Ora vi racconterò cosa mi frullò nella testa la mattina del 17 Dicembre quando, ben determinata a tornare a TuttoTondo, mi decisi ad aggiornare la mia Pagina Autore su Efp:
"Ho imbastito e segnato le scene dei prossimi 3 (o 4, non ricordo, ma non ho voglia di andare a controllare) capitoli: ora mi metto qui e - tempo due giorni - sono pronta ad aggiornare."
Già, così io pensavo: poi è successo che ho avuto gli ultimi due giorni di lezione... e quindi non ho scritto.
Voi direte: però hai pubblicato qualcosa! Già, una brevissima OS di Natale sulla famiglia.
Mai scritto qualcosa a tema Natalizio prima. Mai scritto qualcosa sulla famiglia. Soprattutto, mai scritto angst o qualcosa che non fosse comico/commendia!
Tutto è nato da un link che ho visto su FB: papà e figlia dopo la morte della mamma. Cominciate a versare fiumi di lacrime con me. Non so se stavo ovulando, ma ero disperata.
Il mio morente comupiter sputava dalla casse Katy Perry con "Unconditionally" e - pancia piena e (probabilmente) ovulazione in corso - mi sono trovata a scrivere. Di nuovo. Dopo un sacco di mesi di blocco.
La storia la trovate qui: Un Ultimo Natale
Allora: io non so come faccia la gente a scrivere cose drammatiche, a pensarle, a produrre libri interi. Non mi chiedo tanto come faccia ad immaginare racconti di dolore: io sono una che fa scene pazzesche, sono bravissima ad immaginare scenari apocalittici!
No, io mi domando come facciano a sopravvivere mentre scrivono: IO, amici, singhiozzavo come la vera demente che sono... Con tanto di fazzolettino alla mano e Mascara strisciante sulla guancia.
Non sto scherzando.
Ogni tanto mi soffiavo il naso, guardavo il mio cane e le chiedevo: "Ma perché lo sto facendo?"
C'è da dire che la musica creava l'atmosfera giusta:
Unconditionally
"I'll take your bad days with your good
Walk through this storm I would
I'd do it all because I love you, I love you
Unconditional, unconditionally
I will love you unconditionally
There is no fear now
Let go and just be free
I will love you unconditionally"
Ecco, io mentre scrivevo/singhiozzavo/starnazzavo 'sta cosa.
Ma perché vi sto raccontando tutto questo? Onestamente, me lo sono dimenticata... Ma la cosa non dovrebbe stupirvi. Io dimentico tutto.
Fatto sta che, senza pensarci troppo, alla fine l'ho postata: la mia prima angst. Probabilmente anche l'ultima. Me la cavo meglio con le risate, io.
Quando ho visto che una donna dolcissima l'aveva anche recensita sul suo blog (SoleKikka) mi sono commossa: lo dico senza vergogna. Io mi commuovo quando succedono queste cose. Mi commuovo anche quando condividete i miei post qui o RT i miei tweet. Sì, sono una frignona: fatemene una colpa!
Comunque, torniamo ai fatti: tutto 'sto casino per parlare di cosa?
Ah, sì, ora ricordo! I progetti di scrittura che avevo per Natale!
D'accordo, nella mia testa io avevo in progetto:
1) L'aggiornamento di TuttoTondo
2) Una OS seguito di "Data di scadenza"
3) Una mini long di 3 capitoli... Possibilmente Natalizia.
Ora, la domanda sorge spontanea: anche voi fate come me? Anche voi progettate 12 storie e similia e pensate - anzi, siete certe - che con le vacanze avrete tempo di scriverle e poi non sapete da quale iniziare? Quindi non ne scrivete neanche una?
Io le poche ore che ho trascorso a casa le ho passate aprendo i 3 documenti di googledocs e zompando da uno all'altro, ripentendo "Qusto, no questo. No, no, questo."
All'infinito.
Poi ho scoperto il meraviglioso Bolg di Please Another Book e la entusiasmante iniziativa del Read Along: mi sono unita a loro nella lettura di Tangled (amo!!!) e sono finita col perdere completamente il focus dalla scrittura. Eh, lo so, le scribacchine brave queste cose non le fanno.
Tirate le vostre somme.
Io ho fallito su ogni fronte: sono abbozzate tutte e tre, ma non ne ho pronta neanche mezza. E questa cosa mi indispone moltissimo: sono una scribacchina senza tante pretese, ma odio non rispettare i patti con me stessa.
Ammetto di essermi fermata a fare la valigia per la partenza per Capodanno e di aver parzialmente perso il senso di questo post.
Però una domanda ce l'ho; è per chiunque scriva.
A me non era mai successo, eppure con l'avvicinarsi del Natale, mi sono trovata ad ambientare (nella mia testa) ogni cosa in questo periodo: quanto influisce l'atmosfera di questi giorni sulla vostra ispirazione? So che i racconti Natalizi sono un must a dicembre: quanto voglia ha chi legge di trovare storie simili? E chi scrive, quanto si sente in tema quando apre un documento word?
Ecco, sono finita per l'ennisima volta a scrivere un post inutile e inconcludente; ora il tempo stringe e io devo partire, quindi non so dare una forma reale a queste parole messe in fila senza senso.
Cercherò di concludere l'anno - sia il mio che quello del blog - ringraziando per le cose virtuali belle di questo Dicembre:
1) L'essere riuscita a tornare in contatto con la me virtuale e con le splendide persone che ho incontrato tramite Efp
2) L'aver trovato il modo di sbloccarmi almeno un po' e aver prodotto "Un ultimo Natale"
3) La scoperta del RA e del blog pieno di consigli di Anncleire
4) Le ragazze che ho conosciuto (e ritrovato) con la lettura di Tangled
5) Essere tornata in sintonia con Med e Alex (anche se con fatica)
6) L'aver capito che avere quasi trent'anni non mi pesa poi troppo
7) I sette chili che ho sicuramente messo su durante i pranzi e le cene di questi giorni
Vi auguro un serenissimo 2014: a chi scrive, di trovare ogni giorno la gioia e la voglia di produrre qualcosa; a chi legge di scoprire tantissime storie splendide in cui perdervi; a tutti di emozionarsi almeno un po' ogni settimana!
Vado a gelarmi le chiappe tra i monti!
martedì 31 dicembre 2013
L'infettiva arte della pettegola (reale e virtuale)
Postilla Iniziale: ho appena trovato questo post nelle bozze. Non ho idea di quando l'ho scritto ed è inutilmente lungo, ma ha un suo perché. Giousto qualche sera fa mi sono ritrovata a discutere delle pettegole e dei danni che possono fare. Ergo, senza troppi indugi, visto che il blog è mio, lo piazzo.
Alla fine questo vale nella vita reale quanto in quella virtuale: anzi, forse nella seconda ancora di più. Nel mio poco tempo su Efp ho visto le pettegole e le cattive fare eccissivi danni con le loro linguette velenose e il loro troppo tempo libero. No, non ne conosco nessuna e non sono mai stata vittima del maleficio pettegolezzo, ma se hanno creato ben due pagine FB con l'unico scopo di spettegolare, significa che il signor Efp non è immune dagli esemplari "pettegola".
Una volta, avrò avuto sì e no quindici anni, a tavola con la mia famiglia si parlava delle pettegole: sapete, le pettegole ci sono da tutte le parte, in tutte le salse, più o meno "allo scoperto".
La pettegola ha un sacco di sfaccettature e, in genere, non si sente tale.
Ricordo che a 5 anni mia madre mi ha spiegato perché essere pettegola fosse un male; usando parole mie (quindi più colorite), essenzialmente per sei ragioni:
1) Nella vita bisogna imparare a farsi i cazzi propri e a non esprimere pareri non richiesti... soprattutto su qualcosa che non giunge a noi dal diretto interessato.
2) Le pettegole stanno sulle balle a tutti: nel caso non fosse noto, se una persona ti trova a parlare degli affaracci suoi, ti reputerà - a ragione - una merda.
3) La pettegola ha una fervida immaginazione e modifica i fatti in favore della drammaticità.
4) A parlare male - raramente il pettegolezzo è positivo... perché le cose buone non sono "succose" - si fa presto... Non si inserisce il cervello e questo è sintomo di stupidità.
5) Non si è nessuno per giudicare.
6) La più scontata delle cose: si feriscono gli altri.
E allora, direte voi, non posso avere un'opinione?
La questione può essere sibillina: un'opinione è sempre bene averla, ma solo i cretini se la formano in base a ciò che dicono gli altri.
Ma quando il confronto su qualcosa diventa pettegolezzo? È banale: quando si parla male di qualcuno.
E più nello specifico, quando si interpreta volutamente la realtà per adattarla alla propria "cattiva fede".
Sì, perché la pettegola è di base cattiva e si sente incredibilmente superiore, sia dal punto di vista morale che da quello culturale. Il che mostra la sua povertà d'animo e etica, se la vogliamo dire tutta... ma questa è solo un'opinione personale.
Facciamo un esempio concreto: come so se sono una pettegola?
La risposta più banale è: se parli male di qualcuno, stai spettegolando. Ma è anche abbastanza riduttiva. Io posso parlare male di qualcosa o di chi mi ha arrecato un danno. Quelli sono fatti. E lì ci sta.
Ma il pettegolezzo è una sorta di organizzazione: la pettegola non agisce mai da sola... Quando è in gruppo riesce a dare il meglio di sé.
Two gust is megl' che one.
Il pettegolezzo si traduce, in termini moderni, in una parola: sputtanamento.
Dunque, per tornare al nostro esempio, facciamo finta che siamo seduti con un gruppo di soggetti e, dal nulla, qualcuno nomina un individuo non presente e parte con una serie di considerazioni sul suddetto: sta esprimendo la propria opinione? Possibile.
Quando, però, la sua analisi diventa un'opera di convincimento che il povero assente è degno di giudizio negativo - condito con racconti di avventimenti di cui noi nulla sappiamo - dobbiamo stare sull'attenti: ci stiamo inavvertitamente inoltrando nel territorio dello sputtanamento.
Illazioni. Pure illazioni. Accuse tendenziose che, dalla bocca della pettegola, si stanno traducendo in realtà. Ecco, lì state in campana: vi stanno trascinando nel campo minato del pettegolezzo.
Fingiamo che voi, di quel povero individuo, abbiate un'opinione neutra/positiva, nata da ciò che voi avete in prima persona constatato: lentamente, ascoltando le parole della pettegola, la vosta idea vira verso il disprezzo... verso lidi negativi. Cosa sta succedendo?
Niente di strano: state facendo diventare il pettegolezzo fonte attendibile per influenzare la vostra opinione (che, è doveroso dirlo, capita pure alla sottoscritta).
E lì, amici miei, siete nei guai: sì, perché se ve ne chiamate fuori, la pettegola vi additerà come altezzosi, accusandovi di essere persone spregevoli che si sentono superiori. Oppure porterà la collettività a reputarvi "dalla parte dello spettegolato" e verrete associati ai fatti, diventando voi stessi oggetto di spettegolamento.
Se, invece, scegliete di dare credito alle parole della pettegola, mi dispiace diverlo, salvate la faccia col circolo delle arpie, ma ne diventate anche parte.
Che fare, allora?
Più che altro mi sentirei di chiedere a voi che cosa fareste, ma vi dirò cosa cerco di fare io. Non sempre ci riesco, ma in genere ci provo.
