio."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Dovresti sentirti lusingato anche solo da fatto che io te lo chieda e che ingoi il mio orgoglio..."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
E ancora con i suoi silenzi carichi di tensione: mi guarda e mi contempla.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
"Per favore..." </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Le
mie ultime parole sembrano convincerlo, perché torna verso di me. Io
gli faccio spazio e lui si sdraia sopra la coperta. Si mette su un
fianco e incrocia il mio sguardo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Restiamo in silenzio e ,a quel punto, mi accorgo che una sola lacrima si è fatta un giro sulla mia guancia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ I tuoi occhi sono belli quando piangi” si lascia sfuggire Alex e poi si ferma, imbarazzato.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Anche i tuoi” rispondo stupidamente io per allentare la tensione e lui ride.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“Quanto sei stupida..."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“Non
ne hai idea... “ bisbiglio io, continuando a fissare i suoi occhi.
Sembra che abbiano un effetto calmante, perché ho l’impressione che la
rabbia stia un po' scemando e che la stanchezza si stia, piano piano,
diffondendo nelle mie vene. Forse è un altro potere dell'occhio
bionico; o probabilmente sono solo stremata da tutto quello che mi ha
attraversato la mente.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Cerca di dormire, così il tuo russare mi farà da ninna nanna” mi prende in giro lui e questa volta io rido e chiudo le palpebre.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Restiamo avvolti dal buio e dal silenzio. Poi lui mi chiama:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Ehi, Med?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Mmmh?” mugolo io</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Lo sai che te lo rinfaccerò, vero?” domanda, e nella sua voce riconosco un sorriso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
“ Lo so, Alex” dico, lasciando che gli angoli delle mie labbra guardino verso l’alto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Poi,
forse completamente impazzito, sfida la fortuna e mi accarezza i
capelli: di norma gli avrei fatto uno strizzacapezzolo, ma la mia
bisnonna diceva che bisogna sempre mostrare gratituidine. Io forse non
lo so fare, ma posso almeno evitare di maltrattarlo per qualche ora,
visto come sono andate le cose.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
So bene che Alex non resterà. So che non sarà qui al mio risveglio. Ma non voglio che ci sia. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
Ed è proprio questa consapevolezza che mi permette di abbandonarmi e di entrare nel mondo onirico.</span></span></div>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"></span></div>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">
</span></span>
<span style="font-family: Times New Roman,Times,serif;"></span></div>
<hr style="height: 2px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; width: 100%;" />
MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-67805603816748844732014-01-23T00:54:00.002-08:002014-01-23T01:11:36.606-08:00Un Ultimo Natale<span style="font-size: large;">Stavo finendo l'ultimo aggiornamento di TuttoTondo (sì, sul serio...) e, visto che stamattina il mio umore è molto simile al tempo (apocalittico), ho pensato: e se sbrocca EFP? Le mie storie che fine fanno?</span><br />
<span style="font-size: large;">Quindi, siccome ho un padre che pensa sempre male e ogni tanto ho la tendenza ad imitare questo sul terribile vizio, alla fine ho pensato che anche le mie misere One Shot avrebbero diritto di stare sul mio blog, giusto? </span><br />
<span style="font-size: large;">È passato Natale, ma non credo che sia davvero necessaria l'atmosfera Natalizia per leggerla. </span><br />
<span style="font-size: large;">Ah, mi scuso in anticipo: non sono pratica dell'angst o di bambini. </span><br />
<a href="http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2344266&i=1" target="_blank"><span style="font-size: large;">Su EFP.</span></a><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/" rel="license"><img alt="Licenza Creative Commons" src="http://i.creativecommons.org/l/by-nc-nd/3.0/it/88x31.png" style="border-width: 0px;" /></a><br />
Quest' opera è distribuita con <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/" rel="license">licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia</a></span>
<br />
<span style="font-family: Baskerville SemiBold; font-size: large;"><i><br style="font-style: italic; font-weight: bold;" />
</i></span>
<br />
<div style="font-family: Times New Roman,Times,serif; text-align: center; text-decoration: underline;">
</div>
<div style="font-family: Times New Roman,Times,serif; text-align: center; text-decoration: underline;">
<span style="font-family: Baskerville SemiBold; font-size: large;"><i><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">Un Ultimo Natale</span></i></span><span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><span style="font-family: Times New Roman,Times,serif;"><span style="font-size: large;"><br />
<br />
<br />
Un clacson suonò per strada seguito dal luccichio dei fari che
attraversarono per un secondo i vetri della stanza vuota di Camilla . <br />
Il freddo condensato contro le finestre rendeva difficile scoprire come
il mondo si stesse muovendo fuori, eppure non era importante. Quello
che contava era ancora tutto in casa. Dietro le porte scorrevoli della
camera da letto dei suoi; dentro gli scatoloni ammassati in ogni
stanza, avvolto nella carta di giornale. <br />
<br />
Era tutto pronto. L’ultimo Natale in questa casa era passato da poche
ore. L’ultimo regalo aperto. L’ultimo pacchetto dalla mamma scartato. <br />
<br />
“Mil?” le dita di suo padre che le passarono tra i capelli sottili
scossero Camilla dal ricordo di ieri. “Che fine ha fatto il calzino
destro, cipollina?”<br />
<br />
La bambina abbassò gli occhi verso il piedino premuto contro quello di
Mattia, scoprendolo nudo e improvvisamente freddo: mosse le dita, come
a controllare che fossero ancora vive, mostrando poi un sorriso timido
e bellissimo. Come quello di Mattia, solo con qualche dentino in meno.<br />
<br />
“L’ho regalato alla mamma per Natale.” <br />
Il respiro sfuggì alle narici di Mattia più lento e sofferente del
voluto, mentre sua figlia sgusciava le mani nelle tasche dei suoi jeans
e affondava il naso contro la sua gamba. <br />
“Amore, i regali li abbiamo aperti ieri. Anche quelli della mamma. Te
lo ricordi? Li hai messi tu sulla finestra così che mamma potesse
prendere i suoi dal cielo.” Camilla sbirciò dal suo nascondiglio contro
i pantaloni del padre “Te lo ricordi?”<br />
<br />
La piccola annuì insicura: “Sì, ma non li ha presi!”<br />
Mattia rimase perplesso di fronte alla risposta della bambina; era
sicuro di aver recuperato ogni oggetto e biglietto dalla finestra prima
che sua figlia si svegliasse quella mattina.<br />
“Certo che li ha presi.”<br />
“No, papi. Li hai presi tu ieri sera e lei non sapeva dove cercarli.”<br />
<br />
Mattia deglutì a fatica, rammaricandosi di non essere stato più attento
e rimpiangendo di aver portato via tutto prima di andare a letto:
conosceva bene Camilla, la sua curiosità e la sua testardaggine. Si
sarebbe dovuto aspettare che la figlia sarebbe sgattaiolatta nella
notte a controllare l’evolversi degli eventi.<br />
“Non l’ho vista, papà.” il pollice infilato tra i denti in un gesto di conforto e una domanda dipinta negli occhi.<br />
<br />
Mattia fece un passo indietro, accarezzò la testa di sua figlia,
rivivendo nel tocco leggero dei suoi capelli quello identico di
Stefania, poi la prese in braccio.<br />
<br />
“Lo so, cipollina.” <br />
<br />
Non sapeva che altro dirle; chi l’ha detto che se sei un genitore hai
una risposta per tutto? Lui non aveva una risposta per il 70% delle
domande di Camilla. E al restante 30% sapeva rispondere Stefania.
Stefania, che però ora non era più qui.<br />
<br />
“Non dovevi farmelo questo, Ste.” sussurrò tra sé mentre Camilla cercava di liberarsi dalla sua presa.<br />
“Ho freddo al piede, papà!” il pollice ancora tra le labbra e il palmo dell’altra mano che spingeva contro il petto di Mattia.<br />
<br />
Il campanellò suonò e nel cuore gli si diffuse un sollievo leggero,
velocemente rimpiazzato dal senso di colpa: stavano lasciando la <span style="font-style: italic;">loro</span> casa, la casa di Stefania. <br />
Un ultimo Natale: l’ultimo insieme, l’ultimo con Stefania nell’aria.<br />
<br />
“Mattia? Siete pronti?” la voce di suo padre giunse potente dal piano
di sotto e sua figlia riuscì a divincolarsi dal suo abbraccio per
correre da basso.<br />
“Nonno, la mamma non è venuta! Non possiamo andare…” <br />
<br />
Stringendo l’interno del proprio labbro inferiore tra i denti, Mattia
lottò contro l’amore per sua moglie che dal fondo dei polmoni lo
implorava di piangere ancora. E ancora. <br />
<br />
Avrebbe voluto altri mille giorni di Natale con loro. Con lei. In questa casa e in tante altre.<br />
E invece avrebbe dovuto tenersi per sempre stretto il ricordo di
quest’ultimo, perché Stefania il primo giorno d’autunno era salita
sulla scala per sistemare una tenda. Era salita ridendo e spiegando a
Mattia che questa sarebbe sempre stata casa loro. <br />
<br />
<span style="font-style: italic;">“Abbiamo fatto noi l’amore in ogni stanza per primi, Mattia. L’abbiamo battezzata noi. È marchiata.”</span><br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">“Cos’è </span>fatto l’amore<span style="font-style: italic;">,
mamma?” aveva chiesto Camilla, rotolandosi sul divano. I piedini in
aria, la testa a penzoloni e gli occhi puntati sulla madre.</span><br style="font-style: italic;" />
<br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">“Attenta che ti cascano tutti i capelli a terra se stai così.”</span><br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">“Davvero?” aveva domandato allarmata la bimba e sua moglie aveva riso.</span><br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">“No. Ora scendi dal divano e porta papà al supermercato mentre io finisco di sistemare qui.”</span><br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">“Sì, ma cos’è </span>fatto l’amore<span style="font-style: italic;">?”</span><br style="font-style: italic;" />
<span style="font-style: italic;">“Te lo spiega papà in macchina.”</span><br />
<br />
Lui le aveva guardate in silenzio, come faceva ogni giorno, bevendo
ogni suono che gli regalavano, amandole come non sapeva di poter amare.
