Tornare alla normalità e alle proprie abitudini dopo un lunghissimo periodo di stop è virtualmente impossibile.
Un po' come quando torni dall'Erasmus, strisciare piano nel mondo che ti sei lasciato alle spalle è sempre difficile.
È difficile per due ragioni: innazitutto, tu sei rimasto nella tua bolla, ma il resto del mondo è cambiato e capire in che modo si è modificato e come tu puoi adattarti è come cercare di pronunciare la j spagnola senza scatarrare. In secondo luogo, è difficile perché la sensazione di intorpedimento parte dal cervello e arriva alla lingua, alle dita, agli occhi.
Tornare è come svegliarsi da quel sogno che si fa periodicamente e non si ricorda. Lo conosci, non è la prima volta che ci hai a che fare, eppure non sia bene come gestirlo: lo ricordi? Lo sai di cosa parla davvero? Lo spapresti raccontare, visto che l'hai sognato più volte? Era sempre lo stesso o qualcosa è cambiato? Era una continuazione di quello che hai sognato in passato o hai dovuto ricominciare dal principio?
Io questa cosa del "ritorno al passato" la faccio periodicamente: in genere perché la situazione mi sfugge di mano.
Questo post non ha un vero significato. È il mio tentativo di oliare le dita, la mente e l'anima per tornare a mettere due parole in fila.
Agli scrittori non penso capiti, ma ai comuni mortali, quelli che fanno viaggi mentali e basta, credo succeda molto spesso di dimenticarsi come si fa a scrivere un pensiero, un'idea, una fantasia.
È facile scordarsi come si fa a sviluppare quell'idea: l'ultima volta che io me lo scordata, ho riscritto TuttoTondo dal principio.
Non ti ricordi più la voce dei tuoi personaggi e non sei più sicura di conoscerli così bene.
E poi, il peggio: sai che avevi avuto qualche idea interessante su cosa dovevi scrivere... avevi anche messo giù qualche appunto. Ma a distanza di tempo non è che abbia poi così tanto senso.
Ogni tanto penso che le volte in cui scrivo, lo faccio per esorcizzare me stessa: probabilmente non ho nulla di davvero interessante da dire agli altri. È possibile che abbia qualcosa da dire a una parte di me che se ne sta sdraiata supina sul fondo di me stessa, sovrastata dalla me molto più esuberante, polemica, rumorosa e disorganizzata. Forse ho una mente troppo disordinata per raccontare qualcosa di coerente... che sia coerente con se stesso e con me dal principio alla fine.
Altre volte, invece, penso che l'ostacolo a me stessa nello scrivere sia la cantilena che gira in testa ogni volta: "Non essere banale. Non essere scontata. Non essere pallosa.". Che poi, ad essere obiettivi, fare così è il modo più veloce per essere esattamente tutte le cose che non vorresti essere.
Non. Non. Non. NON. Un sacco di "non".
Scrivere per me è un divertimento, nulla più... ma io ho un caratteraccio e, quando non riesco a fare una cosa, mi inalbero come un armadillo, faccio l'isterica e mi incazzo.
Sono Ariete. Detesto perdere. Detesto fallire. E, soprattutto, detesto non riuscire a fare quello che mi ripropongo di fare.
Detto questo, tornare a fare qualcosa di piacevole a volte richiede tempo... e qualche momento di disagio, prima di poterlo gustare ancora.
Ed è qui che il mio essere cazzara esce, vi avviso.
Anche quando non si fa sesso da un po', quando si ha la fortuna di avere nuovamente udienza con Eros, ci sono quei primi attimi di incertezza, di tentennamento, di fastidio.
Sì, sto dicendo che tornare a scrivere dopo qualche mese è come tornare a fare l'amore dopo un periodo di astinenza (sfortuna).
Prima di confermare la vostra idea su di me (cioè, che sono una vera imbecille), statemi a sentire.
In entrambi i casi:
1) all'inzio ti senti elettrizzata, perché puoi di nuovo farlo, eppure sei dubbiosa sul come farlo.
2) Quando cominci, le dita si muovono incerte e impazienti sulla superficie: vorrebbero saper scorrere con sicurezza e al ritmo giusto, proprio come l'ultima volta.
3) La mente è annebbiata dal desiderio di concretizzare, di fare, subito e bene! È intropidita dal bisogno. È confusa su come iniziare.
4) Quando inzia davvero, arriva il panico: "lo sto facendo bene? Nel modo giusto? È così che voglio che sia? Mi sta piacendo il modo in cui lo faccio? Lo facevo così anche prima?"
5) Poi c'è il respiro e c'è il sangue: nelle dita e nella testa. Scorrono, dalla testa alle dita, il sangue e, con lui, l'ossigeno. Ti chiedi se è come te lo ricordavi tu... Se è meglio. Se è peggio.
6) Quando tutto prende forma, ci sono quei primi momenti di fastidio: le sensazioni sembrano nuove, sembrano sconosciute. Ogni tanto sembrano persino spiacevoli perché sei arruginita.
7) Le parole e la voce ti si bloccano in gola: i suoni e i pensieri che prima parevano coerenti, improvvisamente non riescono più a prendere forma. Eppure una volta scrivevi senza pensarci. Eppure una volta ti ricordavi che, durante il sesso, eri ancora in grado di pensare e di usare le corde vocali.
8) L'indecisione: tra quanto? Cosa va fatto prima? Cosa viene dopo? Il tempo è giusto?
9) La pelle: la pelle e i nervi prudono e tremano. Ci sono così tante cose vuoi fare e le vorresti subito, per non perdere tempo. Pazientare, quando si ricomincia, sembra impossibile.
10) Lì arrivano i "non": non così. Non lì. Non quella cosa. Non sono più capace.
11) Il calore: ah, il calore è quello che cambia tutto. Lo senti quando scrivi senza riuscire a fermarti, senza sapere cosa volevi scrivere e dove ti sta portando. Lo avverti quando smetti di pensare ai "non" e ascolti le TUE esigenze, quando fai sesso.
Ma c'è una cosa che, credo e spero, vale per tanto per il sesso, quanto per la scrittura. Non ci sono le istruzioni da seguire: si segue se stessi. Si segue solo quello che sai di te... Parli per te. Scrivi ciò che vorresti leggere tu. Fai l'amore con te e per te.
E allora, quando si torna a scrivere e a fare l'amore, si accetta di essere impacciati e arruginiti... Magari non tornerai a scrivere e a fare l'amore come prima, è vero, ma - forse - imparerai a farlo in modo diverso. Per te più bello. Oppure scoprirari che non lo vuoi più fare (scrivere... fare l'amore, non credo), e andrà bene lo stesso.
Le dita vorranno fare altro, magari. Ma se riesci a tornare a "fare" e riscopri il piacere che provavi a farlo, forse avrai persino l'impressione di essere brava. Che poi è quello è l'unica cosa che conta: che ti sia divertita e che sia soddisfatta.
In fondo, anche la scrittura, come il sesso, non deve per forza essere condivisa con altri. Anche la scrittura, come il sesso, può essere fatta solo con sé e per sé! TIÈ!
Direi che il mio ritorno al blog è all'altezza dei demenziali standard passati: ma poco conta. Mi sono divertita e ho scoperto che, sì, per me scrivere è come fare l'amore.