Dipendentemente dall'umore (io, di norma, sono una persona polemica) o sto zitta e compatisco le arpie - cosa che diventa evidente sul mio viso - oppure dico la mia: stai dicendo una cazzata? Se lo penso, te lo dico.
Non so di cosa stai parlando? Dico anche quello: la tua parola non mi basta.
Fatti, non pugnette.
A me piace tantissimo dire quello che ho potuto evincere da ciò che sperimentato io: quindi, relativizzo con un sano "Secondo me..." e col "Non saprei, per quello che ho potuto capire io..."
E questo la pettegola lo odia: la pettegola non si contraddice. Mai. Quando lo fai, sei bollato.
A me garba tantissimo essere bollata: dalla pettegola in particolare.
Poi, se possibile, chiedo prove: sono come San Tommaso... le chiecchiere non mi sono mai bastate.
Se la pettegola è in grado di avvalorare la propria tesi con evidenze, le concedo il beneficio del dubbio e - in base a ciò che vedo - posso cambiare idea. Prendendo tutto con le pinze, però.
Stiamo sempre parlando di una pettegola.
Sappiate, però, che nel momento in cui esternate la vostra opinione - mutata o meno - le conseguenze saranno, nell'ordine:
- Diventate da sputtanare... possibilmente con un circolo più ampio di pettegole, perché siete stronzi.
- Ripudiate: tutto quello che farete sarà da disprezzare.
- Da spiare: in attesa di una mossa falsa, la pettegola vi starà con i fiato sul collo.
- Da colpire: la pettegola non si tira mai indietro. Odia con ardore. Aspetta nell'ombra e, quando è pronta, colpisce... Da più direzione (insieme al suo esercito). E lo fa dicendovi quando lei è migliore di voi.
- Chiaramente da emarginare.
- Da screditare: se lei pensa che le abbiate fatto un torto (o lo abbiate fatto al suo secondo in comando), potete anche averle donato un rene in passato. Fa niente: voi dovete essere affondate.
Quindi, il lusso di avere un'opinione non ce l'abbiamo? Magari qualcuno sta pensando che le mie argomentazioni siano troppo rigide: così qualunque cosa può essere pettegolezzo.
La verità? La risposta è sì. L'importante è sapere quando la nostra opinione è nostra e non infettata dal punto di vista di un altro. Atteniamoci a ciò che vediamo, sappiamo e viviamo noi e avere un'opinione non sarà un male. Le idee per imposta persona lasciamole alle pettegole.
Io sono immune al pettegolezzo? Ma assolutamente no: sono umana, mica santa. Nella vita tutti abbiamo fatto gli impiccioni prima o poi: sono stata anche io seduta ad un tavolo ad ascoltare gossip... Non sono senza macchia!
La differenza tra chi ha un'opinione negativa e la pettegola è semplicissima: la pettegola non è pronta a cambiarla. Chi crede di sapere ma è disposto a essere sbugiardato, chi è aperto all'idea di aver giudicato male, chi non si ritiene "dalla parte della ragione" a prescindere... quello non è un pettegolo. È solo uno che ha un parere negativo su qualcosa che ha sperimentato; quello non è certo un crimine.
Ma la pettegola non cambia. Non si pente. Non perdona.
La pettegola infetta col suo veleno e manipola. Punto.
Ah, e la pettegola non sa cosa sia la riservatezza: l'avete infastidita? Bon, siete fottuti: lei non risolverà la questione solo con voi... lei troverà il modo di infamarvi all'esterno, di mettere voi in cattiva luce.
Neppure se la parte lesa eravate voi, eh. Niente da fare: la manipolatrice saprà come fare la vittima e farvi passare per cerbero. E la pettegola per osmosi (quella che si fa influenza dalla pettegola d'origine) vi odierà con la stessa potenza. Ma quella è, forse, ancora più stronza.
Ma ci sono due condizioni che devono essere costantemente rispettate: poco da girarci intorno, se c'è cattiveria, c'è sputtanamento. E proprio perché di santi non ce ne sono, il diritto di parlare male senza prove, non ce l'ha nessuno. Neanche io. Manco voi.
Quindi, concedetevi il lusso di un'opinione fondata su esperienze personali, non sull'astio raccontato da altri: se una persona non la conoscete, non fatevi bastare i racconti di altri per giudicarla incompatibile con voi o indegna della vostra attenzione. Sentite sempre le due campane, se vi interessa avere un'opinione su qualcosa o su qualcuno.
Cercate di ricordare che di verità assolute non ce ne sono e che l'unico modo per avere un'opinione "autentica" è il confronto. Col diretto interessato, non con la pettegola, si intende.
Con le premesse, andate per il mondo in libertà, siate curiosi (curiosi, non impiccioni!) e concedetevi i lussi che volete... nella misura in cui non ledono e non fottono gli altri.
NB: se vi state chiedendo chi sono io per fare filippiche sulla cosa, la risposta è: nessuno... solo una che, quando si rende conto di avere qualcuno degli atteggiamenti sopra descritti, si fa schifo e cerca di ricordarsene. Se è un post anche di autocritica? Lo è moltissimo: provo a parlare di ciò che vedo, so e di dove sbaglio... Non dovete essere per forza d'accordo con me: questa è la MIA visione del pettegolo... qualcuno lo può idolatrare, be my guest.
Alla fine questo vale nella vita reale quanto in quella virtuale: anzi, forse nella seconda ancora di più. Nel mio poco tempo su Efp ho visto le pettegole e le cattive fare eccissivi danni con le loro linguette velenose e il loro troppo tempo libero. No, non ne conosco nessuna e non sono mai stata vittima del maleficio pettegolezzo, ma se hanno creato ben due pagine FB con l'unico scopo di spettegolare, significa che il signor Efp non è immune dagli esemplari "pettegola".
Una volta, avrò avuto sì e no quindici anni, a tavola con la mia famiglia si parlava delle pettegole: sapete, le pettegole ci sono da tutte le parte, in tutte le salse, più o meno "allo scoperto".
La pettegola ha un sacco di sfaccettature e, in genere, non si sente tale.
Ricordo che a 5 anni mia madre mi ha spiegato perché essere pettegola fosse un male; usando parole mie (quindi più colorite), essenzialmente per sei ragioni:
1) Nella vita bisogna imparare a farsi i cazzi propri e a non esprimere pareri non richiesti... soprattutto su qualcosa che non giunge a noi dal diretto interessato.
2) Le pettegole stanno sulle balle a tutti: nel caso non fosse noto, se una persona ti trova a parlare degli affaracci suoi, ti reputerà - a ragione - una merda.
3) La pettegola ha una fervida immaginazione e modifica i fatti in favore della drammaticità.
4) A parlare male - raramente il pettegolezzo è positivo... perché le cose buone non sono "succose" - si fa presto... Non si inserisce il cervello e questo è sintomo di stupidità.
5) Non si è nessuno per giudicare.
6) La più scontata delle cose: si feriscono gli altri.
E allora, direte voi, non posso avere un'opinione?
La questione può essere sibillina: un'opinione è sempre bene averla, ma solo i cretini se la formano in base a ciò che dicono gli altri.
Ma quando il confronto su qualcosa diventa pettegolezzo? È banale: quando si parla male di qualcuno.
E più nello specifico, quando si interpreta volutamente la realtà per adattarla alla propria "cattiva fede".
Sì, perché la pettegola è di base cattiva e si sente incredibilmente superiore, sia dal punto di vista morale che da quello culturale. Il che mostra la sua povertà d'animo e etica, se la vogliamo dire tutta... ma questa è solo un'opinione personale.
Facciamo un esempio concreto: come so se sono una pettegola?
La risposta più banale è: se parli male di qualcuno, stai spettegolando. Ma è anche abbastanza riduttiva. Io posso parlare male di qualcosa o di chi mi ha arrecato un danno. Quelli sono fatti. E lì ci sta.
Ma il pettegolezzo è una sorta di organizzazione: la pettegola non agisce mai da sola... Quando è in gruppo riesce a dare il meglio di sé.
Two gust is megl' che one.
Il pettegolezzo si traduce, in termini moderni, in una parola: sputtanamento.
Dunque, per tornare al nostro esempio, facciamo finta che siamo seduti con un gruppo di soggetti e, dal nulla, qualcuno nomina un individuo non presente e parte con una serie di considerazioni sul suddetto: sta esprimendo la propria opinione? Possibile.
Quando, però, la sua analisi diventa un'opera di convincimento che il povero assente è degno di giudizio negativo - condito con racconti di avventimenti di cui noi nulla sappiamo - dobbiamo stare sull'attenti: ci stiamo inavvertitamente inoltrando nel territorio dello sputtanamento.
Illazioni. Pure illazioni. Accuse tendenziose che, dalla bocca della pettegola, si stanno traducendo in realtà. Ecco, lì state in campana: vi stanno trascinando nel campo minato del pettegolezzo.
Fingiamo che voi, di quel povero individuo, abbiate un'opinione neutra/positiva, nata da ciò che voi avete in prima persona constatato: lentamente, ascoltando le parole della pettegola, la vosta idea vira verso il disprezzo... verso lidi negativi. Cosa sta succedendo?
Niente di strano: state facendo diventare il pettegolezzo fonte attendibile per influenzare la vostra opinione (che, è doveroso dirlo, capita pure alla sottoscritta).
E lì, amici miei, siete nei guai: sì, perché se ve ne chiamate fuori, la pettegola vi additerà come altezzosi, accusandovi di essere persone spregevoli che si sentono superiori. Oppure porterà la collettività a reputarvi "dalla parte dello spettegolato" e verrete associati ai fatti, diventando voi stessi oggetto di spettegolamento.
Se, invece, scegliete di dare credito alle parole della pettegola, mi dispiace diverlo, salvate la faccia col circolo delle arpie, ma ne diventate anche parte.
Che fare, allora?
Più che altro mi sentirei di chiedere a voi che cosa fareste, ma vi dirò cosa cerco di fare io. Non sempre ci riesco, ma in genere ci provo.
Dipendentemente dall'umore (io, di norma, sono una persona polemica) o sto zitta e compatisco le arpie - cosa che diventa evidente sul mio viso - oppure dico la mia: stai dicendo una cazzata? Se lo penso, te lo dico.
Non so di cosa stai parlando? Dico anche quello: la tua parola non mi basta.
Fatti, non pugnette.
A me piace tantissimo dire quello che ho potuto evincere da ciò che sperimentato io: quindi, relativizzo con un sano "Secondo me..." e col "Non saprei, per quello che ho potuto capire io..."
E questo la pettegola lo odia: la pettegola non si contraddice. Mai. Quando lo fai, sei bollato.
A me garba tantissimo essere bollata: dalla pettegola in particolare.
Poi, se possibile, chiedo prove: sono come San Tommaso... le chiecchiere non mi sono mai bastate.
Se la pettegola è in grado di avvalorare la propria tesi con evidenze, le concedo il beneficio del dubbio e - in base a ciò che vedo - posso cambiare idea. Prendendo tutto con le pinze, però.
Stiamo sempre parlando di una pettegola.
Sappiate, però, che nel momento in cui esternate la vostra opinione - mutata o meno - le conseguenze saranno, nell'ordine:
- Diventate da sputtanare... possibilmente con un circolo più ampio di pettegole, perché siete stronzi.