<br />
L’aveva baciata un’ultima volta; leggero, veloce, frizzante. Avrebbe rimpianto quel bacio per sempre. <br />
L’avrebbe dovuta baciare più a fondo, più a lungo, con più intenzione. <br />
<br />
Ma Mattia non poteva sapere. Non sapeva che Stefania sarebbe scivolata
su quel maledetto scalino in alto. Non poteva sapere che avrebbe
battuto la testa troppo forte e in un punto troppo delicato. Non poteva
immaginare che quel bacio sarebbe stato l’ultimo.<br />
<br />
L’ultimo, come questo Natale.<br />
<br />
“Ancora glielo devo spiegare, Ste. Ancora non gliel’ho detto cos’è
fatto l’amore.” sussurrò Mattia nell’aria della camera, come se sua
moglie fosse davvero lì. “Forse non glielo riuscirò a spiegare mai.”<br />
<br />
Poi scese le scale e trovò i suoi fratelli intenti a sollevare la vita
della sua famiglia - impacchettata negli scatoloni - mentre Camilla
spiegava alla nonna che il suo calzino l’aveva portato in cielo la
mamma. <br />
<br />
Forse l’aveva fatto davvero.<br />
<br />
Le lacrime che gli bruciavano nelle palpebre e il cuore sembrava più pesante ad ogni passo.<br />
“Capito, nonna? Non possiamo andare ancora. Mamma non è passata.”<br />
<br />
Mattia raccolse l’album delle fotografie che aveva preparato la scorsa
estate per Stefania e che aveva lasciato sul tavolo da pranzo: fece
scorrere le dita sulla pelle della copertina premendo contro la
rilegatura e inspirando profondamente. Si sedette sul penultimo scalino
e lasciò vagare lo sguardo attorno a sé, memorizzando ogni angolo di
quella che sarebbe stata sempre la <span style="font-style: italic;">loro</span> casa.<br />
“Mamma, c’è un cambio di Camilla nella mia borsa. Puoi prenderle delle
calze?” si rivolse alla madre, trovando il suo viso dolce e
ringraziandola silenziosamente. Poi si voltò verso la figlia:<br />
“Mil, vieni qui.”<br />
<br />
La piccola sembrò dimenticarsi rapidamente del suo lungo discorso con
la nonna e fece una piccola corsa, i suoi talloni morbidi che
picchiavano pesanti sul parquet. Quando raggiunse Mattia, Camilla si
infilò tra le sue ginocchia: appoggiò la guancia contro la spalla del
papà e strinse la camicia di lui in un piccolo pugno.<br />
<br />
“Papi, la mamma. Deve venire lei, non possiamo andare.”<br />
Mattia le baciò la fronte, accarezzandole la schiena e aprendo l’album:
Stefania era già lì. In ogni fotografia. In ogni ricordo. In ogni
giorno passato insieme. Con lui. Con Camilla.<br />
<br />
Quando voltò la prima pagina sentì lo stomaco contrarsi: il sorriso di
sua moglie fu la prima cosa che i suoi occhi trovarono. Era una foto di
Stefania il giorno in cui erano entrati in quella casa, insieme. <br />
Era il giorno di Natale. <br />
<br />
“Mami…” biascicò Camilla appoggiando il palmo sull’immagine della madre. <br />
“Lo sai che giorno era questo?” le sussurrò contro la tempia, cercando
di sorridere mentre le sue dita si intrecciavano con quelle della sua
bambina e, insieme, accarezzavano il viso di Stefania.<br />
<br />
“No…”<br />
“Quello in cui io e mamma siamo venuti a vivere qui.”<br />
Camilla non rispose. Si limitò ad ascoltare il battito del cuore di Mattia mentre i suoi occhi studiavano l’album. <br />
“Il giorno dopo la mamma mi ha detto che presto saresti venuta anche tu a vivere con noi.”<br />
<br />
Voltò pagina e mostrò alla figlia altre foto scattate a poche ore di distanza: la casa vuota, solo un divano e due seggiole. <br />
<br />
E un albero di Natale. <br />
<br />
Camilla iniziò a sfogliare l’album da sola, curiosa di rivedere la
mamma e di scoprire di quel giorno: Mattia glielo raccontò. Le disse
del primo passo nella casa, di Stefania che aveva portato l’abete di
plastica, di come insieme avevano decorato l’albero. Di quando avevano
acceso le luci dell’albero e di come Stefania l’aveva baciato
sussurrando “<span style="font-style: italic;">Dove ci siamo noi sarà sempre Natale</span>.”<br />
E di come lui l’aveva presa in giro per una frase tanto strana.<br />
<br />
“La mamma era strana.” mormorò contenta Camilla.<br />
“Lo era, vero?” e la bimba annuì.<br />
<br />
Poi arrivò all’ultima foto di quel 26 Dicembre. Le stanze ancora
spoglie e l’albero che troneggiava in un angolo del salone: Mattia con
una scopa in mano e un secchio in testa in una posa statica in piedi ad
un lato dell’albero; all’altro Stefania, con un festone di Natale
argento legato attorno alla vita mentre cercava di assumere la
posizione di una ballerina.<br />
<br />
“Perché siete così?”<br />
“Facevamo i personaggi de <span style="font-style: italic;">Lo Schiaccianoci.</span>”<br />
“Il cartone?” domandò Camilla voltandosi entusiasta verso il padre, che si limitò ad annuire.<br />
<br />
Mattia chiuse l’album e lo poggò sul gradino, facendo ruotare Camilla tra le sue braccia finché non trovò i suoi occhi scuri.<br />
“Mil, ti va se lo facciamo anche tu ed io?” le chiese cercando un
sorriso dentro di sé e il viso della piccola si controse in una smorfia
di confusione.<br />
“Che cosa?”<br />
“I personaggi de <span style="font-style: italic;">Lo Schiaccianoci.</span>”
le spiegò fissandole i capelli dietro un orecchio e lei si strofinò un
occhio con un pugno. “Vuoi fare la foto come quella che abbiamo fatto
io e la mamma, amore?”<br />
<br />
“Uguale?”<br />
“Sì, uguale Mil. La stessa foto di quel S. Stefano. Noi due oggi proprio come abbiamo fatto io e mamma quel giorno.”<br />
<br />
Lo fecero: lui si mise un secchio di latta in testa oggi come sei anni
fa, imbracciò la scopa vecchia rimasta e restò in piedi come un
soldatino accanto all’albero, mentre Camilla copiava la posizione di
sua madre. <br />
<br />
Mattia si sentì esplodere il petto: non capì mai se di gioia o di dolore. <br />
<br />
Quando tutto fu caricato in macchina, suo padre lo avvicinò e gli accarezzò la nuca: <br />
“È per quello che l’albero era ancora qui, Mattia?”<br />
“Sì, papà.”<br />
“E adesso cosa ne facciamo? Lo smontiamo?”<br />
<br />
Mattia fissò l’abete di plastica e un po’ traballante: lo studiò a
memoria, lo sovrappose ai giorni nei suoi ricordi e lo rinchiuse nel
suo cuore.<br />
“No. L’albero resta. È entrato con lei e con lei deve restare.”<br />
<br />
Suo padre non discusse la sua scelta: annuì e lo abbracciò
delicatamente mentre il resto della famiglia entrava nel salone per
l’ultima volta. Camilla cercò la mano del papà e si guardò attorno:<br />
<br />
“Ciao mami." gridò con l’entusiasmo che solo i bambini posseggono “Ora sei nella foto con noi. Non rimani qui da sola.”<br />
<br />
La madre di Mattia soffocò un singhiozzo, coprendosi le labbra con una mano mentre suo marito chiedeva:<br />
“Perché oggi, Mattia? Perché hai voluto che oggi fosse l’ultimo giorno?”<br />
<br />
Lui prese in braccio Camilla e guardò la loro casa per qualche minuto.<br />
“Perché è il suo onomastico e la casa è sua. Perché Stefania ama il
Natale. Perché il Natale è stato l’inizio di noi inisieme e perché S.
Stefano è stato l’inizio della nostra famiglia.” rispose trovando il
viso della figlia “Il nostro primo giorno in tre è stato quello. Voglio
che sia anche l’ultima volta che siamo noi tre insieme qui dentro.”<br />
<br />
“Santa Stefania!” ridacchiò Camilla e Mattia sorrise, baciandola.<br />
<br />
Quando staccò la corrente dal quadro esterno e vide le luci dell’albero
spegnersi, affidò per sempre a sua moglie il ricordo dei Natale insieme
in quella casa e le sussurò:<br />
“Dove ci siamo noi sarà sempre Natale.”<br />
<br />
<br />
</span><br />
</span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5022728655642628690.post-24327380790263137872014-01-23T00:19:00.002-08:002014-01-23T00:26:11.561-08:00L'imbarazzante piacere del TuttoTondo (The world meets Alex)<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<span style="font-size: large;">Avevo detto che l'avrei messa online, giusto? Ergo proseguo nel postare TuttoTondo sul mio amato blog.</span><br />
<span style="font-size: large;">Proseguiamo con altri due capitoli in cui viene introdotto un nuovo, importante personaggio.</span><br />
<span style="font-size: large;">Have fun!</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">A scanso di equivoci, ripeto il concetto: non sono ammesse o autorizzate scopiazzature, ispirazioni e tutto il resto. </span><br />
<br />
<a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/" rel="license"><img alt="Licenza Creative Commons" src="http://i.creativecommons.org/l/by-nc-nd/3.0/it/88x31.png" style="border-width: 0;" /></a><br />
Quest' opera è distribuita con <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/" rel="license">licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia</a><br />
<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="Casanova casanuova" src="http://oi45.tinypic.com/30sg4gh.jpg" height="57" width="320" /><br />
<br /></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;">
Di
norma ho una
spiccata capacità di perseverare nello sfoggiare
un'espressione
stizzita e di disapprovazione: quando ho a che fare con le mie migliori
amiche, però, i miei meccanismi di autodifesa e i miei
superpoteri di stronzaggine fantasmagorica, vengono meno.</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Probabilmente
dipende dal fatto che le loro menti riescono a partorire un
elevatissimo numero di baggianate e, in genere, hanno tutte lo scopo di
farmi scoppiare in una fragorosa risata. Se non altro per la
qualità delle offese che gli escono dalla bocca.
Non che io
mi titi mai indietro in fatto di improperie, lo ammetto.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Ricordo
distintamente una delle liti più accese avvenute tra noi
tre, in
cui le espressioni meno offensive che ci siamo rivolte devono essere
state <span style="font-style: italic;">Hai la faccia
come il culo</span>, con elegante riposta costituita da <span style="font-style: italic;">Almeno io ho una faccia, tu sei
tutto culo: e tu sei una merda</span>, l'ultima parte rivolta alla
terza interlocutrice, e <span style="font-style: italic;">Tra
merda e mignotta, preferisco merda</span>. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sì,
l’imbarazzo per l’incomparabile livello di
volgarità
che ci caratterizza dovrebbe, in qualche misura, crearmi disagio:
invece, quando penso alle cose diciamo, riesco solo a ridere. Da vere
classiciste le nostre espressioni colorite si sviluppano, spesso, in
una varietà di figure retoriche. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">La
metafora la fa da
padrone, ma anche la metonimia è di uso corrente (ad esempio,
quando voglio esprimere, come oggi, la mia stima per Jules, la chiamo<span style="font-style: italic;"> Culo</span>:
una parte per il tutto) e la crasi è la
specialità di Bet
quando si innervosisce troppo e, nel pronunciare
insulti, fonde una
parola con l’altra: non si capisce una fava di quello che
dice.
