Sono sempre stata disorganizzata e incostante. Sempre.
Mi entusiasmo con pochissimo e, ancora più velocemente, perdo interesse.
C'è poco da fare: ho provato a darmi una regolata in tutti i modi, ma sembra che io sia di una pasta diabolica. E persevero.
Progetto le giornate mentre faccio colazione e, al secondo caffè, ho già disatteso i punti 1) e 2) del mio programma.
Perché, di fatto, io resto una che posticipa, rimanda, procrastrina: fatemi causa, perché io da sola non ci sono riuscita.
Quando sono sotto pressione riesco a dare il meglio, nello studio come nella scrittura; no, non è esatto. Nello studio riesco a dare il meglio, nella scrittura - più che altro - riesco a scrivere. Punto.
Per scrivere bene servono un sacco di cose che a me mancano (disciplina inclusa) e di cui io sono assolutamente conscia: non ho il vocabolario necessario, mi manca la capacità di gestire la punteggiatura, l'abilità narrativa e descrittiva... Non so pensare una storia dall'inizio alla fine senza cambiare idea venti volte e - quando mi blocco - non so dove andare a sbattere la testa per riprendere.
(E qui, si sappia, sto parlando anche del tempo biblico che sta richiedendo l'aggiornamento di TuttoTondo).
E poi ci sono i personaggi, quelli che ho studiato per anni: Med, Alex, Bet e Jules esistono in me e nella mia testa da quasi sei anni. Forse una persona più saggia, scoccato il quinto anno, avrebbe capito che scrivere una long non era per lei. Forse sono ancora in tempo per farlo.
Ma loro sono lì; attendono di sapere come andrà il week-end in montagna, Med vuole scoprire cosa nasconde Alex mentre lui aspetta il momento in cui lei recupererà un minimo di stabilità (in ogni sua forma).
Allora so che quei personaggi io li devo condurre alla fine, anche se non so quando e non so come.
Ogni tanto mi domando se io sia riuscita a renderli un po' vivi anche per gli altri, se abbia capito come raccontare a chi legge chi è Med e soprattutto chi è Alex.
Non sono irragionevole: io non mi reputo una che scrive. Io sono solo una delle tante persone con in testa una storia, un'idea e qualche sensazione. L'ho detto più volte: se avessi sotto mano una persona più abile racconterei cosa deve succedere e lo farei mettere alla suddetta nero su bianco. Non è insicurezza la mia, è semplice consapevolezza: scrivo subordinate che non hanno fine e la mia assenza di nessi logici si palesa nei miei "racconti" esattamente come in questo post.
Perché? Mi chiedete perché? Perché avevo iniziato questo post per parlare dei miei quasi trent'anni e di come mi stia seriamente trasformando in Bridget Jones... Sono finita a parlare di tutt'altro.
Da che parte andare, ora? Resto su TuttoTondo e sugli intoppi della scrittura amatoriale o mi lancio in un volo pindarico sul temuto -enta, sul dramma dei miei ovuli che si stanno esaurendo e sulle rughe che incombono? Ho anche scovato dei capelli bianchi: quel giorno ho fatto colazione con la grappa.
Ora, visto che sono femmina ed è Capodanno, andrò a confrontarmi con la mia estetista sul tempo che si accanisce sul mio tondo corpo: quando torno cercherò di capire di cosa parlare... Il problema è quello: ho sempre un sacco da dire, ma mi manca la costanza e finisco col non dire nulla.
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