- Ripudiate: tutto quello che farete sarà da disprezzare.
- Da spiare: in attesa di una mossa falsa, la pettegola vi starà con i fiato sul collo.
- Da colpire: la pettegola non si tira mai indietro. Odia con ardore. Aspetta nell'ombra e, quando è pronta, colpisce... Da più direzione (insieme al suo esercito). E lo fa dicendovi quando lei è migliore di voi.
- Chiaramente da emarginare.
- Da screditare: se lei pensa che le abbiate fatto un torto (o lo abbiate fatto al suo secondo in comando), potete anche averle donato un rene in passato. Fa niente: voi dovete essere affondate.
Quindi, il lusso di avere un'opinione non ce l'abbiamo? Magari qualcuno sta pensando che le mie argomentazioni siano troppo rigide: così qualunque cosa può essere pettegolezzo.
La verità? La risposta è sì. L'importante è sapere quando la nostra opinione è nostra e non infettata dal punto di vista di un altro. Atteniamoci a ciò che vediamo, sappiamo e viviamo noi e avere un'opinione non sarà un male. Le idee per imposta persona lasciamole alle pettegole.
Io sono immune al pettegolezzo? Ma assolutamente no: sono umana, mica santa. Nella vita tutti abbiamo fatto gli impiccioni prima o poi: sono stata anche io seduta ad un tavolo ad ascoltare gossip... Non sono senza macchia!
La differenza tra chi ha un'opinione negativa e la pettegola è semplicissima: la pettegola non è pronta a cambiarla. Chi crede di sapere ma è disposto a essere sbugiardato, chi è aperto all'idea di aver giudicato male, chi non si ritiene "dalla parte della ragione" a prescindere... quello non è un pettegolo. È solo uno che ha un parere negativo su qualcosa che ha sperimentato; quello non è certo un crimine.
Ma la pettegola non cambia. Non si pente. Non perdona.
La pettegola infetta col suo veleno e manipola. Punto.
Ah, e la pettegola non sa cosa sia la riservatezza: l'avete infastidita? Bon, siete fottuti: lei non risolverà la questione solo con voi... lei troverà il modo di infamarvi all'esterno, di mettere voi in cattiva luce.
Neppure se la parte lesa eravate voi, eh. Niente da fare: la manipolatrice saprà come fare la vittima e farvi passare per cerbero. E la pettegola per osmosi (quella che si fa influenza dalla pettegola d'origine) vi odierà con la stessa potenza. Ma quella è, forse, ancora più stronza.
Ma ci sono due condizioni che devono essere costantemente rispettate: poco da girarci intorno, se c'è cattiveria, c'è sputtanamento. E proprio perché di santi non ce ne sono, il diritto di parlare male senza prove, non ce l'ha nessuno. Neanche io. Manco voi.
Quindi, concedetevi il lusso di un'opinione fondata su esperienze personali, non sull'astio raccontato da altri: se una persona non la conoscete, non fatevi bastare i racconti di altri per giudicarla incompatibile con voi o indegna della vostra attenzione. Sentite sempre le due campane, se vi interessa avere un'opinione su qualcosa o su qualcuno.
Cercate di ricordare che di verità assolute non ce ne sono e che l'unico modo per avere un'opinione "autentica" è il confronto. Col diretto interessato, non con la pettegola, si intende.
Con le premesse, andate per il mondo in libertà, siate curiosi (curiosi, non impiccioni!) e concedetevi i lussi che volete... nella misura in cui non ledono e non fottono gli altri.
NB: se vi state chiedendo chi sono io per fare filippiche sulla cosa, la risposta è: nessuno... solo una che, quando si rende conto di avere qualcuno degli atteggiamenti sopra descritti, si fa schifo e cerca di ricordarsene. Se è un post anche di autocritica? Lo è moltissimo: provo a parlare di ciò che vedo, so e di dove sbaglio... Non dovete essere per forza d'accordo con me: questa è la MIA visione del pettegolo... qualcuno lo può idolatrare, be my guest.
lunedì 30 dicembre 2013
La Data di scadenza della vagina: quando dai 25 rischi la lettera scarlatta tra le tette
Sì, avevo detto che avrei parlato o di TuttoTondo o dei miei trent'anni e si penserà che non sto affrontando nessuno dei due argomenti: errore. Di Med e Alex parliamo in altra sede.
Ora parliamo di come, passati i 25, si nuoti inconsapevolmento verso una scadenza sociale (anche fisiologica, vista la menopausa) della vagina.
Nel luglio del 2012 mi sono trovata a produrre forse l'unica cosa che davvero mi piaccia tra le cose che ho buttato su pagina Word: una OS intitolata "Data di scadenza".
Di cosa parlava? È un brevissimo racconto del genere commedia in cui due amiche con qualche anno di differenza si trovano a discutere sullo stress causato dalla pressione sociale: essere professionalmente "arrivate" (che non saprò mai cosa voglia dire), trovare un compagno (questo, in realtà, è un desiderio che abbiamo tutte, più che una pressione sociale), riprodursi. Ed è così che nasce la consapevolezza che col passare degli anni anche la "bagigia" perde colpi...
Si veda di seguito per il link alla suddetta OS... Oppuri la si salti in tronco (però è abbastanza necessaria per comprendere il mio delirio)... ci si vede più sotto!
Data di scadenza
Ora, penserete voi, io mi trovo a pensare come Monica - essendo vicinissima allo scoccare del trenta. Pensate benissimo. Ma, soprattutto, lo pensa anche mia madre, e quando tua madre comincia a farti notare che gli ovuli si fanno più lenti, ostili e meno numerosi, sai che sei nella merda.
Quando poi tuo padre annuisce, senti che le tue ovaie si ripiegano su se stesse per estrema umiliazione.
Cosa fare, dunque? Ah, non lo so. Mi sono trovata chiusa in macchina a scoprire che mia madre ha intrapreso la crociata "qualcuno trovi un marito a quella zitella di mia figlia"... E soffrivo anche il mal d'auto.
Succede, però, che non si viva poi così male da sole e non sia tanto l'idea di essere vecchie zitelle il vero problema; le questioni più spinose sono due:
1) l'ha già affrontata Monica: senza maschio, non puoi diventare mamma... e dai trenta (a volte anche molto prima) cominci ad avere giorni alterni in cui culli il tuo barboncino tredicenne come un neonato. Non credo di dover spiegare perché.
2) La più fastidiosa: i grandi avvenimenti. Feste, cene, gite fuori porta... Vacanze estive, Capodanno. Tu sei SEMPRE il numero dispari. Quello è morificante, molto più del conto degli anni.
Superati i venticinque cominciano a guardarti male se sei single, la vecchia generazione infierisce con "Alla tua età io avevo già due figli" e l'ASL ti manda la lettera per il pap-test.
Arrivata ai trenta iniziano a chiamarti signora e i ragazzini pensano che tu sia vecchia come la loro zia (che, quasi sicuramente, sta ammuffendo in un appartamento da single e che nasconde - come te - una passione per la scrittura/lettura online, fangirla per i telefilm e si è fatta almeno un giro su chatroulette).
Quindi, se a trent'anni la vagina si avvicina alla scadenza, come dobbiamo fare noi? Cosa fai quando a te tocca il letto singolo? Come risolvi la questione del "indicatemi la via per il pene a me destinato"? Il pene, eh... non le pene: quelle ce le troviamo da sole!
Non per essere femminista indipendente a tutti i costi, però io da sola vivo bene: il mio cane non protesta per i film che scelgo di vedere, posso decidere cosa cucinare alle 9:10 di sera, non mi devo preoccupare di dove lascio il rasoio e dormo prepotentemente al centro del mio letto king-size.
La domanda però resta: ho davvero paura che la data di scadenza si stia avvicinando? 'Sto benedetto compagno lo voglio o no?
Sono due domande che mi frullano in testa da quando mia madre mi ha regalato un pigiama antisesso, commentando che "quello sexy me lo regalerà quando non sarò più single".
Io lo sto cercando questo fanciullo o lo sto attendendo? O non ne sento abbastanza bisogno da sbattermi in eccessivo flirt quelle due volte all'anno in cui mi presentano qualcuno? Oppure, peggio ancora, sono troppo schizzinosa? In fondo non sono una Autopa Astrale, non posso certo aspettarmi che Ryan Gosling mi tampini come se fossi acqua nel deserto.
Però, ancora più spesso mi chiedo: ma la Data di Scadenza la sento solo io? Solo a me sta sulle balle quando ai matrimoni siamo solo in tre a combatterci il bouquet (e io, alle spalle della sposa, ci vado solo perché mi ci spintona mia madre) e - per di più - io non sono mai quella a cui finisce in mano?
Insomma, ve lo chiedete anche voi se la singletudine vi pesa nel cuore o vi pesa perché è socialmente atteso che a quasi trent'anni abbiate un fidanzato?
In attesa di capire quando la mia giavina scadrà, attendo riscontro dalla popolazione che si rispecchia in questo post!
Ora parliamo di come, passati i 25, si nuoti inconsapevolmento verso una scadenza sociale (anche fisiologica, vista la menopausa) della vagina.
Nel luglio del 2012 mi sono trovata a produrre forse l'unica cosa che davvero mi piaccia tra le cose che ho buttato su pagina Word: una OS intitolata "Data di scadenza".
Di cosa parlava? È un brevissimo racconto del genere commedia in cui due amiche con qualche anno di differenza si trovano a discutere sullo stress causato dalla pressione sociale: essere professionalmente "arrivate" (che non saprò mai cosa voglia dire), trovare un compagno (questo, in realtà, è un desiderio che abbiamo tutte, più che una pressione sociale), riprodursi. Ed è così che nasce la consapevolezza che col passare degli anni anche la "bagigia" perde colpi...
Si veda di seguito per il link alla suddetta OS... Oppuri la si salti in tronco (però è abbastanza necessaria per comprendere il mio delirio)... ci si vede più sotto!
Data di scadenza
Ora, penserete voi, io mi trovo a pensare come Monica - essendo vicinissima allo scoccare del trenta. Pensate benissimo. Ma, soprattutto, lo pensa anche mia madre, e quando tua madre comincia a farti notare che gli ovuli si fanno più lenti, ostili e meno numerosi, sai che sei nella merda.
Quando poi tuo padre annuisce, senti che le tue ovaie si ripiegano su se stesse per estrema umiliazione.
Cosa fare, dunque? Ah, non lo so. Mi sono trovata chiusa in macchina a scoprire che mia madre ha intrapreso la crociata "qualcuno trovi un marito a quella zitella di mia figlia"... E soffrivo anche il mal d'auto.
Succede, però, che non si viva poi così male da sole e non sia tanto l'idea di essere vecchie zitelle il vero problema; le questioni più spinose sono due:
1) l'ha già affrontata Monica: senza maschio, non puoi diventare mamma... e dai trenta (a volte anche molto prima) cominci ad avere giorni alterni in cui culli il tuo barboncino tredicenne come un neonato. Non credo di dover spiegare perché.
2) La più fastidiosa: i grandi avvenimenti. Feste, cene, gite fuori porta... Vacanze estive, Capodanno. Tu sei SEMPRE il numero dispari. Quello è morificante, molto più del conto degli anni.
Superati i venticinque cominciano a guardarti male se sei single, la vecchia generazione infierisce con "Alla tua età io avevo già due figli" e l'ASL ti manda la lettera per il pap-test.