Noi diciamo che ha la lingua diversamente abile, lei che è
una
letterata anche nell’ira.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">E
questa volta,
nonostante il mio attuale non equilibrio mentale, non è
diversa
dalle altre: durante il percorso verso casa la tensione tra me e Jules
si allenta. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">È
bastato che
nel salire in macchina Bet si intrappolasse nella cintura di sicurezza
e, cercando di liberarsi, sbattesse la testa, il ginocchio e poi il
gomito contro il finestrino per farci dimenticare del nostro piccolo
scontro per concentrarci su un bersaglio più facile.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><span style="font-family: Times; font-size: large;">Fino
a che Bet non
ha minacciato di sbatterci giù dall’auto in corsa,
che per
Bet sono i 35 all’ora, e di caricare su youtube il video di
noi
due che, in balia dei fumi dell’alcool, commentiamo con
interesse
la trama di un porno scaricato da internet accidentalmente. A quel
punto ci siamo viste costrette a deporre l’ascia di guerra e
abbiamo iniziato a fantasticare sulla mia futura compagna di
appartamento.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sulla
strada verso
casa il dibattito si fa acceso: c’è chi scommette
che
sarà una secchiona, frigida, bigotta, fissata con
l’ordine
e la cucina macrobiotica. E anche un po’ sporca. Chi cerca di
incoraggiarmi dicendomi che sarà sicuramente una ragazza
piena
di energia e di iniziative. Io non commento, ma al momento, entrambe le
possibilità ai miei occhi risultano fastidiose.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Arrivate
sotto casa
mia Bet parcheggia, scende dalla macchina e inizia a zompettare
elettrizzata verso il mio portone. Io e Jules la seguiamo ridendo.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“La
giusta
punizione per la tua acidità sarebbe che ti capitasse una
Amish,
puritana che non ti permette di usare l’acqua calda. Ti
immagini
la sua faccia a sentire i tuoi gemiti simulati, mentre L fallisce
miseramente nel tentativo di procurati un orgasmo?”
sghignazza
Jules mentre saliamo le scale.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Io
sopprimo una risatina e, aggrappandomi al corrimano e voltandomi verso
di loro, ribatto:</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Per
mia
fortuna e non certo per merito di L, non ho mai dovuto fingere! Credo
che se fossi un maschio soffrirei di eiaculazione molto precoce. Forse
è una malattia congenita, ma l’orgasmo lo
raggiungo alla
rapidità del suono. Mi basta uno schiocco di dita ed
è
fatta! È abbastanza imbarazzante.” rispondo
sorridendo
vittoriosa e mostrandomi per nulla colpita dal dito medio di Jules
rivolto alla sottoscritta, la quale riceve una tirata di ricci da Bet
come punizione.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Poi,
mentre ancora
riesco a mantenere l’equilibrio in questa - per me - impresa
di
salire la scala all’indietro, vedo gli sguardi delle mie
amiche
spostarsi alle mie spalle e, inspiegabilmente, l’aria attorno
a
me si fa elettrica.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Ed
è allora che una voce sicura e profonda dietro di me,
afferma:</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
“C’è
chi la definirebbe una benedizione al posto tuo. Ma credo,
così
a prima vista, che la tua sia effettivamente una patologia.” </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Fa
una pausa breve,
durante la quale io cerco di rendermi conto se sono caduta, ho battuto
la testa e sono chiaramente in coma e sto sognando la surreale vicenda
di cui sono vittima.</span><br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> “Forse
sei una ninfomane. O forse non sai lasciarti andare e, la
verità, è che tu un orgasmo non l’hai
mai avuto.
Hai l’aria di chi l’amore non lo sa fare. Di chi si
convince di abbandonare le inibizioni, ma in realtà dentro
di
sé è talmente tesa che non si accorge nemmeno se
è
eccitata o meno.”.</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Mi
volto lentamente con gli occhi sgranati e le labbra separate per lo
shock.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Guardandoti
negli occhi, opto per la seconda. Sessualmente incapace
direi.”
conclude l’inopportuno e assurdo individuo di fronte a me,
con un
sorriso arrogante.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Tengo
lo sguardo
fisso sul padrone di quella voce. I suoi occhi sono magnetici. E
terribilmente fastidiosi. Di un azzurro così carico che fa
male.
Sicuri, superbi e arroganti. Tanto profondi e penetranti da farti
sentire esposta e vulnerabile. Tanto intensi da fare arrossire.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Capelli
biondo scuro, tendenti al castano, mossi e ribelli. Tanti capelli. Mi
piacciono i tanti capelli. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Vorrei
affondarci la mano e tirarli. Sarebbe sconveniente? </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Proseguo
nello
scrutarlo e incontro il suo naso, dritto e armonioso. Poi, con lo
sguardo, raggiungo le sue labbra. E che labbra. Di quelle belle.
Davvero belle. Sembrano così soffici e lisce.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
Sono arricciate in un sorriso sfrontato; il sorriso di chi
crede
di avere la soluzione ad ogni quesito e di chi è talmente
presuntuoso da non mettersi mai in discussione. </span><br />
<br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> I
lineamenti
del suo viso sono delicati ma sicuri. È alto, con un fisico
asciutto. Indossa un paio di vecchi jeans consumati e una maglietta a
maniche lunghe tirate su fino al gomito, dello stesso blu dei suoi
occhi. Tiene le braccia incrociate sul petto e si appoggia al muro,
caricando tutto il peso sulla spalla destra e sulla gamba sinistra, in
una posa insolente e distaccata.</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Decreto
che è
un discreto gnocco senza ritorno e un paio di miei ormoni cercano di
prendermi a sberle e di spronarmi ad tiragli un limone, prima di dargli
un colpo ben assestato sull’inguine e liberarmi della sua
scultorea persona. Quando faccio progetti criminali mi sento molto
fiera di me.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Dall’alto
della scala mi scruta di rimando da testa a piedi, come ho appena fatto
io con lui, e il suo sorriso si fa più ampio, più
divertito e più strafottente. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Sessualmente
incapace, ma il materiale per lavorare sembra esserci,
tranquilla!” mi dice attirando i miei occhi sui suoi. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
Il sorriso ha raggiunto il suo sguardo e il mio desiderio di mettere in
pratica il mio piano omicidiario si fa sempre più
pronunciato.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">L’assurdità
di tutto quello che sta succedendo mi spinge a smarrirmi per pochi
attimi e, per un istante, le sue parole riecheggiano dentro di me. Sono
rintronata e cerco di capire se ho ancora l’uso delle mie
corde
vocali. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Scusami?”
domando io, ringhiando tra i denti.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Ah,
sei anche
sorda oltre che impedita tra le lenzuola? Al secondo problema posso
rimediare. Per il primo mi dispiace, ma non è il mio
campo” risponde lui, sempre più baldanzoso.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Ok,
hai dieci
secondi per sparire dalla mia vista. Dopo di che, puoi dire addio ai
tuoi cari gioielli di famiglia.” Sibilo io.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Mi
sono irrigidita
per la rabbia e le mani mi prudono. Voglio picchiarlo. Voglio prenderlo
a pugni fino a che non gli si cancella quel sorrisetto dalla faccia.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">È
vero che
sono una ragazzetta timida, ma è altrettanto indiscutibile
che
io sia una testa calda, con gravi problemi di controllo e piuttosto
facile all’ira. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Lui
non fa nulla per trattenere una sottile risata, mentre continua a
fissarmi negli occhi, per nulla intimorito.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Dieci
secondi, piccolo Lord impotente. Ti concedo dieci secondi, e ti
assicuro che, quando si tratta di numeri, sono molto propensa a
barare!”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Il
mio tono è
minaccioso e stizzito. I miei occhi sono più scuri per la
rabbia
e la mascella mi si serra mentre una scarica di adrenalina mi fa
ribollire il sangue nelle vene: l’aria si fa sempre
più
tesa e sento le mie amiche bisbigliare qualcosa di incomprensibile alle
mie spalle quando la risposta di lui arriva puntuale e pungente.</span><br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> </span></span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Come
probabilmente bari sul numero dei ragazzi con cui sei andata a letto?
Mi verrebbe quasi da scommettere sulla possibilità che tu
sia
vergine!” mi sorride mentre sputa tutti queste illazioni ed
io
percepisco una propensione allo strangolamento che raramente si palesa
dentro di me. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">E
non sono nemmeno una ragazza violenta. Beh, non lo sono la maggior
parte delle volte per lo meno.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sto
per lanciarmi su
di lui, pronta a fargli ingoiare quei meravigliosi e lucenti denti,
quando sento una mano sulla spalla e un po’ della tensione
che mi
attanaglia, si allenta dal fondo del mio stomaco. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Mi
blocco e ruoto la
testa verso Jules. I suoi occhi incrociano i miei.
C’è una
strana luce che li orna, uno scintillio che non promette nulla di
buono. Dentro di me sorrido, consapevole del fatto che ho in lei una
malefica alleata. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Forse
più porca che malefica, ma senza dubbio sufficientemente
pungente.</span><br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> </span></span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Guardo
Bet,
altrettanto capace di atterrarti con una sola frase, convinta di
trovare nei suoi occhi lo stesso brillio. Ma mi sbaglio. Questa volta
vi leggo un severo rimprovero. Il suo viso è scuro e fermo e
prendo atto del fatto che la mia bionda amica non
è dalla
mia parte. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sto
per sussurrare qualcosa a Jules, quando Bet avanza verso di me.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Non
ora, Med.
Appoggerei i tuoi malefici progetti, data
l’assurdità
dell’evento, se al momento non avessimo altre
priorità.
Non abbiamo tempo da sprecare con il bello e dannato
sconosciuto”
all’espressione faccio roteare gli occhi. Lei mi ammonisce
severa
con lo sguardo, prima di proseguire imperterrita.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Che
ti frega
di fare rissa con l'estraneo? Dovresti provare solo compassione per uno
che si comporta così. Per quello che sai è appena
stato a
letto con l’inquilino del terzo piano. Il che richiede uno
stomaco
non indifferente, se vuoi il mio parere. Comunque, non è
questo
il punto.” Scuote la testa ripetutamente, quasi fosse un
tentativo di ritrovare il nocciolo della questione.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“E
quale sarebbe il punto, Miss <span style="font-style: italic;">Io
Non attacco Briga con gli stronzi in momenti poco convenienti, ma non
ho problemi a mettere verbalmente KO il macellaio perché mi
ha
dato il crudo scadente</span>?” le domanda con aria di
sfida Jules.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Non
posso fare a
meno di ridere. Jules mi tira uno scappellotto e, in risposta, io
emetto un suono di dissenso dal profondo della gola, massaggiandomi la
testa. Jules ride.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Basta,
cretine! Il punto è che siamo in ritardo. La coinquilina di
Med
sarà alla porta ad aspettare. Devo fare pipì e il
<span style="font-style: italic;">Casanova dei poveri</span>
alle vostre spalle, non ne vale la pena” conclude soddisfatta
di
aver riguadagnato il filo del discorso e di essere, per l'ennesima
volta, la voce della ragione e quella responsabile.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Il
<span style="font-style: italic;">Casanova dei poveri</span> è ancora qui e vi sente!” ci
urla lui dalla sua posizione.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Ti
dispiace
stare zitto e sparire? Anzi no, ancora meglio, perché non
implodi? Perché non ti fai i mille granelli di sale?” gli rispondo girando sui talloni per guardarlo.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Così
puoi raccogliermi e cospargere di me il tuo prossimo bagno caldo,
sperando che i miei granelli riescano a regalarti quello che tanto
aneli? E nel caso non fosse chiaro, mi riferisco sempre
all’orgasmo che ancora non hai provato” ridacchia
lui con
fare di sfida e, controlla le reazioni delle mie amiche alla sua <span style="font-style: italic;">esilarante</span> battuta.
Ero sarcastica, nel caso non fosse evidente.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“
Senti, piccola sottospecie di cetriolo gonfiato…”
rispondo io.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“…è
pallone gonfiato” mi corregge Jules annoiata e io scelgo di
ignorarla, prediligendo l’opzione rissa a quella della
superiorità morale: ‘sti cazzi.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Perché
non porti il tuo bel sederino lontano dalla mia vista e dalla mia
bassisima soglia di tolleranza?” gli propongo estremamente
irritata e lo scintillio che gli attraversa il viso fa partire un
brivido dal profondo del mio ventre.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Lui
alza le mani in
segno di resa e, ridendo divertito, mi risponde “Va bene, va
bene. Ritira dentro le unghie, micetta. Non c’è
bisogno di
scaldarsi tanto.”</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Si
scosta dal muro facendo qualche passo all’indietro e io
sorrido vittoriosa.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sì,
io mi accontento delle piccole soddisfazioni.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Ma
mentre me
ne vado, lascia che ti dica due cose. Primo, mi hai chiamato cetriolo
gonfiato, e il cetriolo è un simbolo fallico,
sai?” mi
lancia un altro di quei sorrisi taglienti e, per l’ennesima
volta
ho l’impressione che l’aria si carichi di
elettricità.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sto
per rispondere quando sento Bet sussurrarmi:</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Med,
cerca di comportarti da persona matura, per favore!”</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Prendo
un respiro
profondo e lo fisso fingendo indifferenza, mentre tento - con pessimi
risultati - di recuperare il controllo sui miei istinti. Se omicidi o
sessuali è da chiarire. Sempre di mancanza di padronanza di
istinti si tratta.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><span style="font-family: Times; font-size: large;">“E
la seconda?” domando con la voce più piatta che
riesco a emettere.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“La
seconda
è che pensi che abbia un bel sedere” ribatte lui
soddisfatto mentre scende le scale e ci sorpassa, mantenendo le
distanze e con lo sguardo fisso su di me. Quel maledetto sorriso sempre
sul volto.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Prosegue
nella sua
discesa verso l’uscita del palazzo e quella demente di Jules
gli
sorride e fa ciao con la mano, quando lui le passa vicino. Non vedo la
sua reazione, ma sono abbastanza sicura di percepire una risatina che
si allontana insieme a lui.</span><br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> </span></span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Resto
imbambolata a
fissare davanti a me, mentre la rabbia si dissolve lentamente e il mio
respiro si fa più calmo. Sospiro pesantemente e lascio che
il
mio corpo, teso per l’ira, si rilassi. Poi sento una
pressione
sul mio braccio. Mi volto e vedo che Bet ha ricominciato a salire la
scala, e Jules mi sta leggermente spingendo, sperando di smuovermi dal
gradino su cui, negli ultimi dieci minuti, ho piantato le radici.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Bet
mi sorpassa e mi colpisce leggera sulla nuca, ridendo.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Forza,
attaccabrighe, abbiamo una puritana da incontrare!” dice,
saltellando su per la scala verso il quarto piano, dove si trova il mio
appartamento.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“
Pensavo ti
venisse un embolo per l’irritazione a un certo punto. Eri
così rossa che sembravi un personaggio dei cartoni animati
giapponesi!” ride Jules tirandomi su per la scala.
“Però, io ero pronta a saltargli al collo con
te!”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“
Ti ringrazio, amica fedele” le rispondo seguendola.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“
Ero pronta a
saltargli al collo e fargli un succhiotto! Ma hai visto che maschione
che era! Mamma mia, altro che <span style="font-style: italic;">hop-hop</span>!” ridacchia lei.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;"><span style="font-style: italic;">Hop-hop</span>,
per la
cronaca, è una delle espressioni con cui noi esprimiamo la
nostra approvazione per l’estetica di un uomo: sta a
significare
che ce lo faremmo da più angolazioni. Nello specifico lei
avrebbe fatto <span style="font-style: italic;">hop-hop</span> con <span style="font-style: italic;">faccia di caccola appena smaterializzatosi</span>:
non scandalizzatevi, ve l’ho detto che Jules è una
deviata. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Jules,
sei
una schifosa. Adesso capisco la luce nei tuoi occhi. Volevi fartelo, non perorare la mia causa!” le rispondo
divertita.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Certo
che ero
con te, piccola rissosa amica! Però non sta scritto da
nessuna
parte che, mentre lo picchiavo, non potevo farci tutto il Kamasutra versione semi-violenta!”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">E
io sghignazzo all’immagine della mia amica riccia in tutina
aderente e frustino.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">"Allora
vi date una
mossa? Me la sto facendo addosso! Raccogliete i medaglioni di bava che
vi penzolano da quando Casanova è apparso, e venite ad
aprirmi
la porta” urla Bet dalla tromba della scale e noi, divertite,
acceleriamo il passo.</span><br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> </span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
Non appena apro la porta di casa Bet schizza come un razzo verso il
bagno ed io mi lascio cadere sul divano distrutta, appoggiando la testa
sul bracciolo. Quasi contemporaneamente accendo la tv.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Jules
si rannicchia
accanto a me e muove le braccia nell’aria nella mia
direzione,
come una bimba, cercando di strapparmi dalle mani il telecomando.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Voglio
vedere le repliche di Grey’s Anatomy!” si lamenta
lei, continuando ad agitare le mani.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Io
rido e allungo il braccio dietro la mia testa, lontano dalla sua presa.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Te
lo scordi!
È casa mia e si guarda quello che dico io! Ti devi
disintossicare dalla televisione!” la rimprovero, fingendomi
sua
madre.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Disse
la
teledipendente che senza telefilm americani non sopravvive!”
esclama Bet alle mie spalle, mentre si avvicina sorseggiando un
bicchiere d’acqua. Poi si siede rilassandosi sulla poltrona
accanto a noi, si leva le scarpe, ripiega le gambe sotto di
sé e
si abbandona all’indietro nella poltrona, sospirando.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Sono
a pezzi!
Non ce la faccio a tornare a casa a studiare. E poi Jimmy. non
c’è! È a finire uno dei tanti progetti
per la tesi.
Che uomo palloso.” si lamenta sfregandosi la fronte con il
palmo
della mano, cercando di allontanare la frustrazione.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Come
sta J?
Non avevi in progetto una seratina a luci rosse
nell’intimità della vostra casetta?” le
domando
girandomi a pancia in giù sul divano. Subito dopo sento un
tonfo
sordo e vedo Bet alzare la testa di scatto, sgranare gli occhi e
sopprimere una risata. Seguo il suo sguardo, giro la testa e vedo Jules
sdraiata a terra supina, tipo pelle di leone, che si massaggia il fondo
schiena.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Cazzo
Jules, quanto sei goffa!” scoppio a ridere e nascondo la
testa tra i cuscini per limitarne il suono.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Sei
tu che ti
muovi con la grazia di una balena. Culona! Fammi risalire. Con i tuoi
modi delicati mi hai scaraventato giù dal divano”
borbotta
lei con la testa bassa, mentre si rialza in piedi, continuando a
strofinarsi il coccige. Io prendo qualche veloce respiro mente la mia
risata si spegne, mi siedo e apro le braccia verso di lei.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Dai
vieni
qui, sacco di patate! Mi dispiace. Ti sei fatta molto male?”
le
domando, inscenando una tenera interazione tra mamma e figlia. Lei
spinge in fuori il labbro inferiore, lo fa tremare e annuisce con la
testa. Poi finge di asciugarsi una lacrima e di tirare su col naso.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Che
faccia di culo!” tossisce Bet sorridendo.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Mi
fa male il sederino, mamy.” Prosegue la scenetta Jules,
ignorandola</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Sederino..”
bisbiglia Bet scherzosa “…la porta aerei vorrai
dire!”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Jules
solleva la
testa dalla mia spalla e, mordendosi il labbro, fa il terzo dito a Bet,
che sghignazza. Io stringo le labbra per non cedere
all’ilarità della finta lite tra le due e domando
“E
cosa possiamo fare per farti passare la bua?”</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Lei
strizza gli
occhi e si mordicchia un’unghia, fingendo di pensare. Poi mi
guarda con un sorriso enorme e esclama “Una torta salata ai
carciofi, prosciutto cotto e fontina mi farebbe stare molto
meglio!”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Io
e Bet ci lasciamo andare e scoppiamo in una incontrollabile risata.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Sei
una cloaca! Ma pensi sempre a mangiare?” le chiede Bet tra i
veloci respiri.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Ho
fame. Non
ci posso fare nulla! Ero così arrabbiata con Cucciolo che
non ho
neanche fatto colazione!” ribatte lei unendosi alle nostra
risa e
massaggiandosi lo stomaco con movimenti circolari.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Bet
si blocca all’improvviso, mi guarda con occhi sospetti e poi
mi interroga:</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“A
proposito di maschi; vogliamo parlare della tensione sessuale che
c’era tra te e Casanova poco fa?”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Tensione
sessuale? Ma fammi il piacere, Bet!” rispondo io, sentendo la
rabbia risalire lungo il mio corpo al solo pensiero delle indelicate
insinuazioni di quel tizio.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Non
fare la
finta tonta! Lo guardavi con tanta lussuria da finire dritta
all’inferno solo per il pensiero!” ribatte Jules,
dandomi
una spinta e facendomi rovinare a terra, prona.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Che
cavolo!
Credo di essermi spappolata il fegato cadendo!” mi lagno io
cercando di rialzarmi e, appoggiando una mano sul bordo del tappeto,
scivolo senza grazia, sbattendo il naso sul parquet.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Cazzo
che
male!” mugolo, raggomitolandomi sulle ginocchia. Mi porto le
mani
al viso e ci incapsulo il naso, stringendo forte, nella speranza di
alleviare il dolore. Strizzo gli occhi e mi piego in avanti,
appoggiando fronte e gomiti sul pavimento.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Dalla
mia posizione
sento il campanello della porta suonare. Bet ride e grida:
“E’ aperto!” poi si volta verso di me e
dice:
“E’ arrivata la puritana!”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Io
grugnisco senza
alzare la testa e mantenendomi nella mia posizione. Il mio sedere, in
tutta la sua non gloria, accoglierà la mia nuova
coinquilina.
Poco male. Capirà che non sono molto socievole.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Med,
ti senti
bene?” mi chiede Jules mentre si volta verso la porta
“forse dovremmo alzarci ad aprire”
suggerisce
dubbiosa.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Io
da qui non mi muovo finché non ricomincio a sentirmi il
naso” rispondo io sofferente.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“E’
aperto!” ribadisco io alzando la voce ma senza
muovermi di un centimetro dal mio angolo di pavimento.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sento
il cigolio
della mia porta d’ingresso, seguito dalla voce calda che
ancora
è stampata nella mia mente e mi fa ribollire il sangue:</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Meraviglioso!
Sei già pronta ad accogliermi con la tua parte
migliore?”</span><br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> </span></span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">No,
non è vero! Ditemi che è uno scherzo!</span><br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> </span></span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sgrano
gli occhi,
sconvolta e sento Jules e Bet trattenere il respiro. Mi sollevo di
scatto e, sempre più veloce mi alzo in piedi. Pessima idea!
La
testa mi gira e mi vengono le vertigini. Sento che le ginocchia mi
tremano. Sto per cascare nuovamente a terra quando due braccia forti,
rapide e ferme, mi afferrano la vita, impedendo la caduta verso il
basso. Non riesco a tenere su la testa e allora lascio appoggiare la
mia fronte sulla spalla più gloriosa che abbia mai visto.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Sei
rimasta abbagliata dalla mia bellezza?” mi domanda lo
spocchioso padrone delle braccia che mi sorreggono.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Lasciami
andare, pervertito!” sussurro debolmente e senza spostare il
viso dall’incavo della sua clavicola.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Così
puoi fare il buco nel pavimento?” mi risponde lui divertito.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
"Io l'avrei lasciata cadere..." commenta Jules e sono certa che Bet
trovi il modo di rimproverarla.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Respiro
profondamente dal naso e inalo il suo odore. Oddio come profuma di
buono. E se lo mordessi?</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Agito
la testa il
più lentamente possibile, per bloccare il flusso di
pensieri.