Arrivata ai trenta iniziano a chiamarti signora e i ragazzini pensano che tu sia vecchia come la loro zia (che, quasi sicuramente, sta ammuffendo in un appartamento da single e che nasconde - come te - una passione per la scrittura/lettura online, fangirla per i telefilm e si è fatta almeno un giro su chatroulette).
Quindi, se a trent'anni la vagina si avvicina alla scadenza, come dobbiamo fare noi? Cosa fai quando a te tocca il letto singolo? Come risolvi la questione del "indicatemi la via per il pene a me destinato"? Il pene, eh... non le pene: quelle ce le troviamo da sole!
Non per essere femminista indipendente a tutti i costi, però io da sola vivo bene: il mio cane non protesta per i film che scelgo di vedere, posso decidere cosa cucinare alle 9:10 di sera, non mi devo preoccupare di dove lascio il rasoio e dormo prepotentemente al centro del mio letto king-size.
La domanda però resta: ho davvero paura che la data di scadenza si stia avvicinando? 'Sto benedetto compagno lo voglio o no?
Sono due domande che mi frullano in testa da quando mia madre mi ha regalato un pigiama antisesso, commentando che "quello sexy me lo regalerà quando non sarò più single".
Io lo sto cercando questo fanciullo o lo sto attendendo? O non ne sento abbastanza bisogno da sbattermi in eccessivo flirt quelle due volte all'anno in cui mi presentano qualcuno? Oppure, peggio ancora, sono troppo schizzinosa? In fondo non sono una Autopa Astrale, non posso certo aspettarmi che Ryan Gosling mi tampini come se fossi acqua nel deserto.
Però, ancora più spesso mi chiedo: ma la Data di Scadenza la sento solo io? Solo a me sta sulle balle quando ai matrimoni siamo solo in tre a combatterci il bouquet (e io, alle spalle della sposa, ci vado solo perché mi ci spintona mia madre) e - per di più - io non sono mai quella a cui finisce in mano?
Insomma, ve lo chiedete anche voi se la singletudine vi pesa nel cuore o vi pesa perché è socialmente atteso che a quasi trent'anni abbiate un fidanzato?
In attesa di capire quando la mia giavina scadrà, attendo riscontro dalla popolazione che si rispecchia in questo post!
Mi manca la costanza e vado per i trenta
Sono sempre stata disorganizzata e incostante. Sempre.
Mi entusiasmo con pochissimo e, ancora più velocemente, perdo interesse.
C'è poco da fare: ho provato a darmi una regolata in tutti i modi, ma sembra che io sia di una pasta diabolica. E persevero.
Progetto le giornate mentre faccio colazione e, al secondo caffè, ho già disatteso i punti 1) e 2) del mio programma.
Perché, di fatto, io resto una che posticipa, rimanda, procrastrina: fatemi causa, perché io da sola non ci sono riuscita.
Quando sono sotto pressione riesco a dare il meglio, nello studio come nella scrittura; no, non è esatto. Nello studio riesco a dare il meglio, nella scrittura - più che altro - riesco a scrivere. Punto.
Per scrivere bene servono un sacco di cose che a me mancano (disciplina inclusa) e di cui io sono assolutamente conscia: non ho il vocabolario necessario, mi manca la capacità di gestire la punteggiatura, l'abilità narrativa e descrittiva... Non so pensare una storia dall'inizio alla fine senza cambiare idea venti volte e - quando mi blocco - non so dove andare a sbattere la testa per riprendere.
(E qui, si sappia, sto parlando anche del tempo biblico che sta richiedendo l'aggiornamento di TuttoTondo).
E poi ci sono i personaggi, quelli che ho studiato per anni: Med, Alex, Bet e Jules esistono in me e nella mia testa da quasi sei anni. Forse una persona più saggia, scoccato il quinto anno, avrebbe capito che scrivere una long non era per lei. Forse sono ancora in tempo per farlo.
Ma loro sono lì; attendono di sapere come andrà il week-end in montagna, Med vuole scoprire cosa nasconde Alex mentre lui aspetta il momento in cui lei recupererà un minimo di stabilità (in ogni sua forma).
Allora so che quei personaggi io li devo condurre alla fine, anche se non so quando e non so come.
Ogni tanto mi domando se io sia riuscita a renderli un po' vivi anche per gli altri, se abbia capito come raccontare a chi legge chi è Med e soprattutto chi è Alex.
Non sono irragionevole: io non mi reputo una che scrive. Io sono solo una delle tante persone con in testa una storia, un'idea e qualche sensazione. L'ho detto più volte: se avessi sotto mano una persona più abile racconterei cosa deve succedere e lo farei mettere alla suddetta nero su bianco. Non è insicurezza la mia, è semplice consapevolezza: scrivo subordinate che non hanno fine e la mia assenza di nessi logici si palesa nei miei "racconti" esattamente come in questo post.
Perché? Mi chiedete perché? Perché avevo iniziato questo post per parlare dei miei quasi trent'anni e di come mi stia seriamente trasformando in Bridget Jones... Sono finita a parlare di tutt'altro.
Da che parte andare, ora? Resto su TuttoTondo e sugli intoppi della scrittura amatoriale o mi lancio in un volo pindarico sul temuto -enta, sul dramma dei miei ovuli che si stanno esaurendo e sulle rughe che incombono? Ho anche scovato dei capelli bianchi: quel giorno ho fatto colazione con la grappa.
Ora, visto che sono femmina ed è Capodanno, andrò a confrontarmi con la mia estetista sul tempo che si accanisce sul mio tondo corpo: quando torno cercherò di capire di cosa parlare... Il problema è quello: ho sempre un sacco da dire, ma mi manca la costanza e finisco col non dire nulla.
Mi entusiasmo con pochissimo e, ancora più velocemente, perdo interesse.
C'è poco da fare: ho provato a darmi una regolata in tutti i modi, ma sembra che io sia di una pasta diabolica. E persevero.
Progetto le giornate mentre faccio colazione e, al secondo caffè, ho già disatteso i punti 1) e 2) del mio programma.
Perché, di fatto, io resto una che posticipa, rimanda, procrastrina: fatemi causa, perché io da sola non ci sono riuscita.
Quando sono sotto pressione riesco a dare il meglio, nello studio come nella scrittura; no, non è esatto. Nello studio riesco a dare il meglio, nella scrittura - più che altro - riesco a scrivere. Punto.
Per scrivere bene servono un sacco di cose che a me mancano (disciplina inclusa) e di cui io sono assolutamente conscia: non ho il vocabolario necessario, mi manca la capacità di gestire la punteggiatura, l'abilità narrativa e descrittiva... Non so pensare una storia dall'inizio alla fine senza cambiare idea venti volte e - quando mi blocco - non so dove andare a sbattere la testa per riprendere.
(E qui, si sappia, sto parlando anche del tempo biblico che sta richiedendo l'aggiornamento di TuttoTondo).
E poi ci sono i personaggi, quelli che ho studiato per anni: Med, Alex, Bet e Jules esistono in me e nella mia testa da quasi sei anni. Forse una persona più saggia, scoccato il quinto anno, avrebbe capito che scrivere una long non era per lei. Forse sono ancora in tempo per farlo.
Ma loro sono lì; attendono di sapere come andrà il week-end in montagna, Med vuole scoprire cosa nasconde Alex mentre lui aspetta il momento in cui lei recupererà un minimo di stabilità (in ogni sua forma).
Allora so che quei personaggi io li devo condurre alla fine, anche se non so quando e non so come.
Ogni tanto mi domando se io sia riuscita a renderli un po' vivi anche per gli altri, se abbia capito come raccontare a chi legge chi è Med e soprattutto chi è Alex.
Non sono irragionevole: io non mi reputo una che scrive. Io sono solo una delle tante persone con in testa una storia, un'idea e qualche sensazione. L'ho detto più volte: se avessi sotto mano una persona più abile racconterei cosa deve succedere e lo farei mettere alla suddetta nero su bianco. Non è insicurezza la mia, è semplice consapevolezza: scrivo subordinate che non hanno fine e la mia assenza di nessi logici si palesa nei miei "racconti" esattamente come in questo post.
Perché? Mi chiedete perché? Perché avevo iniziato questo post per parlare dei miei quasi trent'anni e di come mi stia seriamente trasformando in Bridget Jones... Sono finita a parlare di tutt'altro.
Da che parte andare, ora? Resto su TuttoTondo e sugli intoppi della scrittura amatoriale o mi lancio in un volo pindarico sul temuto -enta, sul dramma dei miei ovuli che si stanno esaurendo e sulle rughe che incombono? Ho anche scovato dei capelli bianchi: quel giorno ho fatto colazione con la grappa.
Ora, visto che sono femmina ed è Capodanno, andrò a confrontarmi con la mia estetista sul tempo che si accanisce sul mio tondo corpo: quando torno cercherò di capire di cosa parlare... Il problema è quello: ho sempre un sacco da dire, ma mi manca la costanza e finisco col non dire nulla.
mercoledì 3 luglio 2013
Due spoiler TuttoTondo
Partiamo con quello già pubblicato nel gruppo la scorsa settimana e poi ne mettiamo uno nuovo...
PER CHI VOLESSE RIMANERE SPOILER FREE SUGGERISCO DI ABBANDONARE LA PAGINA... A seguito potrete leggere due spoiler del prossimo capitolo....
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SPOILERINO Vecchio!
“Tu ti sei rivestito. Perché io devo restare nel mio outfit nature?”
“Per il mio piacere personale.”
“E il mio di piacere?” lo provoco, cercando di spostare l’attenzione altrove.
Lui sorride prima di abbandonare i Cipster a terra: posa le mani sull’elastico dei suoi boxer e li fa scivolare verso il basso di qualche centimetro, tenendo gli occhi fissi su di me.
“Cosa fai?”
“Pareggio la situazione.”
E, sempre per restare sui nostri due selvaggi, proseguiamo col nuovo:
“A che pensi?” domanda accarezzandosi con pigrizia la pancia ancora nuda e esaminando il mio viso; la sua semplicità e la sua naturalezza arrivano dritte al mio stomaco […]
“Alex, chi è Andie?”
Non so perché gli faccio proprio questa domanda e non è esattamente ciò a cui stavo pensando, ma le parole prendono forma da sole, dando voce a uno dei misteri che ancora velano il mio coinquilino.
La sua reazione è di stupore, confuso dal cambio di topic e, suppongo, dal fatto stesso che io abbia nominato quel nome.
“Ne hai parlato con tuo fratello l’altra sera.”
PER CHI VOLESSE RIMANERE SPOILER FREE SUGGERISCO DI ABBANDONARE LA PAGINA... A seguito potrete leggere due spoiler del prossimo capitolo....
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SPOILERINO Vecchio!
“Tu ti sei rivestito. Perché io devo restare nel mio outfit nature?”
“Per il mio piacere personale.”
“E il mio di piacere?” lo provoco, cercando di spostare l’attenzione altrove.
Lui sorride prima di abbandonare i Cipster a terra: posa le mani sull’elastico dei suoi boxer e li fa scivolare verso il basso di qualche centimetro, tenendo gli occhi fissi su di me.
“Cosa fai?”
“Pareggio la situazione.”