Appoggio le mani sul suo torso e spingo piano, cercando di allontanarmi
un po’.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Levami
le
mani di dosso, imbecille.” esclamo. Ma la mia voce
è
ancora debole e tre risate differenti mi avvolgono
all’unisono: e
il che mi urta ancora di più.</span><br />
<span style="font-size: large;">
<span style="font-family: Times;"> </span></span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“E’
questa la tua riconoscenza per averti afferrata prima che ti spaccassi
il naso?” mi chiede lui, senza allentare la presa dai miei
fianchi.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“E’
stato un gesto inutile. Il naso me lo sono appena rotto grazie alla mia
ex migliore amica” ringhio io, cercando ancora una volta di
allontanarlo. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
Ma a quanto pare le mie spinte non sono forti come mi sembrano.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
“La smetti di agitarti?! Stai ferma e respira profondo,
così la testa finirà di girarti. Ti suggerirei di
bere
acqua e zucchero ma, considerando l’immagine che mi si
è
presentata appena entrato, direi che è meglio se eviti le
calorie” mi sussurra lui all’orecchio e sento il
suo
respiro sul collo.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Stai
dicendo
che sono grassa?” rispondo io rabbiosa tra i denti con un
po’ più di forza sollevando di qualche centimetro
la
testa. Non avevo calcolato, però, che avrei incontrato
quelle
due pozze d’acqua blu che ha al posto degli occhi. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><span style="font-family: Times; font-size: large;">Madre
Natura è decisamente scorretta. Non si mette un individuo
tanto irritante dentro un corpo così appetitoso.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><span style="font-family: Times; font-size: large;">È
vero che
è un cafone stratosferico, ma io sono una giovane nel fiore
degli anni e con degli ormoni piuttosto indisciplinati. Mi sta sulle
palle, ma è innegabilmente affascinante. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Non
ti
preoccupare. A me le ragazze piacciono in carne.” Mi
bisbiglia
lui guardandomi dritto negli occhi ammiccando, con
un’espressione
a metà tra il malizioso e il malvagio.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sì,
certo, come no. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Ma
per
cortesia...” borbotto cercando di liberarmi per
l’ennesima
volta e la sua presa si fa più sicura: poi il sorriso
raggiunge
quei cazzo di occhi e la mia testa ricomincia a girare.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
Apparentemente l’ossigeno è essenziale
per la
sopravvivenza. Altra realtà che cambierò quando
sarò regina del mondo. Così, giusto
perché mi va.
Così potremo tutti pomiciare non-stop senza doverci
interrompere
per recuperare fiato.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Respira...”
mi dice lui con una voce talmente flebile che non sono sicura abbia
davvero pronunciato le parole.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Inspiro
il
più profondamente possibile e spingo con tutta la forza che
ho
contro il suo petto. Non credo di aver fatto chissà quale
impressione, il risultato però è lo stesso. Lui
ride e
molla la presa, facendo un passo indietro. Ma non prima di aver
lasciato scorrere le dita lungo la mia vita e i fianchi.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sento
come se una scossa elettrica mi attraversasse il corpo.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Era
un
brivido quello?” mi domanda inarcando le sopracciglia.
Cavolo,
non pensavo fosse stato così evidente. Devo lavorare sulle
mie
doti di simulatrice. O almeno imparare a mascherare certe cose. Le
donne di polso sanno sempre simulare. </span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
La <span style="font-style: italic;">simulatio</span>
è un must.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">
“Sì, lo era. È stato scatenato dal
disgusto per
l’odore che emani. Ti fai la doccia con le ghiandole di
moffetta
o hai il PH più acido della terra?” ribatto
difensiva
anche se ho abbastanza coscienza di non incutere grande timore.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Sento
qualcuno che si schiarisce la voce alle mie spalle seguito da una
risatina.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Bet
e Jules non me la faranno mai passare liscia. Mi prenderanno in giro
per settimane per questa scena.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Mi
allontano da lui
di un altro passo, chino la testa imbarazzata e mi scosto i capelli dal
viso con una mano, assicurandoli dietro un orecchio. Mossa che
sicuramente non fornisce un’immagine meno goffa e
più
sicura di me. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Hai
una mente contorta, te l’hanno mai detto?” mi
chiede lui incrociando le braccia sul petto e sorridendo.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Posso
strozzarlo a mani nude? Mi darebbe una grandissima soddisfazione.
Meglio ancora se anche lui è nudo.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Esci
all’istante da casa mia stupido…coso!”
minaccio stringendo i pugni e pestando forte un piede.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Coso?”
domanda incredula Jules “Che fantasia!”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Hai
davvero
appena pestato un piede? Cosa sei? Una bambina capricciosa di tre
anni?” dice sbigottita Bet ed io scelgo di ignorare entrambe
per
mantenere quel poco di credibilità che mi convinco di aver
conquistato.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Il
sorriso del mio fastidioso e indesiderato ospite si fa più
ampio.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Cosa?
Che cosa c’è di così
esilarante?” gli chiedo infuriata.</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Lui
non risponde. Mi fissa per qualche secondo dritto negli occhi, restando
immobile.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Poi
si lecca le labbra divertito e risponde :</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Non
me ne posso andare.”</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Perché
no?” chiede Bet, incuriosita.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Il
suo sguardo non lascia mai il mio.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">“Perché
questa è anche casa mia da oggi.” conclude lui.</span><br />
<br />
<span style="font-family: Times; font-size: large;">Oh,
porca vacca!</span><br />
<span style="font-family: Times; font-size: small;"><span style="line-height: 150%;"><br /></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="L'eleganza del pigiama" src="http://i46.tinypic.com/23vmii0.png" height="82" width="320" /><br />
<span style="font-family: Times New Roman,Times,serif;">
</span><br style="font-family: Times New Roman,Times,serif;" />
<span style="font-family: Times New Roman,Times,serif;">
<span style="font-size: large;"> </span></span><span style="font-size: large;"><br style="font-family: Times New Roman,Times,serif;" />
<span style="font-family: Times New Roman,Times,serif;">
</span></span></span></div>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"> Avete presente quelle scene in cui le stanze sono così silenziose che nelle orecchie cominci ad avvertire un ronzio e ti porti i palmi delle mani ai lati della testa premendo, quasi a cercare di chiudere quel fischio sordo fuori da te? E più premi, più il sibilo si fa forte. E allora cominci a chiederti se l’assenza totale di rumore non fosse meglio di quella sensazione di pressione che spinge contro i tuoi timpani. Tutto attorno a te sembra essersi paralizzato. Sembra che qualcuno abbia messo pause alla tua vita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Ecco, in questo momento qualcuno si è alzato per andare a fare pipì e ha bloccato il film della mia esistenza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Io, Bet, Jules e l’insopportabile sconosciuto restiamo fermi immobili e ci fissiamo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Le sue parole mi rimbombano nella testa. Sento caldo. Il silenzio è diventato quasi troppo rumoroso. Non riesco a pensare. Che cosa vuol dire che questa da oggi è anche casa sua? Io devo vivere con la Amish puritana. Lei deve arrivare, bussare alla mia porta, portare dentro due pecore e staccarmi la corrente. Io devo scandalizzarla con i miei gemiti provenienti dalla camera da letto e girarle in biancheria intima per casa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Non può dire sul serio. Io non posso vivere con lui.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Che…che…cosa vuol dire?” balbetto inebetita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Vuol dire che da oggi io e te avremo tantissimo tempo per fare l’amore in ogni stanza della casa.” Mi risponde lui facendomi l’occhiolino.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Questo mi manda ancora più fuori di testa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Tu sei tutto scemo! Io vivrò con la Amish che non si lava, non con uno la cui priorità è il proprio pisello!” urlo io.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ La Amish?” chiede lui confuso, e per la prima volta assume un’espressione seria.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Lascia perdere. È un po’ nervosa. Sta avendo un piccolo attacco isterico, ma ora le passa. Ti consiglierei di aumentare la distanza di sicurezza comunque, se ci tieni al tuo apparato genitale.” Si intromette Bet, avvicinandosi a me e appoggiandomi un mano sul fianco.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Med? Med? Ci sei? Mi senti?” mi domanda sventolandomi la mano davanti agli occhi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Toccale una tetta! Vedi come si riprende!” risponde Jules da dietro di noi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Vuoi che ci pensi io?” chiede l’idiota, avvicinandosi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Beh, sicuro preferisce essere palpata da te che da Bet “ scherza Jules di rimando.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Le lancio uno sguardo di puro e profondo odio, prendo fiato e mi volto verso l’uomo senza nome che ormai sta a un paio di passi da me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Avvicinati ancora di mezzo centimetro e ti eviro, te lo giuro! Ora spiegami questa cosa!” dico sempre meno controllata, chinando la testa e facendo in modo che i capelli mi coprano il viso. Ma perché mi sto scaldando tanto?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ok, tregua di dieci secondi, principessa” sospira lui fermandosi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Principessa ci chiami una tua chiappa." ringhio con livore, non facendo nulla per trattenere il mio astio. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Tutto questo non rientrava nei miei piani: la mia misantropia minacciava già di rendere difficile la convivenza con una ragazza, figuriamoci con un tizio cafone e arrogante. Senza contare che a mio padre potrebbe venire un embolo al pensiero che io condivida lo spazio vitale con un esemplare di maschio adulto, che risponde agli standard fisici di desiderabilità sociale e che sembra non aver conosciuto le regole della civiltà moderna in fatto di interazione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ci scusi un secondo…ehm…?” gli sorride Bet, schioccando le dita verso Jules per attirare la sua attenzione e indicandole camera mia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Alex” risponde lui “ Mi chiamo Alexander. ”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Alexander? Ma che hai fatto di male ai tuoi per essere chiamato Alexander? I nomi belli li avevano già presi gli altri?” gli chiede Jules con gli occhi larghi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ I miei sono Americani. Ci siamo trasferiti in Italia quando avevo otto anni.” Risponde lui con voce seria e un po’ imbarazzata.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Oh…. Americano!” sorride Jules verso di me, con lo sguardo di chi sta elaborando una teoria tutta sua, e vedo gli angoli della sua bocca arricciarsi verso l’alto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Oh, no. Che cosa starà progettando? </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Sì, ok Alex. Piacere, io sono Bet, la riccia con la battuta pronta è Jules e la furia accanto a me, non che inquilina di questo appartamento, è Med. Ora, ti dispiace se scambiamo due parole con la nostra amica psicopatica in privato?” continua Bet tirandomi per un polso verso la camera da letto, preceduta da Jules e dal suo ghigno malefico, e chiudendo la porta alle mia spalle.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ditemi che è uno scherzo. Ditemi che siete due infami e avete architettato tutto questo come punizione per la mia acidità” le supplico appoggiandomi alla porta e lasciando che la mia nuca vi sbatta contro.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Secondo me è la cosa migliore che ti potesse capitare!” afferma Jules mentre si siede sul bordo del mio letto e, con indifferenza, afferra un cioccolatino dal mio comodino e se lo appoggia tra i denti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Mangia anche il mio cibo, quella stronza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ La cosa migliore? Ma io non posso vivere con quel tipo! Ma l’avete visto?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Certo che l’abbiamo visto! È un succulento giovane ed è Americano. Americano, Med! È perfetto per te! Tu adori tutto ciò che viene dagli USA!” prosegue lei entusiasta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Sì, uno statunitense con l'educazione di una pianta carnivora. Non avete visto cosa ha fatto?” domando io voltandomi verso Bet, augurandomi che almeno lei mi dia ragione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">È impensabile che io possa vivere con quel troglodita e Jules è troppo selvaggia per capire il problema. Le mie speranze vanno necessariamente riposte nella mia amica bionda.