E, sempre per restare sui nostri due selvaggi, proseguiamo col nuovo:
“A che pensi?” domanda accarezzandosi con pigrizia la pancia ancora nuda e esaminando il mio viso; la sua semplicità e la sua naturalezza arrivano dritte al mio stomaco […]
“Alex, chi è Andie?”
Non so perché gli faccio proprio questa domanda e non è esattamente ciò a cui stavo pensando, ma le parole prendono forma da sole, dando voce a uno dei misteri che ancora velano il mio coinquilino.
La sua reazione è di stupore, confuso dal cambio di topic e, suppongo, dal fatto stesso che io abbia nominato quel nome.
“Ne hai parlato con tuo fratello l’altra sera.”
lunedì 1 luglio 2013
L'effetto recensione: parte seconda. Da "My way" a "TuttoTondo"
Pare che la mia incostanza si rifletta su tutto quello che faccio, compreso questo povero e scheletrico blog.
Poco male: fortunatamente è il mio blog e qui le scadenze le stabilisco io. Niente scadenze. Mai.
Torniamo a noi e al malefico effetto recensione; in realtà mi sono ricordata di questo post questa notte mentre, distesa nel letto, cercavo di ricomporre i pensieri per lasciare recensioni ad alcune storie che ho letto mesi fa e che - nel mio infinito squallore - non ho ancora commentato. Faccio un po' schifo da sola. Soprattutto se pensiamo che sto scrivendo un post che si intitola "effetto recensione"...
Ma di questo possiamo parlare in un altro momento: torniamo alla storia di TuttoTondo, vi va?
Eravamo rimasti a Maggio 2012, giusto?
Laureata e con poco da fare (seguivo solo due corsi e mi sentivo in vacanza) decido che "My way" ha bisogno di una rinfrescata fatta con un po' di testa. I dialoghi non sono male; un po' ripetitivi, ma si possono salvare.
Ma la parte narrativa (che, lo diciamo anche qui, è ancora il mio tallone d'Achille) lascia molto a desiderare. Gli sviluppi tra Med e Alex sono troppo veloci e forzati.
E, shame on me, quei due sono troppo bidimensionali: Med è una lagna e Alex disgustosamente carino. Sono finti. Sono piatti. Non sono ciò che ricordavo nella mia testa.
Ora, direte voi, se faceva così pena non era più semplice scrivere un'altra storia? Eh, no, perché le emozioni di Med e le sue riflessioni erano una delle cose più autentiche che avessi: c'ho messo dentro tutto quello che negli anni ho sentito, osservato, di cui ho discusso... Le sensazioni di Med erano vere, erano il motivo per cui avevo scritto "My way".
E poi io non so perdere: abbandonare del tutto è inaccettabile.
Tornando su EFP, diversamente da ciò che mi aspettavo, ho ritrovato Letizia (la Beta). Un veloce scambio di messaggi, qualche aggiornamento sulle nostre vite, il tempo di tornare a proprio agio l'una con l'altra e bum: le confesso che voglio sistemare la mia storia.
Io ritengo che l'inzio sia penoso e che gli ultimi capitoli si risollevino un pelo; lei pensa esattamente il contrario.
Ottimo, direi.
Ma va bene, va molto bene: io ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a vedere dove sbaglio, dove sto raccontando male, dove sono io che faccio fare qualcosa ai miei personaggi e non l'evoluzione naturale delle loro vicende.
Non quantifico le ore che abbiamo speso ad analizzare i personaggi, gli eventi, i pensieri: Letizia mi suggerisce di programmare capitolo per capitolo cosa succederà... Mi chiede di decidere come finirà la storia... Mi consiglia di creare un documento dettagliato.
Io non faccio nulla di tutto questo, se ve lo state chiedendo: io e la Beta siamo poli opposti in molte cose... l'organizzazione (o assenza di essa, nel mio caso) è una di queste.
Ad ogni modo la revisione parte... e parte anche in quinta, direi. Mozzo dialoghi, aggiungo scene e passaggi, cerco di sentire Med, Bet e Jules... Cerco. Riuscirci è tutta un'altra storia.
Poi, il 10 Giugno 2012, pubblico.
Letizia non c'è: è, forse, ad ammazzarsi di cioccolato Belga... O a lavorare... Non ricordo.
Ma io pubblico. La chiamo "Seducente tavola confusa" (errore che pagherò caro) e pigio pubblica.
La sera sono su Skype con Letizia e attendiamo: non abbiamo grandi aspettative, io di EFP continuo a non sapere molto e lei, invece, conosce abbastanza le dinamiche. Le recensioni si lasciano col contagoccia e la new entry fatica a farsi conoscere.
In realtà, in quel momento, quello che mi faceva respirare a pieni polmoni era l'essere riuscita a farlo: avevo avuto il coraggio di cancellarla, ero riuscita a tornare a pensare come Med e avevo mantenuto il proposito di postare di nuovo la sua storia. Quel giorno contava solo quello... dal giorno dopo no, ma ne parliamo tra qualche riga.
Discutiamo del titolo e lei - ovviamente - lo boccia: da quel momento si dispiegano le 6 ore più difficili della mia esistenza... Completamente prosciugate, non ricordo bene neppure come, si arriva a "L'imbarazzante piacere del TuttoTondo", con la frase conclusiva di Letizia che - parafraso - dice qualcosa del tipo:
"Grazie al cielo. A questo punto anche se l'avessi chiamata CaccaPupù, ti avrei detto ok."
Ma sto divagando.
Mentre aspettiamo un responso (che, ve lo anticipo, non arriva) dal pubblico di EFP, Letizia mi racconta un po' del sito, della sua esperienza e di come crede funzionino le cose: se non scrivi roba rossa e non sei famosa, non ti si cagano in molti.
Ah, ottimo. La roba zozza a me imbarazza anche solo leggerla. E non sapevo che si diventasse famosi nel sito. Nei siti dove stavo io non c'erano grandi differenze.
Poi il lettore è pigro: questo lo confermo anche in qualità di lettrice (più che pigra, lenta e smemorina, ma prima o poi a lasciare una recensione ci arrivo anche io).
E la recensione non è un obbligo, me lo devo mettere in testa: eppure ci spero. Spero che quello "0" diventi un "2", magari pure un "4"... Inutile negarlo: se posti online una storia speri in un riscontro e, in tutta onestà, penso che chi sostiene il contrario tenda a essere un po' bugiardello.
Si scrive per se stessi? Verissimo.
Ma se lo pubblichi online, sottoponendolo al giudizio altrui, un motivo c'è. Se arrivi a mostrare a degli sconosciuti il prodotto del tuo lavoro è perché speri (in qualche misura) nell'approvazione: diversamente, non vi era ragione alcuna per metterlo online.
Mi rendo conto che la mia sia una specie di provocazione, ma troppo spesso ho letto di gente che millantava di fregarsene del riscontro col lettore e di pubblicare solo per se stesso: se c'è qualcuno che riesce a spiegarmi perché la mia opinione è errata, sono prontissima a essere sbugiardata. Diversamente, resto convinta che per scrivere per il piacere di farlo, non sia necessario pubblicare online qualcosa. Anzi.
Pubblicarlo ti pone sotto pressione, spesso ti toglie il piacere di farlo.
Ma andiamo oltre.
Che succede col vecchio TuttoTondo? Nulla degno di nota: qualche seguito, qualche preferito, nessuna recensione.
Ma sono all'inzio, le pagine nella sezione Romantica volano alla velocità con cui il mio cane fagocita la cena, la concorrenza è alta e MedOrMad non la conosce nessuno (non sto affermando che ora mi conoscono. Solo che, ai tempi, conoscevo solo Letizia e Claudia).
Posto il secondo capitolo; arriva qualche recensione. Di cui una della Beta; era, chiaramente un incoraggiamento... e mi ha fatto un gran bene.
Via di terzo, quarto, ecc... La vita di TuttoTondo prosegue serena: sottotono, non certo famosa, ma vive e respira. C'è qualche lettore che la segue e qualcuno che mi dice la sua.
Nel frattempo io approdo su FB: vagando nel sito vedo che un sacco di autrici hanno un profilo EFP su Facebook e così rispolvero il mio.
Essenzialmente perché non mi va di condividere con la gente della mia vita vera la mia attività di scribacchina: non so bene che funzione possa avere, ma lo faccio.
Nel frattempo leggo fanfiction delle mie coppie di telefilm preferite, come facevo sui siti inglesi... ne trovo di molto belle e dico la mia. Aggiungo un po' di persone tra le amicizie, molte me le consiglia con insistenza FB, e continuo a lavorare su TuttoTondo con Letizia.
Le sue domande mi stimolano, le sue riflessioni sulle dinamiche del sito mi rincuorano e le recensioni che ricevo hanno un effetto rivitalizzante sulla mia ispirazione e sulla velocità con cui nuovi capitoli diventano pronti per la pubblicazione.
Ora, senza entrare nel dettaglio capitolo per capitolo - se no non ne veniamo più fuori - piano piano la mia storia conduce una piccola e pacifica esistenza: conosco alcune delle ragazze che leggono la mia storia e il loro entusiasmo mi aiuta incredibilmente.
Tra una cosa e l'altra, apro un gruppo su FB e lì il confronto con le utenti diventa più immediato: ogni parere conta e trovo persone fantastiche che lì scherzano con me e vivono la quotidianità... non solo in relazione a TuttoTondo.
Vi starete chiedendo dove voglio andare a parare. In realtà da nessuna parte: questa è solo la storia di come il mio racconto è tornato in vita.
E allora perché si chiama "effetto recensione"? Perché senza le recensioni, forse, le mie insicurezze avrebbero avuto la meglio? Può darsi. Perché se alcune delle lettrici non avessero detto la loro non avrei conosciuto le mie adorate TuttoTondine? Assolutamente.
Perché credo che se qualcuno fa qualcosa di buono, sia giusto farglielo sapere?
Perché le recensioni hanno contribuito a non farmi abbandonare ancora una volta la mia storia? Perché i commenti mi hanno spinto a cercare di dare il meglio e di essere più oculata nel mio racconto? Sì, sì, mille volte sì.
C'è una ragazza in TuttoTondo che ha più volte palesato il suo odio per Alex... o meglio, il suo disprezzo per aver avuto l'ardire di far sapere a Med che ha il culo grosso. Non dirò il nick di questa ragazza, ma ammetterò che la sua disapprovazione per questo aspetto di Alex è uno stimolo costante: una sfida a farglielo conoscere il più possibile. A farle scoprire tutte le sfaccettature del cafone che apostrofa il sedere di una ragazza.
Spesso sto lì a pensare a chi è Alex e agli aspetti su cui devo lavorare per farlo capire fino in fondo anche a lei. Magari non le piacerà mai ma, se non mi avesse detto la sua, forse sarei rimasta più in superficie; possibilmente non avrei indagato più accuratamente la sua personalità per capire cosa c'era di più oltre all'irriverenza e al poco tatto.
È nel confronto con chi legge che capisco dove faccio bene e dove no.
Poi magari esagero a mettermi in discussione e mi faccio delle pippe infinite, ma va bene lo stesso: almeno mi chiedo se sono riuscita a fare ciò che mi ero prefissata.
C'è una cosa in particolare che per me, nella revisione della storia, è stata un ostacolo: le scene di intimità.
Per molte autrici queste sono un punto di forza; ecco, per me sono pura crisi.