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Sfortunatamente, però, lei mi sorride e risponde:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Med, l’unica cosa che abbiamo visto è stata tanta tensione sessuale da scaraventarci fuori dal palazzo!”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Io mi sono quasi eccitata” ride Jules dal letto, rubando un altro cioccolatino.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Jules…” la apostrofa Bet sfoderando la sua voce da maestra dell'asilo, ma lei alza solo gli occhi al cielo e persevera nel divorare i miei cioccolatini.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Io le guardo incredula e penso che vi sia qualcosa di terriblmente malefico che aleggia nelle loro anime. O è quello, oppure sono due grossissime idiote.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Voi siete serie! Voi credete davvero che dovrei accettare di condividere casa con lui! Con un tipo che mi ha ricoperta di frasi offensive da quando mi ha visto e che, probabilmente, è un maniaco?” chiedo con gli occhi spalancati, sbalordita.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Oh piantala! Capirai che grossi insulti! E poi non è che rischi che si prenda la tua virtù! Quella l’hai persa prima di incontrare lo zuccherino dal passaporto a stelle e strisce” mi fa notare Jules.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Dai Med, in fondo che alternative hai? È la padrona di casa che sceglie gli inquilini. E lei ha già affittato la stanza a lui. Tu non hai voce in capitolo. Quindi, a meno che tu non voglia perdere la caparra e cercarti una nuova casa, devi accettare che lui sarà il tuo nuovo coinquilino” Bet sorride mentre mi dice queste cose. Sta cercando di incoraggiarmi e Jules di sdrammatizzare la cosa e rendermela più accettabile.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ A me piace questa casa. Mi piace il mio piccolo buco di periferia” sussurro.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ecco appunto, quindi basta lagnarsi. Vedrai che sarà divertente!” mi fa forza Jules.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Io le osservo con gli occhi sgranati e mi rendo conto che hanno ragione. C’è poco da fare. D’ora in poi dovrò vivere col Casanova dall' eloquio inopportuno .</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Sconfitta, sconfortata e irritata apro lentamente la porta della mia stanza e faccio un passo fuori.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Alex se ne sta seduto sul margine del divano, dandoci le spalle, come se il resto del sofà scottasse. Se ne sta sul bordo tutto teso, quasi in ansia. Sembra in attesa di un verdetto. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">E in effetti un po’ lo è. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Tiene i gomiti poggiati sulle ginocchia e le dita delle mani allacciate di fronte a lui. Vedo la sua testa voltarsi ogni tanto a destra e a sinistra per rubare un’occhiata furtiva a qualche angolo della casa. La sta studiando. Sta cercando di memorizzarne i particolari, i colori e l’ordine delle cose. Fa quasi sorridere come spia il salotto, muovendo appena il collo per poi riportarlo veloce nella posizione originale. Scommetto che se gli stessi davanti in questo istante, lo vedrei far roteare gli occhi il più lateralmente possibile per vedere all’angolo estremo del suo campo visivo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Continuo a fissare il retro della sua testa mentre mi avvicino a lui in silenzio, a questo punto, molto poco conscia delle mie amiche dietro di me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Vedere finalmente in questo tizio arrogante un po’ di insicurezza mi provoca un'enorme soddisfazione. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Sarà pur vero che non ho alternative e che dovrò condividere il mio microscopico spazio vitale con questo irritante soggetto, ma almeno potrò concedermi il lusso di vendicarmi rendendogli la cosa piuttosto spiacevole. Non mi dovrò sforzare più di tanto, data la mia poca piacevolezza caratteriale e, considerate le mie attuali condizioni psicologiche, suppongo che la cosa sarà ancora più spontanea.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Quando l’ho quasi raggiunto, Alex si volta di scatto verso di me e si alza in piedi. Mi fissa con uno sguardo interrogativo e si frega i palmi delle mani sulle cosce.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Sembra che la giuria abbia deciso che puoi restare” gli dico fredda. Le sue labbra accennano un sorriso, che io smorzo all'istante con l'ammissione del mio dissenso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Non ti illudere, io ho votato contro.” concludo, con un tono privo di emozione, facendo riabbassare gli angoli della sua bocca.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ah, ecco…giusto…senti io…” inizia lui insicuro e deluso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Non provo alcun interesse nel sentire ciò che la tua mente fatica a produrre. Io non gioirei se fossi in te. Vivere con me non è per nulla piacevole, ma lo scoprirai col tempo.” Proseguo dirigendomi verso la porta accanto alla mia. “ Ora, il salotto l’hai visto. Lo stesso vale per la cucina. Se ti serve qualcosa, arrangiati. Il bagno è in fondo al corridoio. Questa è la tua stanza “ spiego, aprendo la porta “ C’è un letto singolo, un armadio, un cassettone e la scrivania. Internet è compreso nell’affitto, sempre che tu sappia usare un computer. Cosa di cui dubito.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Mentre parlo sento all’improvviso il suo respiro solleticarmi il retro del collo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ E camera tua?” mi sussurra piano dalla sua posizione, a pochi centimetri dalla mia schiena.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Resto immobile, i miei polmoni smettono di funzionare per qualche secondo; la mano che ho sulla maniglia si stringe, cercando supporto. Separo le labbra e, per un solo istante, non riesco a pensare ad altro che al calore che proviene dal suo corpo. Poi mi risveglio bruscamente, la diffidenza ha dato una scossa ai miei sensi, ma mi rendo conto di non avere ancora il controllo della mia voce. Quindi, senza muovermi, bisbiglio di rimando:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Quella per te è off limits. Non ci puoi entrare, non ti ci puoi avvicinare, e non puoi neanche spiarci dentro. È come se non esistesse”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Fingere che non esista sarà la cosa più difficile al mondo, sapendo che sarai là, distesa nel buio, pensando a me.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Che arrogante, tronfio idiota. Il sangue mi va alla testa per la rabbia. Ma questo che cavolo si è messo in testa?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Recupero il controllo di me stessa, mi volto e sorridendogli con sguardo malizioso, gli poggio le mani sul petto. Gli occhi seguono le dita che disegnano cerchi sui suoi pettorali. Non so di preciso se sia il mio terribile ed incontrollabile orgoglio a guidare le mie azioni ma ho una irrefrenabile voglia di essere scorretta e rendergli pan per focaccia. Ma so di non possedere la vera arte della seduzione e di essere provocante come un treppiede. Eppure lui non deve essere molto scaltro perchè quando sposto lo sguardo sul suo viso, vedo che mi osserva compiaciuto. Mi lecco le labbra e lo spingo con tutta la forza che ho.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Lui traballa all’indietro, probabilmente colto alla sprovvista dal mio repentino cambio di atteggiamento, poi recupera prontamente l’equilibrio e mi fissa sconvolto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Stammi a sentire, Alex l’imbecille! Piantala di farti viaggi mentali. Io e te non faremo mai nulla. Io con i perdenti non ci scopo” gli dico sicura, agitandogli un dito davanti al naso. Lui resta zitto e mi guarda: nei suoi occhi sono evidenti divertimento e curiosità.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ L…” tossisce Jules dalla soglia di camera mia. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Non ora Jules” le risponde Bet per me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Il fatto che sia costretta a dividere il mio spazio vitale con te, non implica che tra noi ci debbano essere contatti, ok? Fino ad ora non hai fatto nulla per dimostrarmi che tu sia degno anche solo della mia cortesia, e dubito che in futuro sarai in grado di smentirti. Quindi, fattene una ragione. Io sono una lunatica isterica che non sa controllare la rabbia. Sono facilmente irritabile, permalosa e non particolarmente socievole. Ora che sono stata così gentile da darti tutte queste informazioni, limitati alla tua porzione di appartamento e fai in modo di evitarmi, se ami il tuo fondo schiena e ci tieni a vedere il tuo prossimo compleanno!”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Ecco nuovamente calare il silenzio nella stanza. Sono così tesa che se mi sfiorassero probabilmente morderei. Non so perché lui mi dia così sui nervi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Bet e Jules sembrano imbarazzate per me. Si scambiano un’occhiata complice e recuperano le loro cose.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Alex resta fermo per qualche secondo, guardandomi negli occhi. Sta cercando di leggermi dentro, lo percepisco. Con l’intensità del suo sguardo mi sento praticamente nuda. Non riesco a reggerlo troppo a lungo. Devo rompere la connessione che ha creato, prima di affogare nel blu elettrico di quelle iridi e ritrovarmi fottuta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Distolgo lo sguardo e lui fa un passo verso di me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Tranquilla Scintilla, non ti toccherò. Hai la mia parola” ribatte, cercando i miei occhi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Bene. Siamo d’accordo allora” rispondo io tenendo il viso voltato, lontano da quei magneti blu.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Per ora direi di sì.” conclude lui, mentre mi sfiora il collo con un dito “ Per lo meno fino a che non sarai tu a chiedermi di farlo” aggiunge sicuro. La sua voce si è fatta più grave di un’ottava.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Ci metto qualche secondo per registrare le sue parole. Sto per aggredirlo nuovamente quando Bet mi ferma:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Sì, ok, d’accordo. Quando avete finito di flirtare senza pietà ditecelo così possiamo farci largo tra i vostri ormoni e salutare.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Jules scoppia a ridere “ Non avrei potuto trovare parole migliori”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Che amiche di merda!</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Io resto imbambolata a guardarle, poi apro e chiudo la bocca come un minorato pesce rosso alla ricerca di una risposta sufficientemente pungente e ad effetto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Stai zitta Med, ti prego. È stato molto divertente vedere questo porno in proiezione astrale, ma ho un esame tra cinque giorni e me ne devo andare” mi ammutolisce Bet, avvicinandosi per darmi un bacio a schiocco sulla guancia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Io devo andare a fare pace con Cucciolo, prima che la situazione degeneri. E poi vogliamo lasciarvi tempo per conoscervi” ridacchia Jules dandomi una pacca sul sedere e facendomi l’occhiolino.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ E’ stato un piacere incontrarti, Alex. Trattamela bene, mi raccomando. Ah, e giusto per la cronaca, non so per quale ragione, ma a lei piace stare sotto” canticchia uscendo dalla porta d’ingresso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ahahah! E ha un punto erogeno sul basso ventre!” aggiunge Bet , seguendo Jules fuori da casa mia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Stronze!” grido io alle loro spalle, ma se ne sono già andate.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Fisso la porta, conscia del fatto che Alex se ne sta in piedi accanto a me. Sento i suoi occhi che mi scrutano. Ma non mi voglio voltare; se lo faccio si accorgerà di quanto sono imbarazzata e non voglio dargli questa soddisfazione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Molto interessante!” sussurra lui</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“Non farti strane idee, impotente” dico marciando verso la mia stanza, ben decisa a porre una maggiore distanza tra me e l'atteggiamento strafottente e invadente di questo Alex.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Hey, ma non mangiamo?” mi chiede facendo qualche passo nella mia direzione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Mangiamo? Perché il plurale? E poi non hai detto che sono grassa? Se hai fame ordinati una pizza. Non penserai certo che io abbia intenzione di dividere il mio cibo con te o di deliziarti con la mia cucina?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ah, sei una brava cuoca?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Bravissima. Peccato che non avrai mai l’occasione di scoprirlo” fingo di sorridere mentre gli sbatto la porta in faccia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Resto chiusa in camera per buona parte del pomeriggio. Leggo, scrivo, fingo di studiare. Cerco di fare qualsiasi cosa per distrarmi dal pensiero di Alex nella stanza accanto. Non so se mi attizza di più o se mi fa più incazzare. In ogni caso, lo voglio lontano da me. L’ho sentito muoversi per la casa, mentre portava dentro tutte le sue cose e riordinava la sua nuova stanza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Oddio, questa giornata era cominciata male ed è finita in modo disastroso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Sapevo dall’istante in cui ho aperto gli occhi che era uno di quei giorni in cui non mi sarei dovuta alzare dal letto. Perché quando c’è il giorno nero, te lo senti nelle ossa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Apri gli occhi, annusi l’aria e ti guardi attorno. Afferri il cellulare e non trovi nulla. Ti alzi per fare il caffè e ti accorgi che ce n’è a sufficienza solo per riempire metà del filtro della moka. E allora sai che berrai acqua sporca.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Ti fai la doccia e, a metà resti senza acqua calda. Così esci infreddolita e con i capelli insaponati e te li sciacqui nel lavandino. Ma è una sensazione fastidiosa. Hai i polpastrelli rigati per il calore della doccia, e il contrasto con il getto freddo del lavabo fa solletico e ti fa venire voglia di morderti le dita. E poi ti sembra che i capelli non siano mai ripuliti completamente dalla schiuma.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Esci dal bagno e ti ricordi del caffè. Che ovviamente è già salito, debordato ed in fase di bruciacchiatura. Lo spegni, ti abbandoni a qualche parolaccia e vai ad asciugarti i capelli.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">E stai sicura che ti verranno in modo orrendo. Se ne staranno spiaccicati sulla testa, tutti elettrici e con onde che non riesci a eliminare. E così assomiglierai alla Maga Magò tutto il giorno. E come ciliegina sulla torta magari hai anche un meraviglioso brufolo sul mento! Et Voilà! Tutti sintomi del fatto che stai per vivere una giornata infernale. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Mentre faccio questa riflessione, sdraiata a pancia in su sul letto, sento il telefono di casa che squilla. Salto in piedi e corro in salotto per rispondere.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Spalanco la porta di camera mia, salto sul divano e afferro la cornetta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Accidenti che atleta! Mi ricordavi un ippopotamo con due zampe rotte!” ridacchia Alex dalla cucina.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Volto la testa e, portandomi il cordless all’orecchio, gli faccio una linguaccia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Molto maturo, Med!” dice lui sorridendo e scuotendo la testa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Pronto?” canticchio io nel ricevitore, continuando a guardarlo e portandomi un dito alle labbra per fargli capire di tacere. Lui alza gli occhi al cielo e ricomincia a imbottire il suo panino. Devo ricordarmi di chiedergli dove ha preso gli ingredienti. Se è roba mia, mi sente.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Che stai facendo?” sento rispondere dall’altro capo della comunicazione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ L!” esclamo un po’ troppo entusiasticamente io, tenendo lo sguardo fisso sul ragazzo nella mia cucina. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ L?” mi chiede lui confuso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Ops, nome sbagliato. Distolgo l'attenzione da Alex e recupero il controllo della conversazione:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ L... love, ovviamente!” Ah! Salvata in corner.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Love? Med, sai perfettamente che tra noi è solo un rapporto fisico. Siamo amici, io ti adoro, sei una persona fenomenale. Ma non sei il mio tipo. Io non me la sento di fidanzarmi con te.” Mi dice lui serio ed io, con un morso allo stomaco, non posso fare altro che alzare gli occhi al cielo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Che delicatezza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Pensavo di essermi salvata e, invece, mi sono tirata la zappa sui piedi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Rallenta. Chi ti ha detto che stavo parlando d’amore. Era in senso lato. Nemmeno io voglio qualcosa di più”.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Grande bugia. Ma non farò certo la parte di quella debole.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">In realtà il mio è uno sforzo superfluo: è abbastanza evidente a chiunque ci conosca chi dei due ha il coltello dalla parte del manico. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Il mio viso si fa più scuro per la vergogna e per la delusione: io ho piena coscienza di come stanno le cose. Ci ho messo tanto per accettarlo, ma so che questa è una storia senza futuro. Ma sentirselo dire non fa piacere.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Alex si avvicina lentamente al divano e, alzando la testa, mi rendo conto che mi sta osservando. I nostri occhi si incontrano e, per l’ennesima volta, realizzo che sta cercando di vedermi dentro. Non esiste. Non ora! Quando vedo che si piega verso di me per curiosare meglio, distolgo lo sguardo e inizio a giocare con il bordo dei jeans. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Le persone con gli occhi così magnetici mi danno sui nervi: godono di uno spregevole vantaggio, oltre che di uno spiccato favoritismo estetico, ovvio. Ma è abbondantemente scorretto usare il proprio potere stile Pokemon per fregare noi poveri inutili individui dagli occhi normali e, nel mio caso, pure un po' insulsi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Penso che Alex se ne dovrebbe andare e, per farglielo capire, mi allontano e mi concentro su L che sta ripetendo il mio nome all'infinito; fa sempre così quando distogli l'attenzione da lui per qualche secondo. È un egocentrico patologico.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Med? ... Med? ... Med?!" una vera e propria cantilena.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“Sì, ci sono. Dimmi, che c’è?” gli rispondo mettendomi ad accarezzare i dorsi dei miei libri stipati sulla minuscola mensola del soggiorno.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“Senti, ho bisogno di una mano. Lunedì ho l’orale di farmacologia, e non ho ancora studiato nulla. Mi aiuti?” mi chiede con voce gentile.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Farmacologia? Ma io l’ho data sei mesi fa!</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Certo, come no.” Rispondo io con un po' di noia, senza voltarmi: so che Alex sta ascoltando e mi sta fissando e ritengo incredibilmente necessario fare il possibile per impedirgli di farsi gli affari miei. Tentativo vano visto che il salotto sarà sì e no 12 mq, ma almeno ci provo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Solo se non è un problema.” Continua la sua opera di "corteggiamento" L, fingendo una cortesia che non gli appartiene. Sa benissimo che non so dirgli di no. E sa benissimo che lo aiuterei a prescindere. E lui non si fa certo scappare l’occasione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ma no, figurati, nessun problema.” Sussurro io, a questo punto assolutamente conscia di avergliela data vinta. Come sempre, d'altronde.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ok, perfetto. Arrivo tra dieci minuti, ok?” cinguetta lui, soddisfatto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ok, ti aspetto...” ma lui ha già riattaccato. Che affettuoso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Schiaccio il pulsante rosso del telefono e mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio: lo faccio quando sono a disagio ma, fortunatamente Alex questo non lo sa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Stiamo per ricevere visite?” mi domanda Alex ora comodamente affondato in una delle poltrone e addentando il sandwich.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ No, io sto per ricevere visite. Tu stai per sparire dalla mia vista.” Rispondo con la giusta dose di acidità e dirigendomi verso la cucina con il chiaro intento di allontanarmi da questo sconosciuto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Lui deposita il panino sul tavolino da caffè al centro del salotto e mi segue, per nulla scoraggiato dai miei modi scortesi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ E dai, non essere così scontrosa! Sto solo cercando di fare conversazione.” afferma restando in piedi di fronte a me, dall’altra parte del piccolo bancone della mia, anzi, nostra cucina, e posandoci sopra le mani a sorreggere il suo corpo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Oh, che carino! Ma ti consiglio di smettere di provare.” Rispondo mentre appoggio la moka sul fornello e distolgo nuovamente il viso dalla sua traiettoria. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Avanti, Med! Dobbiamo vivere insieme, cerchiamo di rendere le cose più facili!” mi dice porgendomi una tazza e trovo la sua cortesia vagamente urtante: sono una stronza sensibile, io. Mi è difficile mantenere l'atteggiamento scostante con chi ha atteggiamenti educati. Ragion per cui mi auguro la smetta con una certa rapidità.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Alex, quale parte di stai lontano da me non hai capito?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Oh, mi è chiarissima quella parte. Ma non sono bravo ad applicare le regole.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Beh, ti consiglio di imparare. Io non ho alcuna intenzione di avere a che fare con un arrogante cafone che si permette di dire le cose che tu hai detto a me, ad una sconosciuta.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Senti, mi dispiace, ok? Lo so che ho esagerato, ma non sono riuscito a controllarmi. Tendo a non pensare prima di aprire la bocca. E poi tu me l'ha servita su un piatto d'argento.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Io neppure sapevo che tu fossi lì! E in ogni caso, conserva le tue scuse forzate per qualcuno che se le beva. Tu stai solo cercando di ammorbidirmi per poterlo usare a tuo vantaggio. Io quelli come te li conosco bene. Ve ne approfittate di tutti e di tutto, sfoderando charme e gentilezza quando sapete che andrà a vostro favore. Sei un ipocrita e un opportunista.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Quante cazzate che dico: io questo tizio non so neppure come fa di cognome. Eppure mi piace millantare saccenza. Vengo da una famiglia di tuttologi: è un problema ereditario.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Come l’ospite che ci sta per raggiungere?” azzarda lui e devo ammettere che ha la giusta concentrazione di sfacciataggine. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Cosa? Tu non sai nemmeno di cosa parli, ok? Fatti gli affari tuoi Alex, o questa convivenza sarà ancora di più difficile del previsto”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Sai cosa penso?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ No, e sinceramente non mi importa nemmeno.” Dico tenendo la testa bassa mentre osservo il caffè salire nella moka. Anche senza guardarlo, avverto i suoi occhi su di me e mi accorgo che si sta muovendo nella mia direzione. Cerco di ignorarlo fino a quando non vedo la sua mano accanto alla mia tazza, e non percepisco la sua presenza vicino al mio braccio sinistro.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Oh sì invece che ti interessa. Ma hai paura di ascoltare, perché temi che ti dica esattamente ciò che non vuoi sentire.” Mi sussurra piano.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Arrossisco per qualche strana ragione, ma lascio che i capelli mi ricadano attorno al viso, creando un muro protettivo e impedendogli di vedere l’effetto che mi sta facendo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Avanti Med, piantala di comportarti come una scolaretta alle prime armi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Non rispondo. Resto in silenzio, versandomi un po' di caffè per mantenermi impegnata, fino a che lui non ricomincia a parlare.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Perché ti chiamano Med?” bisbiglia, ed è talmente vicino che il suo respiro fa muovere una ciocca di quei capelli che mi proteggono dai suoi occhi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Perché avrei voluto fare il medico.” Rispondo guardando dentro la mia tazza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Med, stai zitta.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ E che è successo?” mi domanda, senza allontanarsi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ La vita è successa” ribatto, cercando di nascondere l’emozione nella mia voce.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Med, che cazzo fai? Stai zitta!</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Che cosa vorrebbe dire?” mi chiede.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Credo che i battiti del mio cuore stiano accelerando, e non so se la causa è la sua vicinanza o il fatto che questo è un tasto sensibile per me. Mi schiarisco la gola, poi alzo la testa e la ruoto verso di lui. Il suo viso è talmente vicino al mio che sento le guance andarmi a fuoco.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Ed ecco di nuovo quegli occhi intensi cercare di scrutarmi dentro: meledetti superpoteri da Pokemon. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Voglio distogliere la sguardo, ma non ci riesco. Ci fissiamo per qualche istante, poi mi accorgo che sto per rispondergli. E la cosa drammatica è che sto per dirgli la verità. Sono un'imbecille.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Vuol dire che…” vengo interrotta dal suono del campanello, che mi risveglia dall’incantesimo in cui i suoi occhi mi avevano intrappolata. Sposto il peso da un piede all’altro mentre lui solleva il viso e respira profondamente, irritato da ciò che ci ha interrotti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Lui sarà anche infastidito, ma io ringrazio L per avere il tempismo migliore del mondo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Gli tocco il braccio e faccio un po’ di pressione per fargli capire di spostarsi. Lui esita un secondo, guardandomi; poi fa un passo indietro e lascia libero il passaggio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Forza Alex, vai in camera tua” dico dirigendomi verso la porta per aprire.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ No grazie, mamma. Penso che resterò qui ancora qualche minuto. Credo che sarà interessante.” Sorride versandosi il caffè rimasto e portandosi la tazza alla bocca.