Forse dipende anche dal fatto che non ne leggo mai... O dalla possibilità che si rischia sempre di scadere nel volgare e nello squallore.
Non sono una bigotta, ma inorridisco di fronte al sesso reso esplicito a parole.
Inutile dire che le scene della versione precedente erano pietose: capirete che quando mi sono trovata di fronte alla sfida di raccontare l'intimità dei personaggi, ho rischiato l'embolo.
Ho postato il capitolo col cuore in gola: sottoporre il mio tentativo all'attenzione di chi, immagino, abbia letto scene simili scritte con i sacri crismi, mi ha particamente paralizzata.
Non vi dico, poi, il panico quando vedevo le visite aumentare ma nessun parere arrivare; ho trascorso un pomeriggio a meledirmi per essere stata così cretina da uscire dalla mia comfort zone. Per aver rischiato.
Premetto che più tardi ragazze che mi hanno fatto sapere cosa pensavano di quel capitolo ce ne sono state - e, per quanto demenziale, le loro parole mi hanno inondato il cuore come non so spiegare.
Ma quelle ore mi hanno portata a ciò di cui parlerò nel prossimo post: l'effetto silenzio.
Per concludere, tutto sto fiume di parole per dire che forse la recensione non è essenziale e certamente non è dovuta, ma ha avuto un ruolo nella sorte di "My way" come in quella di "TuttoTondo".
Cinque anni fa mi sono lasciata abbattere e ho permesso alla mia inerzia di avere la meglio, nonostante tutto.
Oggi, quando tendo a relegare TuttoTondo in un angolo, la consapevolezza che c'è chi aspetta di sapere cosa succede nella vita di Med, mi aiuta a tornare alla mia storia: non fraintendetemi, so bene che questo non è motivo di vanto... Insomma, dovrei farmi forza da sola e qualche persona che mi seguiva c'era anche con My Way.
Ma il confronto è fonte di stimolo, di autocritica e di analisi: so che devo un finale alla mia storia, come gleilo dovevo ai tempi. Però oggi so che - da qualche parte nell'etere - c'è un gruppo di ragazze che capisce Med e che aspetta di vedere se io sono in grado di accompagnarla fino alla parola "fine".
Dovrei vergognarmi di questo? Di non trovare la motivazione solo in me stessa? Non vedo perché: quando mi sono messa a scrivere questa storia volevo parlare di una persona plausibile, con conflitti tangibili e che desse voce a persone che si rivedevano in lei. Oggi so che qualche fanciulla c'è, che mi spiega i come e i perché... E raccontare di Med non è più solo un dovere verso di lei... È cercare di dare voce anche ad altre.
La motivazione si trova in se stessi, è vero. Ma condividerla con qualcuno le conferisce tutto un altro sapore.
Quindi, grazie a tutte quelle che leggono o commentano la storia: se non fa la fine di My way è anche grazie a voi.
MedOrMad
domenica 20 gennaio 2013
Effetto Recensione. Parte 1: la nascita di TuttoTondo.
Buongiorno gente pazza che approda su un diario online non-sense come il mio,
è domenica mattina e, ora che ci penso, dovrei essere sui libri, ma mentre bevevo il caffè mi è sovvenuto qualcosa e ho pensato di condividerlo qui.
La prendiamo alla lontana...
Ora, a chi è capitato di leggere "L'imbarazzante piacere del TuttoTondo" saprà che ne esiste una versione originale, molto più grezza, e che la stessa è stata postata su EFP dalla sottoscritta - credo - nel 2009... o 2010, non saprei. In realtà la storia è nata ad aprile 2008, durante un periodo particolare della mia vita, ed è stata assolutamente terapeutica: Med mi è servita per cambiare me stessa e scoprire che potevo tollerarmi (ho un carattere bruttissimo e non sempre è facile sopportarmi!).
Ecco, ai tempi si chiamava "My way" e come è nata, si è anche bloccata: cioè, incagliata inesorabilmente al capitolo 20 e qualcosa (i capitoli erano parecchio diversi e la trama della versione attuale va modificandosi sempre di più, quindi ciò non vuol dire che io abbia pronti ancora più di 8 capitoli... anzi...). Da quel giorno non c'è stato più verso di scrivere NULLA: da giugno 2008 la storia ha smesso di proseguire ed è rimasta nel mio HD a marcire per mesi e mesi.
La mia vita si è riempita di cose da fare e, piano piano, mi sono quasi dimenticata di Med e Alex: in cuor mio, sentivo di aver abbandonato il mio progetto di scrittura. La verità era che non ero più in contatto con i personaggi e non sapevo più descrivere le emozioni di Med: i suoi sentimenti sono centrali in Tuttotondo e non saper raccontare quelli, significa non conoscere Med.
Non potevo più parlare di lei perché non sentivo più il suo dolore, il suo disagio; non potevo più vedere la fine della sua vicenda. E così la storia di Med si è fermata e ha atteso per diversi mesi.
Sono sempre stata un'accanita lettrice di fanfiction, ma ho popolato solo siti americani, mai italiani. Un giorno, seduta sul mio divano a Verona, non so come sono approdata su EFP... o forse ci ero già approdata prima con una OS di poco successo su One Tree Hill, non ricordo.
Resta il fatto che sono arrivata su EFP e, d'un tratto, mi sono ricordata di Med; e allora l'ho postata.
Ai tempi non me ne rendevo conto, ma cercavo di nuovo l'ispirazione: ma di EFP non sapevo nulla (resto una delle persone più disinformate in assoluto) e quindi, presa dalla foga, credo di aver postato l'intera storia nel giro di pochissimo. Essenzialmente avevo bisogno di tornare al punto in cui mi ero fermata per riscoprire come leggere Med e speravo che, con i consigli di qualcuno (positivi o negativi), avrei potuto "sistemare" la mia storia e riprendere da dove mi ero fermata.
Ma la mia "My way" ha avuto pochissimo successo e, su un'insicura cronica come me, la cosa ha avuto effetti poco simpatici: ho pensato che la storia di Med non importasse a nessuno, che nessuno provasse quello che sentiva la mia Med, che la mia Med non potesse piacere a nessuno e che il dolore di cui avevo parlato non fosse qualcosa che gli altri potevano toccare.
Ho pensato che fosse una storia stupida, inconsistente e poco accattivante: ricordo che la prima recensione che ho ricevuto puntualizzava che avevo sbagliato dei verbi, salvo poi specificare che si era confusa con un'altra storia letta lo stesso giorno. Volevo morire: sapevo di non essere una grande scribacchina, ma l'idea di toppare i verbi mi faceva venir voglia di mettermi in castigo da sola!
La seconda recensione mi informava del fatto che la storia di Med e Alex era una cosa già vista: insomma, nel giro di due minuti i miei timori furono "confermatissimi". Ma ero determinata a "migliorare" la mia storia, quindi ho ringraziato per i consigli, ho ricontrollato ogni verbo e ho pensato a come potevo rendere meno "banale" la storia di Med e del suo coinquilino (cosa che non ho mai scoperto, specifico!).
Alla fine avevo postato My way per avere un aiuto da chi ne sapeva più di me, quindi ero grata delle recensioni, a prescindere dall'accezione positiva o negativa.
Qualche riscontro positivo l'ho avuto (e 3 di quelle persone sono ancora qui con TuttoTondo anni dopo, cosa di cui sono incredibilmente grata), ma non è stato abbastanza: c'era Claudia che ha fatto scintillare l'ispirazione in me e di questo le sono grata... Sì, perché pare assurdo, ma dopo le sue recensioni, sono andata avanti di qualche pagina. Poca roba, troppo poca per dire di essere tornata a scrivere, ma non di meno un buon segno.
La mia attuale Beta ai tempi mi ha scritto una utilissima recensione in cui mi spiegava i motivi per cui la storia le piaceva e quelli che aveva valutato come discutibili: mi ci sono trovata a parlare per ore su Skype, facendo miei i suoi consigli stilistici, le sue critiche sulla trama e sullo sviluppo dei personaggi. E ho scritto anche dopo questo. Qualche pagina anche qui... ma almeno sono riuscita a finire il capitolo che avevo lasciato in sospeso. L'ho postato. E poi più nulla.
La vita ha ricominciato a essere difficile, i pensieri ad essere lontani da Med e io non capivo più perché Med agiva come agiva: non ero più la persona che poteva raccontare di lei.
E così "My way" è morta: EFP non mi aveva aiutata, io avevo perso i miei personaggi e avevo capito di aver raccontato una storia che non poteva piacere. Il perché non lo sapevo, sapevo solo che lo scarso riscontro era un modo per farmi capire che non ne valeva la pena.
Siete ancora vivi? Ho quasi finito con il "c'era una volta", giuro.
Poi, a maggio del 2012, non ho idea di come o perché, sono tornata sulla mia pagina di EFP e l'ho vista: la mia My Way, un pezzo di me, qualcosa che aveva contribuito a "salvarmi", restava lì con tutti i suoi difetti, triste e senza un finale.
Med non aveva trovato la sua "felicità" e Alex non aveva [... non ve lo posso dire]: eppure Med aveva aiutato me a tornare serena. Perché l'avevo abbandonata lì, con tutti i suoi problemi, i suoi disagi e quelle due irriverenti di Bet e Jules? Non ne avevo idea.
L'ho riletta. L'ho riletta e mi sono ricordata perché l'avevo scritta. Ma non mi piaceva: quello stile non era più il mio e tutte le critiche che Letizia (la Beta) mi aveva fatto erano assolutamente vere.
Ho chiesto ad Erika se potevo cancellare la storia e ripostarla, riscrivendola; ho postato un avviso e poi l'ho fatto. L'ho cancellata. My way non c'era più: l'effetto recensione (o meglio, quello non-recensione) non mi aveva aiutato a trovare una fine per la mia storia, ma io quella storia la volevo ancora raccontare...
Ho ritrovato Letizia e da lì è cominciato tutto.
FINE PRIMA PARTE.
è domenica mattina e, ora che ci penso, dovrei essere sui libri, ma mentre bevevo il caffè mi è sovvenuto qualcosa e ho pensato di condividerlo qui.
La prendiamo alla lontana...
Ora, a chi è capitato di leggere "L'imbarazzante piacere del TuttoTondo" saprà che ne esiste una versione originale, molto più grezza, e che la stessa è stata postata su EFP dalla sottoscritta - credo - nel 2009... o 2010, non saprei. In realtà la storia è nata ad aprile 2008, durante un periodo particolare della mia vita, ed è stata assolutamente terapeutica: Med mi è servita per cambiare me stessa e scoprire che potevo tollerarmi (ho un carattere bruttissimo e non sempre è facile sopportarmi!).
Ecco, ai tempi si chiamava "My way" e come è nata, si è anche bloccata: cioè, incagliata inesorabilmente al capitolo 20 e qualcosa (i capitoli erano parecchio diversi e la trama della versione attuale va modificandosi sempre di più, quindi ciò non vuol dire che io abbia pronti ancora più di 8 capitoli... anzi...). Da quel giorno non c'è stato più verso di scrivere NULLA: da giugno 2008 la storia ha smesso di proseguire ed è rimasta nel mio HD a marcire per mesi e mesi.
La mia vita si è riempita di cose da fare e, piano piano, mi sono quasi dimenticata di Med e Alex: in cuor mio, sentivo di aver abbandonato il mio progetto di scrittura. La verità era che non ero più in contatto con i personaggi e non sapevo più descrivere le emozioni di Med: i suoi sentimenti sono centrali in Tuttotondo e non saper raccontare quelli, significa non conoscere Med.
Non potevo più parlare di lei perché non sentivo più il suo dolore, il suo disagio; non potevo più vedere la fine della sua vicenda. E così la storia di Med si è fermata e ha atteso per diversi mesi.
Sono sempre stata un'accanita lettrice di fanfiction, ma ho popolato solo siti americani, mai italiani. Un giorno, seduta sul mio divano a Verona, non so come sono approdata su EFP... o forse ci ero già approdata prima con una OS di poco successo su One Tree Hill, non ricordo.
Resta il fatto che sono arrivata su EFP e, d'un tratto, mi sono ricordata di Med; e allora l'ho postata.
Ai tempi non me ne rendevo conto, ma cercavo di nuovo l'ispirazione: ma di EFP non sapevo nulla (resto una delle persone più disinformate in assoluto) e quindi, presa dalla foga, credo di aver postato l'intera storia nel giro di pochissimo. Essenzialmente avevo bisogno di tornare al punto in cui mi ero fermata per riscoprire come leggere Med e speravo che, con i consigli di qualcuno (positivi o negativi), avrei potuto "sistemare" la mia storia e riprendere da dove mi ero fermata.
Ma la mia "My way" ha avuto pochissimo successo e, su un'insicura cronica come me, la cosa ha avuto effetti poco simpatici: ho pensato che la storia di Med non importasse a nessuno, che nessuno provasse quello che sentiva la mia Med, che la mia Med non potesse piacere a nessuno e che il dolore di cui avevo parlato non fosse qualcosa che gli altri potevano toccare.
Ho pensato che fosse una storia stupida, inconsistente e poco accattivante: ricordo che la prima recensione che ho ricevuto puntualizzava che avevo sbagliato dei verbi, salvo poi specificare che si era confusa con un'altra storia letta lo stesso giorno. Volevo morire: sapevo di non essere una grande scribacchina, ma l'idea di toppare i verbi mi faceva venir voglia di mettermi in castigo da sola!
La seconda recensione mi informava del fatto che la storia di Med e Alex era una cosa già vista: insomma, nel giro di due minuti i miei timori furono "confermatissimi". Ma ero determinata a "migliorare" la mia storia, quindi ho ringraziato per i consigli, ho ricontrollato ogni verbo e ho pensato a come potevo rendere meno "banale" la storia di Med e del suo coinquilino (cosa che non ho mai scoperto, specifico!).
Alla fine avevo postato My way per avere un aiuto da chi ne sapeva più di me, quindi ero grata delle recensioni, a prescindere dall'accezione positiva o negativa.
Qualche riscontro positivo l'ho avuto (e 3 di quelle persone sono ancora qui con TuttoTondo anni dopo, cosa di cui sono incredibilmente grata), ma non è stato abbastanza: c'era Claudia che ha fatto scintillare l'ispirazione in me e di questo le sono grata... Sì, perché pare assurdo, ma dopo le sue recensioni, sono andata avanti di qualche pagina. Poca roba, troppo poca per dire di essere tornata a scrivere, ma non di meno un buon segno.
La mia attuale Beta ai tempi mi ha scritto una utilissima recensione in cui mi spiegava i motivi per cui la storia le piaceva e quelli che aveva valutato come discutibili: mi ci sono trovata a parlare per ore su Skype, facendo miei i suoi consigli stilistici, le sue critiche sulla trama e sullo sviluppo dei personaggi. E ho scritto anche dopo questo. Qualche pagina anche qui... ma almeno sono riuscita a finire il capitolo che avevo lasciato in sospeso. L'ho postato. E poi più nulla.
La vita ha ricominciato a essere difficile, i pensieri ad essere lontani da Med e io non capivo più perché Med agiva come agiva: non ero più la persona che poteva raccontare di lei.
E così "My way" è morta: EFP non mi aveva aiutata, io avevo perso i miei personaggi e avevo capito di aver raccontato una storia che non poteva piacere. Il perché non lo sapevo, sapevo solo che lo scarso riscontro era un modo per farmi capire che non ne valeva la pena.
Siete ancora vivi? Ho quasi finito con il "c'era una volta", giuro.
Poi, a maggio del 2012, non ho idea di come o perché, sono tornata sulla mia pagina di EFP e l'ho vista: la mia My Way, un pezzo di me, qualcosa che aveva contribuito a "salvarmi", restava lì con tutti i suoi difetti, triste e senza un finale.
Med non aveva trovato la sua "felicità" e Alex non aveva [... non ve lo posso dire]: eppure Med aveva aiutato me a tornare serena. Perché l'avevo abbandonata lì, con tutti i suoi problemi, i suoi disagi e quelle due irriverenti di Bet e Jules? Non ne avevo idea.
L'ho riletta. L'ho riletta e mi sono ricordata perché l'avevo scritta. Ma non mi piaceva: quello stile non era più il mio e tutte le critiche che Letizia (la Beta) mi aveva fatto erano assolutamente vere.
Ho chiesto ad Erika se potevo cancellare la storia e ripostarla, riscrivendola; ho postato un avviso e poi l'ho fatto. L'ho cancellata. My way non c'era più: l'effetto recensione (o meglio, quello non-recensione) non mi aveva aiutato a trovare una fine per la mia storia, ma io quella storia la volevo ancora raccontare...
Ho ritrovato Letizia e da lì è cominciato tutto.
FINE PRIMA PARTE.
lunedì 7 gennaio 2013
L'imbarazzante... disagio dello studente il 7 gennaio
Ore 7:20 del 7 Gennaio... Uno dei 10 giorni peggiori per quegli sventurati individui che vantano ancora lo status di "studente".
È un giorno del piffero per chiunque, penserete voi. E invece no.
O meglio, immagino di sì. Ma per lo studente è il giorno che decreta l'insorgere del panico da "realizzazione". Non conta se sei ancora uno studente della scuola dell'obbligo o se sei invischiato in uno dei settordici mila atenei Italiani.
Tu, questo giorno, lo aborri perché si presenta come una sorta di "giorno del giudizio": ieri ti sembrava di avere tutto il tempo del mondo per fare ogni cosa, oggi sei fottuto.
Ma analizziamo la situazione nel dettaglio, volete?
Partiamo dal più evidente "problema sonno": alzi la mano chi, fino a ieri, percepiva che impostare la sveglia ad un orario compreso tra le 8:50 e le 9:30 equivalesse ad alzarsi presto (prestissimo!) per studiare, leggere, guardare Fantaghirò o Edward mani di Forbice, fissare con aria placida il proprio armadio decretando che poteva essere sistemato più avanti, e via dicendo.
Un passo avanti lo facciano tutti quelli che, capelli da psicotico e occhio da talpa, fino a ieri si sono trascinati in cucina a fare colazione quando la mamma aveva già spento i fornelli con il pranzo della domenica...
Insomma, sapete tutti di che sto parlando: in vacanza la mattina inizia in un arco di tempo compreso tra le 9 e le "mi alzo quando cazzo voglio perché sono in vacanza e mi sveglio col buio per tutto il resto dell'anno".
Ma da oggi si cambia musica!
Perfetto, adesso ballino il tip tap tutti quelli che hanno smadonnato e desiderato di saltare a piè pari sul proprio smartphone quando stamattina la sveglia ha trillato a partire da orari sconcertanti come le 5:45... Ecco, io personalmente non mi sveglio con un numero inferiore al 6 per andare a lezione da circa 4 anni ma, per tutti quegli Iron Man che lo devo fare - e che RIESCONO a farlo - io istituirei un "momento pisolino" a metà mattina. Almeno come forma di rispetto.
Se avete letto "L'imbarazzante piacere del TuttoTondo" sapete come la penso riguardo le sveglie e le attività del mattino. Oggi la penso ancora di più come Med.
Ora passiamo alla vera ragione che ha ispirato questo post: l'analisi del materiale da studiare per il primo esame. Oggi è il giorno del giudizio perché oggi sembra che il tempo abbia fatto uno zompo stellare in avanti e, d'un tratto, Lo Studente si ritrova con un fottio di roba da studiare in un tempo tristemente breve.
Perché ieri quel materiale sembrava la metà? Perché quando l'hai controllato sabato eri certo che in 14 ore avresti letto 600 pagine? Perché quel libro ti sembrava scritto grande, con tante figure e facile e ora sembra che l'autore si esprima in aramaico e abbia fatto stampare il libro in Times carattere 5 senza interlinea e margini? Boh, è un mistero.
Io personalmente mi sono appena ricordata di aver nascosto un pacco di slide nel libro sbagliato e, al flash sovvenuto nel mio cervellino, mi sono quasi soffocata col caffè.
Ma poi, lo studente fino a ieri era sicuro che fosse ancora l'1, massimo il 2 Gennaio... Sì, perché quando sei Studente i 15 giorni delle vacanze di Natale sembrano lunghi come l'intera stagione estiva a Ibiza. Infiniti.
Capodanno? Capodanno sei ancora nel peino delle vacanze! Poi, dopo San Silvestro, per Lo Studente, i giorni smettono di passare.
E così, senza preavviso, è il maledetto 7 Gennaio: se sei Studente del liceo ti trascini sull'autobus con la bile nel naso e giurando a Dio che la prossima volta sarai preparato se, per oggi, non ti fa interrogare da NESSUNO.
Sì, perché tu che fai il Liceo, ieri pensavi: "Primo giorno di ritorno, non faremo niente?" oppure "Ci sono ancora 1 persona e mezzo prima di me da interrogare!" o "La versione di latino la copio alla prima ricreazione..." e cose simili...
Già, perché, se per lo studente universitario oggi la testa si infogna seriamente nella diabolica sessione d'esame gennaio-febbraio, per quello del liceo gennaio è il mese dell'apocalisse. Non c'è un altro mese così brutto, davvero.
A Gennaio tutti i professori si ricordano che gli mancano voti: 48 studenti su 10 non hanno la seconda interrogazione, 200 su 5 hanno perso un compito in classe, 3 professori su 10 devono fare almeno una seconda verifica e, in tutto questo, devono finire il programma del primo quadrimestre e fare le medie. Entro il 31 Gennaio, eh! Che poi ci sono gli scutini! Anzi, gli "scrutigni"!
Chi ha due voti nello scritto e due nell'orale? Solo quei due cervelloni che si sono offerti nell'interrogazione due volte... Per il resto della classe è panico allo stato puro.
E tutto questo, gente, capita solo i 7 gennaio!
Sono abbastanza certa che lo scopo di questo post fosse, essenzialmente, di distrarmi da quelle slide sbucate fuori all'improvviso per almeno 20 minuti... Per 20 minuti ce l'ho fatta. Ora, nella mia testa da Studente del 7 gennaio, io oggi riuscirò a leggere e riassumere 80 (x2) slide entro stasera alle 11.30 (perché il 7 gennaio sei certo che, per i prossimi giorni, avrai energie da alieno e sarai recettivo e attento per 36 ore su 24!!!), fermandomi solo per fare la pipì 3/4 volte.
11, 12, credici!