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Io faccio una smorfia di disapprovazione mentre mi allontano da lui e mi dirigo verso l'entrata di casa, e lui ride. Afferro la maniglia e, abbassandola, dico:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ehi, mi sembrava di averti detto di non toccare il mio cibo!”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Lui finge di non avermi sentito e alza le sopracciglia soddisfatto, spostando lo sguardo da me alla porta. Cazzo quanto è curioso!</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">L cammina dritto nell'appartamento, senza degnarmi di un saluto. Non mi guarda nemmeno, mi sorpassa come se non esistessi. È proprio un troglodita. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ciao anche a te” sussurro tra i denti richiudendo la porta e riconsiderando la brillante idea di sostituirlo con un vibratore.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">L si è fermato a qualche passo dall’entrata e vedo che fissa verso la cucina. Magnifico!</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ciao, tu chi sei?” domanda guardando sospettoso Alex.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Lui non fa una piega. Lo fissa e gli risponde:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Alex.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">L si volta nella mia direzione “ E chi è Alex?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Puoi chiederlo a me, non sono scemo. So rispondere anche io alle domande” ribatte Alex mentre lo avvicina e proseguendo afferma con un sorriso smagliante:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Sono il nuovo coinquilino di Med.” Gli tende la mano “ Piacere.”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">L abbassa gli occhi verso il suo braccio, poi li rialza e risponde “ Ah. Piacere.” e riprende a camminare verso il salotto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Educato il tuo amico.” Mi dice Alex sottovoce, alzando le spalle. Io cerco di nascondere un sorriso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Beh, penso che vi lascerò studiare in pace. Vado a vedere se trovo un supermercato aperto. Devo fare un po’ di scorte” esclama afferrando il suo giaccone “ visto che non mi è permesso toccare il cibo già presente in casa” ride voltandosi verso di me e facendo l’occhiolino. Io lo ignoro e lo saluto con la mano.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Ok…ciao Alex…e se ci riesci, non tornare proprio” rispondo dirigendomi verso il salotto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Cazzo, quanto sei cattiva” sghignazza lui aprendo la porta “ Ciao uomo che non ha un nome. È stato un piacere” grida richiudendosela alle spalle e, con la sua uscita, mi sembra d'improvviso che in casa ci sia più ossigeno. Questo ragazzo è estenuante, lo percepisco.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Sospiro e raggiungo L sul divano, già annoiata al pensiero di quello che mi aspetta e cercando di ricordarmi perché ho accettato di aiutarlo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Mi rannicchio all’estremità destra del sofà e lo osservo mentre tira fuori i libri.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">C’è poco da fare, L è proprio bruttino e più lo scruto, più cerco di capire perché tiro avanti questa pseudo relazione. La nostra non è nemmeno amicizia. Non è nulla. È un rapporto inutile, che va solo a suo vantaggio e che mi spinge ad accettare cose che, per il mio carattere e la mia morale, sarebbero fuori discussione. Eppure le rotelle del mio cervello smettono di girare quando si tratta di lui; il mio amor proprio va sotto le scarpe e accetto qualsiasi cosa. E la cosa mi fa incazzare con me stessa in modo non indifferente.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Siamo proprio una specie assurda, noi esseri umani: certe volte rincorriamo ciò che ci fa più male, ciò che non ci rende persone migliori, anzi. Impegniamo ogni nostra cellula nel conseguimento di quell’obiettivo, anche se siamo consapevoli che è fuori dal nostro controllo.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Forse lo facciamo perché la sentiamo come una sfida: cambiare e modellare l’oggetto del nostro desiderio, in modo da renderlo come noi lo vorremmo. Mera illusione. Ci convinciamo di riuscire a gestire situazioni che non dipendono da noi e, nel processo, la presa di coscienza del non riuscire nella nostra impresa, ci fa sentire peggio ogni secondo che passa.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Inseguire qualcosa che è sbagliato per noi, che lentamente ci distrugge e ci trasforma in ciò che non vogliamo essere. A quale scopo? Forse ci fa sentire vivi. Forse crediamo che la felicità sia un’utopia, e allora, qualunque cosa ci faccia sentire emozioni, persino il dolore, è meglio dell’apatia. È meglio del vuoto e dell’assenza totale sensazione. Perché se non provi nulla, hai l’impressione di vivere in una bolla di staticità. Di osservare il mondo da lontano e di non riuscire a seguire con lo sguardo le immagini che ti passano davanti.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">E allora corri verso quel film, quell’insieme di fotogrammi, pieno di squallore, ipocrisia e egoismo; e ti ci tuffi dentro. Ti aggrappi alla prima scena che ti trovi a portata di mano e ti ci immergi. Perché non sentirti escluso è l’unica cosa che conta. Vuoi farne parte. Vuoi appartenergli, anche a costo di dover provare sofferenza. Perché sai che almeno sentirai qualcosa. Che non osserverai più da lontano, ma ci starai vivendo dentro.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Che splendida sega mentale sono appena riuscita a fare? E tutto usando la bruttezza di L come perno. Sono davvero una professionista.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ A che pensi?” L interrompe i miei pensieri fissandomi.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Nulla di importante” rispondo con un sorriso e afferrando un quaderno. “ Allora, non hai proprio nemmeno letto nulla?”</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ No, speravo mi avresti aiutato tu a imparare le cose fondamentali”. Certo, come sempre. Non sforzarti troppo, eh?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Va beh, direi che ci conviene cominciare” rispondo sfogliando le pagine.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Inizio a ripetere ciò che mi ricordo, mentre lui mi osserva. Non sono sicura che mi stia ascoltando o che stia capendo le mie spiegazioni, ma proseguo comunque.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Dopo un’oretta di ipotetico studio, sento una delle sue mani sulla mia coscia, e mi blocco. Alzo gli occhi dal libro e incontro i suoi. Lui non dice nulla, accenna un sorriso e poi si piega verso di me e mi bacia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ Credevo dovessimo studiare.” mormoro contro le sue labbra</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">“ E’ quello che stiamo facendo...” mi risponde, facendo salire le dita verso la parte superiore della mia gamba “ ma credo che ci meritiamo una pausa.”.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Non sono neppure sicura di aver voglia di stare con lui, ma poi la sua bocca sfiora il mio collo e decido di bloccare fuori ogni pensiero razionale.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Lascio cadere il libro a terra e afferro il retro della sua nuca con entrambe le mani, e perdo la cognizione del tempo e dello spazio, abbandonandomi all’unica cosa che so non mi permetterà di pensare troppo. Perché se dovessi farlo, non ne verrebbe fuori nulla di buono.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Quando apro gli occhi e mi risveglio dal sonno, mi rendo conto che attorno a me tutto è avvolto dal buio e dal silenzio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Cerco di scrutare la stanza, ma è talmente scuro che non vedo nulla. Chissà che ore sono. E che cavolo di fine ha fatto L?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Mentre la mia mente si attiva e la stanza attorno a me comincia ad assumere nuovamente consistenza e forma, percepisco una presenza immobile alle spalle del divano: per un istante penso sia L, poi mi ricordo che è un verme e che è impossibile che sia ancora qui.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Per un attimo, quindi, valuto la possibilità che si tratti di un fantasma: sono sempre stata convinta che nella mia vita ce ne fosse uno che mi segue ovunque. Io lo chiamo Johnny.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Poi sento una risatina soppressa e mi ci vuole qualche secondo per ricordarmi che da oggi non ho più il lusso di essere l'unica residente dell'appartamento 3B e rendermi conto che si tratta, in realtà, di Alex.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Oddio, sono vestita, vero?</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Sei sveglia, roomie?" la sua voce ha una punta di ilarità che gratterei via con una pietra pomice e, sfortunatamente per me, il mio tentativo di ignorarlo non lo scoraggia dal cercare nuovamente l'interazione.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"No" grugnisco. </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Eh già Med, mossa geniale. I dormienti rispondono sempre.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Lo sospettavo: erano un paio di minuti che non russavi più." ribatte lui chinandosi sullo schienale del divano e appoggiandovisi con tutto il peso.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Come si manda via un molesto gnocco Statunitense? Lo spray per gli scarafaggi non funziona, vero? </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Io non russo. Ho il respiro pesante.” puntualizzo nella speranza che, una volta percepito il mio distacco, si levi dalla mia presenza. Eppure la mia nota scontrosa sembra avere solo l'effetto opposto con Mr Invadenza che da oggi abita con me.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Med, non puoi rimanere qui."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Certo che posso. È il mio divano." </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Nostro divano. E non puoi perchè russi troppo e io non riesco a dormire." sento una delle sue mani sulla spalla scuotermi per assicurarsi che io resti sveglia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"E come lo sai? Stavi lì a fissarmi al buio come un maniaco sessuale."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Speravo di riuscire a fermare con la forza del pensiero il rumore che producevi." all'affermazione mi volto per guardarlo con aria indispettita "Turns out che sei molto più potente di me. Suppongo che la tua superiorità sia da attribuire alla tua possente cassa toracica." conclude abbozzando un sorriso fastidioso, mentre i suoi occhi si dirigono a sud e si posano sul mio seno.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Porco impudente.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Oddio, non ho verificato se sono vestita o no! </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Velocemente abbasso le mani e controllo se porto una maglietta e, una volta appurato che ho - non so quando - indossato il pigiama, ammonisco il simpatico Alex:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Come sospettavo. Sei un deviato."</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Lui inclina la testa di lato e mi osserva curioso; il suo silenzio e questa mania di scrutare il viso altrui mi mettono a disagio.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Che vuoi?!" </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">E sorride. Lui sorride. Io mi urto e lui sorride! </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Sembra che qualcuno ti abbia abbandonata sul divano. Che fine ha fatto il tuo amico?" </span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Sento una morsa di dispiacere attanagliarmi l'esofago alla sua domanda, perché le sue parole non fanno che ricordarmi come si è comportato L.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Evito di rispondere e, levandomi la coperta di dosso, mi alzo dal mio posto sul sofà e mi dirigo verso camera mia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Oddio, quel coso che indossi è un pigiama?" mi domanda seguendomi fino alla soglia della mia stanza.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Vaffanculo" borbotto sperando che si decida a lasciarmi in pace.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Ci vado più volentieri con te" canticchia appoggiandosi allo stipite della mia porta e proseguendo con la sua opera di insulto libero nei confronti del mio abbigliamento notturno.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"Credo di non avere mai visto un pigiama più brutto. Ti hanno pagato i tizi del negozio per far sì che tu lo comprassi?"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">A questo punto ho ampiamente superato il mio limite di sopportazione, ragion per cui mi volto e, regalandogli un sorriso inacidito, rispondo:</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">"E’ vintage, coglione!"</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">E, per la seconda volta nel giro di poche ore, gli sbatto la porta in faccia.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Lo sento sghignazzare mentre se ne torna in camera sua augurandomi una serena notte.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Ma proprio con un tipo del genere dovevo finire col dividere casa? Quel tizio peggiorerà la mia già labile stabilità psico-emotiva.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Sufficientemente provata dagli eventi della giornata, accarezzo il bordo del mio bellissimo pigiamino e, sospirando stanca, mi lascio cadere sul letto.</span></span><br />
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">Che fatica essere un membro attivo del mondo!</span></span>MedOrMadhttp://www.blogger.com/profile/12208083631042053963noreply@blogger.com0