Nel frattempo sono scoccate le 9 e, che ci piaccia o meno, lo stupido mondo del 7 gennaio è tornato attivo come ogni anno: uniamoci in un abbraccio del disagio e sognamo insieme che arrivino presto il primo giorno del nuovo quadrimestre per gli studenti del liceo (perché quello è Il giorno della pace, ma ne riparleremo) e l'ultimo della sessione per lo studente universitario (noto come il giorno del "Va beh, recupererò l'esame a settembre").
Buon 7 gennaio a tutti!
È un giorno del piffero per chiunque, penserete voi. E invece no.
O meglio, immagino di sì. Ma per lo studente è il giorno che decreta l'insorgere del panico da "realizzazione". Non conta se sei ancora uno studente della scuola dell'obbligo o se sei invischiato in uno dei settordici mila atenei Italiani.
Tu, questo giorno, lo aborri perché si presenta come una sorta di "giorno del giudizio": ieri ti sembrava di avere tutto il tempo del mondo per fare ogni cosa, oggi sei fottuto.
Ma analizziamo la situazione nel dettaglio, volete?
Partiamo dal più evidente "problema sonno": alzi la mano chi, fino a ieri, percepiva che impostare la sveglia ad un orario compreso tra le 8:50 e le 9:30 equivalesse ad alzarsi presto (prestissimo!) per studiare, leggere, guardare Fantaghirò o Edward mani di Forbice, fissare con aria placida il proprio armadio decretando che poteva essere sistemato più avanti, e via dicendo.
Un passo avanti lo facciano tutti quelli che, capelli da psicotico e occhio da talpa, fino a ieri si sono trascinati in cucina a fare colazione quando la mamma aveva già spento i fornelli con il pranzo della domenica...
Insomma, sapete tutti di che sto parlando: in vacanza la mattina inizia in un arco di tempo compreso tra le 9 e le "mi alzo quando cazzo voglio perché sono in vacanza e mi sveglio col buio per tutto il resto dell'anno".
Ma da oggi si cambia musica!
Perfetto, adesso ballino il tip tap tutti quelli che hanno smadonnato e desiderato di saltare a piè pari sul proprio smartphone quando stamattina la sveglia ha trillato a partire da orari sconcertanti come le 5:45... Ecco, io personalmente non mi sveglio con un numero inferiore al 6 per andare a lezione da circa 4 anni ma, per tutti quegli Iron Man che lo devo fare - e che RIESCONO a farlo - io istituirei un "momento pisolino" a metà mattina. Almeno come forma di rispetto.
Se avete letto "L'imbarazzante piacere del TuttoTondo" sapete come la penso riguardo le sveglie e le attività del mattino. Oggi la penso ancora di più come Med.
Ora passiamo alla vera ragione che ha ispirato questo post: l'analisi del materiale da studiare per il primo esame. Oggi è il giorno del giudizio perché oggi sembra che il tempo abbia fatto uno zompo stellare in avanti e, d'un tratto, Lo Studente si ritrova con un fottio di roba da studiare in un tempo tristemente breve.
Perché ieri quel materiale sembrava la metà? Perché quando l'hai controllato sabato eri certo che in 14 ore avresti letto 600 pagine? Perché quel libro ti sembrava scritto grande, con tante figure e facile e ora sembra che l'autore si esprima in aramaico e abbia fatto stampare il libro in Times carattere 5 senza interlinea e margini? Boh, è un mistero.
Io personalmente mi sono appena ricordata di aver nascosto un pacco di slide nel libro sbagliato e, al flash sovvenuto nel mio cervellino, mi sono quasi soffocata col caffè.
Ma poi, lo studente fino a ieri era sicuro che fosse ancora l'1, massimo il 2 Gennaio... Sì, perché quando sei Studente i 15 giorni delle vacanze di Natale sembrano lunghi come l'intera stagione estiva a Ibiza. Infiniti.
Capodanno? Capodanno sei ancora nel peino delle vacanze! Poi, dopo San Silvestro, per Lo Studente, i giorni smettono di passare.
E così, senza preavviso, è il maledetto 7 Gennaio: se sei Studente del liceo ti trascini sull'autobus con la bile nel naso e giurando a Dio che la prossima volta sarai preparato se, per oggi, non ti fa interrogare da NESSUNO.
Sì, perché tu che fai il Liceo, ieri pensavi: "Primo giorno di ritorno, non faremo niente?" oppure "Ci sono ancora 1 persona e mezzo prima di me da interrogare!" o "La versione di latino la copio alla prima ricreazione..." e cose simili...
Già, perché, se per lo studente universitario oggi la testa si infogna seriamente nella diabolica sessione d'esame gennaio-febbraio, per quello del liceo gennaio è il mese dell'apocalisse. Non c'è un altro mese così brutto, davvero.
A Gennaio tutti i professori si ricordano che gli mancano voti: 48 studenti su 10 non hanno la seconda interrogazione, 200 su 5 hanno perso un compito in classe, 3 professori su 10 devono fare almeno una seconda verifica e, in tutto questo, devono finire il programma del primo quadrimestre e fare le medie. Entro il 31 Gennaio, eh! Che poi ci sono gli scutini! Anzi, gli "scrutigni"!
Chi ha due voti nello scritto e due nell'orale? Solo quei due cervelloni che si sono offerti nell'interrogazione due volte... Per il resto della classe è panico allo stato puro.
E tutto questo, gente, capita solo i 7 gennaio!
Sono abbastanza certa che lo scopo di questo post fosse, essenzialmente, di distrarmi da quelle slide sbucate fuori all'improvviso per almeno 20 minuti... Per 20 minuti ce l'ho fatta. Ora, nella mia testa da Studente del 7 gennaio, io oggi riuscirò a leggere e riassumere 80 (x2) slide entro stasera alle 11.30 (perché il 7 gennaio sei certo che, per i prossimi giorni, avrai energie da alieno e sarai recettivo e attento per 36 ore su 24!!!), fermandomi solo per fare la pipì 3/4 volte.
11, 12, credici!
Nel frattempo sono scoccate le 9 e, che ci piaccia o meno, lo stupido mondo del 7 gennaio è tornato attivo come ogni anno: uniamoci in un abbraccio del disagio e sognamo insieme che arrivino presto il primo giorno del nuovo quadrimestre per gli studenti del liceo (perché quello è Il giorno della pace, ma ne riparleremo) e l'ultimo della sessione per lo studente universitario (noto come il giorno del "Va beh, recupererò l'esame a settembre").
Buon 7 gennaio a tutti!
domenica 6 gennaio 2013
SPOILERINO TuttoTondo
Con la gentile partecipazione della Beta nella selezione dello spoiler, vi invito a zompare via dal blog se non volete leggere spoiler del prossimo capitolo!
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Parliamoci chiaro: ha avuto più sbalzi umorali lui nell’ultima ora di quanti ne ha Jules in sindrome premestruale. Tutto ciò non può essere salutare. Forse è una forma di disturbo ormonale anche la sua? Potrebbe causare ipertensione?
Alt, l’ipertensione che effetti ha sulla libido e sulle capacità amatoriali? Perché se rischio di rimetterci io, mi sento in dovere di intervenire in difesa di Alex.
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Parliamoci chiaro: ha avuto più sbalzi umorali lui nell’ultima ora di quanti ne ha Jules in sindrome premestruale. Tutto ciò non può essere salutare. Forse è una forma di disturbo ormonale anche la sua? Potrebbe causare ipertensione?
Alt, l’ipertensione che effetti ha sulla libido e sulle capacità amatoriali? Perché se rischio di rimetterci io, mi sento in dovere di intervenire in difesa di Alex.
Perché ho un blog?
Buona festa del nasone a tutti.
La domanda con cui inizio il blog e l'anno è proprio questa: perché ho un blog?
Non lo so neppure io.
Mentre bevevo il caffè mi è sovvenuto questo bisogno e, dopo aver premuto tasti e tastini, mi sono trovata con un nuovo "mondo" dedicato a TuttoTondo.
Ora, per tutte le persone che si stanno chiedendo chi sia la qui presente Psycho e perché io abbia scritto (più volte) TuttoTondo attaccato, la risposta è abbastanza banale: sto scrivendo una storia (che potete trovare su efp http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1102472&i=1 ) che si intitola "L'imbarazzante piacere del TuttoTondo"... Sì, lo so, un titolo che sembra non avere senso.
Eppure, come chi mi ha aiutato a crearlo ben sa, è un titolo che cerca di racchiudere e raccontare mille aspetti della storia: non è una storia difficile o impegnata.
È una storia di oggi. Di chi a 24 anni ha un problema. Di chi, a 24 anni, deve fare l'adulto e non lo sa fare.
Di chi, a 24 anni, ha due amiche assurde e inopportune. Due amiche che, però, sorreggono il suo traballante baricentro.
È la storia di Med: non è speciale, non è sconvolgente, non è ultraterrena. Med, intendo.
Med è "la media". Frequnta l'università (con risultati terrificanti), ha un pessimo carattere, le smagliature come ogni donna della terra, rotoli di ciccia coltivati negli anni e vive in un appartamento in periferia.
E ognuna di queste cose ha, in qualche modo, contribuito a portarla dove è oggi.
Non ha senso che ve la racconti tutta, giusto?
Insomma, ormai il blog l'ho aperto... Tante vale che lo usi anche per ciò che gli ha dato un titolo.
Ah, ecco, categoria della storia: dovrebbe essere comico/commedia, romantico e introspettivo... Credo... Oddio, il mio primo post fa già pena.
Fingiamo che sia tutta colpa delle poche ore di sonno che mi sono concessa questa notte!
La domanda con cui inizio il blog e l'anno è proprio questa: perché ho un blog?
Non lo so neppure io.
Mentre bevevo il caffè mi è sovvenuto questo bisogno e, dopo aver premuto tasti e tastini, mi sono trovata con un nuovo "mondo" dedicato a TuttoTondo.
Ora, per tutte le persone che si stanno chiedendo chi sia la qui presente Psycho e perché io abbia scritto (più volte) TuttoTondo attaccato, la risposta è abbastanza banale: sto scrivendo una storia (che potete trovare su efp http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1102472&i=1 ) che si intitola "L'imbarazzante piacere del TuttoTondo"... Sì, lo so, un titolo che sembra non avere senso.
Eppure, come chi mi ha aiutato a crearlo ben sa, è un titolo che cerca di racchiudere e raccontare mille aspetti della storia: non è una storia difficile o impegnata.
È una storia di oggi. Di chi a 24 anni ha un problema. Di chi, a 24 anni, deve fare l'adulto e non lo sa fare.
Di chi, a 24 anni, ha due amiche assurde e inopportune. Due amiche che, però, sorreggono il suo traballante baricentro.
È la storia di Med: non è speciale, non è sconvolgente, non è ultraterrena. Med, intendo.
Med è "la media". Frequnta l'università (con risultati terrificanti), ha un pessimo carattere, le smagliature come ogni donna della terra, rotoli di ciccia coltivati negli anni e vive in un appartamento in periferia.
E ognuna di queste cose ha, in qualche modo, contribuito a portarla dove è oggi.
Non ha senso che ve la racconti tutta, giusto?
Insomma, ormai il blog l'ho aperto... Tante vale che lo usi anche per ciò che gli ha dato un titolo.
Ah, ecco, categoria della storia: dovrebbe essere comico/commedia, romantico e introspettivo... Credo... Oddio, il mio primo post fa già pena.
Fingiamo che sia tutta colpa delle poche ore di sonno che mi sono concessa questa notte!
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